La Storia di Glauco: Capitolo 29

 

Capitolo 29 - Eugenia

Glauco aspettava impaziente mentre Mario bussava alla porta del terzo bordello e osservava il suo respiro addensarsi nell’aria umida della notte. Si stava stancando di andare in cerca di bordelli notte dopo notte senza successo. Avevano esaurito l’ampia lista di bordelli signorili di Roma, occasionalmente attardandosi più a lungo di quanto avessero progettato, e adesso si trovavano in una zona della città dove le vie erano così strette che Glauco e Mario riuscivano a malapena a camminare affiancati e dove abitazioni ricurve si contorcevano sopra le loro teste. A Glauco ricordava troppo la Suburra e si sentiva decisamente a disagio. Con lo sguardo percorse la via, ma lo stretto passaggio inghiottiva la luce, potenzialmente nascondendo qualunque tipo di minaccia. La sua mano si strinse attorno alla spada del padre, ed egli si concentrò sulla schiena di Mario, mentre il suo amico bussava ancora sulla porta di quercia sgraffiata ornata dall’orribile fallo di pietra eretto che identificava l’occupazione degli inquilini della casa. Si stava stancando della sua ricerca, ma il gran bisogno che gli rodeva il ventre… e il costante buon umore e incoraggiamento di Mario… non gli avrebbero permesso di rinunciare alla sua missione.

 

La porta si aprì a fessura e una luce cupa scaldò la notte buia.
- Entrate carini! - esclamò una giovane donna dai capelli scuri quando vide alla porta i due attraenti giovani, e la spalancò. Valutò rapidamente i loro abiti e fu compiaciuta di trovare siffatti clienti benestanti in quella parte della città. Non erano clienti del tipo abituale e praticamente le venne l’acquolina in bocca mentre calcolava quali tesori avrebbe potuto acquistare con il doppio della sua normale tariffa. Forse poteva chiedere il triplo. Si fece da parte, ma afferrò il braccio di Glauco quando passò, scegliendo la sua preda.

 

Glauco si era abituato ad un tale comportamento e mormorò le parole ormai ripetute spesso:
- Sto cercando una in particolare. - Aveva abbandonato da tempo il comportamento malizioso che caratterizzava le sue prime visite ai bordelli, ma cercò di non far trasparire dalla voce la noia e la disperazione.

 

- Oh. - Ella allentò la presa, ma subito strinse di nuovo, vedendo altre donne che si avvicinavano, e aggiunse precipitosamente. - Nessuna ha qualche dote speciale, qui, carino. So fare qualsiasi cosa tu voglia, proprio come chiunque altra. - Attirò ancora di più Glauco nell’atrio squallido che puzzava di odori di cucina stantii, bloccando con il proprio corpo la vista di lui alle altre prostitute.

 

Glauco sorrise brevemente.
- No, non è quello che intendevo. Sto cercando una donna molto particolare che un tempo era una prostituta… e potrebbe esserlo ancora. Dovrebbe essere sulla quarantina adesso, ma ho una descrizione di lei soltanto di quando era molto più giovane.

 

- Come si chiama?

 

- Non lo so.

 

Le altre prostitute stavano per allontanarsi.
- Aspettate, per favore! - esclamò Glauco. - Sono disposto a pagare per l’informazione. Io… noi vorremmo parlare a chiunque di voi potrebbe essere di età simile… sulla quarantina. Pagherò bene.

 

La prostituta dai capelli scuri gli lasciò il braccio e si mise le mani sui fianchi snelli, lanciandogli un’occhiata obliqua.
- Così… ti piace giocare a fare il ragazzino, mmm? Ti piace essere sculacciato, forse…?

 

- Ti assicuro… - farfugliò Glauco e arrossì, e Mario soffocò un sogghigno.

 

- Oh, non devi spiegare. Non sei l’unico uomo a cui piacciono le donne più vecchie e un po’ di gioco duro. - Si rivolse a Mario. - E tu, invece?

 

- Io sono con lui, - rispose, il viso una maschera di finta serietà.

