La Storia di Glauco: Capitolo 42

 

Capitolo 42 - Insieme

Glauco si svegliò a causa di un’accesa conversazione dall’altra parte della porta. Gettò le gambe fuori del letto e si rese conto di aver dormito con i vestiti addosso. Si sedette per un momento finché la mente riprese a funzionare del tutto e si guardò intorno nella stanza alla fioca luce. Era molto grande e ben arredata, ma non carica di fronzoli, come potrebbe essere la camera da letto di una donna. Un grande tappeto di lana copriva la maggior parte del pavimento a mosaico, rendendo la stanza molto intima, e affreschi bucolici decoravano le pareti e proseguivano sul soffitto, dipinto in modo da rappresentare un cielo. Era quasi come se avesse dormito all’aperto, nonostante la stanza non avesse finestre. Due grandi armadi dominavano una parete e, curioso, ne aprì uno. Era pieno di lini puliti e d’un assortimento di scorte di ciò di cui un ospite inaspettato poteva aver bisogno. Superando il secondo guardaroba, andò dritto verso una porta chiusa. Bussò gentilmente, poi abbassò la maniglia quando non ebbe risposta. La porta si aprì su una grande stanza da bagno piastrellata, completa di servizi, vasca e bacile, illuminata da una cupola di vetro. Entrò nella stanza e si fermò, guardandosi i piedi nudi. Il pavimento era caldo! Agitò le dita dei piedi. Questo era un luogo di delizie. Tornò in camera da letto, estrasse dall’armadio i teli di lino e trascorse i minuti successivi lavandosi e strofinandosi per rendersi presentabile.

Si sedette di nuovo sul letto e cercò nel suo fagotto, trovò una tunica nera pulita e se l’infilò dalla testa. Qualcuno bussò con fermezza alla sua porta. Egli alzò lo sguardo.
- Quand’è che uscirai di lì? - s’informò una voce femminile con un po’ d’impazienza. Poi udì Giulia pronunciare parole inintelligibili in tono di ammonizione.

Rapidamente si allacciò una cintura attorno alla vita snella e la chiuse con la fibbia, poi infilò i sandali, immaginando che sarebbe stato sgarbato indossare gli stivali in casa. Esaminò la sua immagine in uno specchio lungo e si trovò presentabile, per quanto possibile date le circostanze. Aprì la porta ed entrò nel salotto di Giulia... e per poco non si scontrò con una giovane che se ne stava in piedi con le mani sui fianchi. Giulia era seduta su un divano, pallida e nervosa. Glauco le si inchinò.
- Mia signora. - Poi il suo sguardo guizzò sulla giovane che aveva urtato e sollevò le sopracciglia in segno di curiosità.

Gli occhi verdazzurri di lei scintillarono maliziosamnete.
- E’ questo il modo di salutare tua sorella?

La testa di lui scattò all’indietro come se fosse stato colpito.
- Scusa? - Egli guardò Giulia per delucidazioni, ma ella ora sedeva con gli occhi chiusi, atterrita.

- Giulia Massima... mi avevi promesso che non avresti... - disse Giulia rigidamente.

La giovane gettò indietro i lunghi riccioli neri e ondulati.
- Oh, perché no, mamma? - disse la giovane girando lentamente attorno a Glauco, valutandolo. - Così somiglia esattamente a mio padre? - Sorrise alla madre e sollevò un sopracciglio, lanciando un’occhiata al fratello con la coda dell’occhio. - Pensavo che avessi detto che mio padre era bello.

Glauco guardava confuso da una donna all’altra. Era uno scherzo? No, decise... non era uno scherzo... Giulia sembrava fin troppo turbata, per essere uno scherzo.
- Mia sorella? - quasi si strozzò.

- Sì, - sorrise Massima. - Mia madre voleva fartelo sapere gentilmente, ma io preferisco essere più diretta. Gettò di nuovo indietro la testa e lo guardò dritto negli occhi. - Credo che abbiamo lo stesso padre... Massimo Decimo Meridio.

Glauco sbatté di nuovo le palpebre, poi trasse un respiro incerto.
- Io ho una sorella? - alitò.

Giulia infine si alzò dal divano e afferrò la figlia per il gomito, prendendola da parte.
- Glauco, mi dispiace molto che hai dovuto scoprirlo in questo modo. Avevo immaginato di dirtelo a modo mio quando avessi ritenuto che fossi pronto. - Ella lanciò uno sguardo fulminante alla giovane, che si limitò a sorridere. - Ma Massima chiaramente aveva altre idee. - Ella gli prese le mani, inaspettatamente fredde. - Vieni a sederti, caro. - Cercò di attirarlo verso il divano, ma le gambe molli di lui rifiutarono di muoversi.

