Pdl di soppressione dei segretari comunali

Massimo Salvemini


Apprendo, devo confessare non senza un certo stupore, da un articolo di Gianni Macheda su Italia Oggi del 12 ottobre u.s., che sarà a breve presentata dal deputato Italo Bocchino di AN una proposta di legge avente ad oggetto, tra l'altro, la soppressione della qualifica di Segretario comunale, "mantenendone in vita le funzioni", come recita la relazione introduttiva alla proposta.
A fronte di tale "simpatica" iniziativa si impone una prima riflessione, mirante a ricercare quali possano essere le motivazioni alla base di tale ferrea volontà; nella relazione si legge che la finalità sarebbe quella di mettere fine "all'anomalia" (sic!) della presenza nella struttura burocratica comunale di dipendenti di una Agenzia statale (i segretari, appunto) in violazione dell'autonomia costituzionalmente riconosciuta agli enti locali con la riforma del titolo V.
Il primo pensiero che corre alla mente è quanto sia ormai indifferibile un intervento normativo che chiarisca e specifichi le conseguenze e le ricadute della riforma costituzionale; infatti, pare che oggi sia più di moda di una t-shirt "Dolce & Gabbana" invocare tale riforma per liberarsi di ciò che si ritiene non più gradito e sopportato, indipendentemente dall'esistenza di una reale connessione con il nuovo quadro costituzionale.
Duole rilevare che il deputato Bocchino, nella sua proposta, non esprime grande apprezzamento per le funzioni svolte dal Segretario comunale e provinciale (tra le quali compiti di collaborazione e funzioni di assistenza giuridico-amministrativa nei confronti degli organi dell'ente in ordine alla conformità dell'azione amministrativa alle leggi, allo statuto ed ai regolamenti; sovrintendenza allo svolgimento delle funzioni dei dirigenti e  coordinamento della loro
attività); egli infatti ritiene che esse possano essere semplicemente conferite dal sindaco (o dal presidente della provincia) a un dirigente o a un funzionario apicale dell'Ente. Quindi, il conseguimento di un diploma di laurea in materie giuridiche o giuridico-economiche, il superamento di un impegnativo corso-concorso nazionale della durata di 18 mesi (costituito da preselezione, tre prove scritte ed una prova orale), e il conseguente tirocinio pratico della durata di ulteriori 6 mesi, necessari oggi per ottenere l'iscrizione all'Albo dei Segretari comunali e provinciali, sono orpelli superflui: anche un funzionario in possesso di diploma di scuola dell'obbligo (e nella pratica i casi non sono rari.) può validamente assistere e fornire consulenza giuridica ai massimi organi politici e amministrativi e, contemporaneamente,
coordinare se stesso e gli altri apicali, rogare contratti, assistere e verbalizzare le sedute degli organi politici, magari rivestire anche il ruolo di direttore generale, oltre che continuare a svolgere le proprie attuali mansioni.
E' questione di punti di vista, come tutto, nella vita..
In realtà, alcuni particolari, come la possibilità di immotivata revoca "ad nutum" di tali funzioni (te le conferisco, a condizione di potertele revocare, se mi va.), che il deputato, prudentemente, non dimentica di inserire nella proposta di legge, parrebbero rivelare intenzioni diverse e, soprattutto, molto più profonde: porre l'ultimo tassello allo smantellamento del sistema dei controlli, sia interni che esterni, a garanzia della conformità della azione amministrativa alle leggi ed ai regolamenti.
Dopo aver eliminato, nell'ordine, il parere di legittimità dei Segretari, il controllo di legittimità dei Co.Re.Co., aver sottoposto gli stessi Segretari alla nomina discrezionale da parte dei sindaci, alla revoca, ed alla cessazione automatica dell'incarico al termine del mandato amministrativo, si è ritenuto di non aver fatto abbastanza; si cerca la soppressione (quasi fisica) di questa "diabolica" figura, ma "mantenendone in vita le funzioni".
Ora, delle due l'una: o le funzioni sono inutili, e allora le si sopprime insieme alla figura che le esercita, oppure, se le funzioni vanno salvaguardate, che mi si spieghi il motivo per cui devono essere effettuate da altri (in possesso di minori titoli e di ancora minori garanzie di indipendenza) e non da quella figura che, da oltre un secolo, le svolge con onore e dignità.
A meno che non si voglia "mantenere in vita" una funzione di garanzia meramente fittizia ed apparente, facilmente controllabile e revocabile.
Ma siamo sicuri che i cittadini chiedono proprio questo?

Dott. M. Salvemini - Segretario Comunale