La Storia di Glauco: Capitolo 11

 

Capitolo 11 - Le altre donne

Glauco fischiettava una vivace melodia ispanica quando aprì la porta, scoprendo che Giovino stava già mangiando una leggera colazione.

 

- E’ andata bene la notte scorsa? - disse Giovino a voce alta.

 

- Non poteva andar meglio, - rispose Glauco, - nonostante il tuo tentativo di gettare acqua fredda sulla cosa. - Zeus guardò nella sua direzione e dimenò un paio di volte la lunga coda poi tornò a rivolgere la sua attenzione al cibo sul tavolo.

 

- Non ho mai tentato nulla del genere, - protestò Giovino lanciando un boccone al cane. - Volevo soltanto che stessi attento. Ci sono molte donne in questa città a cui piacerebbe prendere al laccio un marito giovane e ricco. Specialmente se è il figlio del generale Massimo e per giunta di bell’aspetto.

 

Glauco si sedette sulla panca di fronte a Giovino.
- Katerina è semplicemente sola, Giovino. E’ troppo giovane per stare da sola… vedova.

 

- Katerina mi piace moltissimo, ma non credi che preferirebbe vivere in una ricca fattoria in Ispania?

 

Glauco afferrò una pagnotta fresca e la strappò in due.

 

- Non ti ha dato nulla da mangiare questa mattina?

 

Glauco si limitò a sogghignare e volse la conversazione su qualcosa che aveva avuto in mente sin dal loro colloquio la notte prima.
- Giovino, chi era la donna regale che amava mio padre?

 

Giovino si sedette all’indietro e incrociò le mani sulla pancia osservando il giovane.
- Una donna che era la figlia di un imperatore, la sorella di un imperatore… e la moglie di un imperatore.

 

Quell’indovinello descriveva una sola persona.
- L’Augusta Lucilla?

 

- Sì.

 

Glauco emise un basso fischio di ammirazione.
- Di certo mio padre puntava al massimo. Si dice che fosse estremamente bella.

 

- Lo era. Lei e tuo padre si incontrarono per la prima volta quando erano entrambi bambini e tra di loro immediatamente si formò un legame. Si rincontrarono anni dopo… quando tuo padre aveva circa la tua età ed era già nell’esercito. Si innamorarono…

 

- Aspetta… vuoi dire che anche mio padre la amava? - chiese Glauco assaggiando un boccone di fragole dolci con panna.

 

- Sì, credo che l’amasse. Moltissimo.

 

- Era sposata a quel tempo?

 

- No, ma era promessa all’imperatore Lucio Vero, all’insaputa di tuo padre. Ella indusse Massimo a credere che potevano stare insieme come marito e moglie.

 

Glauco sbuffò.
- Gli mentì.

 

- Suppongo che si possa dire così. Io credo che lei sentisse il bisogno disperato di non perderlo prima di esservi obbligata, così gli nascose la verità.

 

- Consumarono la relazione?

 

- Non lo so, anche se è piuttosto probabile. Lei aveva un’ossessione assoluta per Massimo. Per lei sarebbe stata comunque una cosa molto pericolosa da fare… recarsi al proprio letto nuziale senza essere vergine. Potrebbe averlo rischiato, pur di stare con lui.

 

- Perché una donna come lei venne qui?

 

- Lucilla e Commodo furono mandati qui per sfuggire alla peste che i soldati avevano portato a Roma dall’oriente.

 

- Quindi mio padre conosceva anche Commodo da molto tempo.

 

- Sì, ma non si piacevano reciprocamente. Commodo era fin da allora un ragazzo viziato e maleducato e Marco Aurelio stravedeva già per tuo padre. Non era una felice combinazione.

 

- Commodo covava del risentimento per mio padre da età molto precoce, allora.

 

- Sì, Commodo aveva un attaccamento alquanto innaturale per la sorella e invidiava profondamente l’amore che lei condivideva con Massimo.

 

- Sia suo padre che sua sorella amavano mio padre.

 

- Esatto.

 

- Lei deve aver sposato Lucio Vero pur essendo ancora innamorata di mio padre.

 

- Sì. Gli imperatori giunsero nell’accampamento e fu allora che Massimo scoprì del fidanzamento di lei. Egli era molto adirato e ferito. Cercò di ferire pure lei rinnegando il proprio amore. Fu una situazione molto triste.

 

- Lucio Vero morì piuttosto giovane, vero?

 

- Sì, ma per allora Marco Aurelio aveva scoperto l’amore di sua figlia per Massimo ed esaudì a tuo padre il suo desiderio di tornare a casa in Ispania per la prima volta da quando era ragazzo. Gli diede anche il permesso di sposarsi legalmente, cosa che ai soldati non era consentita a quel tempo. Fu lì che egli conobbe e sposò tua madre e l’amò moltissimo. Da quel che vedevo, era una buona compagna per lui… bella, intelligente, forte, volitiva.