Uno sguardo di preoccupazione finalmente attraversò gli eleganti lineamenti di Massima.
- Mi dispiace, Glauco, talvolta scherzo troppo. Vieni a sederti. Abbiamo molto di cui parlare.

Le gambe di lui finalmente obbedirono al suo cervello ed egli seguì le due donne nella stanza, studiando con gli occhi la forma snella della donna dai capelli neri che camminava davanti a lui. Quanti anni aveva? Diciassette? Diciotto?

- Ho diciotto anni, - disse Massima come se gli avesse letto nel pensiero. - Quanti anni hai tu?

- Uh... ventidue, - rispose Glauco lasciandosi cadere in una sedia. Era alta... alta come Giulia... e bella in modo allarmante. I capelli neri le scintillavano attorno alle spalle e incorniciavano un viso perfettamente ovale. La pelle era immacolata e bianca come panna, il naso dritto ed elegante. La bocca... era la sua stessa bocca... a forma di arco. E anche lei aveva, come lui, la fossetta nel mento... la stessa fossetta nel mento che aveva anche il loro padre. Non riusciva a crederci. Aveva una sorella. Non sapeva che cosa dire.

Fortunatamente Giulia ritrovò la voce.
- Devo una spiegazione ad entrambi. - Due paia d’occhi la guardarono in aspettativa. - Glauco, Massima sa da quando era bambina chi era suo padre e che cosa gli accadde... informazione che tu hai appena scoperto. Non ti ho parlato di lei perché sei stato sommerso da tante notizie drammatiche in così poco tempo. Intendevo dirtelo oggi che hai una sorella, e poi presentarvi domani. - Giulia lanciò un’occhiata ad una sorridente Massima che non riusciva a distogliere lo sguardo dal fratello maggiore. - La mia volitiva figliola ovviamente aveva altre idee, tuttavia, e io mi scuso per questo. Glauco, ha scoperto appena la scorsa notte di avere un fratello, perché anch’io non lo sapevo.

- Ha preso bene la notizia, - disse Glauco con un timido sorriso. Gli piaceva molto la sua impertinente sorellina. Be’... non proprio ‘ina’. Era una donna fatta.

- Così è questo l’aspetto di un generale, - disse Massima con gran sincerità. - Non sono delusa... nemmeno un po’. - Ella sostenne lo sguardo rivolgendosi alla madre. - Mio padre aveva una voce simile?

- La stessa, - disse Giulia dolcemente guardando i due figli dell’uomo che amava.

- Ebbene, capisco perché ti sei innamorata del generale ispanico, mamma.

Giulia rise. Che altro poteva fare?

- Giulia... cosa sa tuo marito? - chiese Glauco, sperando di non essere troppo indiscreto.

- Apollinario è stato mio grande amico per molti anni, anche quando ero sposata con Mario Servilio. Quando scoprii di essere incinta, e dopo la morte di tuo padre, Apollinario ed io ci sposammo, così da poter dare un nome a mia figlia... una cosa che una donna non sposata non può fare. L’ha cresciuta come sua sebbene, come dissi, Massima sin da piccola ha saputo tutto riguardo suo padre e ciò che gli accadde. Tu, Glauco, hai aggiunto un’altra dimensione alle nostre vite.

- E voi alla mia. Sono cresciuto credendo che i miei cugini fossero miei fratelli, e mi sono sentito distrutto quando mi dissero che non lo erano, e che i miei genitori erano in realtà i miei zii... e che mia madre, mio fratello e mia sorella erano morti e che mio padre era scomparso. Questa settimana è stato un processo di rinascita per me... ho appreso cose della mia vita che erano state un mistero. E ho scoperto di avere una sorella. - Si sentiva ridicolmente intimidito vicino a quella giovane donna sicura di sé. Non sapeva come guardarla... o se doveva guardarla. Sarebbero stati fraintesi i suoi sguardi d’ammirazione?

Vedendo che il suo sguardo era fisso sul pavimento, e percependo il suo disagio, Massima disse tranquillamente:
- Ho desiderato un fratello o una sorella per tutta la mia vita, Glauco. Tu sei il dono più meraviglioso che avrei mai potuto ricevere.

