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Aggiornamento al 24 gennaio 2007 della trascrizione in greco dell’Apoteosi di Radamanto

MGCorsini. Tutti i diritti riservati.

 

Proseguendo sulla scia della teoria emergente dai miei studi  che vuole che i segni abbiano un doppio valore sillabico, speculare, MON e MN°, cioè MNO, non possono coesistere, e se da una parte MN° deve corrispondere a MNO/MON, MON deve corrispondere a MAN/MNA di ῾ΡαδάμανJυς e per lo più di un  da-MAN che avrà valore logografico (di parte per il tutto) di δαμαντὴρ e δαμάντειρα, con significato corrispondente a Signore e Signora (degli animali). Ciò comporta che nuovamente la casella B20, il punto più difficile da risolvere di tutta l’Apoteosi, rimane da spiegare. Ci provo con un ipotetico mαινο-μεα)-κρέας (ora è del tutto evidente che poiché i segni hanno un doppio valore speculare la virgola sotto il “corno” di Creonte è pleonastica, ma comunque vuole sottolineare che la lettura è proprio quella meno usuale di KRE) “smanio-per-la-carne” = antropofago = Μινώταυρον, che spiegherebbe meglio la raffigurazione del sacrificio dell’uomo travestito da Toro sul sarcofago di Radamanto ovvero di Haghia Triada. Minotauro significa “toro di Minosse” e non è detto si trattasse di ciò che la leggenda ha tramandato, prima di tutto di un essere unico. Il toro di Minosse potrebbe essere stato a vita un antropofago  reo ovviamente del delitto di antropofagia condannato alle prigioni ed utilizzato per eliminare fisicamente altri gravi delinquenti dalla società così come i Romani (popolo sulla cui civiltà nessuno può dubitare come nessuno può dubitare su quella dei Minoici) facevano coi leoni nel circo e con altre più raffinate esecuzioni dagli effetti spettacolari che ripetevano anche miti dell’antichità a finale tragico. Uno di questi consisteva nel far precipitare dall’alto un Icaro con le ali ovviamente incapaci di sostenerne il peso, il che vale a suggerirci che anche quella di Icaro e di Dedalo poté essere una modalità di esecuzione a Creta di rei di particolari delitti contro la sicurezza dello stato o contro il monarca o contro la morale sessuale (vedi il rapporto contro natura con animali richiamato dall’unione fra Pasifae e il toro marino agevolato dal marchingegno di Dedalo). Alla fine questo esecutore delle condanne a morte di stato era  destinato ad essere  sacrificato nella sua consueta uniforme da boia e cioè col  suo  travestimento da toro (il toro che anche in Egitto era il veicolo del sole e dunque sacrificio ideale per un re che da morto si identificava col sole) al momento dell’apoteosi del sovrano, dopo di che un altro antropofago condannato a vita ne prendeva il posto come Minotauro. Le due capre sotto la tavola sacrificale sono allora le due dee nutrici Demetra e Core che assistono compiaciute al sacrificio in loro onore.  Già altrove ho detto che i due grandi pali possono rappresentare le due grandi dee e perciò ora che emerge la presenza di Demetra questa potrà essere associata a sua figlia Core/Persefone, e cioè le due grandi dee saranno rappresentate nell’Apoteosi da Amalthea, dea nutrice, e da Tarania, dea degli inferi, rispettivamente. E la presenza delle due grandi dee è confortata da quella di Posidone cavallo attraverso Demetra giumenta. Che non si possa identificare con la dea terra è dimostrato dal fatto che piuttosto è associata con la Luna e col mese lunare. A questo punto Tarania, che è attestato solo in sanscrito, potrà forse identificarsi con Thronia Θρονίη, la dea sul trono, dunque degli inferi, del frammento 32 di Esiodo. In ogni caso qui la variazione nella decifrazione è nulla e la differente interpretazione di innovazione minima. DYO vale anche DOY per cui potremmo avere Θυρεὸν ὁδοῦ invece di Θυρεὸν ὁδοίjο che mi par preferibile perché più arcaizzante. Verisimilmente la KYRia non avrà mai valore GY appartenente ad altro segno tuttora da acquisire al sillabario. A questo punto ogni segno ha il suo preciso valore sillabico e prevedo che qui abbia termine il mio lavoro, in attesa di nuovi sviluppi come la scoperta di documenti analoghi che potrebbero anche essere scoperti da me se dei finanziatori pubblici o privati me lo permetteranno. Sarebbe bello se prima del 3 luglio 2008 potessi pubblicare un intero corpus dei documenti in pittografica festia. Naturalmente gli esperti di greco da me invitati a farsi vivi, e finora non lo hanno fatto, lo potranno fare con tutto comodo suggerendomi perfezionamenti nella resa del testo greco. 

