- Introduzione
- L'ansia
- Lo Stress
- Gli effetti della terapia Funzionale
- I fattori generali di regolazione
- L'importanza della respirazione
Introduzione
Studi sempre più numerosi tendono a verificare i collegamenti tra il
campo emozionale (e psichico, in senso generale) con i livelli profondi
del biologico. Si studiano, ad esempio, le interazioni tra depressione
e cancro; tra shock emotivo e malattie degenerative; tra stress e
indebolimenti del sistema immunitario; tra ansia e malattie
cardiocircolatorie; e così via. Tutte queste ricerche sembrano aver
comprovato che esistono connessioni indubitabili tra differenti livelli
di funzionamento dell'uomo, o, come diciamo in psicologia funzionale,
tra differenti aree del Sé. Molto spesso però i piani studiati sono
troppo lontani tra loro, cosicché si perdono le possibilità di trovare
il senso più profondo delle interconnessioni e delle leggi che le
regolano.
Si pongono allora due ordini di problemi.
Innanzitutto è necessario estendere la ricerca su tutti i piani che
compongono il continuum tra i livelli più esterni del comportamento e
dello psichismo e quelli più interni e sottili che attengono al
microbiologico. Quello che manca negli studi sinora realizzati è la
comprensione del come i collegamenti trovati si esplicano: attraverso
quali altri piani e livelli, con quali meccanismi intermedi.
Si tratta in altri termini di allargare la ricerca e la comprensione
dei fenomeni psicofisici, su tutta la catena che dal macro (respiro,
movimenti, tono muscolare, comportamento, ecc.) conduce al micro
(modificazioni biochimiche interne: neurotrasmettitori,
neuromodulatori, apparato immune, ecc.).
Un secondo aspetto, che dovrebbe integrare questo tipo di studi
psicofisiologici, riguarda la possibilità di intervenire e di operare
su tale continuum per riuscire a modificare od invertire i processi
degenerativi in atto.
L'approccio funzionale in psicoterapia corporea, atraverso il suo modello del Sé
e lo studio delle interconnessioni tra tutti i piani che lo compongono,
può rappresentare uno degli strumenti più adatti e promettenti proprio
per la realizzazione di questi obbiettivi. Vediamo come si estrinsecano
queste possibilità, sia nelle ricerche già realizzate, sia nelle
prospettive e nelle direzioni che, a partire da queste, ci si
dischiudono davanti sempre più promettenti.
L'ansia
Una condizione psicofisica strettamente legata allo stress è quella
dell'ansia, intesa come microconflittualità esistenziale, come
dissonanza tra parte cognitiva e parte emotiva del Sé.
L'aumentare dei livelli di ansia è caratterizzato da numerose
modificazioni a più livelli. In un'ansia abnorme si riscontra una
diminuzione del controllo della corteccia corticale; aumentano del 100%
le onde cerebrali dai ritmi lenti; si intensificano le attività
mnemoniche, nel senso di confronto tormentoso tra situazioni attuali
difficili, non compiute, e un passato rimpianto che però non potrà
tornare più.
In condizioni patologiche più avanzate, l'ansia comporta una
partecipazione emotiva drammatica ed esagerata, con una prevalenza
ossessiva di preoccupazioni e paure.
Estremamente varie e numerose sono le manifestazioni somatiche
e le modificazioni della fisiologia dell'organismo dovute all'ansia. Si
va da un senso tipico e angosciante di opressione al torace, a dolori e
vuoto allo stomaco; da tachicardie ed extrasistole a fitte acute e
improvvise agli arti. Frequenti sono le cefalee, le vertigini, le
nausee, gli squilibri ormonali, le dismenorree. Molto diffusi sono i
disturbi della concentrazione, stanchezza e prostrazione, nausee, senso
di svenimento, crolli vagotonici, dolori muscolari. Intenso è il senso
di irrequietezza fisica, soprattutto nelle gambe. A volte compaiono
"correnti fluide", come dei languori mortali, che scendono giù verso il
basso; o vampate di calore verso l'alto.
