La Storia di Glauco: Capitolo 4
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Persio legò il suo cavallo al cancello rotto e risalì lentamente il sentiero ombreggiato dai pioppi, lo sguardo concentrato sulla schiena del giovane in piedi davanti alle due tombe coperte di vegetazione, le spalle cadenti e la testa china, la postura che tradiva abbattimento e dolore assoluti. Glauco non alzò nemmeno lo sguardo quando suo zio gli si fermò accanto. Persio notò i grandi cambiamenti nel ragazzo da quando, solo due settimane prima, aveva indossato la toga virilis. Perduti la costante risata e il tono leggero che avevano caratterizzato la sua personalità. Invece indossava un manto di gravità che gli pesava addosso tanto da sembrare quasi incapace di movimento.
Persio si schiarì la gola.
- Lo so che ci sei, zio. - Glauco non allontanò lo sguardo dalle tombe.
- Ero solito venire in questa fattoria quando avevo la tua età. Venivo qui con mia sorella quando andava a trovare il soldato che poco dopo sposò.
Glauco lo udiva a malapena.
- Avevo l’abitudine di giocare su questi tumuli. Non avevo idea che fossero le tombe di mia madre e mio fratello. - Glauco finalmente guardò Persio con gli occhi gonfi e questi seppe che il ragazzo aveva pianto. - Perché nessuno me l’ha detto? - chiese, l’agonia nello sguardo.
Persio sospirò.
- Era troppo presto per dirtelo.
- Quel che ho fatto è così irrispettoso…
- No, Glauco, no. Se non altro, sono certo che Olivia fosse contenta di avere entrambi i suoi figli così vicini a lei.
Glauco si chinò e afferrò un pugno d’erba ed erbacce, poi con rabbia le strappò da una tomba, prima di
girarsi per mettersi di fronte allo zio, le erbacce strette
nel pugno che fece ondeggiare sotto il naso di Persio.
- Perché si è permesso che si ricoprissero a tal punto di vegetazione? Perché non ci sono lapidi?
Persio gentilmente aprì le dita del
nipote e lasciò che le erbacce si disperdessero nella brezza, poi strinse la mano di Glauco in segno di solidarietà prima di
abbassarla lungo il fianco del ragazzo.
- Pensavamo che Olivia volesse rimanere sepolta sulla terra che condivideva con
Massimo, perciò non l’abbiamo spostata nella nostra proprietà. Ma, quando prendemmo questa decisione sapevamo anche che
dovevamo lasciare anonime le tombe. - Glauco cominciò a protestare, ma Persio
sollevò la mano per zittirlo. - Lasciami spiegare. So che mio fratello e mio
padre ti hanno raccontato che ci sono molti misteri che circondano le morti di tua madre e tuo fratello… e la scomparsa di tuo
padre. Ma tutto doveva essere in qualche modo
collegato con il cambiamento nel governo dell’impero. In altre parole, Glauco,
erano coinvolti uomini molto potenti. Ma non si sono accorti di te e noi non
vogliamo che niente… niente…
possa indurli a credere che ci sia un altro figlio ancora vivo, e questo
include l’impedirti di visitare le tombe di tua madre e tuo fratello. Ad ogni
modo, eri davvero troppo giovane per conoscere la verità. Persino adesso, non
devi attardarti su di esse o trascorrere qua troppo
tempo… sebbene la tenuta ora ti appartenga.
- Come non potrei? Tu hai avuto tredici anni per abituarti all’idea del loro assassinio. E’ tutto nuovo per me. Per me è come se fosse appena accaduto. Non riesci a ricordare come ti sentisti tredici anni fa? - implorò Glauco, scrutando negli occhi dello zio in cerca di comprensione.
Persio coprì con le sue braccia le
spalle del ragazzo e rudemente se lo tirò vicino nel modo che fanno gli uomini
quando hanno bisogno di conforto, ma sono imbarazzati nel condividere troppa
intimità fisica.
- Lo ricordo come se fosse ieri. Vieni a sederti sul muretto con me. E’ lì che
spesso mi sedevo quando venivo qui con mia sorella a
trovare tuo padre, prima che si sposassero.
Glauco con riluttanza si fece
sospingere verso il muretto.
- Lo conoscevi bene?