Se non ho decifrato il Disco di Festo non ho nulla da perdere ma se l’ho decifrato il mio trionfo segnerà anche una pagina nera indelebile per tutto il mondo accademico dei micenologi, e questo è già scritto, e dei grecisti, e questo è in via di scrittura in quanto neppure loro si fanno vivi ora che li interpello anche via e-mail. E’ grazie a costoro comunque che sono diventato quello che sono, per reazione alla loro maleducazione prima di tutto, perché fra persone civili (e prima che grecisti e micenologi occorre essere persone civili!) si risponde alle comunicazioni, e si risponde garbatamente, anche se non si è in accordo. Finora ho solo ricevuto  soprattutto silenzio e rarissime risposte, sempre sgarbate, senza che nessuno abbia mai avuto il coraggio di scrivermi dicendo qualsiasi cosa sensata a proposito del mio lavoro. Costoro meritano di essere lasciati nell’anonimato. Ma tutti coloro che mi leggono sanno bene, come lo so io, che se uno che per professione si occupa di greco e risponde sgarbatamente a priori ad una persona che gli dice di aver decifrato il disco in greco qui non si tratta solo di maleducazione ma probabilmente (ce lo dirà il futuro con nuovi ritrovamenti di documenti analoghi al Disco) di rabbia perché  si accorge di non essere riuscito laddove è riuscito un dilettante che fa la figura da professionista rigettando il professionista nel ruolo di dilettante. Vorrei che mi si lasciasse lavorare solo e in pace anche dopo il  ritrovamento di nuovi documenti che io solo (se ho decifrato il Disco) avrò il diritto di pubblicare senza complicazioni. Preannuncio a scanso di equivoci che se non mi verranno consegnati gli eventuali documenti scoperti  ricorrerò perfino in tribunale avvalendomi del miglior avvocato, mio maestro, disponibile sulla piazza. Ovviamente poi nessuno potrà pubblicare nessuna decifrazione di detto materiale avvalendosi della mia decifrazione, che, mi dispiace per loro, è con ogni verosimiglianza quella giusta. Invito tutti coloro che mi stimano (e so che sono tanti) ad avvisarmi prontamente qualora giungesse loro notizia del ritrovamento di documenti affini al Disco di Festo, ovvero scritti con una scrittura uguale o simile, non necessariamente su dischi e nemmeno necessariamente su argilla cotta o meno. Ed altresì ad avvisarmi su qualunque tentativo da parte di chicchessia di utilizzare la mia decifrazione e soprattutto di impiegarla su detti eventuali documenti. Grazie anticipatamente. Il tempo gioca a mio favore e contro i falsi specialisti, veri baroni accademici. Spero che non pensino di mangiarsi i dischi eventualmente ritrovati pur di non darmi soddisfazione e di non coprirsi di vergogna! Però due studiosi posso e devo qui ricordare per essersi distaccati dal coro. Paul Faure, che ritiene il Disco un falso, cui debbo da antica data il suggerimento del valore, in latino, KAput (per me oggi è più esattamente una testa di KARio) per la “testa d’uomo calvo”  mettendomi così sulla giusta strada per l’interpretazione del prezioso μάκαρ, e Jean Faucounau, che legge il Disco dall’esterno verso l’interno.  Ad entrambi in varia misura debbo la scoperta del pittogramma n° 50 Dagan/Posidone Uranio. Di pittogrammi ne ho identificati oltre una decina ma solo dei due più importanti ho dato notizia, questo e il n° 51 la capra. La mia numerazione rispetta quella dei segni  precedentemente scoperti da Jean Faucounau o comunque da lui comunicatimi (e sulla cui esistenza reale in tutto o in parte non mi pronuncio in questa sede), che andavano appunto fino al n° 49. 

