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Berserk, quando un fumetto supera i confini tra culture

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Ambientato in un’epoca gotica ispirata al medioevo europeo, ma con molte connotazioni fantasy, Berserk si apre mostrandoci le gesta del Cavaliere Nero, al secolo Gatsu: un misterioso uomo d'armi privo di un occhio e di un braccio (quest'ultimo rimpiazzato da un arto metallico) e armato di uno spadone enorme col quale gira il paese dando la caccia ad alcuni esseri mostruosi. Il taglio iniziale della storia è quantomeno sconcertante: non ci sono infatti spiegazioni di nessun tipo né sulla natura di questi mostri, né sul perché Gatsu dia loro la caccia, né tanto meno sull'identità dei "Cinque della Mano di Dio" che il protagonista sembra cercare così affannosamente. La narrazione inoltre è spesso a tinte forti, indugiando su particolari brutali sia nei testi che nei disegni (il fumetto è catalogato per adulti, e una volta tanto non è solo per qualche scena “piccante”), ma ciò che appare ancora più sconcertante è proprio il protagonista Gatsu: non solo non è disposto a rivelare nulla di se o del suo passato, ma è difficile persino classificarlo come un essere umano viste le sue incredibili capacità di guerriero e soprattutto vista l'apparente assenza in lui di ogni sentimento umano non solo verso i propri nemici, ma anche verso le persone che sembrano essergli amiche o, perlomeno, alleate. Ma quando nel sesto volume al termine del più feroce degli scontri in cui Gatsu si sia mai gettato, siamo ormai convinti che nessun sentimento possa albergare nel suo animo, ecco che Gatsu si allontana dal campo di battaglia avvolto nel suo mantello nero per nascondere le lacrime di commozione e di tristezza che gli rigano il volto: è il colpo di scena da cui prende inizio il lunghissimo, e bellissimo, flashback sul suo passato (21 volumi dell’edizione italiana, dal numero 6 al 27), che ripercorrendo tutte le tappe della sua vita, ci darà la possibilità di analizzare sotto una nuova luce i comportamenti di Gatsu che prima risultavano incomprensibili (ed inaccettabili) da un punto di vista umano.

Quello che ne uscirà alla fine sarà un ritratto completamente diverso del personaggio: non più uno spietato macellaio privo di pietà ma al contrario un uomo solo impegnato in una lotta contro il male puro, contro una volontà malvagia così forte e spaventosa da non poterla neppure comprendere. Una persona che, consapevole della lotta impari in cui ha deciso di gettarsi anima e corpo, nasconde dietro una maschera di ferocia la paura che viene dal lottare contro esseri soprannaturali, il cui potere va oltre l'umana comprensione. La natura impari di questo scontro è resa bene, secondo me, da un dialogo tra due personaggi del fumetto: parlando di Gatsu, il fabbro Godor dice a Rickert "Il tuo amico [Gatsu] ha l'espressione di chi vuole uccidere un drago. Gli hanno strappato un braccio e distrutto un occhio, ma sembra voler continuare a combattere. Non si sarà scelto un nemico al di sopra delle sue possibilità? I draghi [nel senso generale di mostro sovraumano] sono draghi proprio perché gli esseri umani non possono nulla contro di loro". Ma dopo qualche tempo i due hanno modo di assistere per la prima volta ad uno scontro tra Gatsu ed uno di questi mostri, e guardando Gatsu ricoperto dal sangue del nemico al termine della battaglia che lo ha visto vittorioso, Rickert ripensa alla frase di Godor e si chiede "I draghi sono draghi proprio perché gli esseri umani non possono nulla contro di loro? E allora quale uomo potrà mai combatterli?" Si chiede insomma cosa ne sarà dell'umanità di Gatsu: riuscirà a mantenere i propri sentimenti o, coinvolto nel fuoco della battaglia, li cancellerà per non avere ostacoli lungo il suo cammino di vendetta?

