Percorsi del pensiero, poiesis ludiche

 

Con la mostra “Capire il labirinto”, a cura di Dalmazio Ambrosioni (centro Culturale Satura, piazza Stella 1), Pippo Spinoccia – già insegnante di scenografia all’accademia di Brera, Milano – tenta di mettere ordine, di guardare dentro di sé all’interno di complessi, affastellati percorsi del pensiero, come attraverso un difficile percorso subliminale, per scandagliare in profondità il terreno delle proprie aspirazioni. Aspirazioni commiste agli entusiasmi, ai progetti, ai racconti raccontati, alle storie immaginifiche costituenti quel poderoso bagaglio da cui  prende avvio il suo lavoro. Un lavoro che si esplica nel linguaggio della pittura ma che si allarga all’ambientazione per mezzo di composizioni a carattere installativo.

I suoi dipinti, di fatto, non si accontentano del supporto, ma vivono lo spazio, lo abitano attraverso impianti scenografici simulanti spazialità teatrali di forte impatto visivo.

E allora grandi quadri, accostati come quinte teatrali, si alternano a stendardi, pedane, bandiere, leggii, libri, secondo prassi illustrative capaci di dispiegarne (con echi e rimandi) i significati intrinseci degli aspetti letterari, storici, filosofici cui attingono, per tramutarli in poiesis ludiche o caustiche liriche.

Per giungere a questi risultati Pippo Spinoccia si avvale di un “ raffreddamento” attraverso il classicismo delle ritualità teatrali che scardinano le componenti drammatiche dell’opera per defluire in festosi,  eccitati aspetti pittorici  che echeggiano frizzanti negli spazi espositivi.

Ma attenzione: là dove la geometria salta e la perfezione diventa imperfezione, l’artista crea punti nodali, maglie di una rete invisibile atta ad “evidenziare quanto di necessario è nascosto nel buio e a far nascere ciò che ancora non è, ma che sarà…”. 

 

 

Miriam Cristaldi.