La Storia di Glauco: Capitolo 71

 

Capitolo 71 - La processione

Glauco ascoltò i passi attutiti di dozzine di uomini che camminavano con sandali leggeri nella stretta galleria di pietra, illuminata da torce, che passava sotto il Foro e terminava nella loggia imperiale del Colosseo. Anche se acutamente consapevoli della presenza reciproca, Glauco, Mario, Lucio e Brenno si evitarono per la maggior parte del tempo, non desiderando attirare attenzione sul fatto che si conoscessero. Glauco era preoccupato per Brenno a causa della sua giovane età ed offriva parole d’incoraggiamento ogni volta che si trovavano vicini. Padroneggiarono in fretta l’arte di sorpassarsi l’un l’altro con finta indifferenza, bisbigliandosi qualche parola mentre lo facevano. I pretoriani, preoccupati di sorvegliare la sontuosa dote della figlia di Plauziano, non notarono le loro azioni furtive.

Glauco si grattò il collo dove la pelle abbronzata era irritata dalla rigida treccia dorata che orlava la sua elegante tunica di lana, bianca come neve e... oltraggiosamente corta. Una cintura dello stesso tessuto gli cingeva la vita, e le stringhe dei suoi sandali di cuoio dello stesso colore dorato si incrociavano fino al ginocchio. Quando si guardò intorno nella stanza capì perché quei servi erano stati scelti per quell’operazione. Erano tutti prestanti ed attraenti... degni di partecipare ad una processione imperiale destinata ad abbagliare il popolo.

Furono accompagnati in una grande anticamera, dove si unirono a circa un centinaio di altri uomini che già vi si trovavano. Costoro indossavano tuniche corte in filato d’oro e sandali di cuoio dorato, e letteralmente brillavano ad ogni movimento. Avevano tutti un aspetto simile... alti, snelli, pelle olivastra, capelli e occhi scuri. Esotici.

- Chi sono? - Glauco chiese ad un uomo accanto a lui. - Non ricordo di averli visti a palazzo.

- Sono gli eunuchi, - rispose l’uomo, impassibile.

- Sono cosa?

- Gli eunuchi. Sai... quegli uomini che furono trascinati via dai pretoriani e poi castrati perché Plauziano potesse regalarli alla figlia come dono di nozze. I suoi eunuchi personali.

- Ha castrato uomini adulti?

- Sì. Devi averne sentito parlare.

- Erano schiavi?

- No. Cittadini di Roma, - ringhiò il servo. - Plauziano li ha semplicemente presi e ha tolto loro la libertà... e la virilità.

Glauco non riusciva a comprendere una tale atrocità, neppure da parte di Plauziano. Rabbrividì quando ricordò di essere stato catturato e tenuto prigioniero da quell’uomo in Germania.

Stercolino organizzava freneticamente la processione, con braccia e gambe che ondeggiavano scompostamente come quelle di una marionetta, la voce di un’ottava più alta di quella che aveva avuto a palazzo. A condurre la processione c’erano carri dorati carichi di barre d’oro e d’argento, seguiti da un altro carro che trasportava un forziere con il coperchio aperto a rivelare cumuli di monete. Poi furono assegnati i carichi agli eunuchi... pezzi più piccoli, quali contenitori d’oro incrostati di gioielli, colmi di spezie e profumi preziosi. Altri trasportavano gioielli d’oro tempestati di pietre preziose, artisticamente presentati su cuscini porpora affinché la folla si lustrasse gli occhi. Altri ancora mostravano abiti di finissima seta porpora ricamata con scintillanti fili d’oro e argento. Vasi, piccole sculture greche di bronzo, sculture egiziane di faraoni, pellicce dal Nord, avorio dall’Africa, una piccola copia di una villa che Plauziano aveva costruito per la giovane coppia... articoli preziosi provenienti da ogni angolo dell’impero dovevano essere ostentati davanti alle masse. Gli eunuchi furono messi in fila per due, e mantennero i loro posti mentre i pezzi più grandi venivano assegnati ai servi, tutti vestiti come Glauco. Ad un uomo fu passata un’elaborata sedia in mogano intarsiato con avorio ed ebano. A quattro uomini fu assegnato il trasporto di un enorme forziere, che riuscirono a sollevare a fatica ed ancor meno a trasportarlo per tutto il tragitto a passo lento fino al palazzo. A Glauco e all’uomo accanto a lui fu affidato un divano, che sollevarono sulle spalle con un grugnito, unendosi alla fila. Il giovane lanciò un’occhiata all’indietro e vide che a Mario e ad un altro uomo veniva consegnato un forziere, il cui contenuto era celato. Non riuscì a vedere dove fossero gli altri suoi due compagni o che cosa stessero trasportando.