Lo stato di simpaticotonia prevalente produce, oltre ad un
battito cardiaco sempre accelerato, sudorazione, bocca asciutta,
estremità fredde. Non infrequenti sono i tremolii, sia di alcune parti
del corpo sia interni, "gelatinosi", come una vibrazione che può
produrre un terremoto nel corpo e dissolverlo. In modo particolarmente
allarmante vengono avvertiti formicolii, parestesie e
"addormentamenti", movimenti involontari dei muscoli, come clonismi e
fascicolazioni, specie se ripetitivi (tipiche le fascicolazioni dei
muscoli del contorno oculare, soprattutto quelli della palpebra
inferiore).
Un dato indicativo ed estremamente interessante emerge dalle esperienze
e dalle ricerche condotte negli ultimi 10 anni dalla Psicoterapia
Funzionale. Quasi sempre, quando si riesce a raggiungere quella che
definiamo una "condizione regressiva profonda", attraverso metodologie caratteristiche e particolari che riguardano principalmente la respirazione e la modificazione muscolare,
i pazienti avvertono sensazioni molto simili ad alcune (ben
determinate) di queste percezioni alterate dovute all'ansia, avvertite
però in seduta come non allarmanti, benefiche, trasformative.
E questo è un segnale evidente che in terapia funzionale si toccano
meccanismi profondi, appartenenti a diversi livelli biologici e
fisiologici, che sono comunque interessati dai fenomeni di ansia e di
stress, e che appartengono ai piani intermedi tra micro e macro.
Possiamo anche dire che nell'ansia si manifesta in ogni modo una certa
"vitalità", si verificano esplosioni incontrollate fisiologiche, nelle
quali funzioni del nucleo originario profondo, seppure in maniera
alterata e paurosa, emergono in superficie non più bloccate e sepolte.
E' interessante notare, a tal proposito, come l'ansia sia un processo funzionale spesso confuso e mescolato con l'eccitazione,
sia per l'attivazione di circuiti neurofisiologici ed endocrini
contigui o identici, sia per la commistione che tra queste due
attivazioni fisiologiche spesso si crea nella storia evolutiva
dell'individuo, sin dall'infanzia. Questo spiega bene il perché la
ricerca di situazioni ansiogene, di films ansiogeni, la febbre
ansiogena del gioco d'azzardo, siano così diffuse. L'ansia è divenuta
per tali soggetti un succedaneo dell'eccitazione, un tentativo
disperato di cercare una sensazione che in qualche modo "tiri su", dia
una sferzata di vitalità, altrimenti offuscata e intorpidita dalle
alterazioni funzionali del Sé.
Resta infine da sottolineare quanto vasta sia la categoria dei disturbi
che, oltre a quelli somatici prima analizzati, vengono ufficialmente
inquadrati oggi come disturbi d'ansia.
Tra questi sono infatti inclusi: nevrosi fobiche (agorafobia, fobie
sociali, claustrofobia); nevrosi d'ansia (panico, ansia generalizzata);
nevrosi osessivo-compulsive; attesa apprensiva (timori, preoccupazione,
rimuginazione); senso continuo di allarme; distraibilità, difficoltà di
concentrazione; insonnia, irritabilità, impazienza; e così via.
L'ampiezza di questa elencazione ci dice molto sull'importanza e
sull'estensione del fenomeno.
Diagramma funzionale dell'ansia:
Il modello e la teoria funzionali del Sé ci permettono di inquadrare
gli aspetti dell'ansia, attraverso una visione d'insieme che permetta
di tener presente i vari livelli su cui si manifestano alterazioni e
modificazioni.
fig.1 -
Fig.2 -
Le figure 1 e 2 ci danno la rappresentazione funzionale "classica"
dell'insieme delle quattro aree del Sé, e dei sottopiani nei quali si
esplicano tutti i processi fuzionali dell'intero quadro psicocorporeo.
Da una condizione originaria di equilibrio, e di integrazione profonda
delle varie aree e delle varie funzioni, si possono sviluppare
alterazioni di vario ordine e grado: quali sconnessioni e scissioni tra
le aree funzionali o all'interno della stessa area; ipertrofizzazioni o
atrofie di alcuni processi funzionali (grandezza o piccolezza dei
cerchi); sclerotizzazioni, ripetitività e limitazioni di altri
(spessore delle linee di contorno).
fig.3 -
La figura 3, invece, ci fornisce un quadro generale (naturalmente di
massima) della situazione d'ansia, come si presenta in gran parte dei
soggetti osservati.
