ADESSO UN'ITALIA NUOVA SI PUO' FARE

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Politica - Ambiente - Società

Innanzitutto vi ringrazio per le attestazioni di stima che avete espresso nei miei riguardi, in occasione della mobilitazione di tutti per il voto alle primarie. Ho potuto verificarlo nei seggi e tra la gente, quando ho incontrato gli elettori anche in occasione dei volantinaggi ai quali ho sempre partecipato di persona insieme a molti di voi.
Debbo dirvi che sono felice per la partecipazione al voto che, a Napoli, ha superato ogni più ottimistica aspettativa, così come netto è stato il successo del candidato segretario, da noi sostenuto : Walter Veltroni. 

Cambiare un Paese

“Il programma del Pd è ambizioso e realistico e si pone l'obiettivo di cambiare il Paese”. Con queste parole Walter Veltroni, segretario e candidato premier del Pd, ha presentato alla stampa il programma di governo del Partito democratico. “Siamo la prima forza politica – ha detto – ad illustrare il programma. Lo considero un dovere da parte di una forza politica come la nostra che si propone di segnare una profonda innovazione persino nel presentare i propri doveri agli elettori”. Un programma che non è fatto di “annunci e promesse, ma anche di coperture finanziarie e speranze di innovazione”. Da troppo tempo, ha sottolineato Veltroni, l’Italia è abituata “alle promesse non mantenute” da una parte, o a programmi fatti di “indicazioni molto precise” che non mirano ad un vero e proprio cambiamento dall’altra. Quello del Pd, invece, è un programma che si propone di sovvertire entrambe le tendenze. “Un programma di grandi cambiamenti – ha insistito Veltroni – che i cittadini potranno vedere attuati con il proprio voto”. A presentare il programma del Pd insieme a Veltroni, Enrico Morando. A prima vista il programma di presenta molto chiaro, conciso e, se paragonato all’ultimo mastodontico tomo di 280 pagine dell’Unione, molto breve. La struttura è suddivisa per capitoli. In primo luogo si individuano quattro punti chiave per l’Italia come soggetto facente parte di una complessa e mutevole comunità internazionale. A livello di politica internazionale, il Pd vede un’Italia che, sulla scia di quanto attuato dal governo Prodi, sceglie la via del multilateralismo, che si proponga di puntare ad “un’Europa massima possibile” nel processo di integrazione comunitaria, un’Italia che miri a diventare per il Mediterraneo “un hub politico ed economico” di livello mondiale, e che rafforzi la sua amicizia con gli Stati Uniti d’America. Per fare tutto ciò, si legge nel programma, il nostro Paese deve “riconquistare una posizione di primato nello sviluppo di qualità”. Deve perciò risolvere quelli che sono individuati come i quattro problemi principali che l’affliggono: l’inefficienza economica, la disuguaglianza sociale, la ridotta libertà di perseguire il proprio disegno di vita, la scarsa qualità della democrazia. Il progetto del Pd per affrontare e risolvere le questioni sopra poste si baserà su dieci pilastri fondamentali. Prima di tutto, la sicurezza, uno sviluppo di tipo “inclusivo”, la promozione della concorrenza e del merito come unico strumento per l’accesso al mondo del lavoro, un welfare di stampo universalistico contrapposto a quello particolaristico, l’educazione come ascensore sociale, una spesa pubblica più razionale e con meno sprechi riassumibile con l’espressione “spendere meglio spendere meno”, un fisco meno opprimente che premi i contribuenti leali – “pagare meno, pagare tutti” - , il diritto dell’economia che liberi le energie vitali, la sostenibilità e la qualità ambientale, uno stato forte che si occupi della sussudiarietà. Il progetto del Pd per l’Italia individua poi come metodo privilegiato per governare il cambiamento e per affrontare le sfide indicate quello che nel 1993 salvò il Paese dalla crisi economica, grazie al raggiungimento di un patto per la stabilità economico-finanziaria. “Oggi – si legge nel programma – serve un nuovo patto per la crescita della produttività totale dei fattori”. Se questo è il metodo da inseguire, il progetto del Pd indica anche dodici azioni di governo entro le quali si può racchiudere l’insieme di provvedimenti necessari per invertire la crisi economica e sociale nella quale il nostro Paese sembra stia precipitando. In primo luogo occorre agire sulla spesa pubblica, tagliando di mezzo punto di Pil la spesa corrente primaria nel primo anno di governo, di un punto nel secondo e di un altro punto nel terzo. Necessaria una rapida riduzione del deficit e del debito pubblico sotto il 90%, con la valorizzazione della quota non demaniale del patrimonio pubblico e il massimo rigore nella gestione della spesa pubblica. Quanto alle politiche tributarie, si punta ad “un fisco amico dello sviluppo”, che preveda per il 2008 un aumento della detrazione Irpef per il lavoro dipendente – con conseguente abbassamento delle tasse per i lavoratori – e