- Probabilmente meglio di chiunque in famiglia, a parte tua madre. Era il mio eroe… l’uomo migliore che io abbia mai conosciuto. Volevo essere proprio come lui. Lo vidi persino agire da generale in Germania.
Glauco si fermò bruscamente.
- Anche tu
andasti in Germania?
Persio gli afferrò la mano e lo tirò innanzi.
- Sì. A tuo padre era permesso raramente tornare a casa, era troppo occupato a
dirigere l’esercito. Olivia sentiva terribilmente la sua mancanza ed aveva
paura che Marco crescesse senza conoscere suo padre, perciò partì per la
Germania con Marco quando lui aveva solo cinque anni. Tuo padre non tornava a
casa da anni e le mancava terribilmente. Mi confidò il suo piano e mi persuase
ad accompagnarla. Sembrava proprio una bella avventura
così accettai prontamente. - Persio percorse con la
mano i detriti sulla sommità del muretto, poi afferrò una pietra e la lanciò in
direzione del ruscello, prima di mettersi a sedere e
far cenno a Glauco di sedersi accanto a lui. Il ragazzo non esitò, affamato di ogni briciola d’informazione. - Fu un viaggio lungo e
duro. Molto più duro di quanto mi rendessi conto… specialmente l’attraversare
le montagne. Ci volle più di un mese per arrivare laggiù e quando finalmente ci
riuscimmo, scoprimmo che tuo padre stava facendo il giro di altre
legioni lungo i fiumi Reno e Danubio. Era responsabile di un territorio enorme,
dozzine di legioni… e migliaia di uomini. La Germania era in rivolta, a
quel tempo, e tuo padre conduceva molte, molte
battaglie.
- Le vinceva?
Persio rise e scosse la testa ammirato.
- Oh, sì. Certamente che le vinceva.
Incerto di che cosa avesse
provocato l’ilarità dello zio, Glauco chiese con aria seria.
- Fu ferito?
- Qualche volta. Ma guarì sempre. Era molto forte nel corpo e nello spirito.
Glauco avvicinò il ginocchio e avvolse
le braccia intorno ad esso prima di posarvi sopra la
guancia e guardare attentamente il più giovane dei suoi zii.
- Com’era? Come persona,
voglio dire, non come generale.
- Tendeva ad essere un po’… troppo controllato... perché aveva tantissime responsabilità. Portava un fardello terribile. Ma era un uomo completamente diverso con la sua famiglia… molto tenero e benevolo. Quando era qui, lontano dalle guerre in Germania, era piuttosto accomodante e spesso molto divertente. Era ingegnoso, vivace. Era un uomo molto intelligente. Poteva essere ostinato e determinato e talvolta assolutamente terrificante. Ma poi lo vedevo con Marco, e sapeva essere così gentile e giocoso, e affettuoso e tenero con tua madre. Li adorava entrambi.
- Perché non lasciò l’esercito per stare con loro?
- Non poteva. Era stato prescelto dal suo imperatore e doveva obbedire. Inoltre, posso dirti che amava veramente la vita militare… le sfide, le responsabilità. Amava Roma e voleva servirla in qualunque modo potesse. Questo non significa che amasse di meno la sua famiglia. Era un uomo davvero eccezionale, tuo padre. - Persio lanciò un’altra pietra che decapitò una margherita lì vicino. - Mi manca.
- Io credo che sia ancora vivo.
Persio si raddrizzò e alzò entrambe
le mani per cercare di fugare quella convinzione.
- No… no, Glauco. Non metterti a sperare. Non è vivo. Lui sarebbe tornato.
- Forse non poteva. Forse è in qualche prigione da qualche parte e si sta domandando perché nessuno sia andato a cercarlo. Forse è ferito e sente che tutti l’hanno dimenticato. Potrebbe essere così, non credi? Riesci a immaginare quanto sarebbe terribile? Sarebbe stato spaventato e affamato e solo… per tutti questi anni…
- Glauco…
Il ragazzo scattò in piedi e si
mise di fronte allo zio.
- Potrebbe essere vero!
- E’ altamente improbabile, - replicò Persio, la sua risposta una supplica perché capisse.
- Crederò che mio padre è vivo finché non verrà provato il contrario. Io lo cercherò.
- L’impero è enorme, - gli rammentò Persio con gentilezza.
