"La memoria come corpo" è il titolo della personale che Fernanda Fedi, artista milanese operante dalla fine degli anni '60 nel campo della scrittura e quindi della poesia visuale - ma in un'accezione tutta particolare - propone al "Pozzo" del Centro Culturale Satura (piazza Stella 1, fino al 30 novembre), curata da Amedeo Anelli.

Questo enunciato è già di per sé emblematico e rappresentativo del lavoro dell'autrice da sempre impegnata sulle ricerche dei segni significanti in contesti antropologici.

"La memoria come corpo" sembra infatti evocare, richiamare in vita, resuscitare calligrammi, codici espressivi, alfabeti di remotissime civiltà (egiziane, ebraiche, etrusche...) in cui i gesti calligrafici si offrono alla percezione come espressione di quella conoscenza sapienzale appartenente all'uomo originario, a quell'uomo che per leggere il mondo si affida ai fenomeni della Natura. Tali conoscenze, perdute nella storia dei tempi, tornano qui a vibrare con eccessi vitali in rigurgitanti ramificazioni sorgive, corroborate dall'adesione energetico-corporale dell'artista nell'atto di incidere sindoni arcaiche sulla fisicità del corpo ardente della pittura.

Una pittura, la sua, che diventa materia sensibile, forma aerea , acquea, ctonia o di fuoco, a seconda dei contesti di volta in volta codificati.

Nello spazio compresso del Pozzo medievale di Satura, Fernanda Fedi installa magistralmente sul pavimento in cotto "libri" antichizzati con scritte dorate, "sonde" verticali su cui si distendono pigmenti terrigni amalgamati con colorazioni infuocate (marchiate da indelebili flussi scritturali), mentre alle pareti s'illuminano "pagine" di scrittura incise su oli dalle tonalità brunite, carbonizzate, con accensioni di sangue e oro.

Quasi una sorta di discesa agli inferi, nel ventre della terra, al centro dell'universo dov'è racchiusa e compressa la totalità del cosmo leggibile come patrimonio sacrale, pietra d'angolo, ricchezza genetica di un DNA primordiale, utili per meglio comprendere il presente teso verso un acrobatico futuro.

                                               

                                                            Miriam Cristaldi