INDEX

 

 

Aggiornamento al 18 gennaio 2007 della trascrizione in greco dell’Apoteosi di Radamanto

MGCorsini. Tutti i diritti riservati.

 

In questa revisione  la mia attenzione è fissata ormai sulla trascrizione greca che deve essere resa al meglio preferendo ovviamente la lezione più antica, omerica. Ma se questo deve essere  vero in linea di massima può non esserlo sempre al 100%. In ogni caso prudentemente mi limito ad operazioni che non incidano sulla decifrazione raggiunta  perché è evidente che allo stadio di relativa perfezione raggiunta a cambiare c’è soprattutto il rischio di sbagliare. Anzi, ne approfitto per rendere i sillabogrammi (dove logicamente possibile) tutti del tipo consonante+vocale come evidentemente dovevano apparire anche in questo sillabario, per cui la “spiga di grano” ora la rendo RY (ricordo che questa serie di sillabogrammi rigorosamente formati sulla terminazione in Y, valgono anche per trascrivere vocaboli terminanti in I e H) e μάκαρ (m. f. n.) omerico sostituisce meglio la μακάρια attestata posteriormente. E a sua volta il vecchio RY (la parte terminale dell’ape o della vespa?) diventa finalmente RE. Chi compie il rituale all’antro dell’Ida sul lato B dell’Apoteosi dall’inizio alla fine è sempre lo (ἱερϝος) ἱρέϝος > ἱρεύς (ἱερεύς), sacerdote dei Dattili Idei  Phaniaures, che alla fine, evidentemente con l’aiuto di altri sacerdoti, richiude l’ingresso dell’antro Ideo, vedi foto sotto, con una 

 

 

pietra, Jυρεὸς ὁδοίjο, e la sigilla coi simboli della dea nutrice Amaltea. Qui evidentemente immagino la sepoltura come cenotafio di Radamanto/Amenofi III nell’antro dell’Ida secondo la tradizione che vi vedeva la tomba di Zeus (con cui, come reincarnato dio supremo, Radamanto in qualche modo si identificava) cioè probabilmente anche dei re defunti e divinizzati, visitata da Pitagora. Il sarcofago di Radamanto riutilizzato posteriormente da un personaggio eminente di Haghia Triada, se ho ragione ad attribuirlo ai funerali cretesi del faraone, dovette (e poté realmente?) essere introdotto nell’antro dell’Ida o sepolto in una tomba dei dintorni. 

Dall’ultimo lavoro appare chiaro che i segni hanno valore sillabico speculare, cioè NA(Y)/NYA  (la “colonna”, NA! della L. B), NY/YN, ecc., per cui li traslittero esattamente come sono nel testo e non facendo riferimento ad una delle due forme assunta come standard. Viceversa mantengo nella traslitterazione il valore sillabico base in maiuscolo grassetto del segno che poi può avere differenti letture logografiche.

Fra Omero e l’Apoteosi passano 700 anni. Com’è noto dai miei studi l’acme di Omero è intorno alla metà del VII secolo, e la sua Iliade,  completata e cantata  di persona nel centenario della fondazione della città a Roma al cospetto del nipote del fondatore e committente del poema Tullo Ostilio, ne segna, nel 649 a. C., il punto mediano. C’è da aspettarsi che un vocabolo almeno non sia attestato nel greco antico, come è il caso di spiti, casa in greco moderno, che mi par preferibile (a partire dal contesto) a qualsiasi altro termine da me proposto finora. C’è un problema, che comunque è minore di tanti altri che sorgerebbero con altre identificazioni: spiti è neutro in –i  corrispondente alla seconda declinazione del greco classico, mentre io sono costretto a farlo corrispondere alla prima declinazione femminile. La domanda è se una spiti femminile sia mai esistita in greco antico (ma potrebbe trattarsi di un altro vocabolo non attestato, magari significante caverna). Forse sì, ma io non lo so.  Forse il grecista saprebbe dire qualcosa di più. In sostanza non c’è alcuno spazio per le invenzioni ma si lavora su un terreno non sempre documentato al 100%. La decifrazione, la traslitterazione, guida le danze (perché variare il valore di un segno ha i suoi effetti immediati su diverse  parole, e questi effetti possono ormai solo eccezionalmente essere positivi, cioè condurre ad una migliore decifrazione)  e tutto il resto deve adeguarsi. Il che non vuol dire che non ci possano essere ancora sorprese quanto alla decifrazione di uno o più segni (magari solo una leggera variazione), perché la decifrazione è un organismo vivente (fino a che non viene definitivamente attaccato al muro come trofeo, e questo avverrà solo l’indomani della scoperta di documenti analoghi) e rimane sempre se stesso, teleologicamente, anche variandone una parte. E’ dunque dall’interpretazione del testo nel suo complesso ed in ogni sua parte che discende una migliore comprensione anche della sua resa in greco.