Notiamo che il razionale è in genere molto sviluppato, ma comunque con modalità non lineari, bensì contorte e irrigidite. Le fantasie sono spesso paurose, e facilmente intrecciate con il pensiero, che perciò risulta falsamente ragionativo.
Le emozioni sono
notevolmente staccate dal nucleo profondo del Sé, ingigantite, e
pervase quasi interamente da preoccupazioni, timori e paure.
Una delle caratteristiche prevalenti è nella configurazione del fisiologico, che
è fortemente alterato, con una condizione di simpaticotonia cronica, e
una respirazione in genere affannosa e alta, toracica. Spesso sono
presenti modificazioni delle percezioni e del tono muscolare di base in
numerosi distretti corporei dell'organismo.
I movimenti sono
limitati e stereotipati, facilmente bruschi e a scatti. Mancano in
genere quelli morbidi, quelli ampi, quelli forti ma calmi.
Nelle situazioni di ansia diventano pesanti i compiti e le incombenze;
le scelte e le soluzioni sembrano divenire difficilissime. Ciò appare
più comprensibile alla luce del quadro prima tracciato: le fantasie
divengono staccate e terrifiche, e non riescono ad assolvere alla
funzione di immaginare il futuro in modo progettuale, poiché non sono
supportate da un piano logico-cognitivo adeguato, da percezioni chiare
e intense degli avvenimenti e dell'ambiente esterno, e da ricordi che
costituiscano un bagaglio utile e indicativo. I ricordi, invece,
vengono vissuti con dolore e struggimento.
Guardare ai possibili movimenti da fare, studiarne le conseguenze,
modificare e aggiustare con l'immaginazione gli accadimenti futuri, sì
da progettarli nel modo migliore per gli obbiettivi che ci si è posti,
produce un'insopportabile senso di incertezza sul da farsi, come se in
navigazione notturna e con nebbia si fosse privi dello strumento
indispensabile del radar.
Anche l'attesa, perciò, diviene dolorosa e angosciante, e tutta
l'ossatura del tempo sembra schiacciarsi e appiattirsi in un presente
oppresso da fantasmi del passato, buio e senza futuro, o meglio con un
futuro che è catastrofico perché è tutto presente nell'attuale, come se
la "fine" incombesse vicinissima (la morte, la vecchiaia o la
disgregazione).
Contrariamente a quanto si potrebbe credere, il soggetto ansioso
è solo apparentemente una persona lucidamente vigile; in realtà è
piuttosto un agitato, continuamente in tensione e in ipercontrollo,
offuscato da confusione e annebbiamento. Di notte soffre d'insonnia, di
giorno ha tensioni e simpaticotonia con frequenti crolli troppo bruschi
al vago, e con conseguenti cali di vitalità e di attenzione.
Anche nell'eccitazione, come dicevamo, e specificatamente nella
sessualità, si ha dapprima una crescita dell'attivazione del sistema
simpatico, e solo successivamente, dopo l'acme, una discesa in una
condizione di vagotonia; ma queste modificazioni sono morbide e
graduali, e non brusche e violente. La condizione vagotonica, dopo un
buon rapporto sessuale, è allora di rilassamento naturale,
caratterizzata da un senso benefico di caldo che si diffonde in tutto
il corpo sin nelle estremità (piedi e mani), da una piacevole
stanchezza, da un gradevole allentamento del controllo e della
vigilanza.
La presenza di tristezza e di depressione, che un certo tipo di
letteratura (anche della classica antichità) attribuisce alle
sensazioni e al vissuto "post coitum", si spiega solo alla luce della
commistione già citata tra ansia ed eccitazione, dove la improvvisa
mancanza di queste (dopo l'acme) si traduce in un malessere peggiore,
fatto di mancanza di senso di vitalità.
