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Europa/Mutemuya, Radamanto/Amenofi III,  Idomene/Tiye, Idomeneo/Amenofi IV, Megara/Nefertiti, Creonte/Ay: nuove identificazioni e  il culto degli antenati divinizzati a Creta nel XIV secolo a. C.

 

(secondo l’Apoteosi di Radamanto a Festo e il suo Sarcofago ad Haghia Triada)

MGCorsini, 11 dicembre 2006. Tutti i diritti riservati

 

 

Apotheosis of Rhadamanthys, side A:

ma-ka-rya da(y)-mon la-wry-y-py-py-ty-sy ma-ka-rya Y-so-nya da(y)-mon-ty-sy ty-ke(r)-on so-te(y)-ra-ky py-ra-po(r)-to-py-ty-sy Ke(r)-on-ty-sy DA(Y)-ray ra-nya-rya-ze(y)-py-sy Ke(r)-on-ty-sy nya-dyo la-wry-y-py-py-ty-sy Ke(r)-on-ty-sy DA(Y)-ray ra-nya-rya-ze(y)-py-sy ne-kro Ma-nya-por-ty-sy de(y)-mn°-wy-da(y) y-so-wy-ty-sy   y-ke(r)-on [sph]-ra-ky-ty-sy ey-ro-py-ty-de(y)-ya-py dyo-mn°-se-ty-sy ste-ny-NY De(y)-ya-NY ty-mn°-wo Ra-da(y)-mon-ty-sy.

makaria daimon lawryiphi pitys. makaria Isonoia, daimon t’ēs thēkôn, soteira kē  pēra-pontou-pithyos. Kreiontis MEGArē rh’aniarizeiphi soi, Kreiontis naiadiō lawryiphi pitysi, Kreiontis MEGArē rh’aniarizeiphi soi nekron. Maniaportēs, dēmôn owidae isowithyos woikon, sphragistheis  Eyrōpē tithēphi, dio mnēstheis sthenei-NIDA  Theîa-NIDA thymenos ho Rhadamanthys. 

Blissful lady double-axes pole, blissful Isonoia, lady of the larnakes and protrectress of the last Travel bag pithos. The doughter of Creon (/Ay) Megara (/Nefertiti) consecrate there to You, the doughter of Creon in the temple of the double-axes poles, the doughter of Creon Megara consecrate there to You the dead. The Illustrious Deceased was expert in the uniforming with equity the national law of the peoples. Your renowned Rhadamanthys has been approved to be suckled by Europe (/Mutemuya), so he has been married to the strong (Nida)  Theîa-Nida.

Side B:

De(y)-ya ZE(Y)-nya-ste-ny de(y)-nya-y-ky-sy de(y)-ra-kro-wa-ko Ei-de(y)-me-ny-yo wo-ra-nya-DE(Y) De(y)-ya-DE(Y) y-ra-DE(Y) ZE(Y)-nya-ste-py  Ei-de(y)-me-ny-yo   De(y)-ya-NY mon-ey-ny Ei-de(y)-me-ny DA(Y)-py-ko-SY(R) dyo-kro-por-y-ky DA(Y)-dyo-ny ra-to-sa y-ry-wo-WO(Y)-NY da(y)-ma-ze(y)-py mn°-me-ke(r)-SY(R)  y-mn°-de(y) ZE(Y)-a-wry-yo Ra-da(y)-mon-de(y)-pel dyo-kro-da(y)-mon Ta-ra-nya-sa ty-ry-wo-dyo py-ze(y)-yo Pa-nya-wry-sy y-de(y)-ya-py de(y)-mn°-yo-ty-sy.

Theîa NEAniasthenē theinē aix d’eyrakrou bagoû Eidemenēyo. ourania-*THĒLEIA Theîa-*THĒLEIA  hira-*THĒLEIA NEAniasthenphi  Eidemenēyo. Theîa-NIDA   moneynē  Eidemenē MEGALĒS-phēgoû-SYRIOS dikrophorikē MEGALOIN-dyoîn  rhantousa hirēiō WOIKŌ-NIDA damazeiphi mnēmā aige-SYRIOS. hymnodei NĒI-awriyo Ra daimonos de hyper dikrodaimonos Taranias. thyrēn hodoio piezei ho Phaniawrēs ideiaphi deimonoio tês.

