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Il singolo di promozione dell'album di Mika, “Grace Kelly”, difficilmente potrà esservi sfuggito senza che gli dedicaste più di un apprezzamento riguardo, come dire, la sua freschezza. E' un fatto assodato che la definizione più popolare per descrivere la musica di Mika sia attualmente “assomiglia ai Queen”.
Effettivamente il gusto per le tastiere frizzanti, le melodie, come dire, allegre, caricate di bassi decisamente pop anni ‘80 c'è tutto. La voce del cantante è ottima, e la voglia di distinguersi si sente. Ci sono, oltre a “Grace Kelly”, altre canzoni valide, come “My Interpretation”, di cui sono da segnalare gli eccezionali cori che contrornano il ritornello, e “Relax, Take It Easy” chiaro omaggio alla musica dance anni ‘80, che si lasciano fischiettare facilmente. Molto interessante anche “Stuck In The Middle”, verso la fine dell'album. Il problema di fondo è che il resto delle canzoni è più una serie di gorgheggi a colpi di basso poppeggiante, e anche le canzoni qui citate, di certo, non piaceranno a tutti. Solo in “Lollipop” c'è una voluta ispirazione diretta alla musica black (Jamelia e company, per intenderci), ma se vi aspettate schitarrate appassionanti o acrobazie musicali particolarmente fiammeggianti, siete completamente fuori strada. Mika è una prospettiva alternativa del pop, che negli accordi musicali di fondo possiede tanto quella vena alla Prince, quanto quella voglia di continua innovazione che è da sempre stata il marchio di fabbrica dei Queen (che, non dimentichiamolo, si cimentarono tanto nell'hard rock altisonante di “Princess Of The Universe”, quanto nel rock elettronico di “Living On My Own”, quanto nell'hip hop sfegatato di “Another One Bites The Dust”). E un ascolto lo merita sicuramente, a prescindere che il genere vi piaccia o no.
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