| diario 2008 |
di Schió ¢
12 aprile 2009: 5 battesimi e un matrimonio
di Schió ¢
6 maggio: A beautiful day
la prima volta che ho fatto il testimone (per Gaetano e Antonella, nel 2004), mi ero trovato catapultato in un mondo dorato, fatto di sogni, sorrisi e felicità.
era la mia prima esperienza e - forse anche per questo - non mi erano
state attribuite responsabilità particolari nell'organizzazione. mi
sentivo un ospite di riguardo, più che un testimone. avevo la fortuna di
attraversare la soglia di un mondo fatato assieme agli sposi e me la
sono goduta fino in fondo, sans souci.
quel momento ha segnato per me una tappa decisiva nella vita. da allora
il mio legame con gli sposi s'è rinsaldato, quasi fuso.
la seconda volta è stato coinvolgente.
fin da subito avevo capito che avrei dovuto svolgere un ruolo attivo
nell'ambaradan del matrimonio.
in qualunque caso: fossi stato 'nominato' testimone o meno. certo,
onestamente, il meno mi intristiva.
sentivo di avere le caratteristiche necessarie alla nomina, avendo
vissuto sufficientemente da vicino il loro incontro decisivo e poi tutto
il resto. poi però capisci che gli sposi devono fare delle scelte, anche
difficili. e che se alla fine non ti scelgono non è perché non ti
vogliono bene...
...meno male che poi ti scelgono e ti fanno felice.
Silveria è raggiante: fa piroette, sorride e canta.
Già a sera si superano le 100 unità, ma l'organizzazione non
scricchiola.
Ad ognuno è stato assegnato un comodo letto per dormire.
Ma per mangiare? Niente paura. Ci si vede tutti e 100 a casa della
sposa, ngopp'a Chiana, a Le Forna.
Le due zie Lucia, mamma Silveria e zia Pina preparano senza problemi
primo secondo contorni e dolce per tutti.
Benedetto, zio Achille e zio Francesco pensano al vino e al finocchietto
che inondano il terrazzo di casa.
Il clima è quello spensierato delle feste fatte per il solo piacere di
stare insieme.
L'accoglienza è familiare. Tutti ridono e saltano. A un certo punto
comincia a piovere e ci sistemiamo dentro.
Stretti stretti che ci vogliamo bene.
Piove a goccioline leggere e Placido sa che il suo momento è arrivato.
Addà fa 'a serenata.
Allora, supportato da una dozzina di uomini, scende sotto al terrazzo e
intona le parole per la sua bella sulle note della celebre Guapparia
(parole di Libero Bovio, leggermente modificate per l'occasione):
Scetáteve, guagliune 'e malavita...
ca è 'ntussecosa assaje 'sta serenata:
Io sóngo 'o 'nnammurato 'e Gessichina
Ch'è 'a femmena cchiù bella 'e Coppa 'a Chiana!
Ll'aggio purtato 'o capo cuncertino,
p''o sfizio 'e mme fá sèntere 'e cantá...
Mm'aggio bevuto nu bicchiere 'e vino
pecché, stanotte, 'a voglio 'ntussecá...
Scetáteve guagliune 'e malavita!...
e Umberto conclude:
...dimane 'a 500 addà sta ccà!
Applausi scroscianti, come la pioggia.
Ma la sposa capisce che non finisce qui e infatti tutti gli uomini a
tempo:
Ka mate, Ka mate!
Ka ora!
Ka mate, Ka mate!
Ka ora!
Tenei te tangata puhuruhuru
Nana i tiki mai whakawhiti te ra!
A hupane, kaupane
A hupane, kaupane whiti te ra! Hi!
(in italiano fa:
È la morte, È la morte!
È la vita!
È la morte, È la morte!
È la vita!
Questo è l'uomo peloso
è colui che ha fatto splendere il sole su di me!
Ancora uno scalino, ancora uno scalino,
un altro fino in alto, il sole splende!)
Un rito propiziatorio conosciuto in tutto il mondo come la Haka, la
danza di guerra dei Maori, che negli ultimi anni è diventato
segno distintivo della nazionale di rugby della Nuova Zelanda.
Bagnati come pulcini si rientra in casa a scolare finocchietto e a
riprendere i festeggiamenti.
sabato, 19 aprile - La pioggia lascia il posto al sole: i raggi
irradiano tutto di luce e calore.
alle 9 Placido si presenta a casa mia per il servizio capelli
proraso-barbiereadomicilio (a domicilio del barbiere però). Andrea rasa
il collo di uno sposo sereno e pacifico. Colazione al bar e via verso
casa Conte/Lubrano Lavadera sopra i conti.
Breve tappa (caffè) e partenza verso la nuova destinazione: casa
Botto/Di Meglio a le forna.
La sposa (da quel giorno non riesco a chiamarla per nome) è ancora in
camicia da notte, serena e pacifica pure lei.
