23 agosto 2002 | |
Rifiuti, corsa all'intesa tra Governatori e Ministro Marco Bellinazzo |
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ROMA - Si sono vissute ore frenetiche, ieri, nei palazzi delle istituzioni regionali, per far fronte al vuoto normativo sul conferimento in discarica dei rifiuti non trattati che si è determinato in seguito alla scadenza (allo scoccare della mezzanotte del 22 agosto) dell'ultima proroga dell'articolo 5 del «decreto Ronchi» (Dlgs 22/97). Dopo la lettera del 12 agosto del ministro dell'Ambiente, Altero Matteoli, che invitava i Governatori a intervenire, in attesa del recepimento della direttiva Ue sulle discariche (99/31/Ce), Piemonte, Lazio, Sardegna, e Veneto avevano già provveduto (il 20 agosto) a siglare «intese» con il ministero sulla base dell'articolo 5, comma 6, dello stesso decreto. I presidenti delle altre Regioni si sono così affrettati ad avviare la stessa procedura, avanzando esplicita richiesta di stipula dell'intesa. E l'urgenza di prolungare l'accesso in discarica per tutti quei rifiuti che altrimenti non avrebbero potuto essere smaltiti ha consentito di accelerare i tempi. Molti presidenti di giunta infatti, nella stessa giornata di ieri hanno potuto firmare le ordinanze di autorizzazione a proseguire l'attività di smaltimento in deroga alle prescrizioni del decreto Ronchi. Alcune Regioni (in particolare Puglia, Toscana ed Emilia Romagna) hanno preferito optare per l'altra possibilità delineata dal decreto Ronchi. L'articolo 13, in effetti, per ovviare al rischio di ripercussioni di carattere igienico-sanitario prevede l'adottabilità di una «ordinanza urgente e contingibile» per un periodo non superiore a sei mesi, eventualmente rinnovabile. Il ministero dell'Ambiente, tuttavia, ha lasciato intendere la propria preferenza per il ricorso all'«intesa» manifestando la piena disponibilità a concludere in tempi ragionevolmente brevi la procedura ex articolo 5. Del resto, riferiscono fonti ministeriali, l'ordinanza ex articolo 13 serve in ipotesi in cui non esistono alternative praticabili. La Regione Puglia, dopo aver emanato l'ordinanza d'urgenza, ha perciò chiesto e ottenuto anche l'intesa; e analoga strada starebbe per percorrere la Toscana. A quanto risulta, dunque, sono quindici (si veda la tabella a fianco) le Regioni che hanno provvisoriamente «sanato» la situazione, scongiurando il pericolo di danni alla salute dei cittadini e all'ambiente derivante dall'eventuale immissione dei rifiuti in circuiti di smaltimento illegale. Ma anche Marche, Trentino-Alto Adige, Sicilia, Basilicata e Molise agiranno probabilmente nella stessa maniera. Nel frattempo spetterà al Governo risolvere la questione emanando il decreto legislativo sulle discariche, definendo così le norme tecniche necessarie all'attuazione della direttiva Ue. Rispetto al decreto Ronchi quest'ultimo dovrebbe innovare il sistema delle discariche (risalente al 1984), in base alla qualità delle categorie di rifiuti conferibili (inerti, pericolosi e non pericolosi), a prescindere dunque dalla provenienza urbana o industriale. Anche se restano dubbi sui costi e sui tempi necessari all'adeguamento alla nuova disciplina degli attuali impianti di smaltimento. |