 

 

Lato A: 1 ma-ka-ry 2 da-MAN 3 la-wry-y-py-py-ty-sy 4 ma-ka-ry 5 Y-syo-nya 6 da-MAN-ty-sy 7 ty-ke(r)-on 8 so-te(y)-ra-ky 9 py-ra-po(r)-to-py-ty-sy 10 Kre-on-ty-sy 11 DA-ray  12 ra-nya-ry-ze(y)-py-sy 13 Kre-on-ty-sy 14 nay-dyo 15 la-wry-y-py-py-ty-sy 16 Kre-on-ty-sy 17 DA-ray 18 ra-nya-ry-ze(y)-py-sy 19 ne-kro 20 Ma-nya-por-ty-sy 21 de(y)-mno-wy-DA 22 y-so-wy-ty-sy  23 y-ke(r)-on 24 [pa]-ra-ky-ty-sy 25 Ey-ro-py 26 ty-de(y)-ya-py 27 dyo-mno-se-ty-sy 28 ste-ny NY 29 De(y)-ya-NY 30 ty-mno-wo 31 Ra-da-man-ty-sy. MGCorsini 2007, tutti i diritti riservati.

Ἡ αποθέωσις ῾Ραδαμάνθυος.

Πλευρ Α: Μάκαρ δαμάντειρα λαβρύοιjι σπίτης, μάκαρ ᾽Ιησιώνια, δαμάντειρα τ᾽ᾖς  τυχηρὼν, σώτειρα κὴ σπειραπόντου σπίτης. Κρειοντὶς Μεγάρη ῾ρ᾽ἀνιερίζειjι σοί, Κρειοντὶς ναΐδιῳ λαβρύοιjι σπίτης, Κρειοντὶς Μεγάρη ῾ρ᾽ἀνιερίζειjι σοὶ νεκρόν, Μανιαjόρτις. Δῆμων ὁ ϝδρις ἰσοϝιJὺς οἴκων, j]ραχJεὶς Εὐρώπῃ τιτJεαjι, δι᾽ ὁμονοσJεὶς σJένῃ Νίδᾳ, (Ἀμαλ)Jεὶᾳ-Νίδᾳ,  Jύμενος ὁ ῾ΡαδάμανJυς. MGCorsini 2007, tutti i diritti riservati.

Lato A: Beata signora della casa delle doppie asce, beata Iasionia, che sei signora dei beati  e protettrice della casa del percorso a spirale. La Creontide Megara vi consacra a Te, la Creontide, nel tempietto della casa delle doppie asce, la Creontide Megara vi consacra a Te il morto, o Impetuosa Giumenta. L’esperto di diritto sia pubblico che privato è stato affidato in allattamento ad Europa e perciò è stato restituito alla forte Nida, ad (Amal)tea-Nida, il celebre Radamanto.  MGCorsini 2007, tutti i diritti riservati.

Side A: Blissful mistress of the double-axes house, blissful Jasionia, mistress of the Blessed and protrectress of the spiral path house. The doughter of Creon Megara consecrate there to You, the doughter of Creon, in the shrine of the double-axes house, the doughter of Creon Megara consecrate there to You the dead, o Impetuous Mare. The skillful public and civil jurist has been committed in  nursery to Europe and therefore has been given back to the strong Nida, to (Amal)thaea-Nida,  the renowned Rhadamanthys. MGCorsini 2007, all rights reserved.