 

- So che hai detto che mio padre rimase fedele a mia madre… e più ci penso più l’idea mi piace moltissimo… ma deve aver conosciuto altre donne. Ci furono altre relazioni che avrebbero potuto diventare unioni d’amore se lui l’avesse permesso?

 

- Forse una.

 

- Raccontami. - Glauco con un’altra pagnotta raccolse la panna macchiata di rosa rimasta nella sua tazza.

 

- Ne venni a conoscenza dai soldati che accompagnarono tuo padre fino al Mar Nero per sedare la ribellione del generale Cassio.

 

- Il generale Cassio? L’uomo che affermò che Marco Aurelio era morto e cercò di usurpare il trono per sé? Quel generale Cassio? - All’annuire di Giovino, Glauco continuò. - Mio padre aiutò a fermare la ribellione?

 

- Fu lui a fermare la ribellione… fece quasi tutto da solo… e salvò il trono di Marco Aurelio.

 

Glauco scosse la testa sorpreso.
- C’è talmente tanto che non so su di lui. Nessuna meraviglia che l’imperatore lo amasse tanto… e che Commodo lo odiasse.

 

- E lui amava l’imperatore. Non dimenticare che la famiglia di tuo padre gli venne a mancare in età molto giovane ed egli si arruolò nell’esercito subito dopo. Marco Aurelio divenne come un padre per lui.

 

- Chi era la donna?

 

- Una bellissima schiava dai capelli rossi… una prostituta che…

 

- Una prostituta? Si innamorò di una prostituta? - Glauco scoppiò a ridere. - Stai cercando di dirmi che non se la portò a letto?

 

- Vuoi ascoltarmi o no? - Glauco alzò le spalle e indicò a Giovino di continuare. Stava scoprendo che suo padre era davvero un uomo molto complicato.

 

- A quanto pare lei lo aiutò ad uccidere Cassio e ad un certo punto potrebbe perfino aver salvato la vita a tuo padre.

 

- Come si chiamava?

 

- Non ricordo.

 

- Credi che sia ancora laggiù? - Glauco cercò di indovinare quanto tempo gli ci sarebbe voluto per recarsi a cavallo fino al Mar Nero.

 

- No, su richiesta di tuo padre le fu restituita la libertà e fu mandata a Roma per rifarsi una nuova vita.

 

- Potrebbe essere difficile trovarla.

 

- Impossibile. Probabilmente non fa più la prostituta e potrebbe essersi sposata… chissà che cosa ne fu di lei…

 

- Che cosa accadde a Lucilla?

 

- Fu mandata in esilio quando cominciò la guerra civile per la corona di Roma. Lucilla era una donna molto forte ed intelligente, vedi. Io credo che coloro che speravano di ottenere la supremazia la vedevano come una minaccia… forse addirittura come la potenziale prima imperatrice al governo di Roma. Volevano che se ne stesse lontana. Il suo giovane figlio, Lucio, andò con lei e ho saputo che lei morì in esilio.

 

- Sei sicuro che morì? Forse si tenne nascosta.

 

- No, non sono assolutamente sicuro.

 

- Adesso ho tre ragioni per andare a Roma. Lucilla… questa ex prostituta senza nome… e Quinto. Ognuno di loro potrebbe sapere qualcosa su mio padre. E io ho certamente un conto in sospeso con Quinto.

 

- Non fare sciocchezze. Tuo padre non andò mai a Roma perciò non rivide mai più la prostituta, o Lucilla o Quinto, per quel che lo riguarda.

 

- Eppure, noi non sappiamo dove sia andato a finire dopo la sua scomparsa. Forse fuggì e decise di ricominciare una nuova vita laggiù. E’ una città enorme. Poteva scomparirvi.

 

- Ti stai aggrappando al nulla.

 

- E’ tutto ciò cui posso aggrapparmi. Giovino, ti ringrazio di avermi raccontato tante cose di mio padre. Negli ultimi cinque anni egli è stato questa… figura indistinta che non faceva che dissolversi quando cercavo di raggiungerla. Tu lo hai reso molto più reale per me. Molto più umano.

 

- Era un grande uomo, tuo padre, ma non un dio. Un mortale, con più intelligenza, forza e coraggio della maggior parte degli uomini, ma questo è tutto. Non è possibile amare un dio, solo adorarlo, e Massimo era amato profondamente.

 

- E questo sembra essere ciò che gli ha procurato tutti questi guai. Ti viene in mente qualcun altro in Germania con cui dovrei parlare?

 

Giovino esitò.
- Stai per partire?