Il giovane lentamente alzò lo sguardo ad incontrare gli occhi lucidi della sorella, inducendo anche lui alle lacrime. Leggermente imbarazzato, nascose la sua emozione dietro un sorriso. Anche Massima sorrise. Glauco le rivolse un sorriso più largo. Ella rispose con un sorriso altrettanto ampio. Poi entrambi scoppiarono a ridere insieme di gioia.

Tamponandosi gli occhi, Giulia uscì in silenzio dalla stanza.

 

Apollinario entrò nell’appartamento di Giulia qualche tempo dopo e fu soddisfatto di trovare Massima e Glauco seduti fianco a fianco su un divano, con le spalle che quasi si toccavano. Li abbracciò entrambi, poi si sedette in una sedia vicino a Giulia, che aveva ritrovato la sua compostezza.

Con la famiglia riunita intorno a sé, Giulia cominciò a parlare in tono solenne.
- Quando Massimo ed io trascorremmo quei giorni qui insieme, poche settimane prima che morisse, mi raccontò molte cose riguardo la sua vita. Non fu facile per lui, dal momento che era una persona molto riservata, ma egli mi aprì il suo cuore e mi rivelò cose che non aveva mai detto ad altri. Mi chiese di non divulgare quello che stava per dirmi e per tutti questi anni io ho rispettato le sue volontà... non raccontandole nemmeno a te, Massima, o a te, Apollinario. Ma ora devo, perché tu sei stato coinvolto in qualcosa che non capisci, Glauco. Qualcosa di molto pericoloso...

Glauco si strofinò la barba con fare pensoso e Giulia vacillò quando notò quel gesto familiare. Inspirò a fondo e continuò.
- Tu sai già che Massimo era il generale prediletto di Marco Aurelio. Egli amava tuo padre come un figlio... molto più di quanto amasse il suo stesso figlio, Commodo. Quando l’imperatore fu in Germania nel 180, con tuo padre, rivelò a Massimo che stava per morire e che voleva nominare il suo erede. - Ella guardò da sua figlia a Glauco ed inspirò di nuovo. - Disse in privato a Massimo che voleva fosse lui ad ereditare i suoi poteri e a ristabilire la repubblica a Roma. - Smise di parlare per lasciare che quell’informazione venisse digerita.

Dopo un lungo silenzio, Apollinario fu il primo a ritrovare la voce.
- Vuoi dire che Massimo avrebbe dovuto essere imperatore di Roma?

Massima e Glauco riuscirono soltanto a fissarla.

- Sì, - rispose Giulia. - Ma Massimo voleva solamente ritornare a casa dalla sua famiglia, dal momento che era lontano da quasi tre anni. Egli rifiutò l’offerta e Marco Aurelio gli chiese di riconsiderarla. Concesse a Massimo tempo fino al tramonto per prendere la sua decisione finale e tuo padre alla fine accettò.

I due giovani restarono a bocca aperta.

- Egli non voleva quell’onore, ma non poteva deludere il suo amato imperatore. Sentiva anche che era un suo dovere verso Roma. I contratti furono stilati e firmati. A Massimo ne fu dato uno e l’imperatore tenne l’altro. Massimo credeva che ad un certo momento, quella notte, Marco Aurelio diede la notizia a Commodo, che poi uccise l’imperatore... strangolandolo... in un accesso di collera. Massimo fu svegliato da Quinto e portato alla tenda dell’imperatore, dove egli trovò Commodo che rivendicava il titolo e Marco Aurelio privo di vita. C’era anche Lucilla. Egli ritornò alla sua tenda, indossò l’armatura dopo aver nascosto il contratto sotto la tunica, e disse al suo servitore, Cicero, di chiamare i due senatori che erano in visita all’accampamento. Invece, arrivò Quinto con quattro pretoriani armati e disse a Massimo che l’imperatore aveva ordinato che lui e la sua famiglia fossero giustiziati.

- Ma lui fuggì, - disse Glauco con calma.

- Sì, - confermò Giulia, - conosci il resto. Ma... pensa alle implicazioni... tuo padre nominato erede al trono...

- Diventò uno schiavo, comunque, non un imperatore, - disse Massima.

- Aspetta... aspetta, - Glauco corrugò la fronte pensieroso. - Giulia, quando morì nell’arena egli fu portato fuori come un imperatore... diede ordini a cui la gente obbedì...

- Sì, - sussurrò Giulia. - Per quei pochi momenti tra la morte di Commodo e la propria, Massimo fu l’imperatore non dichiarato di Roma. Quinto lo sapeva. Lucilla lo sapeva. Io lo sapevo. Il popolo no. - Giulia guardò a turno in ogni paio d’occhi stupefatti, come per sottolineare la sua affermazione.

