All'accademia Ligustica di Belle Arti è stato recentemente presentato da Martina Corgnati il libro "Claudio Costa attraverso i quattro elementi" di Miriam Cristaldi, ed. Parise, Verona 2000.

La giovane milanese, critico d'arte  e insegnante all'accademia di Brera, ha tratteggiato vivacemente la figura dell'artista scomparso, partendo da una riflessione sulla conoscenza ( un tema molto dibattuto negli anni '50 - '60, nato dal principio di Heisenberg che ammette l'impossibilità da parte dell'uomo di conoscere tutto) e in particolare sulla frase di Claudio Costa "L'uomo nasce come portatore di vuoto...".

Spiega la Corgnati: "Se Costa entra nel vivo di questo sofferto dibattito ammettendo che l'uomo è portatore di limiti, allo stesso tempo con la forza immaginativa dell'arte egli riesce a superare il baratro incamminandosi verso una ricerca antropologica forgiando, tra i primi, una vera e propria coscienza ecologica...". Prosegue ancora: " Anche l'alchimia vissuta con ironia e disincanto sulla propria pelle, lontana dai dettami alchemici tradizionali, diventa per l'artista un mezzo di trasformazione del mondo...". Sulla figura del Museo, così fondamentale nel lavoro di Costa,  precisa la Corgnati: " Il suo Museo esprime una dimensione domestica, sacrale, della <casa>, nella funzione di circondare e proteggere gli oggetti; psicologicamente sembra rinviare alla figura materna" e infine, sul rapporto con la follia commenta:" ... egli come artista fa silenzio e lascia parlare l'altro, il paziente, con la <tecnica salvatrice del cuore a cuore>...".

 

Da Rinaldo Rotta (via XX Settembre 181 r.) è in corso l'omaggio a "Cornelio Geranzani", colui che ha fatto esclamare al padre del gallerista: "Un giorno si accorgeranno di Geranzani, ma io non ci sarò più", in occasione della prima mostra postuma a lui dedicata.

Geranzani è un artista che si avvicina al Futurismo attraverso il linguaggio puntinista di Giacomo Balla, portandolo però ad una razionalizzazione estrema, quasi astratta, raggiungendo in alcuni casi esiti decorativi.

In precedenza, precisamente nel 1902, Geranzani lascia gli studi di giurisprudenza per entrare  all' Accademia Ligustica e dedicarsi completamente alla pittura.

Vive il clima simbolista e divisionista di quegli anni  frequentando Plinio Nomellini e arricchendo le opere d'intensa luminosità vicina agli esiti di Gaetano Previati.

Nel 1907 inizia ad esprimersi con il codice del pointillisme francese, ma trasformandolo in cifra espressiva attraverso un irrigidimento geometrico di quella tecnica.

 Un linguaggio che la pubblicistica genovese di quel tempo non riesce a comprendere.

In un secondo tempo (verso il 1916), l'artista abbandona questa prassi operativa per giungere ad una figurazione più realistica nell'ambito del naturalismo, pur mantenendo costantemente i valori luministici.

Valori raggiunti coi forti contrasti di luce/ombra, mentre le forme si traducono in sintesi geometriche.

Particolarmente efficace, risolto con la tecnica divisionista, è il dipinto "Cesare al mare" ,del 1908, in cui un ragazzino d'età scolare ci guarda da uno scoglio sul mare.

Qui le forme del viso sono ritagliate da una luce accecante, mentre un cappellino di paglia ripara gli occhi con l'ombra. Il vestito giallo-sole si contrappone al blu di onde-anellari marine, sempre più assottigliate in finissime lingue che sfumano in lontananza nell'azzurro atmosferico.

Altro dipinto inteso nello splendore cromatico è "Maria" (sorella del pittore), del 1908, in cui un corpo femminile, fasciato da un vestito azzurro su colletto bianco e cappellino turchese, si staglia su fondo ovale di un blu-cobalto.

L'originalità sta nella squadrettatura della superficie pittorica in migliaia di quadratini-pointillisme capaci di tessere una finissima trama simile a certi delicati dipinti su avorio.

Straordinario è anche il "Ritratto della madre", del 1904, intesa  ancora con la tecnica pittorica normale, senza divisionismi, ma così intensamente efficace nel suo proporsi in forma lievitante, da apparire come in procinto di scomparire,  mediante la fugacità e mobilità pittorica di cromie ancora basate sulle gradazioni dei marroni e delle ocre.

                                                Miriam Cristaldi