| diario 2008 |

 

 

 

di Schió  ¢

12 aprile 2009: 5 battesimi e un matrimonio

 
Ponza, 12 aprile 2009 - La voglia di vedersi e stare insieme fortunatamente ancora resiste agli anni che passano.
Le chiacchiere, la passeggiate e le sedute al Tripoli o a Sant'Antonio ci sono sempre e così quel piacere implicito di sfottersi, di ridere e di capirsi senza dirsi una parola. Siamo cresciuti tutti, ognuno ha preso strade diverse, ma la base, la nave madre, è sempre la stessa. Cambiata anche lei, forse con qualche ruga di troppo, ma con un fascino e un karma sempre forte: attraente e respingente come una calamita.
 
Oggi, giorno di Pasqua, un nuovo bimbo del 'gruppo' è stato battezzato: Andrea, si aggiunge ai vari Matteo, Mathieu, Giulio, Maya, Beatrice e al capostipite Davide (e spero di non aver dimenticato qualcuno, devo ammettere che ho perso un po' i conti in questi anni). Andrea, e con lui tutti gli altri, è il segno di una nuova fase della vita che si apre: da figli/studenti siamo diventati uomini/lavoratori e ora anche zii o genitori.
 
La cerimonia del battesimo di Andrea è stata tenuta dal titolare, il venezuelano padre Ramòn (un don Salvatore più alto e sorridente), e da due preti ospiti, un cipriota e un sudamericano (non ho capito di dove). Per farvi capire bene l'ambiente devo dirvi che stiamo parlando della messa solenne di Pasqua (che già di suo dura un'ora e mezzo) corroborata dalle cerimonie di 5 battesimi e di un matrimonio. Sì avete capito bene. Una bomba cattolica di oltre 2 ore e mezzo, così potente da stordire una suora. Chiesa zeppa in ogni ordine di posti anche nel confessionale, occupato da Enrico e da Maria Francesca che ci ha allattato Matteo e dal piccolo Davide che invece ci ha giocato per tutto il tempo. Nel delirio di flash e pianto di infanti, padre Ramòn ha prodotto la sua omelia, di cui ricordo una frase emblematica: 'l'economia capitalista americana è crollata, l'economia socialista è crollata [ndr l'economia del vaticano no, tiè!]'. Sì lo so, lui intendeva parlare della fede, la fede che non è crollata, di Gesù che risorge, eccetera eccetera. Ma volete mettere se avesse davvero concluso il sillogismo con il vaticano?
Benedizioni e saluti in italiano, portoghese, greco, spagnolo e inglese hanno concluso la funzione.
Altro che San Pietro!

 

 

di Schió  ¢

6 maggio: A beautiful day

la prima volta che ho fatto il testimone (per Gaetano e Antonella, nel 2004), mi ero trovato catapultato in un mondo dorato, fatto di sogni, sorrisi e felicità.

era la mia prima esperienza e - forse anche per questo - non mi erano state attribuite responsabilità particolari nell'organizzazione. mi sentivo un ospite di riguardo, più che un testimone. avevo la fortuna di attraversare la soglia di un mondo fatato assieme agli sposi e me la sono goduta fino in fondo, sans souci.
quel momento ha segnato per me una tappa decisiva nella vita. da allora il mio legame con gli sposi s'è rinsaldato, quasi fuso.

la seconda volta è stato coinvolgente.
fin da subito avevo capito che avrei dovuto svolgere un ruolo attivo nell'ambaradan del matrimonio.
in qualunque caso: fossi stato 'nominato' testimone o meno. certo, onestamente, il meno mi intristiva.
sentivo di avere le caratteristiche necessarie alla nomina, avendo vissuto sufficientemente da vicino il loro incontro decisivo e poi tutto il resto. poi però capisci che gli sposi devono fare delle scelte, anche difficili. e che se alla fine non ti scelgono non è perché non ti vogliono bene...
...meno male che poi ti scelgono e ti fanno felice.

Ponza, venerdì 18 aprile 2008 - Ondate di scirocco e di invitati provenienti da tutta Italia (Andrea dalla Germania) toccano l'isola sin dal mattino a intervalli regolari. Gli sposi e i loro vari parenti sono lì all'arrivo di ogni nave, aliscafo, battello, paranza che attracca. Da ogni natante scendono invitati.

Silveria è raggiante: fa piroette, sorride e canta.

Già a sera si superano le 100 unità, ma l'organizzazione non scricchiola.

