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Franco Merli

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   Fu un giorno di fine settembre 1980 che una parente di Franco mi disse con voce tremante:                                                                "Gal sentit? Ghè mort el me poeta..."                                       La notizia, assolutamente inattesa, mi lasciò esterefatto. L'avevo visto una settimana prima in buona salute ed avevo conversato a lungo con lui.  Adesso quella conversazione mi riportava, con l'eco di altri incontri, un ricordo struggente dell'amico scomparso.                                                                   Franco Merli, attivissimo poeta dialettale, era un uomo generoso e cordiale. Amava il "suo mondo contadino d'un amore profondo e sincero. Vegliando sul riposo dei concittadini meditava, io credo, sugli uomini e le cose, la natura e le stagioni liete e tristi della vita e fissava nella mente ma soprattutto nel cuore quelle magiche sensazioni che poi, nella sua "fucina" come amava dire, "fissava" in versi quasi centellinati, su innumerevoli fogli.                Autodidatta, amava la lettura come mezzo principale per l'elevazione culturale.                                                                           Era affascinato dai grandi episodi biblici e si era cimentato con apprezzabili risultati su un tema di ampio respiro come quello della Creazione.    Si commuoveva parlando della sua infanzia e sottolineava con enfasi la probità del buon tempo antico, la laboriosità della vita contadina  quando le cascine erano centri operosi e punti di riferimento non obliabili di una cultura che nella povertà delle stalle trovava, specialmente nelle lunghe serate invernali, la possibilità di una comunicazione tra generazioni diverse legate ad uno stesso destino. 

Adesso che questo mondo è vivo solo nel ricordo di pochi mi sia concesso di invitare i molti che lo ignorano (e l'invito vale soprattutto per i giovani) a riscoprirlo nelle poesie dialettali in genere e in quelle di Franco in particolare. Al di là dei premi (1° premio concorso "Flavio Menozzi" del 1977 , Settembre Offanenghese 1976) e delle segnalazioni (concorso Settembre Offanenghese 1972-78) ogni poesia, anche la meno nota, può farci scoprire un mondo pieno di umanità , di saggezza, di bontà: il mondo degli ultimi, il mondo degli umili.                                           Se l'amore con cui abbiamo riunito queste fragili testimonianze , questi trepidi ricordi potrà far rivivere un" piccolo mondo perduto" nel cuore della nostra gente allora anche il poeta potrà rivivere nell'eco d'un ultimo suo  verso.                                         Questo fraterno omaggio all'amico che è andato avanti , che ha salito per primo la       "scala de seda"          vuol essere un omaggio a tutti coloro che hanno voluto, con Franco, ricordare dove affondano le nostre radici ,  dove nasce la nostra cultura dove si rinnova, nel tempo,la nostra speranza.

 

Dott. Giuseppe Allegri                                                                                                                                 

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