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Altri sigilli

MGCorsini, 17 dicembre 2006. Tutti i diritti riservati

 

 

 

Apotheosis of Rhadamanthys, side A:

1 ma-ka-rya 2 da(y)-mon 3 la-wry-y-py-py-ty-sy 4 ma-ka-rya 5 Y-so-nya 6 da(y)-mon-ty-sy 7 ty-ke(r)-on 8 so-te(y)-ra-ky 9 py-ra-po(r)-to-py-ty-sy 10 Ke(r)-on-ty-sy 11 DA(Y)-ray  12 ra-nya-rya-ze(y)-py-sy 13 Ke(r)-on-ty-sy 14 nya-dyo 15 la-wry-y-py-py-ty-sy 16 Ke(r)-on-ty-sy 17 DA(Y)-ray 18 ra-nya-rya-ze(y)-py-sy 19 ne-kro 20 Ma-nya-por-ty-sy 21 de(y)-mn°-wy-da(y) 22 y-so-wy-ty-sy  23 y-ke(r)-on 24 [sph]-ra-ky-ty-sy 25 Ey-ro-py 26 ty-de(y)-ya-py 27 dyo-mn°-se-ty-sy 28 ste-ny-NY 29 De(y)-ya-NY 30 ty-mn°-wo 31 Ra-da(y)-mon-ty-sy.

makaria daimon lawryiphi pitys, makaria Isonoia, daimon t’ēs thēkôn, soteira kē pēra-pontou-pithyos. Kreiontis MEGArē rh’aniarizeiphi soi, Kreiontis naiadiō lawryiphi pitysi, Kreiontis MEGArē rh’aniarizeiphi soi nekron. Maniaportēs, dēmôn owidae isowithyos woikon, sphragistheis Eyrōpē tithēphi; dio mnēstheis sthenei-NIDA Theîa-NIDA thymenos ho  Rhadamanthys. 

Blissful lady double-axes pole, blissful Isonoia, lady of the larnakes and protrectress of the last Travel bag pithos. The doughter of Creon  Megara  consecrate there to You, the doughter of Creon in the temple of the double-axes poles, the doughter of Creon Megara consecrate there to You the dead. The Illustrious Deceased was expert in the uniforming with equity the national law of the peoples. Your renowned Rhadamanthys has been committed in  nursery to Europe, so he has been married to the strong (Nida)  (Amal)theîa-Nida.

Side B:

1 De(y)-ya 2 ZE(Y)-nya-ste-ny 3 de(y)-nya-y-ky-sy 4 de(y)-ra-kro-wa-ko 5 Ey-de(y)-me-ny-yo 6 wo-ra-nya-DE(Y) 7 De(y)-ya-DE(Y) 8 y-ra-DE(Y) 9 ZE(Y)-nya-ste-py  10 Ey-de(y)-me-ny-yo 11 De(y)-ya-NY 12 mon-ey-ny 13 Ey-de(y)-me-ny 14 DA(Y)-py-ko-SY(R)  15 dyo-kro-por-y-ky 16 DA(Y)-dyo-ny  17 ra-to-sa 18 y-ry-wo-WO(Y)-NY 19 da(y)-ma-ze(y)-py 20 mn°-me-ke(r)-SY(R) 21  y-mn°-de(y) 22 ZE(Y)-a-wry-yo 23 Ra-da(y)-mon-de(y)-pel 24 dyo-kro-da(y)-mon 25 Ta-ra-nya-sa 26 ty-ry-wo-dyo 27 py-ze(y)-yo 28 Pa-nya-wry-sy 29 y-de(y)-ya-py 30 de(y)-mn°-yo-ty-sy.

(Amal)theîa NEAniasthenē, theinē aix d’eyrakrou bagoû Eidemenēyo. ourania-*THĒLEIA (Amal)theîa-*THĒLEIA hira-*THĒLEIA NEAniasthenphi. Eidemenēyo (Amal)theîa-NIDA moneynē Eidemenē, MEGALĒS-phēgoû-SYRIOS  dikrophorikē  MEGALOIN-dyoîn  rhantousa, hirēiō WOIKŌ-NIDA, damazeiphi mnēmā aige-SYRIOS. hymnodei NĒI-awriyo Ra daimonos de hyper dikrodaimonos Taranias. thyrēn hodoio piezei ho Phaniawrēs ideiaphi deimonoio tês.

