Uno
svelto profilo di acerba ragazza si
staglia nitido come lama sullo
sfondo di lucente smeraldo; una corta ma folta zazzera di capelli neri fa da
contrappunto al duttile modellato della veste verdolina mentre rosee, carnose
labbra irradiano calde morbidità tonali.
Questa
descrizione corrisponde a un dipinto che Stefania Beraldo espone al centro
culturale "Il Doge" (via Luccoli 14 dalle ore 16,3O alle 19,3O fino al
13 febbraio - chiuso lunedì e festivi), insieme ad altre opere pittoriche
realizzate negli anni '50 collocabili nella tradizione ligustica del ritratto.
L'artista,
nata nel '28 a Genova ma residente dagli anni '50 a Recco, ha frequentato da
giovanissima l'atelier della pittrice chiavarese Margherita Parma Marrè, e
lo studio della nota Adelina Zandrino partecipando in seguito a corsi della
nostra accademia di Belle Arti , diretti dal maestro Emanuele Rambaldi. Più
tardi ancora, ha stretto amicizia artistica con Giuseppe
Santagata e con il grande pittore-incisore Alberto Elios Gagliardo, da cui ha
appreso insegnamenti per le tecniche incisorie.
Queste
frequentazioni hanno sicuramente inciso sulla formazione pittorico-grafica
di Stefania Beraldo: infatti nelle
opere degli anni '5O si assiste ad un' intensa produzione di dipinti ad olio, in
particolare riferibili al ritratto e all'autoritratto, in cui è possibile
cogliere riferimenti novecentisti dei maestri sopraindicati.
In
seguito, dopo un breve periodo informale, l'artista si dedica esclusivamente
all'incisione.
Le
espressioni grafiche della Beraldo si sgravano però della forte drammaticità
insita nell'opera incisoria dell'insegnante Gagliardo, per fornire un impatto
visivo carico di una forte vena intimista, capace di far vibrare i soggetti
incisi in misteriose e delicatissime percezioni ombratili, appena svelate da
leggeri soffi di luce. E qui sorprende l'intensa partecipazione emotiva
dell'artista , frutto della sua delicatezza d'animo e delle sue aspirazioni
vitalistiche: a volte espressa nelle estreme sintesi di una sagoma femminile,
altre nelle infinite circumnavigazioni del segno, autore di finissimi
"ricami" naturalistici, altre volte ancora esternate in staffilate
segniche capaci di scuotere atmosfere incerte.
Tornando
agli oli e pastelli esposti in questa mostra, l'artista sperimenta qui nuovi
concetti di cultura visuale superando
barriere linguistiche e affidandosi all'intuito e all'immediatezza nel sentire,
attraverso una serie di dialoghi attivati dalle immagini di giovani visi
femminili, colti nell'essenza della loro specifica identità.
La
linea sicura, il veloce modellato, i contrasti cromatici, l'intensità del lampo
degli occhi, rappresentano la
trasposizione e la misura di quella verità interiore ben presto riconosciuta
dallo sguardo di chi osserva...
Miriam Cristaldi