 

Lato B: 1 De(y)-ya 2 ZE(Y)-nya-ste-ny 3 de(y)-nya-y-ky-sy 4 de(y)-ra-kro-wa-go 5 Ey-de(y)-me-ny-yo 6 wo-ra-nya DE(y)L 7 De(y)-ya DE(y)L 8  y-ra DE(y)L 9 ZE(Y)-nya-ste-py  10 Ey-de(y)-me-ny-yo 11 De(y)-ya-NY 12 man-ey-ny 13 Ey-de(y)-me-ny 14 DA py-goSYR  15 dyo-kro-por-y-ky 16 DA dyo-yn  17 ra-to-sa 18 y-re-wo WONY 19 da-ma-ze(y)-py 20 mno-me-kre-sy 21  y-mno-wo-de(y) 22 ZE(Y) a-wry-yo 23 Ra-da-MAN-de(y)-pel 24 dyo-kro-da-MAN 25 Ta-ra-nya-sa 26 ty-re-wo-dyo 27 py-ze(y)-yo 28 Pa-nya-wry-sy 29 y-de(y)-ya-py 30 de(y)-mno-yo-ty-sy. MGCorsini 2007, tutti i diritti riservati.

   mno-me-kre-sy =  antropofago = Minotauro

 

Πλευρ B: (Ἀμαλ)Jεὶᾳ νεανιασJένῃ, Jέινη αἴξ  δ᾽εὐρυάκρου βαγοῦ ᾽Ιδομενῆος. Οὐρανίᾳ    Θήλειᾳ, (Ἀμαλ)Jεὶᾳ Θήλειᾳ,   ἱρᾲ   Θήλειᾳ     νεανιασJὲνjι ᾽Ιδομενῆος. (Ἀμαλ)Jεὶᾳ-Νίδᾳ, μανεὐνῇ Εἰδομένῃ, μεγάλην jηγὸνΣυρίαν   δικροjόρηκην μεγάλαιν δυοῖν ῾ραντός,  ἱρέϝος  ϝοἶκουΝίδας δαμάζειjι μαινο-μεα)-κρέας (= Μινώταυρον). Ὑμνῴδει νηῒ  αϝρίjο Ῥὰ δαμαντὴρ  δε ὑπὲρ δικροδαμάντειρα Ταράνιας. Θυρεὸν ὁδοίjο πιέζει ὁ Φανηάϝρης ἰδέηαφι δειμονοῖο τῆς. MGCorsini 2007, tutti i diritti riservati.

Lato B: Ad (Amal)tea forza della gioventù, divina capra del sommo re Idomeneo. Alla celeste Nutrice, ad (Amal)tea Nutrice, alla santa Nutrice del vigore di Idomeneo nella sua infanzia. Ad (Amal)tea-Nida, a colei che si accoppia ogni mese Idomene (“Colei che appare”), avendo asperso alle due grandi  (dee) la grande quercia (siria) sorretta dalle doppie corna, il sacerdote (del santuario) del Nida vi uccide uno “smanio-dietro-alla-carne” (= un antropofago, il Minotauro di turno). Intona poi un inno alla nave del mattino “Ra è signore”, quello sulla signora delle doppie corna Tarania. Infine Phaniaures imprime la pietra d’ingresso (all’antro del Nida) coi simboli della sovrannaturale sapienza di quella. MGCorsini 2007, tutti i diritti riservati.

Side B: To (Amal)thaea strenght of the youth, holy goat of the highest king Idomeneus. To the heavenly Nurse, to (Amal)thaea Nurse, to the holy Nurse of the strength of Idomeneus in his childhood. To (Amal)thaea-Nida, to she who couple herself every month Eidomene (“She who appears”), sprinkled to the two great (goddesses) the big (Sirian) oak born by the double horns, the priest (of the sanctuary) of Nida kills there a man-eater (the Minotaur). He sings then a hymn to the ship of the morning “Ra is the Lord”, that about the mistress of the double horns Tarania. The stone of the entrance (to the Nida cave) imprints then Phaniawres with the symbols of her extraordinary wisdom. MGCorsini 2007, all rights reserved.

 

 

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