Cristina Ruffoni presenta al centro Culturale Satura (piazza Stella 1), una lunga carrellata di dipinti acrilici, disposti in successione filmica, così da tagliare lo spazio nella sua dimensione di orizzontalità.

Si tratta di una serie di piccoli quadri dipinti con colori vivaci, dagli effetti televisivi, che si allineano a parete e si collegano tra loro mediante i classici "dentini" neri delle pellicole da film.

Le immagini creano dunque una storia idealmente in movimento, da scorrere nella mente di chi osserva proprio attraverso la velocità di un feedback, con la fulmineità dell'attraversamento di un pensiero.

Infatti se le immagini e le parole scritte all'interno di ogni singolo formato sono all'apparenza statiche, la percezione visiva e l'immaginazione riescono a "muoverle" con gli occhi della mente.

Le immagini scelte dall'artista (e psicanalista) vogliono rappresentare un racconto di Savinio (fratello di Giorgio De Chirico), tradotto in linguaggio  artistico-visivo, attraverso una sorta di narrazione illustrata.

Nasce allora una felice corrispondenza tra il pensiero creativo saviniano e l'interpretazione fantastico-immaginativa della Ruffoni, congiunti nella fusione dei due differenti codici espressivi.

Le scritte a stampatello dipinte dall'autrice corrispondono a sintesi verbali (tratte sempre dal racconto del noto pittore-scrittore) che ella stessa crea e dissemina pittoricamente nell'economia del lavoro, perseguendo il risultato di un armonico connubio tra immagine e parola.

Di lontana memoria futurista, il lavoro della Ruffoni appare quindi come una ricostruzione ipotetica del villaggio globale in cui le immagini mediali, coloratissime e arcinote della comunicazione, ri-vivono una storia personale che ciascuno può re-interpretare secondo la propria sensibilità.

 

                                                Miriam Cristaldi