la diminuzione generale delle aliquote Irpef di un punto all’anno per almeno tre anni. Viene lanciata la proposta di un credito d’imposta per le donne lavoratrici, con precedenza a quelle residenti nel Mezzogiorno. E’ confermata la “dote fiscale di 2.500 euro per i figli”, le detrazioni per l’affitto pagato, l’aliquota fissa per quello percepito. Sempre a livello fiscale, il programma prevede il miglioramento del “forfettone” per le piccolissime imprese, la non retroattività degli studi di settore, la capitalizzazione con sconti d’imposta per le imprese, e l’attuazione di un vero federalismo fiscale che metta in pratica l’art. 119 della Costituzione e l’autonomia degli enti locali sulle scelte infrastrutturali. La terza azione di governo riguarda la sicurezza di cittadini ed imprese. Va approvato subito il “pacchetto sicurezza” a livello nazionale e attivato il Piano contro la violenza alle donne. Principio fondamentale deve essere quello della certezza della pena. Deve poi essere “applicata una nuova tecnologia per richiedere aiuto – in casa o per strada – in tempi rapidissimi”. Vanno poi messi più agenti per le strade ed esteso il “Patto per la sicurezza”, già sperimentato con buon successo in alcune grandi città, a tutti i capoluoghi di provincia. Quatro punto: “Diritto alla giustizia giusta”. L’obiettivo è quello di arrivare a tempi ragionevoli per i processi, sia civili che penali. Gli strumenti per fare ciò sono individuati nell’accorpamento dei tribunali, nell’introduzione del Manager in tribunale, nell’introduzione dei processi telematici e l’Ufficio del processo, nella specializzazione dei magistrati. Quanto alle intercettazioni, il discorso è chiaro: sono uno strumento imprescindibile per l’autorità giudiziaria, ma, al tempo stesso deve esserci chi risponde del diritto alla riservatezza delle persone. Sul tema dei diritti, il Pd intende prevenire l’accanimento terapeutico sui malati attraverso il testamento biologico e promuovere il riconoscimento dei diritti delle persone stabilmente conviventi. Altra azione di governo è “l’ambientalismo del fare”. Il primo punto è chiaro: “rottamiamo il petrolio” e mettiamo in atto un piano che in dieci anni realizzi la trasformazione delle fonti principali di riscaldamento degli edifici pubblici e privati. In campo energetico vi sia maggiore ricorso al mercato e ai prezzi. Le valutazioni di impatto ambientale vengano concluse entro tre mesi dal loro avvio, vi sia un incremento della raccolta differenziata, degli impianti di rigassificazione. Siano create infrastrutture moderne e sostenibili, una cura del ferro” per le città. In sostanza, basta con l’ambientalismo del no: proporre nuove infrastrutture, valutare coinvolgendo tutti, ma quando si è deciso, realizzarle. Al sesto punto, lo stato sociale. “Più eguaglianza e più sostegno alla famiglia, per crescere meglio”. Più sicurezza sul lavoro, con una sola Agenzia nazionale che coordini l’attività preventiva, ispettiva e repressiva, premi alle aziende che investono in sicurezza e migliori indennizzi ai lavoratori infortunati. Aiutare le donne e le mamme, in particolare, a lavorare, investendo sugli asili nido e sugli assistenti di maternità. Contro la precarietà del lavoro, l’idea è quella di attuare la sperimentazione di un compenso minimo legale con 1000, 1100 euro mensili per i collaboratori economicamente dipendenti, l’allungamento del periodo di prova, l’incentivazione dell’apprendistato, forti incentivi a chi assume a tempo indeterminato, durata massima di 2 anni per contratti atipici, l’estensione delle tutele fondamentali a tutti i lavoratori. Deve essere garantita, inoltre, la continuità dell’occupazione facendo della formazione permanente un nuovo diritto di cittadinanza, con la tutela del reddito in caso di disoccupazione e con un sistema efficiente di servizi per il reimpiego. Per quanto riguarda i giovani, “diamo credito alla creatività”, creando le condizioni per agevolare e sostenere progetti imprenditoriali nei settori dell’innovazione tecnologica, dello sviluppo sostenibile, nei servizi di utilità sociale e impegno civile. Deve essere favorito poi un grande sforzo per l’edilizia pubblica e il social housing. Quanto al welfare, inoltre, deve essere alzata gradualmente l’indennità di accompagnamento, da 455 a 600 euro, per chi è in difficoltà. Da sperimentare, poi, il “Buono servizio” per non autosufficienti. Quanto alle politiche per l’immigrazione, va cambiata la legge Bossi-Fini, che produce immigrazione irregolare, e introdotte modalità d’ingresso con sponsor e certificati. Nelle elezioni amministrative va aperto il voto agli immigrati. In generale, il governo del Pd si impegna a favorire la regolarità, si opporrà alla clandestinità e combatterà con durezza la criminalità. Nel campo della sanità, va rafforzato e valorizzato il Servizio sanitario nazionale, correggendo gli squilibri territoriali. Negli ospedali va garantita più sicurezza e liste