Lo Stress
Stress ed ansia sono fenomeni profondamente interconnessi; ma mentre
l'ansia è una condizione patologica d'attesa, con colorazioni emotive
alterate, e dà luogo ad una serie di disturbi molto ampia, ad un quadro
clinico di alterazione complessiva del Sé, lo stress è
una risposta dell'intero organismo ad una spinta, ad una serie di
stimoli soprattutto esterni che lo pongono in allarme, e che possono
costituire piccoli o grandi traumi psico-fisici.
Lo stress acuto
innesca funzionamenti e meccanismi tesi a mettere la persona in grado
di affrontare la situazione, rispondere efficacemente agli stimoli, le
emergenze, i pericoli. I momenti successivi all'iniziale sono
caratterizzati da attivazioni differenti dell'organismo (studiate da
numerosi autori, da Selye in avanti), che seguono alla condizione di
primo shock, ma nelle quali comunque sono interessati fondamentalmente
il sistema neurovegetativo e quello neuroendocrino, con la liberazione
di numerose sostanze neurotrasmettitrici e neuromodulatrici, a livello
sia centrale che periferico.
Ognuna di queste attivazioni ha il suo preciso compito nell'obbiettivo
complessivo di rendere la persona in grado di aumentare la capacità di
comprensione e concentrazione, di decidere con grande rapidità, di
mettere i muscoli in condizione di muoversi subitaneamente (per
attaccare, difendersi, fuggire), di avere a disposizione l'energia
adatta ad agire, e così via.
In tal senso lo stress acuto rappresenta una condizione particolare, ma
normale, di funzionamento della persona; è per questo che viene
definito "benefico", per la sua capacità di tenere allenati dei meccanismi fondamentali per la conservazione e lo sviluppo della vita.
I problemi subentrano quando lo stress si trasforma in cronico, cioè
permanentemente attivato, anche se all'esterno non vi sono condizioni
reali di pericolo, di allarme o di necessità di forte attenzione e
concentrazione. Si parla in questo caso di stimoli fantasma, stimoli
che sono totalmente endogeni. L'organismo continua a comportarsi come
se ci fosse una reale condizione d'urto, continua a rispondere
producendo allarme e attivazione dei meccanismi di stress.
La domanda fondamentale è allora: come lo stress diviene cronico?
Quali sono i meccanismi ed i processi che lo continuano a mantenere,
anche quando gli stimoli reali non ci sono?
Rispondere a queste domande significa arrivare alla comprensione
profonda dei processi dello stress, poter intervenire su di essi,
curarli ed invertirli; e, non ultimo, poter realizzare provvedimenti
preventivi di piena efficacia. Ma per rispondere bisogna estendere le
indagini a tutti i piani intermedi che collegano il macro al micro.
Il fenomeno stesso dello stress, infatti, è un esempio di tale
collegamento, poichè alcune delle cause che influiscono sui sistemi
profondi ed interni (del neurovegetativo, del cardiocircolatorio,
dell'ormonale, giù giù sino all'immunologico e al microcellulare), sono
chiaramente appartenenti a vari piani del continuum, spesso spostate
verso il livello del macro, e perciò accessibili alla nostra
osservazione. Percezione di attacchi o della presenza di pericoli
esterni; frustrazioni sul lavoro o mancanza di gratificazioni percepite
come adeguate (all'età, alle aspettative, all'importanza dei compiti
svolti); delusioni amorose e amarezze; senso di ingiustizie subite;
perdite di affetti cari; eccessive responsabilità e concentrazioni di
compiti: sono altrettante cause di stress (inteso, come comunemente si
usa, nel senso di "cronico"; così come lo useremo nel prosieguo di
quest'articolo).
Ma nessuna di queste può essere da sola causa di stress, se non vi sia,
insieme, una percezione di inadeguatezza alla situazione esterna, e
soprattutto una condizione già alterata (anche se incontrollata e
inconsapevole) dei piani intermedi del continuum micro-macro, o, in
altri termini, delle aree del fisiologico e del posturale-muscolare
della visione funzionale del Sé.
Ciò che accade è che si innescano condizioni di cortocircuito,
funzionamenti cioè automatici, che continuano a mantenere condizioni di
stress. Più queste alterazioni sono in fase avanzata, più bassa è la
soglia oltre la quale condizioni esterne reali innescano risposte di
stress irreversibile.