In questa edizione posso permettermi ora il lusso di una raffinatezza da assiriologo (grazie alla fondamentale consulenza informatica di mio nipote Ivan) nel rendere il testo con quegli accorgimenti che sottolineano i determinativi (ideogrammi in alto  avanti o dietro al nome principale, che segnalano concetti relativi al nome cui accedono ma non si leggono propriamente), mentre laddove il logogramma o l’inizio del logogramma (parte per il tutto) devono essere letti li lascio in maiuscolo grassetto all’altezza del testo. I complementi fonetici dietro al logogramma  indicano una fra le letture cioè i logogrammi possibili di un ideogramma.  Questa è una scrittura nata intorno al 2000 a. C. e delle scritture di quest’epoca possiede tutte le caratteristiche anche se semplificata  da preludere ad un sillabario tipo la L. B.

Non so se l’ho già scritto da qualche parte ma ho pensato ad una possibile spiegazione al fatto che la scrittura di un testo noto nelle sue dimensioni preventivate (abbozzato dallo scriptorium palatino su materiale papiraceo) possa essere stato scritto su un supporto ugualmente di dimensioni predeterminate (lo dimostra la spirale che è stata tracciata dall’esterno, la quale invece non dimostra anche che il testo debba leggersi dall’esterno verso l’interno), dall’esterno verso l’interno, ed è il fatto che in tutto l’oriente ci si accosta al sovrano come ad un dio (e il sovrano defunto è il dio Sole), e cioè non direttamente, guardandogli negli occhi, bensì facendo il percorso a ritroso non osando incontrare il suo sguardo che sarebbe accecante. Ecco forse perché non solo le correzioni, ovviamente, ma tutto il testo è stato scritto dall’esterno verso l’interno pur dovendo essere letto, non c’è alcun dubbio, dal centro verso l’esterno. Ovviamente questo espediente sarebbe stato seguito solo in questo caso e nei casi analoghi di oggetto raffigurante e rappresentante il re-dio o il dio direttamente.

 

 

 

Lato A: 1 ma-ka-ry 2 da(y)-mon 3 la-wry-y-py-py-ty-sy 4 ma-ka-ry 5 Y-so-nya 6 da(y)-mon-ty-sy 7 ty-ke(r)-on 8 so-te(y)-ra-ky 9 py-ra-po(r)-to-py-ty-sy 10 Ke(r)-on-ty-sy 11 DA(Y)-ray  12 ra-nya-ry-ze(y)-py-sy 13 Ke(r)-on-ty-sy 14 nay-dyo 15 la-wry-y-py-py-ty-sy 16 Ke(r)-on-ty-sy 17 DA(Y)-ray 18 ra-nya-ry-ze(y)-py-sy 19 ne-kro 20 Ma-nya-por-ty-sy 21 de(y)-mn°-wy-DA(Y) 22 y-so-wy-ty-sy  23 y-ke(r)-on 24 [pa]-ra-ky-ty-sy 25 Ey-ro-py 26 ty-de(y)-ya-py 27 dyo-mn°-se-ty-sy 28 ste-ny NY 29 De(y)-ya-NY 30 ty-mn°-wo 31 Ra-da(y)-mon-ty-sy. MGCorsini 2007, tutti i diritti riservati.

Ἡ αποθέωσις ῾Ραδαμάνθυος.

Πλευρ Α: Μάκαρ δαῖμον λαβρύοιjι σπίτης, μάκαρ ᾽Ιησόνια, δαίμων τ᾽ᾖς Jηκῶν, σώτειρα κὴ σπειραπόντου σπίτης. Κρειοντὶς Μεγάρη ῾ρ᾽ἀνιερίζειjι σοί, Κρειοντὶς ναΐδιῳ λαβρύοιjι σπίτης, Κρειοντὶς Μεγάρη ῾ρ᾽ἀνιερίζειjι σοὶ νεκρόν, Μανιαπόρτις. Δῆμων ὁ ϝδρις ἰσοϝιJὺς οἴκων, [σj]ραγισJεὶς Εὐρώπῃ τιτJεαjι, διὸ μνησJεὶς σJένῃ Νίδᾳ, (Ἀμαλ)Jεὶᾳ-Νίδᾳ,  Jύμενος ὁ ῾ΡαδάμανJυς. MGCorsini 2007, tutti i diritti riservati.

Lato A: Beata signora della casa delle doppie asce, beata Iasonia, che sei signora delle casse funerarie  e protettrice della casa del percorso a spirale. La Creontide Megara vi consacra a Te, la Creontide, nel tempietto della casa delle doppie asce, la Creontide Megara vi consacra a Te il morto, o Impetuosa Giovenca. L’esperto di diritto sia pubblico che privato è stato affidato in allattamento ad Europa, perciò è stato sposato alla forte Nida, ad (Amal)tea-Nida, il celebre Radamanto.  MGCorsini 2007, tutti i diritti riservati.

