MIMMO ROTELLA

 

Venerdì scorso si è inaugurata al museo di Villa Croce l’antologica  di Mimmo Rotella - giunta a Genova a seguito di una prima tappa dello scorso anno a Pisa - con un’ottantina di opere  (dal ’49 al 2000), in esposizione fino al 22 settembre.

Mostra in collaborazione con la Fondazione Mimmo Rotella, l’Archivio storico della pubblicità di Genova e la galleria Spazio-tempo di Firenze..

Un’esposizione di grande rilievo per l’importanza che riveste la ricerca artistica condotta da Rotella nel ’54, in Italia, quando giunge alla concezione del ready made duchampiano come laieson tra la Pop Art americana e il più concettuale spirito dadaista europeo attraverso azioni provocatorie come lo strappo dei manifesti pubblicitari.  Collocandosi in tal senso quale pilastro della ricerca artistica contemporanea in quell’area del Nouveau Realisme francese (teorizzata nel ’60 dal noto critico Pierre Restany) accanto ad esperienze similari dei francesi Villeglé, Hains e Dufrène.

Coi suoi  “strappi” , chiamati “decollage”, Rotella intende mimare il gesto insofferente ed aggressivo che alcuni compiono davanti alle affiches pubblicitarie, accentuandone la portata.

Nasce in questo senso un’operazione capace di testimoniare una realtà urbana continuamente in atto.

Operazione, questa, che l’artista arricchisce  con sapienti effetti estetici attraverso la de-contestualizzazione del manifesto - prelevandolo dalla strada e portandolo nello studio – ed una sua consequenziale ri-contestualizzazione mediante vari assemblaggi e con la conduzione (sullo stesso) di interventi estetici di natura pittorica.

Dal decollage Mimmo Rotella passa facilmente ai pannelli monocromi di nascondimento che usano gli afficheurs per dare avvio al collage di nuovi manifesti.

E’ questa un’occasione per presentare superfici di grandi dimensioni su cui intervenire con scritte, segni, gesti pittorici.

Tuttavia Rotella è anche tra i fondatori della Mec-art  (tra gli altri Gianni Bertino), arte meccanica basata sul riporto fotografico e su mezzi meccanici di riproduzione che sovente si avvale di immagini estrapolate dalla stampa.

Nato a Catanzaro nel ’18, egli studia a Napoli finché nel ’51 va negli Usa. Qui conosce Pollock, Rauschemberg e alcuni giganti della Pop come Oldemburg.

Tornato in Italia, colto da una crisi sull’operare artistico, l’artista abbandona le iniziali esperienze informali per dare avvio a nuove possibilità espressive.

Guardandosi in giro per cogliere l’arte là dove nasce la vita.

 

                                                            Miriam Cristaldi