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Casella di testo: “… hi! My name is Mika and I'm a pop-alcoholic!”. 

“… sono venuto al mondo per tormentare i vostri sogni… ah ah ah”.

“… sì, Mika è veramente il mio vero nome, tutti i miei parenti hanno nomi esotici. A me è stato imposto un nome che in Marocco significa ‘borsa di plastica’ essendo la maledizione del bambino di mezzo”. 

“… avevo 19 anni, e pensai: sono un pazzo, cosa sto facendo? Penso di poter scrivere delle canzonette per vivere? E’ meglio che mi dia una mossa!”.

“… non puoi avere paura di distinguerti. Se nessun altro se la sente di dire certe cose,
beh, lo faccio io!”.

“… mi sono creato il mio piccolo spazio cercando di occupare quei luoghi del pop estremamente melodici e così ho cercato di fare marketing di me stesso concependo un piccolo mondo Mika”.

“… volevo ritagliarmi un piccolo spazio nel pop che fosse solo mio. In fondo sono come una scatola in cui c’è la mia personalità, ma anche i miei colori e il mio sound”. 

“… so cavarmela da solo perché ora ho affilato i miei denti. Sono stato rifiutato da un sacco di gente ma ho potuto contare sulle mie uniche forze trovando così un mio spazio. Non sono mai stato sufficientemente cool da far parte di un gruppo di qualcun altro”.

“… oggi il pop è di nuovo vivo, non siamo più soggetti soltanto a musica troppo commerciale e con troppe strategie. Grazie ad Internet possiamo decidere che cosa è pop oggi: ecco perché tutto è nuovamente interessante”.

“… io sono un alcolista del pop, cerco di raccontarne tutti gli aspetti. Canto le vicende che mi fanno stare bene, quelle che mi rendono felice e quelle tristi. Parlo di me, di ciò che mi capita, delle mie amicizie. Per me il pop è melodia in assoluto, va oltre l’aspetto commerciale e quello delle strategie”.

“… desidero che la gente impari a conoscermi e capirmi e, se veramente piaccio loro, di sostenermi”.

“… la mia unica missione è avere la libertà di fare la mia musica. L’unica cosa che non volevo diventare quando ho iniziato la mia carriera era quella di essere uno dei tanti cantautori che ‘si guardano le scarpe’ e fanno una piacevole musica per i party”.

“… la mia infanzia mi ha dato principalmente prospettiva. Mi ha permesso di vedere le cose da un punto di vista prospettico. La mia famiglia, benestante, ha attraversato molti alti e bassi. Mio padre aveva un ottimo lavoro nella finanza. Poi a seguito di un tracollo abbiamo perso tutto e si è dovuto ricominciare da capo. La conseguenza è forse che io non ho punti fermi: il paesello, l'albero sotto il quale ho dato il primo bacio, queste cose qui. Ma non ho nemmeno catene, costrizioni mentali. E non sono tentato dal livore”.

“… sono cresciuto sballottato con i miei fratelli da una città all’altra. Costretto continuamente a cambiare habitat, a scuola ero un disadattato. Per questo ho cominciato a scrivere canzoni fin da piccolo, era l’unico modo di dire la verità”.

“… l’isolamento mi è stato imposto. Era un mondo magico nel quale vivere. Un universo parallelo illusorio e affascinante”.

“… ho trovato la scuola alquanto tosta. I compagni di classe mi sfottevano. Mi sono reso conto che era più facile controbattere con una canzone che direttamente”. 

“… sai, io sono dislessico, non riesco a leggere bene, creo per immagini, forse per questo scrivere canzoni mi viene naturale come lavarmi i denti ”.

“… la gente non conosce i problemi di un dislessico, chi è affetto da questa patologia in determinate circostanze, può dare molto in termini creativi, perché proprio per la difficoltà di leggere la musica degli altri, si affida al proprio orecchio, e magari ne viene fuori qualcosa di originale, vedi John Lennon, che era anche lui leggermente dislessico. Noi ragioniamo per immagini. Il nostro istinto è molto più sviluppato. I dislessici sono bravi pittori, bravi cantautori, cioè artisti che dipingono con le parole”.

“… ero ancora bambino, mi proposero una particina all’opera. Fui posseduto subito dalla magia del palcoscenico, dal teatro, questo cubo senza finestre dove centinaia di persone si affannano mesi per creare un’illusione che dura pochi minuti. Fu un colpo di fulmine. Mi dissi: devo far parte di questo mondo. Cercai di fare la cosa più naturale per me, di entrarci dalla parte della musica”.