Side A: Blissful lady of the double-axes house, blissful Jasonia, lady of the larnakes and protrectress of the spiral path house. The doughter of Creon Megara consecrate there to You, the doughter of Creon, in the shrine of the double-axes house, the doughter of Creon Megara consecrate there to You the dead, o Impetuous Cow. The skillful public and civil jurist has been committed in  nursery to Europe, so he has been married to the strong Nida, to (Amal)thaea-Nida,  the renowned Rhadamanthys. MGCorsini 2007, all rights reserved.

 

 

Su questa foto del lato B in alto a destra si nota la barretta obliqua indicante nome proprio sotto al Ra del dio egizio nella casella B 23. Vedi anche foto sotto. Alla prima occasione devo aggiornare il mio disegno riportando questo trattino.

 

 

Lato B: 1 De(y)-ya 2 ZE(Y)-nya-ste-ny 3 de(y)-nya-y-ky-sy 4 de(y)-ra-kro-wa-ko 5 Ey-de(y)-me-ny-yo 6 wo-ra-nya DEL 7 De(y)-ya DEL 8  y-ra DEL 9 ZE(Y)-nya-ste-py  10 Ey-de(y)-me-ny-yo 11 De(y)-ya-NY 12 mon-ey-ny 13 Ey-de(y)-me-ny 14 DA(Y) py-koSYR  15 dyo-kro-por-y-ky 16 DA(Y) dyo-yn  17 ra-to-sa 18 y-re-wo WONY 19 da(y)-ma-ze(y)-py 20 mn°-me-ke(r)SYR 21  y-mn°-wo-de(y) 22 ZE(Y) a-wry-yo 23 Ra-da(y)-mon-de(y)-pel 24 dyo-kro-da(y)-mon 25 Ta-ra-nya-sa 26 ty-re-wo-dyo 27 py-ze(y)-yo 28 Pa-nya-wry-sy 29 y-de(y)-ya-py 30 de(y)-mn°-yo-ty-sy. MGCorsini 2007, tutti i diritti riservati.

Πλευρ B: (Ἀμαλ)Jεὶᾳ νεανιασJένῃ, Jέινη αἴξ  δ᾽εὐρυάκρου βαγοῦ ᾽Ιδομενέως. Οὐρανίᾳ    Θήλειᾳ, (Ἀμαλ)Jεὶᾳ (*)  Θήλειᾳ,   ἱρᾲ   Θήλειᾳ     νεανιασJὲνjι ᾽Ιδομενέως. (Ἀμαλ)Jεὶᾳ-Νίδᾳ, μονοεὐνῇ Εἰδεμένῃ, μεγάλην jηγὸνΣυρίαν   δικροjόρηκην μεγάλοιν δυοῖν ῾ραντός,  ἱρέϝος  ϝοἶκουΝίδας δαμάζειjι μνήμῃ αἴγεΣύριω. Ὑμνῴδει νηῒ  αϝρίjο Ῥὰ δαίμων δε ὑπὲρ δικροδαίμονος Ταράνιας. Θυρεὸν ὁδοίjο πιέζει ὁ Φανηάϝρης ἰδέηαφι δειμονοῖο τῆς. MGCorsini 2007, tutti i diritti riservati.

 

 

(*) La testa della Capra, pittogramma da me scoperto e nominato n° 51 del sillabario, è impressa (con propria barretta obliqua indicante nome proprio) sotto la prima “mammella” di B7, ciò che significa che lo scriba aveva in mente proprio Amalthea.

 

Lato B: Ad (Amal)tea forza della gioventù, divina capra del sommo re Idomeneo. Alla celeste Nutrice, ad (Amal)tea Nutrice, alla santa Nutrice del vigore di Idomeneo nella sua infanzia. Ad (Amal)tea-Nida, alla monogama Idomene, avendo asperso ai due alti (pali) la grande quercia (siria) sorretta dalle doppie corna, il sacerdote (del santuario) del Nida uccide presso la tomba due capri (siri). Intona poi un inno alla nave del mattino “dio Ra”, quello sulla dea delle doppie corna Tarania. Infine Phaniaures imprime la pietra (che chiude l’ingresso all’antro del Nida) coi simboli della sovrannaturale sapienza di quella. MGCorsini 2007, tutti i diritti riservati.

Side B: To (Amal)thaea strenght of the youth, holy goat of the highest king Idomeneus. To the heavenly Nurse, to (Amal)thaea Nurse, to the holy Nurse of the strength of Idomeneus in his childhood. To (Amal)thaea-Nida, to the monogamous Eidomene, sprinkled to the two high (poles) the big (Sirian) oak born by the double horns, the priest (of the sanctuary) of Nida kills by the tomb two (Syrian) male goats. He sings then a hymn to the ship of the morning “the god Ra”, that about the goddess of the double horns Tarania. The stone (closing the entrance to the Nida cave) imprints then Phaniawres with the symbols of her extraordinary wisdom. MGCorsini 2007, all rights reserved.

 

INDEX