- Lo so. - Glauco sfregò il terreno con il sandalo, la mascella tesa in una linea decisa.
- No, non lo sai. Anch’io pensavo di saperlo finché non andai in Germania. Ogni volta che Massimo capitava qui, io in qualche modo assumevo che aveva appena affrontato un bel viaggetto attraverso graziose colline della durata di un giorno o due. Non è così, per niente. Le montagne sono traditrici e ci sono banditi e ladri dappertutto. Ci sono poche taverne, una volta passate le Alpi… ci sono solo foreste buie e oscure e fanno molta paura. Il tempo può essere terribile… neve, pioggia, grandine. Quando tornammo dalla Germania, Massimo stesso si accompagnò a noi, era molto preoccupato per la sicurezza di tua madre e tuo fratello. Nessuno avrebbe osato sfidare lui.
Glauco si risedette, desiderando
incoraggiare lo zio a continuare a parlare.
- Quanto tempo restasti in Germania?
- Alcuni mesi.
- Davvero? Che cosa facesti là per tutto quel tempo?
Persio arrossì imbarazzato.
- Ecco… immaginavo di essere un soldato. - Sorrise. - Incominciai persino a imparare come maneggiare una spada. Scoprii che non avevo
quel che ci vuole per essere un soldato. Quelli sono uomini duri, durissimi. Ma, per la maggior parte del tempo, tenevo d’occhio tua
madre e tuo fratello. Era quello che voleva tuo padre, perché lui era lontano
la maggior parte del tempo. Il dovere lo reclamava.
- Che cosa faceva mia madre?
- Si struggeva per tuo padre, per lo più. - All’improvviso Persio scoppiò a ridere, ricordando la notte in cui Massimo era tornato e aveva scoperto moglie e figlio nell’accampamento… e la tremenda derisione di cui era stato vittima il giorno dopo.
- Che c’è di così divertente?
- Niente che possa dire a te.
Glauco roteò gli occhi e Persio gli
diede una pacca sulla spalla.
- Passava i giorni occupandosi di
Marco… e dipingendo.
- Dipingendo? Dipingendo cosa?
- Tua madre aveva molto talento, Glauco. Sapeva intagliare meravigliosi cavalli… - Le sopracciglia di Persio si sollevarono all’improvviso ricordo. - Sai, quelle statuine di cavalli nella stalla?
- Sì, ero solito giocarci.
- Le fece tua madre.
- Lei? - Glauco era stupito e annichilito per l’aver tanto spesso maneggiato qualcosa creato da sua madre con le proprie mani. - Ne ho qualcuna nella mia camera. Sono stupefacenti…
- Fece delle meravigliose statuine di se stessa e di Marco come dono a tuo padre perché le portasse con sé in Germania. Tito le cercò, in Germania, ma non le trovò più. Disegnava sempre… disegni di Marco e di tuo padre e della fattoria. - Persio fu distolto dal proprio sentimentalismo da un’improvvisa pressione dolorosa sul braccio. Le dita di Glauco lo stringevano così forte che le sue nocche erano bianche.
- Dove sono? - domandò il ragazzo. - Devo vederli.
Persio scosse la testa tristemente.
- Tutto bruciato nell’incendio. L’unica altra persona che aveva dei disegni era
tuo padre, ma tutto ciò che possedeva scomparve. Commodo probabilmente fece
distruggere tutto dai pretoriani. Mi dispia… aspetta!
C’è ancora qualcosa. Stavo per raccontarti dei dipinti di tua madre quando mi hai distratto. -
Fingendosi irritato, Persio scosse via la mano di
Glauco con un movimento esagerato. - In Germania, mentre tuo padre era via,
ella dipinse due enormi murali sulle pareti della sua camera. I suoi uomini gli
avevano costruito una casa di pietra, vedi, e lei vi abitò mentre eravamo
laggiù. Un murale riguardava questa fattoria, e Olivia mise nel dipinto se
stessa e Marco su richiesta di Massimo. Suppongo che
potrebbe essere l’unica immagine che resta di
loro.
Glauco fissò Persio con occhi
spalancati e Persio indovinò che cosa gli stava passando per la mente.
- Tuo nonno non ti lascerà mai andare. Sei troppo giovane
per un viaggio come quello.
- Potresti venire con me, - implorò.