To Theîa strength of the youth, holy goat (Amalthaea) of the highest king Idomeneus (“Son of Eidomene”, Amenophis IV); to the heavenly (Nurse) Theîa (Nurse), holy Nurse of the strenght in his youth; Idomeneus, to Theîa-Nida,  to the monogamous Eidomene (/Tiye), sprinkled the two high poles of the big oriental beech born by the double horns, in the sanctuary of Nida, kills by the tomb two oriental male goats. He sings then a hymn  to the ship of the morning of the god Ra, that about the goddess of the double horns Tarania. The entrance door (of the tomb) imprints Phaniawres with the symbols of her tremendous mind.

Questa, se verrà confermata dai miei studi successivi, sensazionale scoperta è avvenuta nella notte fra il 10 e l’11 dicembre corrente ed è stata perfezionata nello stesso giorno 11.

Non è facile interpretare questi dati in base alla tradizione greca e giudaica e anche in base ai dati non del tutto chiari offertici dalla storia egizia, ma ci proverò. In Eidomeneo/Idomeneo dobbiamo vedere Amenofi IV che celebra il funerale di suo padre Radamanto/Amenofi III e in Megara (figlia di Creonte “Potente”, cioè il visir Ay, figlio di Yuya) la regina Nefertiti,  moglie di Eracle/Amenofi IV appunto. Dunque moglie e marito celebrano o piuttosto vengono immaginati  celebrare, verisimilmente  ad Haghia Triada  e all’antro di Kamares dell’Ida (come ho già scritto), quella che comunque è una parvenza di funerale di Amenofi III/Radamanto, sepolto in realtà nella Valle dei Re in Egitto. Eidomene è ovviamente Tiye, madre di Amenofi IV e figlia di Yuya/Minosse e Tuya/Pasifae. Assistiamo qui al culto degli antenati divinizzati e identificati con le divinità autoctone di Creta, in particolare la dea madre nutrice per le grandi spose reali. Sia Idomeneo (nome che ha assunto  Amenofi IV come re su Creta e l’Egeo) che suo padre Radamanto (nome assunto da Amenofi III, come re su Creta e l’Egeo) assimilavano le proprie madri (Eidomene/Tiye e Europa (“occhi grandi” probabilmente dunque “begli occhi”)/Mutemuya rispettivamente) alla dea madre nutrice Theia dell’Ida, madre del Sole/Aton, di cui Amenofi IV si riteneva certo l’incarnazione terrena. 

C’è un evidente cambiamento rispetto a quanto ritenevo in precedenza (ma tutto potrebbe tornare allo stato precedente se mi accorgessi di aver preso una strada sbagliata) e cioè viene a cadere la presenza del nome di Minosse nell’Apoteosi, sostituito da quello che mi pare di dover leggere Idomeneo (e di conseguenza Megara non corrisponde più a Tiye, bensì a Nefertiti moglie di Idomeneo/Amenofi IV). Inoltre se per l’età Hyksos le mie identificazioni sono ferme al loro posto, è evidente che dal tempo della cacciata degli Hyksos sotto Ahmose il contatto fra Greci ed Ebrei da una parte e l’Egitto dall’altra si fa più nebuloso e, eccettuato ovviamente Ismaele/Apopis, da Isacco in poi i patriarchi ebrei vivono ai margini dell’Egitto dinastico, per cui nulla di sicuro si può affermare sui racconti che li riguardano. Di uno solo di essi potremmo avere qualche garanzia di dati sicuri, di Giuseppe/Melampode/Yuya, ma temo che le favole veterotestamentarie che diventano addirittura storia reale a confronto di quelle greche ci possano deviare dalla realtà cui dobbiamo stare legati in base alla storia egizia e ai documenti seppure così difficili da interpretare come l’Apoteosi di Radamanto.  Voglio dire che credo che Yuya sia Minosse mentre non sono più sicuro che seppure Giuseppe possa essere stato confuso con Yuya, con cui ha molti tratti in comune, non sia stato costruito anche su Amenofi IV come indicato dal Melampode (figlio di Idomene) con cui pure deve identificarsi.  Nel frattempo ad avvalorare questa ipotesi è intervenuta l’osservazione che se l’Antico Testamento afferma che il sarcofago di Yuya (il Giuseppe di Ahmed Osman) è stato portato in Palestina dagli Ebrei dell’Esodo, ciò è falso, in quanto il sarcofago con il suo contenuto è stato ritrovato nella Valle dei Re (del resto Genesi ignora che il sarcofago di Yuya/Giuseppe sia stato portato via da dove era stato collocato). Viceversa è vero che di Amenofi IV non si trova il sarcofago e la relativa mummia e io credo che gli Ebrei dell’Esodo avrebbero potuto portare con sé proprio il sarcofago del faraone eretico ripudiato dagli Egizi ed invece venerato dagli Ebrei in quanto propugnatore in prima persona del culto monoteistico di Aton/Adone. Perciò potrebbe darsi che in qualche modo si facesse confusione nel tempo fra  Melampode/Giuseppe ed Amenofi IV (dunque voglio dire che l’identificazione di Ahmed Osman rimane geniale ma purtroppo indagare su Giuseppe e, aggiungo io, Melampode, non ci permetterà magari di saperne di più, al contrario). Se Amenofi IV (1348-1331) ha regnato da subito dopo la morte del padre non c’è motivo di ritenere che  Minosse/Yuya lo abbia sostituito nella celebrazione dei funerali di Radamanto, sia pure accompagnando sua figlia Tiye moglie regale (dove  però nessuna tradizione identifica Megara come figlia di Minosse/Creonte mentre magari è più lecito pensare a Ay/Creonte in quanto personaggio meno noto e dunque meno caratterizzato storicamente; ma in realtà dietro Creonte “Potente” si può nascondere un altro personaggio in quanto Ay e sua moglie allevarono Nefertiti pur non essendone i genitori).  Dato che identificare nelle genealogie greche i personaggi storicamente portati alla luce dai riscontri storici nel caso migliore serve solo a dirci che le genealogie greche sono attendibili per questa volta mi asterrò di farlo, anche perché ho notato che di questa genealogia di Idomeneo/Amenofi IV  tutta egizia i greci hanno fatto delle false copie distribuendole in regni differenti della Grecia dove non ebbero mai la loro sede. 