“… ho sempre ascoltato compulsivamente musica pop, sin da quando ero bambino. Ascoltavo un nastro via l'altro, anche quelli cantati in altre lingue e di cui non capivo le parole. Addirittura suddividevo le mie cassette a seconda delle sensazioni: allegro, triste, arrabbiato, così così… Ero letteralmente ossessionato, affascinato da ciò che dà a una melodia le sue caratteristiche. E tutt’oggi credo che il pop sia affascinante e interessante, anche grazie a Internet e alla libertà che permette”. 

“… ho iniziato da bambino a fare cassette con melodie che mi piacevano, anche in altre lingue, dividendole in categorie per come mi facevano sentire: arrabbiato, triste, poi arrabbiato-triste, arrabbiato-felice… Ero affascinato da ciò che rende particolare una melodia. So che suona banale, ma quando scrivi le tue è tutto molto più complicato”.

“… mi sono avvicinato alla musica quando ero molto giovane, perché l’ho sempre trovato il modo migliore per esprimere i miei stati d’animo. Io scrivo delle canzoni non proprio convenzionali, di orientamento pop e con una buona dose di melodia, quindi inizialmente è stato difficile trovare spazio nelle radio e figuriamoci negli scaffali dei negozi! Non sapevo se mollare oppure no. Poi per fortuna ho deciso di ritagliarmi un angolino sul web e da lì è partito tutto. Nel giro di pochi mesi la mia vita è cambiata completamente e devo ammettere che ci ho messo un pò ad abituarmi a vedere la mia faccia sui giornali”.

“… ‘Life In Cartoon Motion’ è un disco che racconta la traslazione dall’infanzia a quel che sono ora. Mi scuso in anticipo con le persone di cui ho preso in prestito le caratteristiche. Ricordate, è solo una caricatura”.

“… ritengo essenziale che chi ascolta trovi i propri significati nelle canzoni. In questo modo, molte persone potranno aprirsi alla suggestione fino a dare al tutto una lettura astratta. Questa è la cosa più potente che può accadere ad una canzone”.

“… io parlo di tutto nei miei testi, di me, dei miei amici. Mi considero per prima cosa un autore, e in secondo ordine un interprete. Ma la gente che ho intorno pone l'accento sempre sul cantante, sul performer. Da qui la pressione nei confronti del 'personaggio', gli occhi puntati addosso. Ma in realtà io sono uno che è felice quando è nella sua stanzetta a scrivere”.

“… quando hai la testa tra le nuvole diventi presuntuoso e pensi che tutti nel mondo in quel momento sentano quello che provi tu. Spesso la penso così”.

“… ho sviluppato il lavoro grafico del sito, dei singoli e dell’album con mia sorella DaWack. Sono stato ispirato da artisti che hanno creato il loro mondo visivo, come Bowie e Prince. Il lavoro artistico dell’album è stato estremamente importante. Al giorno d’oggi, quando prendi in mano un album sembra che non abbia niente a che fare con i musicisti, è solo l’imballaggio del disco. Non volevo che fosse solo un contenitore, doveva essere parte di tutto un mondo visivo completamente legato alla musica”.

“… fino a pochi mesi fa nessuno mi dava retta. Mi dicevano che, con tutti gli artisti famosi che ci sono in giro, non c’era bisogno di me. La stampa ha poi  cominciato a paragonarmi a nomi illustri che mi piacevano. Ad ogni modo, più che a quello dei giornali tengo al consenso del pubblico: è la migliore gratificazione per un artista”.

“… è buffo perché arrivo da una serie di rifiuti che arrivano dal passato. Poi d’un tratto sei la Next Big Thing della musica. Io prendo tutto con le pinze, per ora sono contento di fare i dischi che voglio, con la libertà che ho e il sostegno di cui ho bisogno”.

“… io scrivevo canzoni pop non convenzionali e le mandavo a gente che produceva musica pop convenzionale. D'altra parte ero troppo melodico e pop per gli indipendenti. Insomma ero in una specie di terra di nessuno. Pensavo non ci fosse posto per me nelle radio, in Tv o sugli scaffali dei Virgin megastores. Quindi ho pensato di crearmi io il mio posto, un mio piccolo mondo. Mi sono reso conto che certa musica è tutto marketing e io sono completamente ‘unmarketable’. Sono stato rifiutato talmente tante volte che ad un certo punto ho pensato di fare tutto da me. Ho avuto molto aiuto da musicisti statunitensi, che hanno suonato gratis per me. E mia sorella ha realizzato la parte grafica del disco. Alla fine avevo questa sorta di ‘concept box’ da presentare, un lavoro fatto e finito. E poi il web. E a quel punto, non so come, ma è andata. Fino a 6 mesi fa, comunque, tutti mi vedevano come una strana cosa… La mia convinzione mi ha ripagato ma sono stato comunque fortunato. Non so quanto ancora avrei avuto la forza di collezionare rifiuti. Ad un certo punto, infatti, o cambi lavoro o fai la figura del morboso sfigato…”. 