Ad ognuno è stato assegnato un comodo letto per dormire.

Ma per mangiare? Niente paura. Ci si vede tutti e 100 a casa della sposa, ngopp'a Chiana, a Le Forna.
Le due zie Lucia, mamma Silveria e zia Pina preparano senza problemi primo secondo contorni e dolce per tutti.
Benedetto, zio Achille e zio Francesco pensano al vino e al finocchietto che inondano il terrazzo di casa.
Il clima è quello spensierato delle feste fatte per il solo piacere di stare insieme.
L'accoglienza è familiare. Tutti ridono e saltano. A un certo punto comincia a piovere e ci sistemiamo dentro.
Stretti stretti che ci vogliamo bene.

Piove a goccioline leggere e Placido sa che il suo momento è arrivato. Addà fa 'a serenata.
Allora, supportato da una dozzina di uomini, scende sotto al terrazzo e
intona le parole per la sua bella sulle note della celebre Guapparia (parole di Libero Bovio, leggermente modificate per l'occasione):

Scetáteve, guagliune 'e malavita...
ca è 'ntussecosa assaje 'sta serenata:
Io sóngo 'o 'nnammurato 'e Gessichina
Ch'è 'a femmena cchiù bella 'e Coppa 'a Chiana!

Ll'aggio purtato 'o capo cuncertino,
p''o sfizio 'e mme fá sèntere 'e cantá...
Mm'aggio bevuto nu bicchiere 'e vino
pecché, stanotte, 'a voglio 'ntussecá...

Scetáteve guagliune 'e malavita!...

e Umberto conclude:
...dimane 'a 500 addà sta ccà!



Applausi scroscianti, come la pioggia.
Ma la sposa capisce che non finisce qui e infatti tutti gli uomini a tempo:

Ka mate, Ka mate!
Ka ora!
Ka mate, Ka mate!
Ka ora!
Tenei te tangata puhuruhuru
Nana i tiki mai whakawhiti te ra!
A hupane, kaupane
A hupane, kaupane whiti te ra! Hi!


(in italiano fa:
È la morte, È la morte!
È la vita!
È la morte, È la morte!
È la vita!
Questo è l'uomo peloso
è colui che ha fatto splendere il sole su di me!
Ancora uno scalino, ancora uno scalino,
un altro fino in alto, il sole splende!)


Un rito propiziatorio conosciuto in tutto il mondo come la Haka, la danza di guerra dei Maori, che negli ultimi anni è diventato
segno distintivo della nazionale di rugby della Nuova Zelanda.

Bagnati come pulcini si rientra in casa a scolare finocchietto e a riprendere i festeggiamenti.

sabato, 19 aprile - La pioggia lascia il posto al sole: i raggi irradiano tutto di luce e calore.
alle 9 Placido si presenta a casa mia per il servizio capelli proraso-barbiereadomicilio (a domicilio del barbiere però). Andrea rasa il collo di uno sposo sereno e pacifico. Colazione al bar e via verso casa Conte/Lubrano Lavadera sopra i conti.
Breve tappa (caffè) e partenza verso la nuova destinazione: casa Botto/Di Meglio a le forna.
La sposa (da quel giorno non riesco a chiamarla per nome) è ancora in camicia da notte, serena e pacifica pure lei.
Della famiglia, solo Cristiano è pronto a puntino. Benedetto e Iacopo quasi.
Silveria e zia Pina sono in altissimo mare.

Arriva la truccatrice/parrucchiera, mentre la fioraia è appena andata via.
I parenti della sposa cominciano ad affollare il terrazzo.
La tensione sale come la folla. La sposa si chiude in camera per il rito della vestizione con Marta e Linda.
eccola sta per uscire! tutti si accalcano per vederla.
saliamo sul tetto della casa di fronte per goderci, da una migliore prospettiva, il momento fatidico.
è lei! è Gessica (applausi)!
dopo un minuto esce Silveria, vestita di un rosso bordeaux (ancora applausi).

Benedetto chiede lumi sul protocollo matrimoniale.
io e Gaetano spieghiamo che è d'obbligo fare in modo che lo sposo saluti prima il padre della sposa, poi la sposa stessa, poi che la madre dello sposo saluti il padre, e poi la sposa e poi il figlio e poi vada via. quindi sarà il padre della sposa a salutare la sposa e poi andare via e poi gli sposi insieme vanno all'altare.
cooooosa? a parte che non ci ho capito niente nemmeno io, ma Benedetto su questo punto non transige.
io porto mia figlia all'altare.
pure se Placido se la viene a prendere fuori la chiesa io non la mollo fino all'altare!

