Alla ricerca del continente perduto
di Atlantide
MGCorsini, 3 dicembre 2006. Tutti i diritti riservati
Si avverte facilmente dalla
comparazione fra tradizione greca e tradizione ebraica, compresa quella della diaspora
di lingua greca, che il Diluvio di Atlantide è l’ultimo della serie, quello che
pone fine del tutto alla civiltà minoico-micenea (Erodoto, 7,171, dice che
Creta rimase spopolata dopo la guerra omerica di Troia; evidentemente la causa
va posta prima e cioè, dopo il diluvio di Atlantide e la carestia di cui parla
anche Dionisio d’Alicarnasso, i popoli del mare usciti dalle loro sedi,
assalirono i paesi del Mediterraneo centrale e orientale e con i loro raid alla
vichinga devastarono Creta, dove a causa
delle carneficine e della carestia la popolazione per la più parte morì o emigrò, e distrussero Troia, simbolo di ben
più gravi devastazioni), e che i nuovi
arrivati Iperborei e Dori/Giapeti si ritengono figli di Posidone/Hippotes, Hippos (Cavallo) e di una
donna mortale, cosicché, fra gli altri,
Eolo Ippotade, re dell’isola
Eolia, ha cinque coppie di figli maschi e femmine sposati fra loro. A
Pilo Nestore, discendente da Eolo di Elleno, ebbe da Enarete dodici figli fra
maschi e femmine e compie sacrifici a
Posidone in nove sedi dove si sacrificano nove tori per ciascuna.
La tradizione di Genesi dice che «
Quando gli uomini
cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, i figli di Posidone [gli Atlantidi]
videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero.
Allora Posidone disse: “Il mio spirito non resterà
sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi
anni“. C’erano sulla terra
i giganti ai tempi del Diluvio
̶ e anche dopo [vedasi il filisteo Golia del tempo di
Davide] ̶ quando
i figli di Posidone si univano alle figlie degli uomini e queste
partorivano loro dei giganti: sono
questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi. » (6,4) Sostituisco
Posidone al dio degli Ebrei in quanto è Posidone il dio originario cui la
tradizione fa riferimento.
Platone, che ovviamente scrive dopo,
pare riferirsi alla stessa tradizione a proposito degli Atlantidi: « Per molte
generazioni, finché fu
abbastanza forte in loro la natura divina, erano obbedienti alle leggi e
bendisposti nell’animo verso Posidone che
aveva con loro comunanza di stirpe: avevano infatti pensieri veri e grandi in
tutto, usando mitezza mista a saggezza negli eventi che di volta in volta si
presentavano e nei rapporti reciproci. Di conseguenza, avendo tutto a disdegno
fuorché la virtù, stimavano poca cosa i beni che avevano a disposizione,
sopportavano con serenità, quasi fosse un peso, la massa di oro e delle altre
ricchezze, e non vacillavano, ebbri per effetto del lusso e senza più
padronanza di sé per via della ricchezza; al contrario, rimanendo vigili,
vedevano con acutezza che tutti questi beni si accrescono con l’affetto
reciproco unito alla virtù, mentre si logorano per eccessivo zelo e stima e con
loro perisce anche la virtù. Ebbene, come risultato di un tale ragionamento e finché persisteva in loro la
natura divina, tutti i beni che abbiamo precedentemente enumerato si
accrebbero. Quando però la
parte di divino venne estinguendosi in loro, mescolata più volte con un forte elemento di
mortalità e il carattere umano ebbe il sopravvento, allora, ormai
incapaci di sostenere adeguatamente il carico del benessere di cui disponevano,
si diedero a comportamenti sconvenienti, e a chi era capace di vedere apparivano
laidi, perché avevano perduto i più belli tra i beni più preziosi, mentre agli
occhi di coloro che non avevano la capacità di discernere la vera vita che
porta alla felicità allora soprattutto apparivano bellissimi e beati, pieni di
ingiusta bramosia e di potenza. Tuttavia il dio degli dèi, Zeus, che governa
secondo le leggi, poiché poteva vedere simili cose, avendo compreso che questa
stirpe giusta stava degenerando verso uno stato miserevole, volendo punirli,
affinché, ricondotti alla ragione, divenissero più moderati, convocò tutti gli
dèi nella loro più augusta dimora, la quale, al centro dell’intero universo,
vede tutte le cose che partecipano del divenire, e dopo averli convocati disse…
[mandiamo il Diluvio su Atlantide] » (Crizia, 120e-121c) Ricordiamo che
Posidone aveva sposato Clito, la figlia di un uomo, di un indigeno di Atlantide, di nome
Evenore (Crizia, 113c-d) Ricordiamo
anche che i dieci figli tutti maschi di Posidone e dell’indigena e mortale
Clito sposarono evidentemente le donne indigene dell’isola e via via
mischiandosi con esse i figli e i figli dei figli divennero sempre più umani e
meno divini.
