All'accademia Ligustica di Belle Arti è stato recentemente presentato da Martina Corgnati il libro "Claudio Costa attraverso i quattro elementi" di Miriam Cristaldi, ed. Parise, Verona 2000.

La giovane milanese, critico d'arte  e insegnante all'accademia di Brera, ha tratteggiato vivacemente la figura dell'artista scomparso, partendo da una riflessione sulla conoscenza ( un tema molto dibattuto negli anni '50 - '60, nato dal principio di Heisenberg che ammette l'impossibilità da parte dell'uomo di conoscere tutto) e in particolare sulla frase di Claudio Costa "L'uomo nasce come portatore di vuoto...".

Spiega la Corgnati: "Se Costa entra nel vivo di questo sofferto dibattito ammettendo che l'uomo è portatore di limiti, allo stesso tempo con la forza immaginativa dell'arte egli riesce a superare il baratro incamminandosi verso una ricerca antropologica forgiando, tra i primi, una vera e propria coscienza ecologica...". Prosegue ancora: " Anche l'alchimia vissuta con ironia e disincanto sulla propria pelle, lontana dai dettami alchemici tradizionali, diventa per l'artista un mezzo di trasformazione del mondo...". Sulla figura del Museo, così fondamentale nel lavoro di Costa,  precisa la Corgnati: " Il suo Museo esprime una dimensione domestica, sacrale, della <casa>, nella funzione di circondare e proteggere gli oggetti; psicologicamente sembra rinviare alla figura materna" e infine, sul rapporto con la follia commenta:" ... egli come artista fa silenzio e lascia parlare l'altro, il paziente, con la <tecnica salvatrice del cuore a cuore>...".