A mezzogiorno, i corni strombazzarono ed i carri carichi d’oro e d’argento emersero dall’ombra del Colosseo nel sole accecante, strappando acclamazioni da migliaia di gole. Ci volle un sacco di tempo prima che anche Glauco ed il suo compagno facessero la loro sortita, e il giovane si rese conto che ci sarebbero volute ore, prima di rientrare a palazzo. Già la spalla stava cominciando a fargli male.

Il Foro era un oceano umano. La gente era ammassata lungo la strada che portava al Circo Massimo, con almeno venti file di spettatori. Altre migliaia guardavano dai tetti degli edifici. Molti si erano arrampicati sulle alte basi delle colonne e delle statue allineate al centro del Foro. Ancor di più stavano in piedi o seduti sui gradini di ogni basilica e tempio. Petali di rosa piovevano da ogni lato e presto trasformarono la strada ciottolosa in un tappeto di velluto rosso.

Pretoriani armati fronteggiavano la folla stando spalla contro spalla, proteggendo le ricchezze del loro comandante. Spingevano indietro rabbiosamente chiunque cercasse di avvicinarsi alla processione, persino coloro che cercavano soltanto di sfuggire alla pressione, attirandosi un coro di grida di disapprovazione e scherno dalla folla. Il popolo era là per una festa e non voleva che qualcuno interferisse.

Glauco camminava con la testa eretta, sperando che il divano che trasportava gli nascondesse gran parte del viso. Non aveva mai visto una processione come quella, prima... e ancor meno vi aveva partecipato... e non riuscì a resistere all’impulso di far scorrere lo sguardo sulla folla. Era una manna per i venditori ambulanti ed i borsaioli, i quali avrebbero profittato considerevolmente della generosità di Plauziano verso la figlia, come pure proprietari di taverne e di bordelli.

La gente sollevava in aria coppe di vino in segno di saluto e Glauco si leccò le labbra, soffrendo sempre più il caldo e la sete sotto il sole cocente. La processione era lenta in modo angosciante e il divano che trasportava pesava come se sopra vi si fossero sedute tre persone. Il sudore gli gocciolava dalla fronte e lui se la pulì sulla gamba imbottita del divano. Sperò che vi lasciasse una macchia.

Quando raggiunse l’estremità del Foro, la lana si era appiccicata alla sua schiena sudata e gli provocava un insopportabile prurito. Aveva una spalla anchilosata e moriva di sete. Si domandò come se la stessero cavando gli altri, da qualche parte dietro di lui.

Finalmente entrarono nell’ombra rinfrescante del Palazzo di Cesare e Glauco vide di sfuggita il tempio di Vesta davanti a sé. Sapeva che presto avrebbero iniziato la salita del Colle fino al palazzo e sperò che le sue gambe lo sostenessero fino all’ultimo. Quel pensiero aveva appena lasciato la sua mente che il suo compagno mise un piede in fallo... e cadde su un ginocchio, cercando freneticamente di equilibrare il divano che minacciava di scivolargli via dalla spalla. La folla trattenne il fiato rumorosamente. Glauco afferrò il divano con entrambe le mani e si abbassò considerevolmente per sopportare più peso possibile, in modo da permettere all’altro di rimettersi in piedi. Quando si rialzarono all’unisono, la gente applaudì e Glauco non riuscì a resistere alla tentazione di lanciare un rapido sorriso alla folla... e si raggelò quando il suo sguardo incontrò quello azzurro e sbalordito della sorella.