“… all’inizio non mi voleva nessuno, venivo considerato troppo melodico per la scena indie di Londra, e allo stesso tempo ero troppo strano per quella mainstream. Così ero rifiutato da entrambe le parti. Quando arrivi dal nulla la gente ha bisogno di paragonarti ad altri artisti, per posizionarti. Io ho il privilegio di essere associato a gente come Freddie Mercury, al primo Elton John, agli Scissor Sisters. Sono fortunato: immaginate se mi avessero paragonato a gente che non sopporto… E’ un complimento. Se continuerò ad avere così tanti paragoni al mio terzo disco, però, la conversazione sarà diversa”.

“… ho la stessa estensione vocale di Mariah Carey, è questo quello che dice la gente? No comment. Sicuramente però faccio la mia bella figura, soprattutto quando allungo le gambe nella posizione giusta e me ne sto seduto in posizione da diva. Comunque si tratta di un paragone che non mi piacerebbe sentire molto spesso”.

“… continuate pure con questi paragoni, è uno spasso… basta che non finiate per dire che assomiglio alla Barbra Streisand degli esordi…”.

“… non ho modelli particolari, musicalmente. In vita mia ho ascoltato tantissima musica e visto tantissimi concerti. Amo molti artisti ma non ho un modello. Quanto a me, non sono bravo a dare messaggi. Quello che credo veramente importante è essere se stessi, rispettarsi e rispettare le proprie scelte. Con tolleranza, sempre”.

“… mi piace spesso tornare ai grandi cantautori, gente che con onestà ha espresso le proprie idee nella musica. Queste persone hanno pubblicato degli straordinari dischi pop che non possono essere interpretati da nessun altro con la stessa perfezione, ed è quello che ho sempre voluto fare anch’io”.

“… sono un ragazzo-compilation, con una sola eccezione, Harry Nilsson, e non solo perché lui amava il genere vaudeville, ma soprattutto per la potenza e la ricchezza delle sue melodie”.

“… idoli no, non ne ho. Solo eroi musicali. Harry Nilsson, ad esempio. La sua vita tra alcol e droghe era un disastro, ma le sue canzoni hanno avuto su di me un effetto pazzesco”.

“… idoli? Non ne ho mai avuti, mai appeso manifesti in camera. Sono solo interessato ai suoni, forse perché fin da piccolo ho ascoltato musiche diverse, quella che i miei suonavano in salotto”.

“… non parlo della mia vita privata. In America se non parli di questo probabilmente ti escludi una fetta di mercato. Ora ho troppo rispetto per me stesso e trovo giusto mettere dei paletti. Mesi fa anch’io uscivo alle quattro di notte ubriaco dai locali, ma adesso sarei un idiota, perché oggi controlli la percezione che la gente ha di te. Preferisco si parli di me solo per la musica, la cosa più importante, magari un giorno cambierò punto di vista”.

“… per ora sono molto concentrato sulla mia musica, è inutile che mi dia in pasto in modo smisurato al pubblico. Adesso ritengo giusto porre dei paletti precisi oltre cui nessuno deve andare. Voglio cercare di concentrarmi e capire dove voglio andare. Magari un giorno cambierò idea e vi parlerò della mia vita privata”.

“… se ci si preoccupa della propria sessualità in relazione alle vendite nel mercato USA, non si fanno canzoni come quelle che faccio io! No, in realtà semplicemente non parlo della mia vita privata, perché tale è. Ci devono essere dei limiti. Non parlo della mia vita sessuale e personale perché non sono un personaggio da reality show, che deve giocarsi tutto in un mese e poi basta. Io conto di essere ancora qui fra 20 anni. Quindi c'è tempo, forse più avanti parlerò anche di quello, ma ora no. Basta la mia musica”.

“… ma un giorno Billy perde la testa per un uomo con il quale scappa in Messico, anche se alla fine ha un esaurimento nervoso. Molti mi dicono che è un argomento insolito per una canzone. Io rispondo che non è così inverosimile, al giorno d’oggi capita spesso. Piuttosto trovo finto lo stile di vita di Hollywood, dove tutto è superficiale e finalizzato all’apparenza, oppure è finto il materialismo della musica hip-hop Tutto ciò non rispecchia la realtà. Le donne obese che io canto invece sono ovunque”.

“… là fuori è pieno di Billy Brown. Ne conoscerai anche tu, io ne ho incontrato qualcuno. Non è una novità che molti uomini sposati hanno anche una relazione con altri uomini. In Inghilterra c’è la tendenza a pensare che tutti i gay siano travestiti. Qui per essere etero basta salvare le apparenze”.

“… penso che a Billy Brown piacciano i DICO”. 

“… certo non ero il solito ragazzino che lancia i sassi contro le finestre, avevo i capelli più lunghi degli altri, ero grassoccio. Per questo i miei compagni mi torturavano, dicevano che avevo le anche di una donna, mi davano del frocio”.

“… non parlo mai di nulla che abbia a che fare con la mia sessualità. Penso proprio di non averne bisogno. La gente continua a farmi domande su quest’argomento, non ne capisco il motivo. Per poter sopravvivere ho dovuto in qualche modo mettere a tacere momenti della mia vita, e questo è uno di quelli, specialmente in questo inizio carriera”.

“… se mi fossi preoccupato di certi tabù sessuali non avrei certo inciso i dischi che ho inciso. Non ha niente a che vedere con tutto questo. Ha più a che fare con una sorta di dignità”.

“… sono stato innamorato follemente per diversi anni. Poi sono stato lasciato e ho sofferto in modo incredibile, mi si è spezzato il cuore. Voglio dimenticare quell’esperienza e cantare è un modo per superare questo trauma”. 

“… non vedo l’ora di andare in tour. Per me suonare dal vivo vuol dire arrivare al massimo della mia espressione musicale. C’è una dinamica diversa, la musica si esprime in modo differente. Spesso mi ritrovo stressato durante le sessioni di registrazione, perché ci sono tante decisioni da prendere. Sei sempre lì ad editare e a pensare a quello che dovrebbe o potrebbe restare per sempre in una canzone. Non sto nella pelle al pensiero di sconvolgere tutto nei miei concerti e andare in giro a suonare!”.

“… le performances live sono molto, molto importanti. Non c'è miglior via per entrare nel mondo di un artista, nel suo repertorio, che quella dal vivo. Perché magari la gente conosce il tuo singolo, ma non sa chi lo canta. E invece con l'esperienza dal vivo hai modo di farti conoscere pienamente, di far capire cosa vali. Trovo bellissima l'idea di un pubblico trasversale, fatto di giovanissimi, vecchi, ragazze, coppie gay e poter dare a ciascuno la sua emozione”. 

“… ho un numero incredibile di fans che vengono ai miei spettacoli vestiti come i personaggi delle mie canzoni e come i cartoon del mio website. C’è Billy Brown e la Lollipop girl che indossa un vestito rosa e succhia un lecca-lecca. Inoltre c’è Chew-chew, una scimmia che cerca sempre di rubare il lecca-lecca alla Lollipop girl. E’ divertente è fa sentire la gente come parte dello show”.

“… non mi sono mai soffermato a guardare cosa indossasse un artista e non sono mai stato condizionato dalla cultura di MTV, perché non guardavo mai la tv. Adesso invece mi abbuffo di tv, mi aiuta a scrivere le canzoni”. 

“… quando scrivi una canzone vuoi usare le parole più appropriate per stimolare l’immaginazione, e in questo caso le due parole perfette erano grace e kelly. Per me sono esplosive, come un fuoco d’artificio, ti scoppiano in testa, ti fanno scorrere un minifilm nel cervello. Certo, amo Grace Kelly, la sua storia, ma qui il suo nome è servito solo ad alimentare la tensione del brano”. 

“… questa canzone parla esclusivamente di identità, di cosa la gente si aspetta da me e di come vengo percepito. Penso che Grace Kelly fosse una ribelle”.

“…  l’eleganza non ha nulla a che vedere con un look o una firma. E’ desolante vedere persone che sembrano una collezione e non più esseri umani pensanti. L’eleganza secondo me, è un fatto di unicità”. 

“… con ‘Grace Kelly’ ho cercato di prendere le mie insicurezze e farle esplodere in qualcosa di gioioso. Questo ha reso più forte il messaggio e ha permesso a molti di identificarsi”.

“… so che quando hai un solo singolo che va così bene, rischia di avere una vita tutta sua. Se chiedi a qualcuno per strada, magari conosce la canzone ma non sa chi la canta. E’ una bella cosa perché ti da una possibilità, ma può essere anche molto pericoloso. Ecco perché suonare dal vivo è così importante per affermarti, per dire ‘eccomi, sono qua, questa è la mia opera, ci sarò per molto tempo, non vi sbarazzerete di me in fretta’. Non faccio tutto questo per una canzone soltanto, altrimenti sarebbe troppo dura e mi farebbero troppe domande per così poco. Lo faccio per una carriera intera”. 

“… per me ‘Grace Kelly’ è una canzone vaffanculo. Vuol dire fuck you a tutti quelli che mi hanno detto no, fuck you a tutti quelli che volevano trasformarmi nell’artista che non volevo essere, fuck you a tutti quelli che mi dicevano ti farò sapere e poi sparivano, fuck you a far cantare le mie canzoni ad altri. Ora conosco il sistema, ho elaborato le mie strategie, perché so che sto ballando con il diavolo”.











								
								




















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(continua nella prossima pagina)

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