Dunque o Atlantide stava in Palestina
(dove i Giganti sono documentati da almeno il II millennio a. C., ma ciò è
inverosimile; è verosimile solo che la cultura Atlantidea potesse derivare
anche da quella Siro-palestinese, e cioè da quella degli Hyksos/Achei che
appunto avevano colonizzato anche l’Irlanda) oppure i Giganti palestinesi sono
gli eredi degli Atlantidi dirottati proprio in Palestina dalla difesa di
Ramesses III e Platone ha capito, leggendo Genesi (che non poteva non
conoscere, visto che per indottrinare
gli Ateniesi e fargli credere che sono
antichissimi e invincibili s’è ispirato proprio alla Torah di Ezra), che questo
si riferiva proprio alla fine di Atlantide
(anche se non pare ci dia informazioni sulla civiltà di Atlantide), ed
avrebbe integrato questa notizia con quella
correlata dell’invasione dei popoli del mare sotto Ramesses III,
conoscibilissima anche oggi da parte di chiunque si rechi In Egitto e
ovviamente sappia questa lingua o abbia un interprete egittologo. Dunque
abbiamo qui la prova provata che Platone s’è ispirato alla Torah di Ezra per il
suo trattato di geopolitica. Quanto ai Giganti, il nome ha due accezioni, quella
di uomini di alta statura (ciò che può valere prima di tutto per i giganteschi
Celti) è solo la prima apparenza, mentre la seconda (che vale soprattutto per
il mondo Siro-palestinese e per i Greci che dagli Hyksos lo hanno ricevuto) è
di antenati divinizzati (i Titani e Giganti).
Dobbiamo cercare lumi da altri passi
biblici: Baruc, in greco: « Israele, quanto è grande la casa di Posidone, quanto è vasto il luogo del
tuo dominio! E’ grande e non ha fine, è alto e non ha misura! Là nacquero i
famosi giganti dei tempi antichi, alti di statura, esperti nella guerra; ma Posidone non scelse costoro e non diede
loro la via della sapienza: perirono perché non ebbero saggezza, perirono per
la loro insipienza. » (3,24-28) Sostituisco per comparazione (supponendo che tutti questi testi si
riferiscano ad Atlantide) Posidone al posto del
dio ebraico. Posidone è signore dell’Oceano che circonda la terra e di
Atlantide (da cui si arriva alle Americhe), un vasto dominio senza fine in
estensione e anche in altezza, visto che le acque che scendono dal cielo
dipendono pure da lui e che Atlante suo
figlio regge le colonne del cielo. Qui i giganti sono identificati come uomini
di alta statura come i Celti/Atlantidi, esperti nella guerra (Platone dedica
molto spazio all’organizzazione militare di Atlantide), come Achille, il più
gigantesco eroe alla guerra di Troia, figlio di una dea, Teti (moglie di Oceano
secondo Omero, Il. 14, 200-201 « Vado a vedere i confini della terra feconda,
l’Oceano, principio dei numi, e la madre Teti »), e del comune mortale Peleo. I
giganti (documentati in area Siro-palestinese almeno dal II millennio grazie a
Ebla) possono essere tornati in Palestina al seguito dei popoli del mare.