 

- Giocate in coppia? Bene, dovrete pagare il doppio malgrado avrete una donna sola, - avvertì lei, poi si mise le mani a coppa intorno alla bocca e gridò giù per il corridoio sporco. - Eugenia! - Riportò la sua attenzione sui due giovani. - Non lavora più… per lo più dirige le cose qui… ma ha molta esperienza. Non rimarrete delusi. - Accennò con la testa verso una porta color blu acceso lontana dal piccolo atrio. - Aspettate là.  Sarà da voi subito. - Con ciò li congedò dalla propria mente e ritornò all’entrata in attesa di clienti più disponibili.

 

Mario girò la maniglia ed entrò nella stanza poco illuminata. I muri erano blu come la porta e un grande letto di legno con coperte sgualcite dominava il piccolo spazio. Il solo altro mobile era un divano con alti braccioli imbottiti che Glauco sapeva potevano essere impiegati in molti giochi sessuali.
- Hai notato che più ci allontaniamo dal Palatino e meno, umm… eleganti… sono le signore? - commentò Glauco.

 

- Meno pulite, anche, - disse Mario osservando le macchie sul divano. Entrambi decisero di rimanere in piedi mentre aspettavano “Eugenia”.

 

Quando gli occhi di Glauco si adattarono alla debole luce, egli notò delle forme colorate sul muro dietro il letto. Si avvicinò, socchiudendo gli occhi, e dalle forme emerse quella di una donna quasi nuda, che si accoppiava con due uomini, uno davanti e uno dietro. Glauco lanciò un’occhiata a Mario da sopra la spalla e sollevò un sopracciglio.
- Così è questo che quella pensa vogliamo fare con Eugenia?

 

Mario usò il suo miglior sorriso lascivo.
- Io penso che lei creda che abbiamo bisogno di un po’ di disciplina, - e accennò con la testa verso un altro muro dove un affresco crepato rivelava un uomo svestito di età indefinita sdraiato a pancia in giù sul divano che riceveva una sonora punizione da una donna seminuda dietro di lui. Il volto della “vittima” esprimeva intensa eccitazione. - Un pochino appariscente, - borbottò Mario poi spostò la sua attenzione di nuovo alla porta e aggiunse: - Mi chiedo che cosa… - La sua frase fu interrotta dalla porta che sbatté contro il muro con un colpo fragoroso, facendo piovere la luce sui loro piedi. C’era una donna alta, in piedi, le mani piantate fermamente sui fianchi, le gambe divaricate in una posa autoritaria.

 

- Oh… ecco qui i miei ragazzacci. Vi stavo cercando dappertutto. - Schioccò la lingua. - Siete stati molto cattivi tutti e due… vero? - La prostituta avanzò verso di loro in modo provocante, il volto oscurato dalla luce più brillante proveniente da dietro di lei.

 

Mario indietreggiò ma Glauco restò fermo dov’era.
- Ti assicuro, domina, che non siamo qui per le ragioni che ti sono state dette. Cerchiamo informazioni. Nient’altro.

 

- Oh, non c’è bisogno che vi sentiate imbarazzati con me, - disse lei tanto leziosamente quanto lo permetteva la sua energica figura.

 

- No. No… te l’assicuro. Non vogliamo altro che informazioni. E pagheremo bene se ce ne potrai procurare.

 

Le parole del giovane sembrarono confonderla momentaneamente.
- Informazioni? Pensavo…

 

- No, domina. Non desideriamo favori sessuali… ma sarai ricompensata generosamente per il tuo tempo.

 

Le spalle di lei immediatamente s’incurvarono e il suo corpo si rilassò rivelando la sua età matronale.
- Oh cari, oh cari, - mormorò, chiaramente confusa. - Guardate questa stanza. Non si riesce più ad avere lavoratori affidabili di questi tempi. - Con uno strattone, levò le lenzuola dal letto e le gettò in un angolo, poi si affacendò davanti ai due uomini per lisciare la seduta del divano prima di darvi un colpetto sopra. - Sedetevi, sedetevi, signori. Mi scuso per l’equivoco. Prego… sedetevi.

 

Glauco osservò con disgusto il divano macchiato, ma non voleva offendere la donna. Si sedette sull’orlo della seduta lasciando abbondante spazio per Mario. Quando il suo amico sembrò poco incline ad unirsi a lui, Glauco gli afferrò la toga da dietro e lo obbligò a sedere.