Glauco cercò di correlare ciò che aveva appena appreso con la propria situazione.
- Ma perché, più di vent’anni dopo, Settimio Severo avrebbe fatto seguire me? Non sono una minaccia per lui.

- Ah, lo sei, eccome, - rispose Giulia. - Settimio Severo ha dichiarato di essere il figlio adottivo di Marco Aurelio e perciò il sovrano legittimo di Roma, anche se in realtà egli conquistò il potere solo grazie al potere militare. Severo non è molto amato da molti aristocratici influenti, ma il popolo lo tollera perché crede che sia stato scelto da Marco Aurelio. Che cosa succederebbe se fosse rintracciato un contratto che afferma che Massimo, non Severo, fu il prescelto di Marco Aurelio... e poi si scoprisse che Massimo ebbe un figlio?

Glauco impallidì visibilmente.
- Severo pensa che io potrei... potrei oppormi al suo diritto d’essere imperatore di Roma?

- Credo che presuma che tutti gli uomini siano ambiziosi come lui. Se è qualcosa che lui vuole intensamente potrebbe pensare che anche tu potresti volerla altrettanto intensamente. Glauco, è ansioso di creare una dinastia... perché suo figlio erediti il trono, ed il figlio di suo figlio. Tu sei una minaccia a quella dinastia.

- Ma... anche se io volessi il trono... perché qualcuno dovrebbe credermi se dicessi che mio padre era stato nominato imperatore?

- Il contratto, - interloquì Apolliario, che stava trovando tutta la faccenda davvero molto eccitante.

- Ma, io non ho il contratto.

- Forse Severo pensa il contrario, - intervenne Massima.

- Ma mi ha fatto mettere in prigione. Avrebbe potuto semplicemente... oh.

- Che cosa? - chiese Massima prendendogli la mano e stringendogliela. - Che cosa?

- Si spiegano molte cose. Non mi è mai stata data una motivazione per il mio imprigionamento, ma Severo mi disse certe cose che non avevano alcun senso per me all’epoca. Adesso ce l’hanno.

- Che cosa? - ripeté Massima.

La mente di Glauco tornò indietro nel tempo... in Germania.

 

Severo calò un pugno sul bracciolo del trono.
- Così… lo ammetti, dunque… ammetti perché sei qui in realtà!

Nuovamente sconcertato dalle parole dell’imperatore, Glauco si limitò a scuotere il capo e non disse nulla.

- Gli dei decisero diversamente, non è così, giovanotto? Gli dei scelsero il loro imperatore.

- Io… io non capisco, Cesare.

- Oh, davvero? - La voce dell’imperatore grondava sarcasmo. Egli sedette di nuovo eretto, ergendosi alla sua massima altezza da seduto. - Così tu stai andando alla sua ricerca. Che cosa speri di trovare, esattamente?

- La verità, Cesare.

Il pretoriano si spostò lentamente di fianco al trono, si girò ed incrociò le braccia, tenendo sempre lo sguardo fisso su Glauco.

Anche l’imperatore incrociò le braccia. I due uomini rappresentavano una formidabile opposizione.
- E dove speri che ti conduca la verità?

Gli occhi verdi di Glauco sfrecciarono dall’uno all’altro.
- Io… io cerco soltanto la pace interiore, Cesare. Voglio solo sapere che cosa gli accadde. Non cerco altro.

- Non m’inganni. Io so che cosa vuoi in realtà.

 

- Pensa che stia cercando... il contratto. - Glauco lanciò un’occhiata alla sorella. - Crede che lo stia cercando e mi sta facendo seguire per prenderlo quando lo troverò. Altrimenti mi avrebbe lasciato in quella prigione, a marcire. - Sollevò di nuovo le sopracciglia, pensieroso. - Ma come è venuto a sapere del contratto? Giulia, tu hai detto che mio padre aveva una copia e l’imperatore l’altra. Che cosa è accaduto alla copia di mio padre?

- E’ in Ispania, Glauco, - disse Giulia dolcemente. - Massimo la seppellì con tua madre.

- Oh, - ripeté lui, poi sospirò profondamente. - Seppellì la sua famiglia ed il suo impegno verso Roma nello stesso tempo.

Giulia annuì.

- Allora, che ne è dell’altra copia... la copia dell’imperatore? - chiese Apollinario.