- Non posso, Glauco. Sono sposato, ora, e c’è un bambino in arrivo. Ho delle responsabilità qui. Lo sai.
Glauco non si faceva dissuadere
tanto facilmente.
- Hai menzionato due murali. Qual era l’altro?
Persio si allungò e con affetto
pizzicò la nuca del nipote. Che cosa mai potevano fare
per trattenere quel ragazzo?
- Era una gigantesca immagine di tuo padre con le insegne da generale, a cavallo del suo stallone nero, con il fiume
Danubio e le montagne di Germania sullo sfondo. Il dipinto lo catturava alla
perfezione. Non solo il suo aspetto, ma anche la sua
personalità. - Persio scosse la testa meravigliato. -
Non so come ci riuscisse, Olivia.
Glauco continuava a fissare Persio,
ma il suo sguardo era vitreo e i suoi pensieri erano
lontani molte, molte miglia. Si voltò verso nord-est.
- Saranno ancora laggiù?
- I murali? Probabilmente. Ci sarebbe voluto parecchio per abbattere quella casa. Potrebbero esser stati sovradipinti, tuttavia. Ci sono stati altri generali dopo tuo padre che potrebbero aver abitato in quella casa e forse non volevano fissare la sua faccia. Ricordati che, dopo tutto, fu tacciato di tradimento.
- E’ una menzogna e io lo proverò!
Persio sospirò.
- Glauco, è importante che tu conosca il tuo retaggio, ma tuo
padre, tua madre e tuo fratello non ci sono più. Sono nel passato. Devi
lasciarli stare.
Glauco saltò via dal muretto e tornò, a lunghi passi, sul davanti della casa e ai due tumuli erbosi, con Persio che gli teneva dietro con riluttanza.
- Sai qual è l’uno e qual è l’altra? - chiese Glauco.
Persio fu momentaneamente confuso
poi rispose con calma.
- Tua madre è a sinistra.
Glauco si mosse verso quella tomba,
si accovacciò e posò con dolcezza la mano sulla sommità.
- Perché non gli dicesti di me, madre?
Persio posò le mani sulle spalle
del ragazzo.
- La personalità di tua madre in qualche modo cambiò dopo il suo ritorno dalla
Germania, Glauco. Ella era cresciuta qui, al riparo dalle realtà del mondo…
proprio come te. La brutalità di cui fu testimone in Germania la sconvolse.
Vide uomini orribilmente feriti… compreso il suo stesso marito. Vide quasi
morire di malattia suo figlio. Credo che per la prima volta si rese conto di
quanto fosse davvero fragile la vita. Perciò, quando
nascesti tu, ella divenne ferocemente protettiva ed eccessivamente prudente
sulla tua salute e sicurezza. Aveva molta paura che potesse accaderti qualcosa
e che Massimo non sarebbe stato in grado di superare la perdita di un altro
bambino. - Sbalordito, Glauco gli allontanò le mani, si alzò e lo guardò. - Perciò decise di tenere segreta a Massimo la tua esistenza,
finché egli non fosse tornato a casa per poterti conoscere da sé. Non fu la più
saggia delle decisioni, ma nessuno riuscì a dissuaderla.
- Che cosa vuoi dire… un altro bambino? Marco non era ancora morto. Perché hai detto “un altro bambino”?
Persio gemette.
- Non ti sfugge nulla, vero?
Glauco sollevò il mento, lo sguardo che esigeva una risposta.
- Hai avuto una sorella che è vissuta solo per pochi giorni dopo la nascita. Era più piccola di Marco e tuo padre non la vide mai. Prese la notizia della sua morte molto, molto male.
Una sorella. Aveva un fratello e
una sorella. Entrambi morti.
- Come si chiamava?
- Massima.
Glauco riabbassò lo sguardo sulle
tombe.
- Anche lei è sepolta qui?
Persio guardò verso il cancello
anteriore e fece un cenno con la testa.
- No, la sua tomba è sotto il pioppo più alto. Ci sono dei fiori piantati
laggiù.
Glauco fissò in silenzio il robusto
pioppo che custodiva il segreto alla propria base, poi disse calmo:
- Sono tutti morti tranne me. Cinque membri della mia famiglia e tutti morti
tranne me. - Trasse un profondo respiro. - So dove si trovano tutti, tranne uno. Ho fatto una promessa a mia madre, zio. Le ho promesso che avrei trovato suo marito, mio padre…
- Glauco…
- …fosse egli vivo o morto… e vendicato la sua morte.
