Autogestione, autoproduzione: queste sono parole troppo grosse...
e chi siamo noi per pronunciarle?
Queste cose, o almeno alcune di queste, le facciamo direttamente e ci stanno pure molto simpatici anche gli altri che le fanno pure meglio di noi, i circuiti alternativi nascono da soli, senza bisogno di pisciare tanto lungo, di parlare tanto difficile.

Truzzi Broders 1984
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Perche' ci rimane in testa un qualsiasi motivetto del cazzo se lo sentiamo molte volte?
Forse, e sarebbe triste se lo fosse, i nostri gusti musicali non sono altro che un riflesso psicofisico di ripetizione di certi ritmi...
Ma chi la fa la musica? Sono le case discografiche? Siamo noi? Ma i nostri gusti musicali da dove vengono? Sono una nostra scelta o dipendono da quante volte ci fanno sentire una canzone alla radio o alla televisione? E come mai, anche le radio cosiddette "alternative" ci fanno sentire mille volte sempre certi pezzi e non altri? Ovviamente è sempre una questione di soldi, di audience, di "dare al pubblico quello che vuole sentire" e minchiate simili...
A volte è davvero strano il fatto che certi pezzi musicali di dubbia qualità diventino famosi mentre altri nonostante siano pregevoli rimangano nel buio più totale.
Qual'è la cosa politically correct da fare per chi suona, chi usa la musica come mezzo di espressione, chi vuole produrre qualcosa di concreto, un cd?
Quella classica, quella che senti in tutte le interviste è quella di entrare dentro il sistema, sgomitare, rompere i coglioni, con centinaia di demotapes, entrare nelle varie mafie musicali, e dentro a questo termine ci metto anche le "mafie buone", i clan di amici che si proteggono a vicenda...
Oppure quella più alternativa, chiudersi in un proprio giro, in un circuito esclusivo, autogestito, come hanno fatto negli anni 80 i punks anarchici..
Robert Wyatt una volta ha detto che non è mica necessario fare dei dischi, ce ne sono gia' tanti in giro, e questo è vero, è vero anche che viviamo in una società dove tutti sgomitano continuamente per diventare protagonisti, magari anche solo comparendo in fotografia a "Chi l'ha visto?" o mandando affanculo qualcuno in una qualsiasi trasmissione televsiva.

Perché dobbiamo a tutti costi fare un cd?
Perche' dobbiamo costringere amici e parenti a comprare un cazzo di cd e farli venire ai nostri concerti? Fare le solite mille copie di rito che nel peggiore dei casi vengono spartite tra tutti in caso di scioglimento del gruppo o che agonizzano a gruppi di cinque negli scaffali polverosi di tanti negozietti, in conto vendita, naturalmente....
A questa domanda si potrebbe rispondere "truzzescamente" che e' bello vedersi lì nella foto di copertina, come i gruppi famosi, imitandone le pose, l'abbigliamento, riempire le note di copertina di centinaia di ringraziamenti ad amici, parenti e fidanzate...

Il senso dell'autoproduzione, del "circuito alternativo", sono cose sulle quali spesso ti interroghi, magari mentre stai cercando di addormentarti sdraiato sul pavimento della casa di chi ha organizzato il concerto al centro sociale nel quale hai suonato poche ore prima, in tasca hai il "rimborso spese" rigorosamente in biglietti da mille lire, pensi che se domani ti fermerai in un autogrill per un panino sarai già "sotto" con le spese...
Beh però è stato bello quando gli ultimi scoppiati alle tre del mattino volevano che suonassimo ancora la versione reggae dei "Morti di Reggio Emilia" o la grande spaghettata tutti insieme e la classica domanda che in tutti i posti ti fanno: "com'è la situazione politica a Torino?" e lì allora si scatena Gianni, l'opinion maker del gruppo che anche stasera durante il concerto ha raccontato la storia di Giovanni Pesce & Dante di Nanni, e ti è piaciuto sentirla ancora, un po' come i bambini che si fanno raccontare cento volte le stesse fiabe e non ne hanno mai abbastanza...

E in tutto questo il cd autoprodotto cos'é? E' un annuncio all'interno del concerto?
Adesso faremo un pezzo nuovo, fa parte del nostro nuovo cd, è autoprodotto, se volete comprarlo lo potete trovare qui a fianco del palco, grazie..
Sicuramente è anche questo, specialmente quando vengono a chiedercelo dopo il concerto, vogliono sapere dove trovare un certo pezzo che abbiamo fatto...
Ma la divisione tra musica di serie A e serie B non esiste più come una volta, c'é solo chi sta sopra e chi sta sotto il palco, certo, dipende dal tipo di palco, ovviamente, però c'é questa specie di mentalità per la quale si pensa che chi ha fatto un disco é già arrivato, ci guadagna sicuramente, forse lo fa già di professione.....
E questo atteggiamento spesso lo riscontri anche in quegli ambienti che invece dovrebbero essere più attenti a certi contenuti, lo scopri ad esempio quando ti chiedono i dischi da vendere in conto vendita e tu che fai? Non glie li dai facendo quello che ha la puzza sotto il naso o glie li dai sapendo che non riavrai mai i tuoi soldi nel novanta per cento dei casi?
Un disco, cioč il disco che possiamo fare noi, non è quello che leggi nei giornali musicali, di gente che ci lavora mesi, anni, tra un partita a biliardo, un tuffo in piscina e un'intervista...

Un disco autoprodotto è UN CULO GRANDE COSI' che ti fai cercando di raccattare i soldi, è una settimana di ferie, salti mortali, panini che ti ingozzano, tensione a fettine, mani sudate, dita che non scorrono sulle corde come dovrebbero, volumi troppo alti o troppo bassi nelle cuffie, volti che ti guardano dall'altro lato di un vetro e scuotono negativamente la testa o fanno strane smorfie di disgusto, chitarre scordate, strani ronzii...... é suonare con un peperoncino nel culo cercando di fare più in fretta possibile perche' tutto costa, è fare un mixaggio fino alle tre del mattino dove un tecnico assonnato è attorniato da quattro zombies ronfanti ormai alla frutta

e se avete letto quello che dicono i truzzi broders sapete che cosa vogliamo dire...

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