La sorpresa di Massima si trasformò rapidamente in allarme; sgomitando, ella si fece strada tra la folla per continuare a seguire la processione. Glauco cercò di ignorarla, ma riusciva a vedere i suoi capelli neri quando ella saltava ogni due o tre passi per cercare di vedere dove lui si trovava. Il giovane si limitò a pregare che lei non lo chiamasse per nome.

Il tratto finale del percorso gli sembrò interminabile, preoccupato com’era per quella situazione pericolosa. Che cosa avrebbe fatto Massima? Che cosa poteva fare?

Appena prima di entrare nell’ingresso al palazzo gettò uno sguardo alle persone ancora ammassate ai lati della via. Massima si era fatta strada a spinte verso la prima fila di folla, ora molto più rada, e stava in piedi con i pugni serrati per la tensione, l’espressione implorante.

Egli non poté far altro che sorridere soavemente e farle l’occiolino prima d’essere inghiottito dall’arco marmoreo dell’entrata.

 

Quella sera, Glauco ed i suoi amici furono rinchiusi con i servi in alcuni edifici sui terreni del palazzo. Lui e Mario si ritrovarono nella stessa zona recintata e scovarono due giacigli vicini in un lontano angolo affollato, presso un sottoscala.

Mario sembrava pronto ad esplodere.
- Hai visto tua sorella? - chiese con tono pressante.

- Sì, e lei ha visto me.

- Ha visto anche me. Sembrava enormemente sconvolta. Che cosa pensi che farà?

- Lo dirà a sua madre e ad Apollinario. A parte questo, non so.

- Pensi che ci sarà alle nozze?

- Ne dubito. Non penso che Giulia abbia ottenuto un invito. E’ una liberta... un fatto che tu cerchi molto convenientemente di dimenticare.

Mario ignorò il commento.
- Lo sai, avevo dimenticato quanto fosse bella. Anche se penso a lei di continuo... e sogno di lei... avevo dimenticato. - Mario rimase in silenzio un istante, prima di aggiungere sommessamente. - Io l’amo, Glauco.

- L’hai incontrata una sola volta.

- E’ bastata.

Glauco non sapeva che altro dire, così si distese con le mani ripiegate sotto la testa e fissò il soffitto inclinato quasi vicino al suo naso. Un matrimonio non era semplicemente possibile, nelle attuali circostanze. Cambiò argomento.
- Spero che Brenno stia bene. Sono preoccupato per lui.

- Non esserlo. Mi trovavo vicino a lui nella processione di ieri, e considera tutto questo come una grandiosa avventura.

- Non capisce in quale pericolo si trova. - Glauco si girò su un fianco, guardando in viso Mario, e appoggiò la testa sulla mano. - Sareste tutti in pericolo se foste sospettati di aiutarmi. Forse...

- Non dirlo nemmeno, - lo interruppe Mario. - Mi sono impegnato in questa impresa e ne vedrò la fine.

- Non ho niente per proteggerci se venissimo catturati. L’anello e le copie del contratto sono da Eugenia. L’originale è al tempio.

- Quindi dovremo semplicemente assicurarci di non essere catturati.

- I tuoi genitori domani andranno alle nozze?

- Sì... e sono sicuro che si stanno domandando che cosa mi è accaduto.

- Non devono vederti là.

- Lo so. Che cosa pensi che ci faranno fare?

- Non so, ma ci terranno dietro le quinte, ne sono sicuro. Il che ci permetterà di scivolare via quando sarà il momento giusto.- Glauco sbadigliò e si massaggiò la spalla dolorante. - Che cosa hanno dovuto trasportare Lucio e Brenno, lo sai?

- Un tavolo, e sembrava maledettamente pesante. Non ho mai visto un tale eccesso. Glauco... hai sentito di quegli uomini vestiti tutti d’oro?

- Sì.

- E’ illegale fare quella cosa a cittadini romani.

- Plauziano sta scrivendo da solo le proprie leggi, sembra, e Severo glielo lascia fare. Non riesco ad immaginare come saranno queste nozze. - Glauco sbadigliò ancora. - Faremmo meglio a dormire un po’. Domani avremo bisogno di tutte le nostre facoltà mentali.