- Severo non può averla, - interloquì Massima, - altrimenti non ti avrebbe fatto seguire. Non potrebbe averla avuta Commodo?

- Non necessariamente, - aggiunse Giulia. - Marco Aurelio può aver detto a Commodo delle sue intenzioni, ma senza mostrargli il contratto. Nella confusione che ha circondato la sua morte, chiunque avrebbe potuto prendere il contratto.

Improvvisamente Glauco scattò in piedi.
- C’erano poche persone nella stanza, quella notte, quando l’imperatore fu assassinato... Commodo, Lucilla, Quinto, mio padre... e il dottore. Secondo me l’ha preso Quinto, o il dottore.

- Ma allora Severo come l’avrebbe scoperto? - chiese Massima guardando il fratello, piuttosto intrigata dal mistero.

- Questo non lo so, - ammise Glauco. - Questa parte non ha alcun senso. Quello che so, comunque, è che devo trovare Marciano e Quinto. Devo trovare quel contratto. Questo è il solo modo per mettere a tacere le voci che mio padre fosse un traditore e reintegrare completamente il suo onore. Glielo devo.

- Sai dove sono? - chiese Apollinario. - Marciano e Quinto?

- Non per certo. Il mio amico Mario pensa che Marciano possa essere a Petra. Quinto è in esilio da qualche parte.

- Be’, una cosa che so di sicuro, Glauco, è che tu non puoi rimanere qui, - disse Giulia con determinazione.

Massima guardò sua madre sconvolta.

- Non è che voglio che te ne vada perché io non... vorrei tanto tenerti qui con noi per sempre. Ma prima o poi il nostro stratagemma verrà scoperto e i pretoriani verranno qui a cercarti. Non devono trovarti qui... e’ troppo pericoloso per te... e per mia figlia. Severo non sa nulla di lei e non voglio che lo sappia.

- Certo, certo, - borbottò Glauco. - Non ho alcuna intenzione di mettere in pericolo la vita di qualcuno. Io... partirò domani.

Massima si alzò allarmata.
- NO... madre, ho appena ritrovato mio fratello ed ora lo stai obbligando ad andarsene?

- Massima, tua madre sta pensando soltanto alla tua sicurezza, - replicò Glauco prima che Giulia ne avesse il tempo.

- NO... madre... - supplicò Massima.

Il volto di Giulia era severo.
- Non v’è altro modo. Potrai passare del tempo con Glauco quando la tua sicurezza potrà essere garantita.

- E’ tutto quello cui riesci a pensare... la mia sicurezza! Ne sei ossessionata! Non vado mai da nessuna parte... nemmeno a Roma. Ne sei ossessionata!

- Massima, ha ragione, - disse Glauco, afferrandole il braccio e cercando di allentare la tensione. - Tornerò, te lo prometto.

Massima strappò via il braccio dalla mano del fratello.
- Tu stai dalla sua parte? - Le lacrime all’improvviso le riempirono gli occhi stupendi e la voce le si spezzò. - State soltanto cercando tutti di impedirmi di avere una vita mia. - Roteò su se stessa e corse via dalla stanza, singhiozzando.

Glauco sobbalzò quando la porta sbatté.
- Mi dispiace, Giulia... - cominciò.

- Niente di questo è colpa tua, Glauco. Niente. Ammetto di aver cresciuto Massima tenendola a briglie molto corte. Avevo talmente paura di perderla, vedi. - Si strofinò le tempie come se soffrisse di un improvviso mal di testa. - Mi occuperò di lei domani. Adesso devo dare disposizioni perché tu parta senza problemi. Farò preparare una nave, potrai andarvi a bordo domani notte, così che possa salpare all’alba dopodomani. La maggior parte dei porti chiude in inverno, ma io posso far salpare la nave prima che avvenga. Potrai andare a casa in Ispania, dove sarai al sicuro.

- Giulia, io andrò a Petra.

Giulia chiuse gli occhi. Era proprio come suo padre.
- Glauco, hai idea di che genere di viaggio sarà?

- Probabilmente no, ma intendo andare comunque. Apprezzerei molto se la tua nave mi portasse ad Alessandria, invece... altrimenti dovrò declinare la tua gentile offerta.

Giulio lo studiò per un momento... il viso del suo amore... la voce del suo amore... poi sorrise e disse:
- Sembra che entrambi i figli di Massimo abbiano ereditato la sua testardaggine e indipendenza. La nave ti porterà il più lontano possibile sulla via del tuo viaggio verso Petra.