 

- Presto. Ci devono essere persone in altri accampamenti che lo conobbero e potrebbero essere in grado di darmi qualche indicazione. Inoltre, voglio vedere la strada del fiume che egli percorse tanto spesso.

 

- Mi mancherai.

 

Glauco sorrise.
- Anche tu mi mancherai, ma tornerò. Tornerò di sicuro. E allora… per provarti che tornerò, lascerò Zeus qui con te. Che ne pensi? Indubbiamente sembra che tu gli piaccia.

 

- Ne sarei felicissimo. - Giovino accarezzò la folta testa del cane dove essa gli poggiava in grembo. - C’è un uomo, a Bonna, di nome Lucio che conobbe tuo padre quando era molto giovane… forse aveva solo quattordici anni. Fu inviato agli eserciti ausiliari e si persero di vista finché non s’incontrarono di nuovo pochi mesi prima della… scomparsa… di tuo padre.

 

- E’ ancora laggiù?.

 

- Credo di sì. Erano molto amici durante gli ultimi giorni di tuo padre con la legione.

 

- Qualcun altro?

 

- Sì, ma non so dove sia. Potrebbe essere l’uomo più importante di tutti. Il suo nome è Marciano ed era il capo chirurgo della Felix III. Lui e tuo padre erano buoni amici. Scomparve il giorno dopo tuo padre… e portò via con sé la maggior parte degli effetti personali di Massimo. Lettere scritte da tua madre…

 

Glauco balzò in piedi.
- Dove posso trovare quest’uomo?

 

Giovino socchiuse gli occhi e guardò attentamente il figlio di Massimo.
- Te l’ho appena detto, non lo so.

 

- Allora chi lo sa?

 

- Probabilmente nessuno. Siediti, Glauco. Io parlai a lungo con il servitore di tuo padre, Cicero, prima che anche lui scomparisse.

 

- A Roma.

 

- Sì.

 

- Tutte le strade sembrano condurre a Roma, Giovino.

 

- E’ innegabile.

 

- Che cosa ti disse Cicero?

 

- Lui e Marciano erano gli unici soldati a conoscenza di quello che stava accadendo quella terribile notte in cui l’imperatore morì. - Giovino alzò una mano per bloccare la domanda di Glauco. - Non c’era nulla che potessero fare per fermare la cosa perché erano entrambi rigorosamente sorvegliati dai pretoriani di Commodo. Marciano era il medico che fu obbligato a scrivere il certificato di morte dell’imperatore e disse a Cicero che l’imperatore era stato strangolato e che anche tuo padre aveva visto i segni sul suo collo. Così, quando tuo padre rifiutò di dichiarare la sua lealtà a Commodo, il nuovo imperatore lo fece arrestare da Quinto. Fu tramortito e legato prima di essere trascinato via, ma non prima che Cicero li udisse dire a Massimo che anche la sua famiglia sarebbe stata uccisa.

 

Glauco non riuscì più a tacere.
- Così egli sapeva che la sua famiglia era condannata a morire.

 

- Sì, purtroppo. Per lui sarebbe stato più terribile della prospettiva della propria morte.

 

Il piede di Glauco tamburellò il pavimento per l’eccitazione.
- Questo potrebbe essere il motivo per cui egli si batté e li respinse. Giovino, potrebbe essere arrivato in Ispania appena poche ore dopo che era già troppo tardi… così li seppellì. Qualcuno li seppellì con amorevole cura.

 

- Allora, perché non si sarebbe limitato a rimanere lì?

 

Lo stato d’animo del giovane precipitò di nuovo.
- Non lo so. Forse i pretoriani ritornarono e lo trovarono là e lo trascinarono di nuovo via. Ecco perché io penso che possa essere in prigione. Forse a Roma. Devo andare a Roma, Giovino. Forse Marciano è a Roma.

 

- Ne dubito.

 

- Perché dici ciò?

 

- C’è una cosa che so davvero di quell’uomo ed è che è un cristiano. Era così disgustato da quanto era accaduto a tuo padre che lasciò l’esercito quella stessa notte e disse che sarebbe andato da una comunità cristiana da qualche parte nell’impero.

 

- Be’… è già qualcosa. Quelle persone se ne stanno in luoghi alquanto remoti, vero?

 

- Non lo so.

 

Glauco sospirò.
- Be’, Giovino, non ho più risposte ma certamente ho molte più domande… e molte più indicazioni. Credo che partirò domani per Bonna, poi tornerò qui per alcuni giorni prima di andare a Roma. D’accordo?

 

Giovino si limitò ad annuire. Che cosa poteva dire? Avrebbe voluto che questo adorabile impetuoso giovane, che gli ricordava tanto il giovane Massimo non se ne andasse mai.