To (Amal)theîa strength of the youth, holy goat of the highest king Idomeneus; to the heavenly (Nurse) (Amal)theîa (Nurse), holy Nurse of the strenght in his youth; Idomeneus, to (Amal)theîa-Nida,  to the monogamous Eidomene, sprinkled the two high poles of the big oriental beech born by the double horns, in the sanctuary of Nida, kills by the tomb two oriental male goats. He sings then a hymn  to the ship of the morning of the god Ra, that about the goddess of the double horns Tarania. The entrance door (of the tomb) imprints Phaniawres with the symbols of her tremendous mind.

 

In questa bella foto si intravede il trattino verticale della maiuscola sotto al “guantone”  di Eu-rō-pē

 in A 25

Quanto all’etimologia di Dēmētēr, Poseidáōn e Ennosídas, sono tutti composti con il preellenico   Dā, che i grecofoni hanno letto Mega- (cf. DA(Y)-dyo-ny, MEGALOIN-dyoîn,  i due alti pali, e DA(Y)-ray, MEGArē, sull’Apoteosi). Perciò Dāmātēr è  Megálē Mātēr, Magna Mater, la  Mátēr  Megála Kybēla; PoteidāFōn > Poseidōn (come sostenuto da Heubeck),  Grande Padre o Grande Signore; Ennosídas,  Grande, Potente Scuotitore.

Riesco  facilmente ad interpretare questo sigillo, ma per dire di più e meglio dovrei avere la foto dell’originale e sapere da dove proviene. Abbiamo al centro in alto  Eros, verisimilmente alato, con l’arco da cui ha già scoccato  la freccia che fa  innamorare chi vuole. E’ infatti, come dice l’inno orfico (58), il dio che ha le chiavi di tutto, del cielo, del mare, della terra e degli esseri che vi stanno dentro. E’ il mégistos koũros che (come scrive Marinatos, ma col punto interrogativo che io elimino) « più di mille anni più tardi i sacerdoti eteocretesi di Praso invocheranno in lingua greca ma ancora con spirito minoico, perché scenda in terra a fecondare il mondo degli animali e delle piante » (Sp. Marinatos e M. Hirmer, Creta e Micene, Sansoni, p. 26). A destra abbiamo una donna che soffre per amore appoggiata ad un masso sacro a forma di  pithos. Sopra di lei degli ideogrammi (un occhio e un orecchio) che vogliono significare che gli dèi tutto vedono e tutto odono, ascoltano i lamenti e la preghiera della donna e Eros (al centro in alto) l’ha già esaudita perché ha già scoccato la freccia fatale, non solo, ma volto alla madre Afrodite tiene nella mano destra (nel sigillo che è speculare alla cretula) una fascia d’Iside con nodo sacro(?), e la sventola in segno di vittoria, ad indicare che il cuore di lei o lui già spasima per l’implorante. Di questi sigilli probabilmente ne furono realizzati parecchi, acquistati da donne e ragazze in cerca d’amore per lasciare un’impronta nei pressi dell’ara sacra e ricordare alla dea e al figlio la preghiera già espressa a voce o mentalmente. Dunque l’oggetto dell’amore, uomo o donna che sia, non compare. Alla sinistra del sigillo compare la dea Afrodite, madre di Eros,  che, invocata, è scesa in soccorso della donna in compagnia del figlio (persuasore) da lei invitato ad  esaudirne il desiderio.  E par che la dea con la destra risponda al figlio che sapeva bene che sarebbe andata così, per il meglio. Dietro la schiena della dea compaiono come delle ali che  ricorrono anche nel sigillo di cui ci occuperemo di seguito. Tutto sommato (a parte la funzione di Eros) mi pare che il sigillo riecheggi la prima ode saffica (“inno d’invocazione” klētikòs hýmnos) ad Afrodite, l’unica intera che abbiamo di Saffo. Quando Saffo aveva pene d’amore Afrodite “udendo la sua voce di lontano”  scendeva  “serena, sorridendo nell’immortale viso”, e le diceva: “Chi cerchi ancora che Persuasione ti getti fra le braccia? Chi, o Saffo, ti fa del male? Se ora ti fugge, presto di amerà, anche se non vuole.” E la preghiera di Saffo è: “Scendi con me anche oggi; sollevami dal peso del tormento; esaudisci quanto il mio cuore brama che avvenga; tu stessa combatti con me.” Eros è rappresentato più o meno come ce lo aspetteremmo da questo sigillo nel libro terzo delle Argonautiche di Apollonio Rodio e proprio da questo passo ricavo un prezioso indizio per interpretare la “trottolina” che volteggia in aria nel sigillo di Isopata.