Della famiglia, solo Cristiano è pronto a puntino. Benedetto e Iacopo
quasi.
Silveria e zia Pina sono in altissimo mare.
Arriva la truccatrice/parrucchiera, mentre la fioraia è appena andata
via.
I parenti della sposa cominciano ad affollare il terrazzo.
La tensione sale come la folla. La sposa si chiude in camera per il rito
della vestizione con Marta e Linda.
eccola sta per uscire! tutti si accalcano per vederla.
saliamo sul tetto della casa di fronte per goderci, da una migliore
prospettiva, il momento fatidico.
è lei! è Gessica (applausi)!
dopo un minuto esce Silveria, vestita di un rosso bordeaux (ancora
applausi).
Benedetto chiede lumi sul protocollo matrimoniale.
io e Gaetano spieghiamo che è d'obbligo fare in modo che lo sposo saluti
prima il padre della sposa, poi la sposa stessa, poi che la madre dello
sposo saluti il padre, e poi la sposa e poi il figlio e poi vada via.
quindi sarà il padre della sposa a salutare la sposa e poi andare via e
poi gli sposi insieme vanno all'altare.
cooooosa? a parte che non ci ho capito niente nemmeno io, ma Benedetto
su questo punto non transige.
io porto mia figlia all'altare.
pure se Placido se la viene a prendere fuori la chiesa io non la mollo
fino all'altare!
Comincia il corteo: sposa e Benedetto sottobraccio, seguiti da una
truppa di oltre 50 unità.
La camminata dalla chiana alla chiesa non è breve e Gessica allunga
spesso il passo.
Silveria frigge: muoviamoci che sennò Placido se ne va!
In fondo è mezzogiorno e un quarto. Per una sposa un ritardo
fisiologico.
Arriviamo in un sagrato colmo di gente (applausi per la sposa).
Benedetto e la sposa, smaniosi di fare, non attendono che tutti gli
invitati si accomodino in chiesa prima di fare l'ingresso.
Placido è dentro che aspetta con Rosanna.
A trequarti di navata avviene l'incontro, il saluto e lo scambio in
perfetto ordine.
Quando Placido e Gessica arrivano all'altare la chiesa si sta ancora
riempiendo.
Don Fabio è un istrione: canta scherza e ironizza mentre celebra la
messa.
le scritture le spiega attraverso metafore moderne interagendo con
vivacemente l'assemblea.
padre Salvatore lo guarda allibito. anche questo è un modo per celebrare
la messa, anche se non lascia spazio per la classica lacrimuccia.
devo dire che in effetti almeno la sposa ai primi salmi crolla: lacrime
grosse le rigano il viso a cascata.
ci spiega che l'emozione l'ha assalita quando ha visto suo cugino
Silverio sull'altare per leggere.
Dopo di lei è Anna a cedere con Carlo che le recupera un fazzoletto in
extremis.
Don Fabio non fa errori: minaccia l'uomo (e non la divinità) che osi
separare l'unione di Placido e Gessica.
La messa si conclude. Baci abbracci lacrime e firme (ormai ho una certa
confidenza) e tutti fuori con kili di riso pronti al lancio.
Gaetano ne ha due buste piene solo per lo sposo, mentre Enzo e Marta
conducono il furgone bianco sul quale saliranno gli sposi. Lungo corteo
di macchine fino al porto, anzi fino a dentro la nave e poi via verso la
Torre.
I primi brindisi sulla terrazza della Torre dei Borboni sanciscono
l'inizio della festa.
di Schió ¢
26 marzo: Torna a Surriento
(esempio della civiltà di Positano)
Domani vado all'anagrafe e chiedo di cambiare nome.
Il mio, onestamente, non rende. mi fossi chiamato, che so, placido lavadera
lubrano adesso avrei fatto una strage di almeno 200 femmine. No perché poi il
nome significa tanto. Poi in questo caso c'è un qualcosa di esotico che viene
già dal nome di battesimo, Placido. Echi sovietici, il placido Don, che si
sommano ad echi iberici, Placido Domingo. Poi il cognome, il doppio cognome che
fa tanto nobiltà, carisma e leadership. Insomma, già presentandomi provocherei
un fremito nelle mie dolci interlocutrici. Se poi al nome ci aggiungo una
prestanza da maschio, uno sguardo magnetico e un fare da uomo di classe, allora
il profilo è completo e della strage che provocherò se ne parlerebbe nei libri
di storia.
Immagino già la reazione delle donne che mi vedessero comparire, per esempio, in
un ristorante. Potrei causare una lieve sommovimento tellurico. Impazzirebbero
tutte, spagnole e non.
Sabato 15 marzo io e Gaetano siamo partiti per Napoli, tappa al parco San Paolo,
dove abbiamo trovato Placido, Carlo e Ivan (caffè). Destinazione finale: Sant'Agata
sui Due Golfi (caffè), un posto incantevole situato in uno dei luoghi magici del
nostro paese. Una vista emozionante si scorge da casa di Carlo (caffè). Da un
lato il golfo di Salerno con il mare di Amalfi Positano e Vietri, dall'altra il
golfo di Napoli, con il Vesuvio Castellamare, Torre del Greco e Sorrento. Dietro
di noi, Capri (scusa le spalle).
