Vita di Emanuele




  emanuele@mudu.it

Comincio subito col chiedervi perdono. Perché?
Perché io non avrei mai avuto così “cattivo gusto” da arrivare a scrivere la mia scheda di presentazione.
Invece mi vedo costretto a farlo dalla “Santa Inquisizione”,
formata logicamente dal cast del MUDU’.

Credevo di essere nato sotto un cavolo come la gente comune e invece più tardi scoprii che ero stato concepito in un campo di cavoli sul quale erano gettati i miei genitori.
Dopo il misfatto esclamarono subito: ‘Speriamo di aver seminatobene!’ ….
Penze tu!
Mamma scoperta in fragranza (se disce adaccsite?) dal cozzalo titolare del leco, esclamò in presenza del secondo cozzalo, mio padre, ‘Nostro figlio sarà di certo un ragazzo colto!’.

La nascita: fu , mio malgrado , già un fenomeno.
Il primo e l’ultimo bambino dato alla luce,
non dopo 7 mesi, non dopo 8, o più normalmente dopo 9 mesi, ma addirittura dopo 24 mesi.
Perché? Semplice! Nessuno voleva prendersi la responsabilità di lasciarmi in libertà.
Come potete facilmente immaginare la parola libertà fu per me un vero sogno che crescendo...vero sogno rimase.


E se non potevo essere libero ripiegai facendo lo stopper. Nel frattempo mi diplomai in ragioneria, anche in questo fui unico! Ero il solo ragioniere al mondo, al quale i conti non tornarono mai…che tragedia!! I conti erano i miei nonni!
Ce brutta fine!!!

Le poche donne che hanno avuto il coraggio di sopportarmi, anche se ancora in vita, stanno subendo lo stesso processo di beatificazione e santificazione di Padre Pio.

Sono soddisfazioni! Parola di Don Felicetto!
Per non causarvi ulteriori danni cerebrali nel leggermi…sempre che qualcuno abbia avuto l’ardire di arrivare sin qui, come non giungere a questa domanda: qual è secondo voi la differenza tra un mio libro autobiografico e un libro di barzellette sui carabinieri?...
NESSUNA!

Ecco perché grazie a tutti voi , impavidi nel seguirci o in Tv o in piazza o in teatro, riesco a fare proprio quello che più amo fare, stare in vostra compagnia e strappare qualche sorriso.
Un piccolo sogno che ho realizzato, grazie ad Uccio, alla bella famiglia del Mudù, ma soprattutto al mio portinaio, Richard Gere’t Dall’aldavanne, che è stato l’unico a credere nelle mie capacità, oltre a voi, che abbraccio idealmente.

Concluderei tra il serio e il faceto …che si muore, con una mia massima alla barese:
Non fa niente che si muore, basta che sta la salute!
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