Si affaccia per la seconda volta a Genova l’universo del sol levante: cinesi, giapponesi, coreani, indiani, tailandesi ecc., presentano a Villa Croce grandi installazioni improntate sul simbolico tema del “Labirinto”, accomunate dal senso  di leggerezza, trasparenza e dematerializzazione che le connota.

Un mondo, questo, etereo e silenzioso, che si affaccia, in punta di piedi, con grazia, creatività e tecnologia, mostrandosi alla percezione (visiva e sonora) con aspetti di delicata visionarietà, silenziosa meditazione ed esplicativo di una forte concentrazione zen.

Con “Asiart Asian Contemporary art” si è infatti inaugurata al museo di Villa Croce la seconda Biennale d’arte contemporanea (fino al 20 dicembre 2001) dedicata ai paesi del continente asiatico, costituita da varie sezioni espositive, installazioni, mostre tematiche, oltre ad “Asiagrafie, itinerari di segni e scritture dal Medio Oriente all’Asia Centrale”, allestita a Palazzo Doria Spinola (dal 25 settembre al 25 ottobre). La biennale si allarga inoltre all’”Action China”, presso il Dipartimento Studi Asiatici del C.E.L.S.O, con videoinstallazioni, proiezioni e una mostra fotografica., per proseguire con “Japan Design” (20 novembre – 20 dicembre) articolata in diverse sedi.

Infine l’operazione “Open”, costituita da due grandi installazioni preparate per Palazzo Ducale dal 30 settembre al 20 ottobre.

Le spaziose installazioni allestite a Villa Croce sviluppano la complessa tematica del “Labirinto” : attraverso i vari linguaggi espressivi si materializzano percorsi intrecciati, sovente senza inizio o fine, ma volti a decifrare la fatica, gli sforzi di un cammino iniziatico alla ricerca della conoscenza o della luce interiore.

C’è chi tappezza un’intera stanza con capelli (veri) incollati così a generare un alfabeto di segni incomprensibili ma suggestivi, mentre a tale materia povera fa da contraltare la tecnologia: i sedili di alcune sedie (disposte attorno a un tavolo centrale) corrispondono a monitor-video le cui immagini mostrano cieli in movimento.

E ancora, fili di rame al soffitto cui sono appesi candidi ventagli; strisce di carta (da calcolatore) tese dall’alto fino a terra così da evocare una foresta di arbusti tecnologici; filari di panneggi in caduta sul pavimento a richiamare l’idea di un percorso intricato e difficoltoso; un secondo pavimento (inondato d’acqua) è percorribile da passerelle  che attraversano teloni su cui si proiettano seducenti ombre capaci di suggerire l’idea curiosa di “spingimenti” (verso fuori o verso dentro).

Una mostra che riserva delle sorprese, da non perdere.

 

 

                                                            Miriam Cristaldi