Comincia il corteo: sposa e Benedetto sottobraccio, seguiti da una truppa di oltre 50 unità.
La camminata dalla chiana alla chiesa non è breve e Gessica allunga spesso il passo.
Silveria frigge: muoviamoci che sennò Placido se ne va!
In fondo è mezzogiorno e un quarto. Per una sposa un ritardo fisiologico.

Arriviamo in un sagrato colmo di gente (applausi per la sposa).
Benedetto e la sposa, smaniosi di fare, non attendono che tutti gli invitati si accomodino in chiesa prima di fare l'ingresso.
Placido è dentro che aspetta con Rosanna.
A trequarti di navata avviene l'incontro, il saluto e lo scambio in perfetto ordine.
Quando Placido e Gessica arrivano all'altare la chiesa si sta ancora riempiendo.

Don Fabio è un istrione: canta scherza e ironizza mentre celebra la messa.
le scritture le spiega attraverso metafore moderne interagendo con vivacemente l'assemblea.
padre Salvatore lo guarda allibito. anche questo è un modo per celebrare la messa, anche se non lascia spazio per la classica lacrimuccia.
devo dire che in effetti almeno la sposa ai primi salmi crolla: lacrime grosse le rigano il viso a cascata.
ci spiega che l'emozione l'ha assalita quando ha visto suo cugino Silverio sull'altare per leggere.
Dopo di lei è Anna a cedere con Carlo che le recupera un fazzoletto in extremis.

Don Fabio non fa errori: minaccia l'uomo (e non la divinità) che osi separare l'unione di Placido e Gessica.
La messa si conclude. Baci abbracci lacrime e firme (ormai ho una certa confidenza) e tutti fuori con kili di riso pronti al lancio.
Gaetano ne ha due buste piene solo per lo sposo, mentre Enzo e Marta conducono il furgone bianco sul quale saliranno gli sposi. Lungo corteo di macchine fino al porto, anzi fino a dentro la nave e poi via verso la Torre.

I primi brindisi sulla terrazza della Torre dei Borboni sanciscono l'inizio della festa.

 

 

 

di Schió  ¢

26 marzo: Torna a Surriento

(esempio della civiltà di Positano)

 

Domani vado all'anagrafe e chiedo di cambiare nome.
Il mio, onestamente, non rende. mi fossi chiamato, che so, placido lavadera lubrano adesso avrei fatto una strage di almeno 200 femmine. No perché poi il nome significa tanto. Poi in questo caso c'è un qualcosa di esotico che viene già dal nome di battesimo, Placido. Echi sovietici, il placido Don, che si sommano ad echi iberici, Placido Domingo. Poi il cognome, il doppio cognome che fa tanto nobiltà, carisma e leadership. Insomma, già presentandomi provocherei un fremito nelle mie dolci interlocutrici. Se poi al nome ci aggiungo una prestanza da maschio, uno sguardo magnetico e un fare da uomo di classe, allora il profilo è completo e della strage che provocherò se ne parlerebbe nei libri di storia.

Immagino già la reazione delle donne che mi vedessero comparire, per esempio, in un ristorante. Potrei causare una lieve sommovimento tellurico. Impazzirebbero tutte, spagnole e non.

Sabato 15 marzo io e Gaetano siamo partiti per Napoli, tappa al parco San Paolo, dove abbiamo trovato Placido, Carlo e Ivan (caffè). Destinazione finale: Sant'Agata sui Due Golfi (caffè), un posto incantevole situato in uno dei luoghi magici del nostro paese. Una vista emozionante si scorge da casa di Carlo (caffè). Da un lato il golfo di Salerno con il mare di Amalfi Positano e Vietri, dall'altra il golfo di Napoli, con il Vesuvio Castellamare, Torre del Greco e Sorrento. Dietro di noi, Capri (scusa le spalle).