d’attesa meno lunghe. Va scritta la parola fine alle nomine clientelari e partitiche in sanità, selezionando il personale, valorizzandone le competenze e neutralizzando le interferenze della politica. Poi due grandi innovazioni: il Fondo per le cure odontoiatriche la telemedicina, grazie alla quale i pazienti anziani siano meglio serviti. Infine la legge 194 è considerata una buona legge, equilibrata, che ha conseguito buoni risultati e va attuata in tutte le sue parti. Al settimo punto, cultura, scuola, università e ricerca: “più autonomia, per l’equità e l’eccellenza”. Quanto al mondo della scuola, l’obiettivo di portare al diploma l’85% dei nostri ragazzi, investendo sugli insegnanti premiandone il merito e l’impegno. Vanno aumentate le ore di matematica, sperimentato l’insegnamento in inglese di una materia curriculare, creando 100 nuovi “campus della scuola dell’obbligo” entro il 2010 e favorendo l’educazione allo sport fin dalle scuole elementari. Per il sistema universitario, occorre fermare la proliferazione delle sedi, favorire l’autonomia dei valutazione dell’Agenzia nazionale, ed internazionalizzare le nostre università, puntando sull’eccellenza. Vanno istituite borse di studio spendibili in qualsiasi università e bisogna rendere il progetto “Erasmus” veramente accessibile per tutti. Il Pd propone infine di garantire a 1000 giovani ricercatori italiani ad alto potenziale di lavorare “liberi” attorno alle loro idee. Ottava azione di governo è il rafforzamento del mondo delle imprese, “per competere meglio” a livello internazionale. Va superato il capitalismo di tipo “relazionale” tramite incentivi alle piccole e medie imprese, aiuti ad entrare in borsa per le società non quotate, accrescimento della contendibilità delle imprese, sviluppo di processi liberalizzazione e introduzione di norme rigorose sul conflitto d’interessi. Occorre poi dire basta al fondo perduto, puntando su strumenti automatici e rendendo strutturale il credito d’imposta su ricerca e sviluppo. Vanno aiutate le PMI, volano della crescita di qualità. Il Pd propone inoltre strumenti per combattere la burocrazia, favorire la democrazia economica, destinare più risorse all’agricoltura e promuovere nuove strategie per il turismo. Nove: favorire la concorrenza, in quanto “produce crescita”. Per ogni anno di governo, va approvata una legge in materia. La prima deve puntare alla liberazzazione del mercato della telefonia, dei trasporti e della distribuzione dei carburanti. La proposta, inoltre, è che vengano abbassati i costi bancari e agevolate le opportunità di finanziamento per famigli ed imprese. Occorre migliorare le Autorità e i servizi pubblici di qualità per ottenere prezzi più bassi per i cittadini utenti. La decima azione riguarda il Sud del Paese e il Mediterraneo. L’obiettivo è fare in modo che il Mezzogiorno non sia un peso ma un’opportunità per la crescita dell’Italia. Per fare ciò occorre portare la rete delle infrastrutture e dei servizi a dimezzare il gap accumulato rispetto al Centro-Nord. In primo luogo, le infrastrutture della mobilità: strade, ferrovie, porti, aeroporti e autostrade del mare. Vanno poi stabiliti obiettivi standard: dal servizio idrico all’ambiente, dall’energia alla scuola, dalla giustizia all’università, così da sfruttare a pieno la vocazione del Sud come naturale piattaforma logistica del Mediterraneo. Undicesimo, determinante, azione è quella che viene chiamata la “democrazia governante”. Il punto di partenza è che “le riforme si fanno insieme”. Il Pd propone una sola Camera legislativa con 470 deputati, eletti in collegi uninominali, col doppio turno, scelti con le primarie e col vincolo di genere. Un Senato delle autonomie, con 100 membri. Governo con 12 ministeri e non più di 60 membri, compresi i sottosegretari. Fiducia dell’unica Camera al solo Presidente del Consiglio, che può chiedere al capo dello Stato la revoca dei Ministri. Va introdotto lo statuto dell’opposizione, equiparato il metodo di calcolo contributivo per i vitalizi dei parlamentari a quello di ogni lavoratore. Viene confermata l’ineleggibilità dei condannati per reati gravi. Vi è inoltre la proposta per dare il diritto di voto ai sedicenni, nelle elezioni Amministrative. Dodicesimo e ultimo punto, superare il duopolio televisivo ed approdare alla tv nell’era digitale. Di qui al 2012 deve essere applicata l’assegnazione delle frequenze secondo le direttive europee e il rispetto delle sentenze della Corte costituzionale. Va messa subito mano alle nuove regole per il Governo della RAI, con l’introduzione di una Fondazione e un Amministratore unico. Occorre, infine, stabilire un fondo per la qualità dei programmi, destinando il 2% dell’intero fatturato pubblicitario al finanziamento di produzioni di qualità.

Testo integrale del programma del Partito Democratico


Un abbraccio a tutti.
Maria Fortuna Incostante

Napoli 3 Marzo 2008

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