Se ho ragione viene confermato che la vera guerra di Troia (si tratta di tensioni certamente non hollywoodiane al contrario dell’invasione del popoli del mare sotto Ramesses III, la guerra di Troia omerica)  avvenne nella seconda metà del XIV secolo (regnante Idomeneo), e, alla data dell’Apoteosi, 1348 a. C., doveva ancora raggiungere l’acme. Idomeneo non fu mai legato ad una lega dei popoli achei contro Troia perché questa lega  fu semmai quella dei popoli del mare nei primi del XII secolo. Idomeneo in quanto Amenofi IV (che a questo punto sarà come volevasi dimostrare il Memnone dei Greci confuso con suo padre Amenofi III che era marito di Tiye/Theia/Leto madre del Sole/Aton/Amenofi IV), regnante fra 1348 e 1331 a. C., sarà stato al contrario dalla parte di Troia, ecco spiegato anche perché, nella tradizione raccolta da Erodoto, Minosse (Yuya) s’era « incollerito per l’aiuto portato a Menelao » dai Cretesi e gli aveva fatto versare tante lacrime (7,169). Evidentemente, come ho già scritto, i personaggi della guerra di Troia omerica vissero nel XIV secolo anche se Omero li colloca alla fine dell’età antica, alla fine di un mondo perduto di eroi, un Amarcord (Io mi ricordo). Così veniamo a sapere che al tempo della vera guerra di Troia   « Nauplio … istigò le mogli dei capi greci a tradire i loro mariti assenti: Così Clitennestra commise adulterio con Egisto… Meda, sposa di Idomeneo, con Leuco. Ma Leuco poi la uccise  ̶  lei e la figlia Clisitira, nonostante si fosse rifugiata nel tempio  ̶ ; poi indusse dieci città a separarsi da Creta e vi instaurò una tirannide. Quando poi, terminata la guerra di Troia, Idomeneo rientrò a Creta, Leuco lo bandì. » (Apollodoro, Epitome, 6) Dunque qui è confermata la mia ipotesi della distruzione e incendio, da parte dei Cretesi ribelli, del palazzo di Cnosso, su cui regnava Idomeneo, nella seconda metà del XIV secolo, con la conseguente conservazione di diverse tavolette in Lineare B. Se è vero quanto scrivo, coloro che occuparono Cnosso, poterono  farlo  in seguito all’eruzione del Thera perché proprio sotto Amenofi IV vedo bene (del resto ci sono tracce storiche abbondanti) l’eruzione del Thera e l’alluvione come prova provata che gli dèi egizi erano contro la sua oltraggiosa riforma religiosa muovendogli contro tutti gli elementi (di cui avrebbero approfittato i Micenei per completare l’opera ed occupare Creta) e il sacerdozio e la massa fino a cacciarlo dall’Egitto insieme ai suoi seguaci “Ebrei”. Il naturalismo degli affreschi di Akrotiri si sposa bene con quello dell’età di Amenofi IV ed è un influsso reciproco delle due civiltà. L’asceta Amenofi IV, che in politica estera non era però più menefreghista del padre Amenofi III, prese semplicemente  atto dei nuovi padroni di Creta e dell’Egeo e analogamente si comportò con  Troia. A lui bastava un formale atto di soggezione da parte dei nuovi regoli locali e magari avrebbe fatto anche a meno di questo minimo riconoscimento.  Dunque Idomeneo/Amenofi IV era imparentato per via di madre (Tiye) con Yuya/Minosse e per via di moglie (Nefertiti) con Ay/Deucalione, figlio di Minosse. Poiché costoro avevano il titolo di “Padre del faraone” (avendo dato le loro figlie o figliocce in moglie ai faraoni Amenofi III e IV) fu possibile ricordare Idomeneo come figlio di Deucalione, che potrebbe essere stato davvero figlio di Minosse.