 

(sorrento e vesuvio)

(golfo di salerno)

(placido e gaetano)

(ivan)

 

Per l'aperitivo ci dirigiamo prima a Nerano (no bar solo ristoranti... per gli addi al celibato andate a puttane, meglio
se brasiliane), un angolo di paradiso sulla costiera amalfitana, e poi facciamo rotta su Positano.
La discesa al livello del mare è interminabile (gaetano non sarebbe mai arrivato, anche avvalendosi del navigatore).
Una lunga spirale ci conduce attraverso vie strette ma deliziose nel cuore del paese.
Una Svizzera con il mare, questa è la costiera. Parcheggiamo a prezzi svizzeri (3,5 € per le smart, 6 € l'ora per le auto grandi, trattativa privata per Ferrari e Lamborghini) e prendiamo l'aperitivo in riva al mare raggiunti da Pino e Ugo. Prosecco per tutti, una birra per Ivan e un Apertasso per Ugo. Avrebbe preferito un Aperprocione ma non ce n'erano.

Si va a cena da 'O capurale. Ci mettono in una bella saletta con cupola affrescata con gusto...boh (Ugo, il nostro critico d'arte, sentenzia: 'è un Pinturicchio').
Arriva l'oste che riconosce subito Carlo "carissimo, che piacere...", poi guarda me ed esclama "ah, bè, allora ci siete
tutti..." Accenno una risposta: 'Io veramente è...', ma l'occhiolino di Ugo mi stoppa.
Il cameriere ci chiede che acqua desideriamo bere 'Abbiamo la San Pellegrino'.
Ugo, meglio conosciuto come Michele, quello del glengrant, risponde: 'Avete la Ferrarelle?'
'Sì', risponde il cameriere. E Ugo 'ci porta una ferrarelle allora?', 'si' infatti poco dopo arrivano due bottiglie di
San Pellegrino.

 

(ugo)

(placido e carlo)

(brinneso)

 

Poi è l'oste a chiederci con che vino vogliamo accompagnare la cena.
Ugo/Michele chiede un Fiano, ma l'oste ci consiglia un buon Lacrima christi...alla diatriba trova una soluzione l'oste
'allora vi faccio assaggiare una bottiglia di fiano...' arriva una bottiglia di Lacrima christi che viene immantinente stappata e versata per la degustazione. 'com'è?' fa l'oste pieno di sé Ugo/Michele assaggia ed esclama: 'è un buon Lacrima Christi, ma vorrei del fiano grazie!'

La serata decolla. Il cibo è buono e abbondante.
Non avanza una briciola. Tutto viene spazzolato e digerito grazie a diverse bottiglie di vino.
Arriva un gruppo in un tavolo accanto. Una spagnola, Gloria da Zaragoza, è incuriosita dal nostro gruppo di ricchionazzi.
'Ma che ci fanno 7 uomini soli, senza donne?' 'No, sai stiamo festeggiando l'addio al celibato di quello là.
Gli occhi di Gloria si illuminano. Si alza dal suo tavolo come attratta da una potente calamita e si presenta al nostro
tavolo 'l'importanza di chiamarsi placido lavadera lubrano appunto!.
Per un paio d'ore farà la spola tra i due tavola di volta in volta invitandoci a ballare su in improbabile musica spagnola riprodotta da un nuovissimo lettore mp3 con venti cuffie, quindi chiedendo al nostro oste di poter sparecchiare in modo da poter ballare sui tavoli... L'oste osserva che stranamente se si spostano i tavoli da parte e si balla coi piedi per terra non va bene e si chiede il perché, me lo chiedo anch'io.
Gloria continua a fumare seduta sul davanzale della finestra, noi a bere il fiano e il lacrima christi gentilmente imposto dal nostro ospite, accompagnando il vino con una braciata di pesce...no una braciata, una grigliata!!!!
 

(gloria si presenta)

 

(gloria fa conoscenza)

 

(gloria apprezza)

 

(gloria e l'oste)

 

(gloria ce prova 1)

(gloria ce prova 2)

(gloria balla 1)

(gloria balla 2)

 


Ci spiega il suo punto di vista su sesso, coppia, uomini e donne (foto di ge...ha gli occhiali... dici così perché non si vedono le mani). E ci insegna con gesti incontrovertibili il significato di 'mordere el almohadion' (il cuscino).
Altro che culo a ponte...
La serata prosegue tra risate che lasciano senza fiato e bottiglie di whiskey scolate in compagnia.
La nostra guest star per poco non collassa, fedele alla sua fama di infracedato...
Alle 5 siamo tutti cotti e ci accampiamo a casa di Carlo.
Il rientro del giorno dopo è addolcito dai pasticcini sorrentini.
 

(placido ivan e ugo)

(salvatore e gaetano)

(ugo e placido)

(ugo placido e pino)

 


Evviva Sant'Agata! Evviva Espana!