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Il Silmarillion

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Il Silmarillion non fu concepito dal suo autore come un testo unitario ma è stato riunito come lo leggiamo noi oggi solo nel 1975, dopo la morte di Tolkien padre, dal figlio Christopher che gli diede una continuità temporale e una forma leggibile.   

Non e' altro che l'insieme di scritti che dovevano servire come sfondo alle successive storie, in particolare Lo Hobbit e Il signore degli anelli del buon Ronald che, da eccellente studioso di letteratura inglese nonché filologo di fama e appassionato di miti e leggende, è riuscito a dare un background mitico alla sua successiva produzione, con un linguaggio che trae liberamente ispirazione dalle classiche epopee di gesta: da Omero a Ossian alla Bibbia, dai miti classici alle leggende nordiche con ricercate locuzioni e la riscoperta di significati perduti delle singole parole (che ha richiesto anche un monumentale lavoro di traduzione).

Non si può leggere il Silmarillion come un romanzo: ne rimarremmo delusi. Dobbiamo leggerlo nell'ottica di chi l' ha scritto. E così troveremo nel primo capitolo, quello della creazione del mondo, un originalissimo consesso di dei che attraverso la musica celestiale che sono in grado di produrre danno vita alle creature, al mare, alla natura e a tutti gli elementi della terra. Naturalmente vi troviamo anche l'origine del male con Morgoth, uno dei santi creatori che, invidioso del potere del dio Iilùvatar tenta di ottenere più potere per sè scatenando il Male nel mondo.

Successivamente il libro, nonostante l'innegabile faticosità della lettura passa a spiegare la nascita delle razze: prima gli elfi, gli esseri perfetti e immortali. poi gli umani mortali ma con la facoltà di interrogarsi sul senso della vita, eccetera. Poi ancora i nani, creati da uno dei Valar (così si chiamano gli dei che sovrintendono alle "cose della terra") per aiutarlo nei lavori.

Successivamente si passa al racconto dell'espansione delle varie razze sulla terra e in seguito alle guerre e alla storia dei silmaril, oggetti preziosissimi creati dagli elfi che scatenarono l'invidia di Morgoth.

Insomma un librone epico di difficile lettura che trova il suo senso compiuto solo in relazione ai romanzi seguenti di Tolkien. Potrebbe essere ancora più duro da digerire e rivelarsi un mero esercizio di stile per chi fosse digiuno di quella splendida ambientazione creata dalla fervida fantasia di uno dei più grandi scrittori del secolo passato.

15/02/2003