Più volte nei miei lavori ho cercato  di inserire  un passo che mi sembrava aver letto nell’Iliade, parallelo a quello del condottiero veterotestamentario (impropriamente detto giudice) Iefte che fece voto a Yahweh che se avesse vinto la guerra contro gli Ammoniti  avrebbe sacrificato la prima persona uscita da casa sua per venirgli incontro  al ritorno in patria e gli capitò di incontrare e dover sacrificare la  propria figlia unica (l’episodio, in Giudici 11, 29-40, ha per sfondo una religione comune al mondo greco arcaico e a quello cananeo e cioè dei  riti delle baccanti e delle ashere  con la giovane che chiede al padre di poter vagare pei monti per due mesi  a piangere con le compagne la  morte prematura da vergine; nessun accenno alla riprovazione da parte di Yahweh che gli ha concesso la vittoria prima sugli Ammoniti e anche dopo sugli Efraimiti, mentre Idomeneo viene cacciato da Creta), e ora grazie all’identificazione, che mi sembra possibile, di Idomeneo, ritrovo questa analogia, in quanto, nel ciclo dei ritorni, era narrato che    Idomeneo, colto dalla tempesta, avrebbe promesso di sacrificare a Posidone la prima persona che gli fosse venuta incontro appena arrivato in patria, cosicché gli sarebbe capitato di dover sacrificare (o non sacrificare) il proprio figlio o la propria figlia. A espiazione del sacrilegio (in un senso o nell’altro) Creta sarebbe stata colpita dalla pestilenza (come peraltro sappiamo da Erodoto già citato nel precedente lavoro), Idomeneo sarebbe stato cacciato (ciò che abbiamo appena visto) e si sarebbe rifugiato nella penisola salentina. I Giudici sono i condottieri che hanno conquistato la Palestina dopo Giosuè e dunque si collocano esattamente all’epoca della guerra di Troia omerica. Ritengo perciò che questo episodio non sia che pura invenzione per quel che riguarda  Idomeneo (gli Achei omerici erano sbandati in cerca di una speranza di vita e non una invincibile armata di stati efficienti e imperialisti) mentre è verosimile per Iefte (e per l’interpretazione omerica).

Thēleia “Nutrice” e Dēlia (dell’isola) “di Delo” sono la stessa cosa perché a Delo, nelle Cicladi (regno di Minosse e Radamanto), nacque il Sole Apollo allevato dalle due dee Leto e Artemide (a sua volta nata dalla precedente). Mentre Leto è la “Notte” generatrice nascosta dei due astri Artemide/Luna e Apollo/Sole, Delo è l’isola “Manifesta” cioè dove avvenne la prima epifania del Sole, celebrata da allora in poi a Delo ogni quattro anni. Perciò credo che la ierofania di tanti sigilli e iconografie minoico-micenee e dell’Egeo potrebbero leggersi anche in tal senso, come riferimento  al culto del Sole Apollo e datare, se non esclusivamente, particolarmente dall’età di Minosse/Yuya (da Tuthmosi IV  a Amenofi IV) in poi. E’ questa una tradizione di chiara importazione egizia, come ci attesta Erodoto e come possiamo verificare noi stessi dalla documentazione egizia. Leto è la dea Uadjet protettrice del Basso Egitto di Buto sul Nilo Sebennitico. Vicino è l’isola “galleggiante” di Chemmi con santuario di Apollo (Erodoto, 2, 155-156).

 

 

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