 

 

Che l’oggetto volante sul sigillo da Isopata (presso Cnosso) sia un essere umano, come una bambinetta con la gonna a volants, lo escluderei. Nelle Argonautiche di Apollonio Rodio si tratta invece del « balocco stupendo di Zeus, quello che fece per lui la nutrice Adrastea nell’antro dell’Ida, quand’era ancora bambino, una palla veloce; niente potresti avere più bello dalle mani di Efesto. E’ fatta di cerchi dorati, e attorno a ogni cerchio, dall’una parte e dall’altra, girano intorno gli anelli, ma le giunture sono nascoste; sopra di loro corre un’azzurra voluta. Se tu l’avrai nelle mani, e la lanci, lascia per l’aria un solco splendente, come una stella. » (3, 132-141),  un giocattolo che Afrodite promette ad Eros se farà innamorare di Giasone Medea. Che sia descritta o meno come trottola a me questo pare un riferimento alle trottole usate dalle streghe romane (come Orazio la riferisce a Canidia/Gratidia « rimanda indietro, svolgi la tua trottola » Epodi, 17, 7). Secondo Eliano Ciprigna primieramente la portava agli uomini (De natura animalium 6,19). La trottola o rombo era una ruota magica  ai cui 4 raggi (o dentro la quale) era legato un  uccello (torcicollo, simile al picchio), intorno alla quale si avvolgeva un filo per farla girare pronunciando delle formule, e trascinare così l’anima della persona su cui veniva esercitata la fattura. Come si legge nel secondo idillio di Teocrito, la formula era: “Iynx (torcicollo in greco) trascina alla mia casa quell’uomo… “ (quella persona in genere). Nel sigillo in esame quelle che sembrerebbero la testolina e le braccine di una bambina potrebbero rappresentare il torcicollo legato alla trottola. Dunque in qualche modo la trottola aveva la stessa funzione di Eros e dunque lo rappresentava come “strumento” nelle mani di sua madre Afrodite, la grande madre cretese. Nel sigillo ritroviamo le ninfe Ilizie con le loro vitine da ape che salutano l’apparizione della dea dell’amore che levita in alto insieme alla sua trottola magica.

 

 

L’anello detto di Minosse, dalla Temple Tomb di Cnosso, potrebbe essere un falso perché troppo preciso nei particolari (mi colpisce – se non erro – che si notano gli esatti dettagli del volto) rispetto alla semplicità e schematicità dei sigilli autentici (ai falsari bisognerebbe rendere la vita difficile come essi la rendono difficile a noi). Riproduce la grande madre Amalthea sulla sua barca a testa di cavallo, cioè connessa a Posidone, col castello di prua in forma di  due sacelli sormontati da doppie corna. Ritroviamo poi la dea sulla sinistra seduta in trono su un tempio all’aperto segnalato dalle doppie corna. Un uomo e una donna nudi raccolgono frutta  da alberi che sporgono da edifici sacri al centro e alla destra. Un piccolo mégistos koũros levita sospeso nell’aria di fronte alla grande dea madre nutrice di tutto, pántōn genéthla. A giudicare anche dalla sostituibilità del mégistos koũros con la trottola magica direi che nella religione minoica tutto il potere onnigenerante risiede nella sola grande madre (che è sempre unica anche se venerata sotto nomi diversi in località differenti e anche con caratteristiche a volte peculiari) e   il mégistos koũros o la trottola indicano semplicemente l’amore che la dea porta alla natura da essa generata, dunque sua figlia o suo figlio, un po’ come la colomba che compare come attributo sulle statuine della dea e poi sarà simbolo cristiano dello Spirito Santo.

 

 

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