Secondo Siracide, ancora in greco, «
Nell’assemblea dei peccatori un fuoco si accende, contro un popolo ribelle è divampata l’ira. Posidone non perdonò agli antichi
giganti, che si erano ribellati per la loro forza. Non risparmiò i concittadini
di Lot, che egli aveva in orrore per la loro superbia. Non ebbe pietà per
nazioni di perdizione, che si erano esaltate per i loro peccati. » (16,6-9) Lot
è del tempo di Abramo/Khayan ma è facile che nella tradizione degli Ebrei,
discendenti dei popoli del mare e degli autoctoni Siro-palestinesi, le due
tradizioni si siano confuse e del resto è regola generale che i Greci hanno
spostato in Grecia le tradizioni egizie e dell’antico oriente (e dunque non
farebbe meraviglia che i Greci di Siria-palestina avessero (ri)spostato in
Siria-palestina la tradizione dei giganti di Atlantide. Mi pare interessante
citare un aneddoto di Bertrand Russell riguardante San Gregorio Magno: « La
conversione dell’Inghilterra, eccettuata
Pertanto mi pare che allo stato
attuale della ricerca si possa sostenere 1) che Platone ebbe presente Genesi
quando scrisse il suo trattato di geopolitica e la storia di Atlantide e dunque
quella di Solone può essere una fonte alternativa di cui si può anche fare a
meno, nel senso che, secondo le conoscenze del suo tempo e degli stessi Ebrei
(che la derivavano dagli Egizi e dai loro antenati indeuropei, e avevano una
tradizione orale anche più ricca della Torah), Platone avrebbe potuto giungere
alle stesse conclusioni del vero o presunto manoscritto di Solone; 2) che la
tradizione di Atlantide può essere l’autentica tradizione originaria degli
indeuropei immigrati in Palestina e poi confusisi con gli Ebrei. Questi nella
loro mania di grandezza hanno sicuramente scritto la loro storia ingigantendola
alla maniera in cui Platone sulla loro scorta ingigantisce la tradizione
riguardante Atlantide e soprattutto la sua Atene antidiluviana. Ritorniamo ora
ai Feaci di Alcinoo per illuminare meglio questa tradizione. Essi vengono da
Atlantide sommersa dal diluvio e con altri popoli anche italici invadono il
Vicino Oriente e distruggono Troia finendo distrutti essi stessi: « Noi, cui
Zeus donò che di giovinezza a vecchiaia dipanassimo il filo d’aspre guerre,
finché a uno a uno moriamo! » (Odisseo, Iliade XIV, 85-87) E’ il compimento
della punizione di Posidone da Atlantide a Troia per la tracotanza dei Giganti,
su cui regnava Eurimèdonte (il cui nome suona analogo a quello della
amerindia(?) cameriera di Nausicaa; da Posidone e Peribea figlia di Eurimèdonte
nacque Nausìtoo), e dei loro parenti
Feaci che con Nausìtoo sono giunti in Italia, dopo il Diluvio di Atlantide,
verisimilmente. I Feaci orientali potrebbero essere derivati dalla tradizione
orientale e non avere che scarsi rapporti coi Feaci occidentali (suggeriti
forse dall’”orientalizzante”). I Feaci pseudo-orientali sono stati distrutti da
Posidone in Atlantide e dunque erano occidentali, a meno di non vedervi gli
Hyksos distrutti o finiti di distruggere dall’eruzione del Thera dopo di che i
popoli colpiti dall’alluvione si sarebbero riversati da altre parti come in
Etruria, ma allora è evidente che la civiltà etrusca avrebbe chiari segni di
dipendenza dall’Egeo fin dal XIV secolo, ciò che non mi sembra sostenibile.
Viceversa i legami fra l’Etruria e gli Iperborei dal XII secolo sono più
accettabili attraverso il santuario di Ilizia a Pyrgi, Omero, e quanto ho già
scritto nella prima parte di questo lavoro. Diciamo che, come Platone conosceva