Per ordine di Zeus, soffiata dai quattro venti, nasce dalla creta Pandora, la donna più bella dell'universo mitologico, ma svagata e pigra se non addirittura malvagia. Una figura, questa, che definisce una categoria femminile ricorrente ancora oggi nell'immaginario collettivo.

E proprio a tale mito legato al tema della bellezza e alla precedente esposizione "Stanze di Eros: Orfeo e Euridice" del '96, l'artista romagnola (ma genovese d'adozione) Anna Ramenghi dedica oggi la mostra "Stanze di Eros: Pandora e le altre" (Studio Leonardi V-Idea, piazza Campetto 8 fino al 10 gennaio, a cura di Giorgio di Genova), riferendosi proprio ai molteplici aspetti della dea stessa.

La visione tradizionale del fare arte conduce l'operatrice a rivisitare in modo personale la pittura del cinque-seicento, con richiami a certe enfasi mistiche del clima manierista e a talune carnalità barocche. Dunque trasporti spirituali e fisicità pagane convivono simbioticamente nello stesso contesto mentre eros e thanatos si scambiano messaggi incrociati: il fiorire estremo di corpi femminili e di morbidità rosacee coglie l'aspetto ultimo, finale, delle forme un attimo prima del loro appassire...

Peraltro, le fattezze tronche, mancanti di testa e braccia,  fluttuanti in milioni di petali e rose sfatte, sembrano levitare in spazi più mentali che fisici, quasi materie luminescenti inglobate in seriche cavità ombrose.

Nel racconto di Pandora che si riflette nelle varie silhouette, se non addirittura in immagini speculari, trionfa l'idea solitaria di una bellezza narcisistica che si autoalimenta nel compiacimento e nell'ammirazione di se stessa.

Intanto, la purezza di candidi e volteggianti petali si tinge di carnosità rosate, presto trasfigurate in rose sanguigne: la temperatura dell'opera registra i picchi di emozioni trattenute mentre la simbologia di questi fiori si associa immediatamente alle forme femminili e "...l'adesione della Ramenghi all'atto finale del mito di Pandora è testimonianza dell'intero suo inno all'amore qui proposto... per cui il Sogno di Eros altro non è che il sogno di una vita...".

                                                           

                                                            Miriam Cristaldi

mmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmmm