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Le relazioni di parentela fra i
faraoni egiziani e le case regnanti di Haghia Triada/Festo, Cnosso e Tebe beota fra documenti egizi,
Apoteosi
di Radamanto e tradizione greca.
Marco G. Corsini, ottobre 2006. Tutti i diritti riservati
Durante
il mio lungo lavoro di interpretazione
dell’Apoteosi di Radamanto ho più volte sentito la necessità di
identificare Radamanto e Minosse con faraoni egizi non solo per i loro nomi teoforici egittizzanti (Ra(damanto) e (Medei)Mīn-os) ma anche e
soprattutto per la strettissima affinità fra talassocrazia minoica della
tradizione e quella egizia (nell’Egeo) come rappresentata nelle tombe tebane dei faraoni e dei dignitari della XVIII dinastia. Si
pensi anche e soprattutto alla tradizione omerica circa la talassocrazia di un
Radamanto che si serviva di marinai Feaci ovvero Tirreni orientali per i suoi
viaggi che certamente giungevano fino al Mar Nero e alla Colchide da cui
provenivano Pasifae moglie di suo fratello Minosse e
probabilmente la figlia di Creonte re della beota Tebe e moglie di Eracle Megara, presente ai
funerali di Radamanto in prima persona insieme a Minosse. Voglio dire che non ci possono essere due prime donne nel
Mediterraneo orientale, o Creta o l’Egitto tramite le marinerie egea e siriana. E io propendo per
l’Egitto, nonostante l’esagerazione della propaganda egiziana.
Poiché
ora è chiaro che l’Apoteosi data al XIV secolo
sono andato a rinfrescarmi la memoria rileggendomi tutto su Amenofi
III e mi sono imbattuto in un passo del Gardiner che
sembra pari pari la tradizione riguardante la nascita
di Eracle da Alcmena e Zeus che aveva preso le forme
di Anfitrione: “la madre di Amenophis, Matemuia, vi è
raffigurata [nel tempio funerario di Amenofi III a
Luxor] quale consorte del dio Amun che, si dice,
“assunse l’aspetto del marito di lei, il re Menkheprure”,
prenome, questo, di Tuthmosis IV” (La civiltà
egizia, p. 187) Dunque, si potrebbe tentativamente identificare Tuthmosis
IV con Anfitrione, Mutemuya (figlia del re di Mitanni Artatama I) con Alcmena e
Amenofi III con Eracle
marito di Megara (personaggio del Sarcofago e dell’Apoteosi di Radamanto)
e ancora Tiye (il cui cartiglio era nel Sarcofago)
con Megara. Tiye era figlia del visir Yuya e di Tuya (le cui mummie
hanno i capelli biondi!) e con Amenofi III generò Amenofi IV, l’adoratore del Sole Aton.
Sarcofago esterno di Yuya nella Valle dei Re Le
mummie dei genitori di Tiye, Yuya
e Tuya.
La statua a colori di Tiye la
raffigura di pelle nera e capelli biondi come le mummie dei suoi genitori. Gli
indeuropei greci discendevano appunto da Pelope (pelos ops, “Dal volto
scuro”, abile carrista) e dai Pelasgi che avevano la pelle nera come
verosimilmente il Siro-Palestino/Filisteo del Disco
di Festo. Giuseppe, visir di Faraone, era scuro di pelle perché i suoi fratelli, scuri di pelle
come lui e come gli egizi, non lo riconobbero immediatamente. Viceversa se
fosse stato bianco come loro avrebbero dovuto notarlo
e riconoscerlo prima come ebreo poi come loro parente anche per i tratti
somatici palesemente differenti da quelli degli egiziani.
E’ contributo prezioso di Ahmed Osman aver identificato Yuya, visir di Tuthmosi IV e AmenofiIII con Giuseppe patriarca ebreo, che si fa
riconoscere dai fratelli dicendo che dio “ mi ha stabilito padre per il
faraone, signore su tutta la sua casa e governatore di tutto il paese d’Egitto ” (Genesi 45,8) ed in
effetti “ Padre per il Faraone ” era un titolo raro e fra i suoi
molti titoli Yuya aveva quello di it
ntr n nb tawy, il santo padre del Signore delle due Terre. Ciò
dipendeva dal fatto che Amenofi III (1406-1367) aveva
sposato Tiye, figlia di Yuya,
e l’aveva resa sua grande sposa reale, Regina d’Egitto. Così Yuya divenne anche il nonno materno del monoteista Akhenaten (va notato che la mummia di Yuya
è la mummia di un non egizio, in quanto presenta le
orecchie non forate e le mani congiunte contrariamente all’usanza egizia
del tempo). Yuya era sovrintendente alla cavalleria e
rappresentante di Sua Maestà al comando dei carristi e analogamente Giuseppe quando va a
seppellire Giacobbe in Ebron è seguito da un lungo
corteo di cui fanno parte tutti gli egiziani più importanti ma anche “ i
carri da guerra e la cavalleria ” Genesi, 50,9. Nella tomba di Yuya furono rinvenuti un modellino
di carro e le insegne della sua carica come menzionate in Genesi. Ma se Tiye è Megara allora Yuya
è anche Creonte (che vuol dire semplicemente), signore (kreíon,
sscr. creyan,
migliore) di Tebe beota (signore di Tebe d’Egitto, tutto sommato, perché
ha tutto nelle sue mani e Amenofi III ne ha fatto un
alter ego, o il suo doppio, come si
legge in uno dei numerosi e altisonanti titoli di Yuya).
Ma nell’Apoteosi è Minosse l’eyrákros wagós, il sommo re, e
fra i titoli di Yuya c’è quello di Profeta di
Mīn, il che ci richiama il nome di Minosse (Medei-Mīn-os
da eg. mdw, “Min
parla” o “verbo di Min”, in Apoth. interpretato come “Min regna”). Allora Yuya è non solo Creonte ma anche Minosse e coerentemente lo
ritroviamo ad Haghia Triada a celebrare i funerali di Radamanto/Amenofi III insieme a sua figlia Tiye/Megara
la grande sposa reale vedova. I faraoni avevano cinque nomi e Amenofi III
era anche noto come Neb-maet-Ra, Ra
è signore della verità, per cui, se ho ragione, Ra-daimon-thys
dovrebbe leggersi Ra è signore della verità/thys. Amenofi III oltre che come Eracle era ancora noto come Memnone,
figlio di Aurora e Titono,
figlio di Laomedonte di Troia. Dunque Minosse/Yuya/Giuseppe sarebbe nell’interregno dopo la morte di Amenofi III non solo re di
Cnosso ma anche di Tebe beota e parteciperebbe con sua figlia Megara/Tiye ai funerali di suo genero Radamanto/Amenofi III. E’ di quest’epoca
il culto tebano (e di Haghia
Triada, da cui, tomba 5, quella con lo scarabeo
riportante il cartiglio di Tiye, proviene una piccola
sfinge non alata accovacciata in steatite nera di stile vicino orientale) della
Sfinge di Edipo e l’archeologia conferma la
diffusione della Sfinge femminile o siriana al seguito guarda caso proprio di Tiye.
Tiye nell’aspetto di sfinge femminile “siriana”
nella tomba di Kheruef a Tebe
Ovviamente ne consegue che Tuya, moglie di Yuya/Minosse è Pasifae,
originaria della Colchide e dunque hurrita (pertanto hurrita è non solo Yuya, e
l’avevamo capito in quanto signore della guerra maryannu,
ma anche Tiye/Megara, come si voleva dimostrare, e c’è chi
identifica Tiye con Tadukhipa
figlia di Tushratta, altro re di Mitanni).
I Colchi adorano il Sole, e in Armenia Senofonte
attesta la venerazione del Sole cui si sacrificavano i
cavalli (Anabasi 4,5,35). Asterio, Pasifae, Ariadne, Phaniawrēs
dell’Apoteosi, sono nomi teoforici del Sole o
connessi al suo culto, e gli ebrei, fino alla costruzione del “Secondo
Tempio” per iniziativa di Ciro II il Grande, primo, non saranno veri ebrei, secondo, adoreranno il Sole/Aton/Adone. Ma anche Radamanto/Amenofi
III è trattato da hurrita perché a lui sono riferiti
i nomi hurriti (imparentati col sanscrito)
nell’Apoteosi: Maniaportēs e owidae,
cui a parte aggiungiamo Tarania, la paredra del dio celtico (e il
celtico conserva importantissimi paralleli linguistico-culturali
col mondo indiano, come avviene appunto agli estremi di un impero linguistico)
Taranis, assimilabile al dio della Tempesta Zeus/Giavè/Tifone/Seth. Del resto Radamanto sul sarcofago di Haghia Triada è raffigurato da
re-pastore (non nella falsa interpretazione ebraica di pastori nomadi o tipo
Davide che guarda le pecore prima di diventare re su Giuda, ma) nel senso
originario e reale di pastore di popoli, capo di eserciti,
come recepito dai greci. Il funerale di Haghia Triada sarebbe in questo caso una
replica, senza il corpo del defunto, di quello egizio svoltosi nella
Valle dei Re. Poiché Amenofi III è morto di vecchiaia
e non certo in guerra, occorre tornare ad una mia precedente e recente
interpretazione dell’Apoteosi secondo cui Radamanto sphragistheís
meróphi tēthēphi,
è stato ammesso fra gli antenati divini (Rephaim e Rapihuma cananei, Titani e
Giganti greco-minoici) e dunque divinizzato
attraverso il matrimonio con Ashtart Ashera/Afrodite Urania di Ashqelon. Ciò che non esclude la
connessione con la guerra dei Sette contro Tebe, mantenuta attuale dalla
presenza di Megara e Creonte.
Poiché ancora si riafferma la forte relazione fra Egitto ed istituzioni
minoiche politiche e religiose, tanto più che trattasi del funerale di un
faraone egiziano, sarà da ricordare che dietro all’interpretazione
minoica dei nomi delle divinità si dovranno vedere delle divinità egizie. Sono
indeciso se pensare ad un’unica dea nutrice con quattro nomi distinti (Dhēiō, Tarania, Isonoia, cui va aggiunta anche se non menzionata direttamente Amalthea) o a due distinte divinità nutrici forse una (Dhēiō, Tarania, Amalthea)
madre dell’altra (Isonoia/Ariadne). Il guaio è che fino dai
tempi egizi il faraone/Ra è protetto da due divinità
nutrici, Hathor e Bastet, le cui storie, come quelle di tutto il pantheon
egizio, sono abbastanza complicate e ambigue. Le dee Hathor egizie
corrispondono alle Ilizie greche e Hathor e Bastet le
possiamo identificare con le due meteres
minoico-micenee. Se vogliamo seguire la pista
del dualismo minoico, doppia ascia, doppie corna, doppi alti pali del labirinto
di Haghia Triada, potremmo
pensare che almeno nel XIV secolo è attestata una
duplice dea che forse in origine era una sola ma certo ora, forse per misinterpretazione che rende come autonoma figlia della dea
(Afrodite, qualcosa come Abrajāte? dal sanscrito, hurrito) il suo epiteto (Ariadne; infatti era nota come Ariadne
Afrodite in un tempio all’aperto di tipo cananaico
della cipriota Amathunte ed è evidente che se Ariadne/Isonoia era
la signora del Labirinto ovvero del tempio cogli alti pali sormontati dalla
doppia ascia, automaticamente corrispondeva alla stessa Afrodite/Ashera cui era dedicato secondo la tradizione greca il
tempio annesso alla tomba di Minosse o di altri sovrani minoici), viene
considerata come due divinità nutrici distinte, entrambe protettrici del
re-faraone, eredi di Hathor e Bastet, e cioè Dhēiō/Tarania/Ilizia/Amalthea da una parte e
Isonoia/Ariadne, ritenuta figlia della prima, dall’altra.
Al momento direi che Bastet/Mut
sposa di Amon-Ra viene in qualche modo equiparata a
Rat-Tawy/Tarania (per cui l’inno della barca solare cantato da Minosse
sarà riferito possibilmente a Rat-Tawy/Tarania come già proposto in altro
lavoro) moglie di Montu e madre di Maet/Isonoia venerati tutti a Karnak
dove uno dei maggiori costruttori è Amenofi IV, per
cui nel nostro caso la dea nutrice madre si identifica con con
Rat-Tawy ma anche con Bastet, la dea gatta (dunque dove traduco logograficamente ASHERA il pittogramma della testa di gatta
si potrà leggere anche o dietro le quinte BASTET come ho proposto in precedenti
lavori), mentre la dea nutrice figlia si identifica con Maet,
figlia di Rat-Tawy (la dea Ra delle Due Terre) sposa
di Montu e controparte femminile di Ra. Si direbbe un voluto sincretismo del culto di Amon-Ra con quello più antico
di Montu a Karnak.
Particolari di affresco
minoico o minoizzante da Avaris
(età di Ahmose, 1560 ca.) con scene di taurocatapsia
Quanto scritto prima permette di sospettare che in effetti gli Hyksos non siano mai stati cacciati da Creta da parte dei
faraoni delle XVII e XVIII dinastie tebane e del
resto un palazzo con affreschi minoici di Ahmose ad Avaris, più le spade minoiche dello stesso faraone e
l’ascia col grifone, ci dicono piuttosto il contrario, e cioè che gli Hyksos conquistati, conquistarono l’Egitto, rimasero
dov’erano, furono assorbiti nei ranghi del potere e li ascesero tutti
grazie alla loro abilità e all’intrigo di cui erano maestri
(l’Antico Testamento insegna). Ma la verità è
piuttosto un’altra, che la guerra fra Hyksos
del delta e faraoni delle XVII e XVIII dinastie tebane
avvenne in famiglia, fra due rami degli stessi sovrani Hyksos.
In ogni caso la regina Ahhotep, memoria storica di
questa guerra, moglie di Seqenenra Tao II e madre di Ahmose era probabilmente di
origini egee (Haw Nebw) come anche sua madre Tetisheri
(e madre di suo fratello e marito Seqenenra Tao II)
una cui statuetta creduta un falso ha il volto della Parigina di Cnosso, e
dunque verisimilmente appartenevano agli Hyksos
dell’Egeo e di Creta, dunque del delta. Gli stessi regnanti su Micene nel XVI secolo secondo Marinatos
sposarono donne nordiche (e i poemi omerici, specie l’Odissea, sono
imbevuti di cultura che si può solo definire celtica) oltre che cretesi e
portavano baffi e barbe che li rendevano assai simili a dei guerrieri celti… o hurriti. Il morto
della maschera d’oro di Agamennone era fasciato
come una mummia e ne aveva pure il colore scuro.
Gli Ittiti sotto Hattusilis I (ca. 1650/1600)
conquistano una serie di città nella Siria settentrionale fino ad Alalakh
sull’Oronte. Tra la fine dell’Antico
Regno e l’Impero sorge il regno hurrita, nord-mesopotamico, di Mitanni. Orbene, Hurri-Mitanni, è
praticamente l’Harran
biblico – l’Alta Siria –
dove i patriarchi andavano a
prendere moglie, ciò implicando: 1° la
preminenza dell’Alta Siria sulla Palestina; 2° il matriarcato presso i
proto-ebrei, in quanto era la donna a trasferire la regalità a quelli che
dall’età postesilica furono detti
patriarchi. Con Tudhaliyas I
(ca. 1540 a.
C.) avviene la completa hurrizzazione del pantheon
ittita.
Indeuropei, Fenici, Etiopi, Hurriti,
sembrano avere origini intrecciate e comuni. Secondo le fonti persiane raccolte
da Erodoto I,1 i Fenici – e gli Hyksos/Hurriti (Gli Hurriti di Labano di Harran in alta Siria
dove Abramo e tutti gli altri patriarchi prendevano moglie; dunque una società matriarcale dove il potere risiedeva ad Harran)
da Manetone in Sesto Africano erano considerati
fenici – provenivano dal Mar Rosso (come gli “Ebrei”, che
passarono il Mar Rosso sotto Mosè), cioè dal Golfo
Persico e dall’Oceano Indiano. Ciò ci richiama alla mente il percorso del
greco che si stacca dall’indo-iranico. Ma anche
gli Etiopi sulla riva destra della foce dell’Indo si differenziano da
quelli dell’Etiopia come ricorda Omero: « gli Etiopi che in due si
dividono, gli estremi degli uomini, quelli del sole che cade e quelli del sole
che nasce » Od. I,23-24. E ancora Amos 9,7, fa l’equazione Ebrei =
Etiopi: « Non siete voi per me come gli Etiopi [Kushiti],
Israeliti? » La successiva menzione dell’arrivo in Palestina degli Aramei da Qir, Cappadocia (terra dove si parlava ittito
e rinvia anche alla terra degli Hurriti coi loro carristi
Maryannu), dei Filistei greci da Creta e degli Ebrei
dall’Egitto deve significare che tutti e tre questi popoli erano
indeuropei all’origine e sono diventati culturalmente semiti solo dopo la permanenza e la convivenza
in Palestina. Probabilmente i parlanti greco e hurrito
devono essersi distaccati dall’indo-iranico
dalle parti del Mar Nero per scendere nel Golfo Persico e qui, mescolati a
Fenici ed Etiopi passare da sud per il Mar Rosso fino all’Egitto e la Bassa Siria
(dove troviamo i Siri-Palestini e Filistei di lingua
greca del Disco di Festo da Gosen alla Filistea).
Così la loro lingua indeuropea incarnata dapprima in individui di carnagione
bianca e capelli biondi (alcuni dei quali avranno potuto fare un percorso
diverso, da nord) s’è poi mescolata con individui di pelle scura come
Fenici ed Etiopi mantenendo i capelli biondi.