Per l'aperitivo ci dirigiamo prima a Nerano (no bar solo ristoranti... per gli
addi al celibato andate a puttane, meglio
se brasiliane), un angolo di paradiso sulla costiera amalfitana, e poi facciamo
rotta su Positano.
La discesa al livello del mare è interminabile (gaetano non sarebbe mai
arrivato, anche avvalendosi del navigatore).
Una lunga spirale ci conduce attraverso vie strette ma deliziose nel cuore del
paese.
Una Svizzera con il mare, questa è la costiera. Parcheggiamo a prezzi svizzeri
(3,5 € per le smart, 6 € l'ora per le auto grandi, trattativa privata per
Ferrari e Lamborghini) e prendiamo l'aperitivo in riva al mare raggiunti da Pino
e Ugo. Prosecco per tutti, una birra per Ivan e un Apertasso per Ugo. Avrebbe
preferito un Aperprocione ma non ce n'erano.
Si va a cena da 'O capurale. Ci mettono in una bella saletta con cupola
affrescata con gusto...boh
(Ugo, il nostro critico d'arte, sentenzia: 'è un Pinturicchio').
Arriva l'oste che riconosce subito Carlo "carissimo, che piacere...", poi guarda
me ed esclama "ah, bè, allora ci siete
tutti..."
Accenno una risposta: 'Io veramente è...', ma l'occhiolino di Ugo mi stoppa.
Il cameriere ci chiede che acqua desideriamo bere 'Abbiamo la San Pellegrino'.
Ugo, meglio conosciuto come Michele, quello del glengrant, risponde: 'Avete la
Ferrarelle?'
'Sì', risponde il cameriere. E Ugo 'ci porta una ferrarelle allora?', 'si'
infatti poco dopo arrivano due bottiglie di
San Pellegrino.
Poi è l'oste a chiederci con che vino vogliamo accompagnare la cena.
Ugo/Michele chiede un Fiano, ma l'oste ci consiglia un buon Lacrima christi...alla
diatriba trova una soluzione l'oste
'allora vi faccio assaggiare una bottiglia di fiano...' arriva una bottiglia di
Lacrima christi che viene
immantinente stappata e versata per la degustazione.
'com'è?' fa l'oste pieno di sé Ugo/Michele assaggia ed esclama: 'è un buon
Lacrima Christi, ma vorrei del fiano grazie!'
La serata decolla. Il cibo è buono e abbondante.
Non avanza una briciola. Tutto viene spazzolato e digerito grazie a diverse
bottiglie di vino.
Arriva un gruppo in un tavolo accanto. Una spagnola, Gloria da Zaragoza, è
incuriosita dal nostro gruppo di ricchionazzi.
'Ma che ci fanno 7 uomini soli, senza donne?' 'No, sai stiamo festeggiando
l'addio al celibato di quello là.
Gli occhi di Gloria si illuminano. Si alza dal suo tavolo come attratta da una
potente calamita e si presenta al nostro
tavolo 'l'importanza di chiamarsi placido lavadera lubrano appunto!.
Per un paio d'ore farà la spola tra i due tavola di volta in volta invitandoci a
ballare su in improbabile musica spagnola riprodotta da un nuovissimo lettore
mp3 con venti cuffie, quindi chiedendo al nostro oste di poter sparecchiare in
modo da poter ballare sui tavoli... L'oste osserva che stranamente se si spostano i tavoli da parte e si balla coi
piedi per terra non va bene e si chiede
il perché, me lo chiedo anch'io.
Gloria continua a fumare seduta sul davanzale della finestra, noi a bere il fiano e il lacrima christi gentilmente imposto dal nostro ospite, accompagnando
il vino con una braciata di pesce...no una braciata, una grigliata!!!!
(gloria si presenta)
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(gloria fa conoscenza)
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(gloria apprezza)
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(gloria e l'oste)
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(gloria ce prova 1) |
(gloria ce prova 2) |
(gloria balla 1) |
(gloria balla 2) |
Ci spiega il suo punto di vista su sesso, coppia, uomini e donne (foto di ge...ha
gli occhiali... dici così perché non si vedono le mani).
E ci insegna con gesti incontrovertibili il significato di 'mordere el
almohadion' (il cuscino).
Altro che culo a ponte...
La serata prosegue tra risate che lasciano senza fiato e bottiglie di whiskey
scolate in compagnia.
La nostra guest star per poco non collassa, fedele alla sua fama di infracedato...
Alle 5 siamo tutti cotti e ci accampiamo a casa di Carlo.
Il rientro del giorno dopo è addolcito dai pasticcini sorrentini.
Evviva Sant'Agata! Evviva Espana!