Se ci fossimo posti questa domanda durante la lettura dei primi volumi, non avremmo avuto alcun dubbio nel rispondere che ormai non c'era più nulla di umano in Gatsu, ma dopo aver letto la storia del suo passato, dopo aver conosciuto la sua storia ed aver imparato cosa si nasconde veramente dietro la maschera impassibile del suo viso, sappiamo che la risposta è un altra: Gatsu è un eroe non tanto per il coraggio con cui si getta nello mischia contro esseri sovraumani, né per l'incredibile abilità nel combattimento che gli viene dai continui allenamenti a cui si è sempre sottoposto: quello che rende eroico il protagonista di questo fumetto è l’essere riuscito, nonostante la ferocia dei nemici a cui si oppone, nonostante viva sempre ad un passo dalla morte, a rimanere uomo, a mantenere la propria umanità senza diventare un mostro sanguinario come quelli contro cui combatte.

Berserk è pubblicato in Italia dalla Planet Manga (www.paninicomics.it). Nel luglio del 2002 è uscito in Italia il 44° volume dell’edizione originale, e contemporaneamente sono stati ridati alle stampe anche i primi volumi ormai esauriti in una edizione (Berserk Collection) che raccoglie insieme due volumetti originali alla volta. In questo modo, se siete incuriositi dalla storia e avete voglia di dargli uno sguardo, non dovrebbe essere impossibile recuperare in qualche negozio specializzato i primi episodi della serie, così da poterla leggerla dall’inizio.

Perché vi consiglio di iniziare dai primi volumi? Perché Berserk, come molti altri fumetti (giapponesi e non), non presenta storie auto-conclusive in ogni volume ma porta avanti una storia continua, divisa in cicli dalla lunghezza variabile (da 5-6 volumi agli oltre 20 del flashback sul passato del protagonista). Cominciare a leggerlo dagli ultimi volumi attualmente in edicola significherebbe quindi trovarsi in mezzo ad una storia con molti riferimenti sottintesi a fatti e persone incontrate nei numeri precedenti; viceversa affrontare la lettura dall’inizio vi permette di immergervi dentro l’atmosfera della storia seguendo il percorso (secondo me molto suggestivo) suggerito dall’autore Kentaro Miura. Del resto non si fa così anche con i libri o con i film?!?

Prima di chiudere infine vorrei aggiungere un’ultima considerazione: Berserk è un fumetto giapponese, cioè un manga; termine quest'ultimo che per alcuni equivale quasi ad una parolaccia, come se tutto ciò che è made in Japan non fosse altro che sesso e violenza gratuiti o comunque spazzatura incomprensibile per chi appartiene ad una cultura di tipo occidentale. Beh, non pretendo di riuscire a modificare le opinioni di nessuno, ma mi preme sottolineare come secondo me Berserk, al di là di qualsiasi discorso sui rapporti tra “fumetti” e “libri”, cultura “occidentale” o “orientale”, “alta” o bassa”, sia da considerarsi innanzitutto come una storia, cioè un racconto che prescinde dalla cultura (giapponese) del suo autore per raccontare qualcosa che è comprensibile (e godibile) da persone di ogni parte del mondo.

Berserk non sarà mai un nuovo “Signore degli Anelli” o una nuova “Montagna della Follia”, ma non per questo merita di essere considerato a priori con sufficienza (se poi dopo averne letto alcuni episodi non dovesse piacervi sarà un altro discorso), e non lo merita neppure per la sua origine giapponese; certo, qua e là appaiono nel fumetto alcuni elementi narrativi tipici dei manga, come ad esempio l’inserzione ogni tanto di alcune scenette semi-serie per alleggerire la drammaticità delle situazioni, ma ogni tipo di narrazione ha i suoi codici e i suoi stilemi e comunque i valori e i sentimenti dei personaggi di questo fumetto sono quelli che vengono definiti – a ragione –   “universali”: amore, rabbia, amicizia, vendetta, sono tutte emozioni, pulsioni, che si ritrovano in persone e storie di ogni genere e cultura.

E se non ci credete leggete allora la storia dell'infanzia di Gatsu, il suo ingresso nella Squadra dei Falchi, il racconto dell'amicizia tra Gatsu e il comandante Grifis e di come quest'ultimo abbia poi tradito i suoi uomini, o leggete la storia di Lucine e di come una bambina di dodici anni sia diventata un mostro crudele, e ditemi se davvero queste pagine non vi avranno emozionato, non avranno saputo toccare alcune corde del vostro animo coinvolgendovi sempre più e facendovi desiderare di sapere "come andrà a finire"!

26/10/2002

Alcune immagini del fumetto