La guerra dei Sette contro Tebe ovviamente c’è
stata. Alla morte di Amenofi III, 1365/1367, o quello
che è, dobbiamo datare l’Apoteosi di Radamanto e il Sarcofago di Hagha Triada nonché i funerali
svoltisi ad Haghia Triada
presso il cenotafio del re in quanto re dei Cretesi, celebrati dalla regina Tiye/Megara e da suo padre l’onnipotente Yuya/Minosse/Giuseppe/Creonte. In che data collocheremo la
guerra dei Sette contro Tebe? Probabilmente qualche avvisaglia ci sarà stata
già sotto Amenofi III ma è evidente che alla sua
morte i Micenei si saranno imbaldanziti scatenando la guerra. A questo punto,
in questo intermezzo, rimane al potere il potente signore della guerra Yuya che, ne siamo certi, riuscirà per il momento a
contenere l’assalto organizzando l’invio di una flotta di navi da
sbarco per i carri e i carristi da mandare avanti alle mura di Tebe beota
contro la lega micenea dei Sette guidata da Adrasto. Poi occorrerà analizzare
attentamente i dati disponibili e cioè vedere se ad esempio il crollo della
marineria cretese per una qualsiasi causa (l’immancabile maremoto ed
eruzione del Thera verso il 1350? Se ne avrebbe un ricordo recente sotto Tutankhamon)
e l’assalto miceneo al palazzo di Cnosso (in un qualche modo rievocato
dall’impresa di Teseo uccisore del Minotauro) possa aver determinato
l’isolamento dal mare delle colonie egizie sul continente greco e dunque
favorito la vittoria finale degli Epigoni contro l’ultima roccaforte
greca “ionica” e poi anche
la conquista da parte loro dell’isola di Creta dove avrebbero introdotto la Lineare B.
Yuya/Minosse/Giuseppe era un signore della guerra hurrita
che dominava sull’Egitto e su una colonia oltremare dove si parlava
greco. E’ questa l’epoca in cui Hurriti, Mitanni, Hittiti fanno parlare di sé per la loro casta di signori
della guerra carristi nota col nome di Maryannu, i
nobili ariani (gli Arimanni? come si chiameranno più tardi in lingua germanica
e come forse si sono sempre chiamati? Certo parenti degli Ari-Maspi,
cavalieri della Scizia superiore ricca d’oro e patria dei grifoni)
importatori del cavallo, del carro da guerra e di altre armi innovative come i
bastioni di difesa, l’arco composito, ecc. Ritorniamo dunque alle origini
caucasiche ed hurrite (da Harran, non da Ur dei Caldei come
vorrebbero gli scribi veterotestamentari) dei
cosiddetti patriarchi israeliti. C’è da aggiungere che Minosse e
Radamanto passavano per figli di Europa fenicia cioè hyksos,
cioè hurrita, ma poiché Amenofi
III e Yuya non erano fratelli Europa può essere stata
madre di uno solo dei due. Il fatto è che se Mutemuya
era mitannica e Tiye hurrita fra le due non c’era tanta differenza, tanto
più che Yuya e Amenofi III
erano più che fratelli, autentici amici. Non ha dunque molta importanza
stabilire di chi dei due fosse madre Europa. Se l’Europa è indeuropea
essa è madre di entrambi ed entrambi hanno contribuito a fare grande
l’Europa.
Dopo la mia datazione
dell’Apoteosi al XIV secolo grazie alla bilingue del Sarcofago di Haghia Triada (qualcuno si
chiederà perché ci ho messo tanto ad accettare che l’Apoteosi fosse il
commento quasi perfetto del Sarcofago e DUNQUE avesse la stessa data, ma il
fatto è che fino a che non ne ho raggiunto una interpretazione esatta e sicura
nessuno avrebbe potuto prevedere ciò) s’è aperta la possibilità di far
luce quanto mai prima d’ora sull’Egeo su cui Amenofi
III (ce lo dice sulla base di una delle sue statue nel suo tempio funerario di
Luxor) poteva vantare un dominio (nell’ordine: Amnisos,
Knossos, Kydonia, Lyktos, Phaistos, in Creta (Keftiu), e fra i Danai (Tanaya), Messenia, Mycenae, Nauplia, Kythera, Wilios, Ilio) che solo i
maryannu micenei avrebbero potuto distruggere non
molto prima di essere a loro volta mandati in soffitta coll’ormai
antiquato loro modo di fare la guerra dagli ancor più terribili popoli del mare
con le loro lunghe spade di ferro.
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