 

- Ohhh… sei già stato qui, - la donna rimproverò scherzosamente Glauco agitandogli il dito davanti al viso.

 

- Ti assicuro di no, domina.

 

Ella trasse una sedia nascosta in un angolo e sedette di fronte a loro, e per la prima volta Glauco la vide chiaramente. Stimò che l’età della donna fosse almeno il doppio della propria, se non di più. Era ovvio che doveva essere stata una donna molto attraente, ma il tempo aveva preteso il suo tributo. La sua figura alta era morbida attorno alla vita e i seni pesanti erano flosci sotto la stola bianca. I capelli scuri erano largamente striati di grigio e c’erano rughe profonde agli angoli degli stupefacenti occhi verdi e della bocca dalle labbra piene. Quegli occhi erano pieni di incertezza.
- Eppure… io ti ho già visto da qualche parte.

 

- Nei dintorni di Roma, forse… forse nelle biblioteche? - Glauco cercò di controllare una crescente eccitazione che poteva rivelarsi ingiustificata.

 

Ella rise.
- Le signore della nostra professione non visitano le biblioteche, temo. - Si chinò in avanti e lo osservò attentamente. Improvvisamente trattenne il fiato e la mano le volò alla bocca. - Oh dei. Oh dei. - Il viso di lei impallidì, ella si alzò e gli si avvicinò, la mano tesa per sfiorargli incerta il viso volto in su. - Gli dei siano benedetti, - sussurrò. - Tu sei suo figlio.

 

Due bocche si spalancarono all’unisono.

 

- Chi? Il figlio di chi? - alitò Glauco. Attorcigliò le dita nell’abito nero per controllare il loro tremore.

 

- Del generale Massimo. Tu sei la sua immagine. - Eugenia si lasciò cadere di nuovo nella sedia e lo fissò.

 

Glauco quasi non osava respirare.
- Come mai conosci mio padre?

 

- Molti, molti anni fa mi trovavo in un accampamento vicino al Mar Nero quando il generale Massimo arrivò per sedare un complotto del generale Cassio per usurpare il trono a Marco Aurelio.

 

Glauco era troppo sopraffatto per parlare. Aveva trovato la prostituta di suo padre? Era riuscito a trovarla, finamente?

 

Percependo il tumulto emotivo dell’amico, Mario prese le redini della conversazione, cercando di ricordare tutto quello che Glauco gli aveva raccontato di questa donna misteriosa. Era stata bella… con ogni evidenza la donna di fronte a loro era stata bella un tempo. Aveva avuto capelli d’oro ramato… ma i capelli di questa donna erano stati chiaramente molto scuri. Non era raro, tuttavia, per le donne, indossare parrucche o addirittura tingersi i capelli con colori esotici.
- Aiutasti tu il generale Massimo a sventare il complotto di Cassio? - chiese Mario con prudenza.

 

Eugenia si raddrizzò immediatamente.
- Oh sì, oh sì, certo! Certo che lo aiutai! Aiutai lui e Giulia in ogni modo che potei. - Un sorriso colmo di ricordi si fissò sui suoi bei lineamenti delicati. - Oh, era un bell’uomo, tuo padre. Eravamo tutte così gelose di Giulia…

 

- Giulia? - interruppe Glauco. - Chi è Giulia?

 

- Oh, fu l’amante del generale finché restò al nostro accampamento. - Eugenia sbuffò. - Ragazza fortunata.

 

Le parole lottarono per sfuggire dalle labbra di Glauco. Amante? Giulia?
- Descrivi Giulia, - domandò infine.

 

- Ecco, vediamo. - Eugenia sollevò la testa. - Era assolutamente la donna più bella che avessi mai visto. Eravamo tutte graziose… a quel tempo… ma Giulia era speciale. La favorita di Cassio. Era alta e snella, con begli occhi azzurri del colore del cielo in un giorno nuvoloso, e aveva lunghi capelli ondulati che ogni donna le invidiava. Erano d’oro rosso. Proprio come un tramonto.

