SANDRO PASTORINO E RIRI NEGRI

 

Attraverso varie tecniche di distorsione, il giovane artista genovese Sandro Pastorino interviene su forme primarie ed oggetti industriali contraddicendoli nella loro stessa costituzione per far sì che il frammento smentisca l’intero, la precarietà le certezze, allo stesso modo come il particolare si oppone all’universale.

Nel disordine dell’universo, Pastorino cerca però un ordine, ma la ragione è continuamente perforata dall’accidente e la perfezione della geometria è messa in discussione dalla presenza oggettuale di immagini quotidiane. Come nella festosa installazione qui proposta (centro culturale Satura, piazza Stella 1, fino al 31 maggio) in cui centinaia di tappi di bottiglia, in plastica colorata, (incollati a superficie) creano, attraverso disposizioni cromatiche, simboliche, ma spezzate, forme geometriche. Forme che si rifanno a disegni eseguiti dall’artista in età infantile, esposti in mostra come “pietra d’angolo” su cui si erge l’intera costruzione.

Riri Negri, in affiatato “Duetto” con Sandro Pastorino (a cura di Viana Conti), mostra invece un frammento di microcosmo dove un universo in bianco e nero (inchiostro a spruzzo trattato a cancellature) gareggia con la fotografia e si fa  cassa di risonanza di un mondo interiore evocante (mute) armonie musicali. Per questo motivo, ad esempio, un dipinto si trasforma nella silhouette di una chitarra, e certe installazioni in fogge allungate, possono richiamare alla percezione l’idea di strumenti “a corda”.

Come altri lavori che presentano segni identificabili in note ascrivibili a probabili spartiti.

E nel pittorico concerto di chiari e scuri, di luci ed ombre, prendono forma galassie di corpi celesti che (pure nella drastica riduzione cromatica) sanno suggerire spazialità infinite: materia oltre la materia.

 

                                                            Miriam Cristaldi