PLINIO MESCIULAM

 

" Vero antico e nuovo falso", quotidiano e trascendente, sfondamento e aggetto in superficie, citazione e attualitā, astrazione e figurazione sono alcuni tra gli ossimori che abitano l'opera del grande <sperimentatore> Plinio Mesciulam, artista genovese (Genova 1926) attualmente in mostra al centro culturale Satura ( piazza Stella 5, fino al 18 ottobre).

Infinito deposito di eccellenti icone, l'opera di questo instancabile e appassionato artista continua a slittare nell'ipersignificante contemporaneitā, scivolando morbida nel gioco infinito di spostamenti linguistici atti a codificare affabulate narrazioni oscillanti tra ricerche innovative e patrimoni plurieclettici... Mentre il disincanto e le paralogie forgiano l'idea di "una felicitā del fare" con la ricchezza  del ricamo pittorico, il senso di un destino al contempo gravido e giocoso si accompagna all'oscuro presentimento del senso di morte laddove la degradazione della carne  si attua nel disfacimento della forma. Allo stesso tempo la sapienza progettuale riesce a circoscrivere l'orrore dell'afasia e il discorso euforico-catastrofico prosegue per i corollari domestici e metafisici dell'esperienza.

Numerose e significative tappe inchiodano l'avventuroso cammino dell'artista: dalla sua adesione al MAC ('48 - '52) alla fondazione del gruppo COND ('65); dalla "Macroscopia del segno precario" ('73) alla partecipazione della "Nuova scrittura" ('75), nascono in quell' anno le "Epifanie Ostensibili"; e ancora, la pubblicazione di "Mohammed" ('76) e la fondazione nell'anno successivo del "Centro di Comunicazione Ristretta",  per giungere infine al sistema "Selframing Paintings" ('79), ove la pittura si dilata in complesse e scenografiche strutture architettoniche.

 In seguito maturano le cifre espressive delle "Finestre", degli "Horrores", delle "Prigioni", delle "Lande Urbane", dei "Paesaggi di neve", degli "Emblegrammi", della "Ghost-Art" e, ultima, dell"Ombra".

Infatti, se "La storia č il nostro referente perduto", come dichiara il filosofo postmoderno Baudrillard, Mesciulam ne ricupera invece l'ombra. Attraverso di essa, l'artista riesce a rappresentare la seduzione di un'identitā perduta, della sua aura e dell'elisir segreto d' una grazia sfuggente.

I misteriosi vincoli amorosi di "Album di famiglia" (composto da 13 tavole costrutte del "Progetto Arnolfini" commentate dall' ottimo testo filosofico di Giorgio Gargani) si proiettano sulla superficie dissestata e complessa del reale mentre squame di pittura invadono fibrillazioni di campi energetici, quasi a voler fissare la precarietā dell'esistenza nel piombo della storia.

Un'apologia dell'<eterna giovinezza>...

                                                                            Miriam Cristaldi