 

Glauco chiuse gli occhi. Giulia. Si chiamava Giulia… ma ancora non l’aveva trovata.
- Dov’è Giulia ora? - sussurrò.

 

- Non lo so, caro. Non la vedo da anni.

 

Il cuore di Glauco precipitò. Posò i gomiti sui ginocchi e si chinò in avanti per appoggiare la testa sulle mani, massaggiandosi per l’improvviso mal di testa che gli perforava le tempie.

 

Giulia.

 

Giulia. Giulia. Giulia.

 

Mario posò una mano rassicurante sulla schiena dell’amico e si rivolse ad Eugenia con un sorriso incoraggiante.
- Stiamo cercando Giulia da mesi, ma non ne conoscevamo il nome. Non eravamo nemmeno certi che fosse a Roma, perciò sei stata di grande aiuto per noi. C’è qualcos’altro che ci puoi dire di lei? Il suo cognome, per esempio?

 

- Era una prostituta, proprio come me… e le prostitute non hanno cognomi. Era semplicemente “Giulia” - Scosse la testa tristemente e osservò l’atteggiamento afflitto di Glauco. - Si innamorò del generale Massimo, poverina, ma lui era sposato e trascorse solo poco tempo con lei. Dubito che sia mai riuscita a dimenticarlo, comunque.

 

- Dove la vedesti per l’ultima volta, e quando? - incalzò Mario quando Eugenia sembrò incline a perdersi di nuovo nei ricordi.

 

- Oh, devono essere più di dieci anni ormai.

 

Le spalle di Glauco si incurvarono.

 

- Al Mercato Traiano, - continuò Eugenia. - Stava guardando della lana di ottima qualità, credo, perché la vidi soltanto da lontano e lei non vide me. Quando riuscii a farmi strada tra la folla, se n’era andata.

 

- Non l’hai più vista da allora? - chiese Mario.

 

- No… no. Giulia non si curò di restare in contatto con il resto di noi, dopo che arrivammo a Roma. Era una bella ragazza, ma si teneva sempre in disparte dalle altre prostitute. - Eugenia diceva la parola “prostituta” con tono né di scusa né di vergogna. - Era la favorita di Cassio e dava sempre l’impressione che si sentisse un po’ al di sopra delle altre. - Eugenia fece spallucce. - Ma, se fossi stata al suo posto, probabilmente avrei fatto lo stesso.

 

- Ci puoi dire qualcos’altro di lei? - sollecitò Mario. - Qualche voce che puoi aver udito?

 

- Ecco… vedo ancora qualcuna delle altre ragazze ogni tanto. Sai… ai mercati… e Eliana ha sentito da Onora che aveva fatto un matrimonio ricco. Davvero ricco, se capisci quel che voglio dire. Non so dove Onora l’abbia sentito dire. - Per la prima volta uno sguardo di curiosità attraversò il viso di Eugenia e chiese. - Ma perché state cercando Giulia? Il generale sta cercando di ritrovarla? - Ridacchiò… un suono fanciullesco malgrado gli anni. - Sapete, ho sempre pensato che fosse un po’ più che entusiasta di lei. Se la tenne tutta per sé dopo che loro due uccisero Cassio.

 

La testa di Glauco scattò in su.

 

Eugenia si rannicchiò come se fosse stata schiaffeggiata.
- Oh, oh dei. Mi dispiace tanto, - balbettò. - Marco… ti chiami così, vero? Non devi pensare male. Dopo tutto, tuo padre ritornò da tua madre e abbandonò Giulia, quando avrebbe potuto tenerla, se avesse voluto.

 

- Io non mi chiamo Marco, - gracchiò Glauco. - E mio padre scomparve anni fa. L’unica ragione per cui sto cercando Giulia è per scoprire che cosa accadde a lui.

 

- Oh dei, oh dei, - ripeté Eugenia, incerta su che cos’altro dire. Ma poi il suo addestramento da prostituta le venne in aiuto ed ella si alzò, tendendo la mano verso la porta.
- Perché non andiamo nel mio appartamento? Che modi terribili ho, lasciare voi due gentiluomini seduti qui. Vi farò rifocillare e vi dirò tutto quello che so.