- Glauco, non concluderai nulla, a parte arrecare a te stesso un profondo dolore, se perseguirai questo proposito.
- Il mio cuore è già spezzato, Persio. Questa è la sola cosa che lo rimetterà insieme. Devo farlo.
- Glauco, promettimi una cosa.
Il giovane guardò lo zio, gli splendidi occhi verdi ardenti.
- Promettimi che non ti getterai in quest’avventura finché non sarai ben e del tutto preparato. Sei un cavaliere esperto e sei bravo con l’arco, ma non è sufficiente. Devi affinare quelle competenze e impararne di nuove. Devi diventare altrettanto provetto con la spada. Tuo padre era un grande con la spada. Ti aiuterò a trovare un maestro che ti possa insegnare.
Glauco annuì, e la sua espressione
si ammorbidì davanti a quell’atto di sostegno.
- Grazie. Voglio cominciare subito.
- C’è un’altra cosa. - Persio strinse le spalle del nipote e lo scosse leggermente per enfatizzare la gravità della sua asserzione. - Promettimi che non spezzerai il cuore di tuo nonno cominciando la tua missione mentre lui è ancora vivo.
- Ma…
Persio strinse le dita,
affondandole nella carne del ragazzo, prima di dire con lentezza:
- Tu sei molto giovane e hai molto
tempo.
Glauco era devastato dalla
richiesta di Persio.
- Tu non capisci! Mio padre potrebbe essere ancora vivo! Ogni giorno che lascio
passare lo porta più vicino alla morte! Non posso aspettare!
- E cosa credi che proverebbe lui se il suo unico figlio perisse in una missione per salvarlo perché non aveva l’esperienza o la maturità necessarie a realizzare un tal compito? Come si sentirebbe? Glauco, devi credermi quando ti dico che Massimo non è vivo. Le circostanze della sua morte non saranno alterate tra cinque o sei anni.
Glauco alzò le braccia e spezzò la
presa di suo zio, spingendolo via da sé.
- Ma è un’eternità! Inoltre il nonno potrebbe vivere
per altri dieci anni o più.
Persio scosse la testa e disse
calmo:
- No, vedo l’età insinuarsi sul suo viso e nel suo corpo sempre di più ad ogni
anno. Ha bisogno che la sua famiglia stia con lui, soprattutto l’unico figlio
della sua adorata figlia perduta.
Glauco serrò gli occhi poi si volse
a guardare la tomba della madre.
- Gliel’ho promesso, - sussurrò.
- Se fosse ancora viva ti proibirebbe di intraprendere una tale insensata avventura, finché non fossi abbastanza grande da comprendere pienamente in che cosa vuoi buttarti. Glauco… tuo padre aveva dei nemici. Potrebbero essere ancora vivi. I suoi nemici ora sono i tuoi nemici. Se ti fai vivo in Germania e cominci a fare domande… ecco, potresti metter la tua vita in gran pericolo. Devi essere paziente.
Gli occhi verdi si riempirono di
lacrime.
- Tutto quello cui riesco a pensare è mio padre in
prigione… come noi tutti l’abbiamo tradito.
- Non è in prigione, Glauco, è morto. Per molti anni ho serbato la tua stessa speranza ed è stato doloroso alla fine dover ammettere la verità. E’ morto.
- Vorrei… - le lacrime traboccarono ora, rendendo gli occhi di Glauco simili a profonde polle d’acqua di verde foresta. - …vorrei poterlo conoscere. Tu sei così fortunato ad averlo conosciuto. Darei qualsiasi cosa per questo. Solo conoscerlo per un pochino…
Persio allontanò il folto ricciolo
ondulato dalla fronte madida del ragazzo.
- Il miglior modo per conoscere tuo padre è parlare con le persone che lo
amavano, coloro che lavoravano con lui... ascoltare storie su di lui. Ma non ancora, Glauco.
Con riluttanza, Glauco annuì.
- Non ancora, - ripeté, asciugandosi gli occhi con il dorso della mano, e tirò
su col naso rumorosamente. - Non ancora.