Non sono dunque né la quantità di lavoro, di dispiaceri, di pericoli,
né il solo perdurare degli stimoli, a produrre lo stress; sono
piuttosto le condizioni qualitative interne, le condizioni di
alterazione della configurazione complessiva del Sé a renderlo cronico
e irriversibile.
Gli effetti della terapia Funzionale
E' possibile modificare ed invertire situazioni di stress cronico?
Man mano che le esperienze sulla Psicoterapia Funzionale procedevano,
colpiva il fatto che, già dopo poche sedute, molti dei classici sintomi
dell'ansia tendevano a ridursi drasticamente.
Ci accorgevamo che, lavorando sulla respirazione, sulla muscolatura
profonda, sulla postura, e soprattutto sulla riconnessione di
differenti aspetti funzionali del Sé, riuscivamo ad intervenire su una
discreta parte delle complesse catene e dei processi che conducono dal
macro al micro. Le modificazioni che si possono ottenere nel livello
del fisiologico (una delle aree in cui il modello funzionale suddivide
i processi del Sé) sono estremamente significative: temperatura
corporea, battito cardiaco, sudorazione, tensioni e dolenzie,
coloritura ed eruzioni della pelle, ciclo mestruale, processi osmotici,
ritenzione dei liquidi, e così via.
Tecniche di rilassamento tradizionali, come il Training autogeno, il
Biofeedback, ecc., non sono sufficienti, perché si basano in gran parte
sulla volontà e sulla consapevolezza. Ora, quando c'è una notevole
scissione tra questo livello e le altre aree del Sé (e normalmente in
condizioni di stress c'è), non è possibile attraverso questi metodi
raggiungere gli stessi risultati che si delineavano con la terapia
funzionale, perchè il piano del fisiologico e del muscolare sono
cortocircuitati su sé stessi, nella cronicizzazione dello stress.
Il tono muscolare, le stereotipie delle posizioni del corpo, il modo di
respirare, diventano funzioni quasi del tutto distaccate, e continuano
a ripercorrere le medesime modalità indipendentemente dalla volontà e
dal resto dei livelli del Sé.
La scoperta estremamente importante della Psicoterapia Funzionale
consiste nell'aver individuato i meccanismi profondi che trasformano lo
stress da acuto in cronico, che mantengono elevato il grado generale di
simpaticotonia, che costringono il fisiologico a continuare a
funzionare in strato di stress. Lo stress si cronicizza attraverso
questo ancoramento sul piano posturale-muscolare e sul piano
fisiologico. Le funzioni della respirazione, del tono muscolare di
base, delle posture e dei movimenti cadono in una condizione di
cortocircuitazione su se stesse, e costituiscono gli stimoli endogeni
fantasma che alimentano senza sosta uno stato di stress più o meno
intenso, rendendo comunque l'organismo estremamente fragile nei
confronti di altri agenti stressanti di tipo esterno.
Lo stato di stress così mantenuto, poi, alimenta a sua volta le
sconnessioni con l'area del cognitivo e le alterazioni delle fantasie e
dell'immaginazione, aggravando le condizioni preesistenti.
Le emozioni hanno sempre minori possibilità di esprimersi direttamente
attraverso movimenti e posture adeguate, e così compresse e soffocate,
si traducono direttamente e drammaticamente in alterazioni e disturbi
fisiologici.
I fattori generali di regolazione
Tutto ciò ci conduce alla scoperta di processi funzionali che in
qualche misura sono una chiave per il funzionamento dell'organismo e
per i meccanismi dello stress. Questi processi funzionali centrali
rappresentano altrettanti fattori generali di regolazione, intervenendo
sui quali è possibile accedere dall'esterno anche a gran parte degli
altri piani della sequenza macro-micro.
Una delle conferme che se ne deducono (peraltro già ipotizzata anche
attraverso altri studi) è che non c'è solo una via corticale-viscerale,
come si era sempre creduto, ma anche (e non meno importante) una via
muscolare-viscerale.
D'altra parte è già stato provato come l'intero e complesso quadro di
sostanze neuromodulatrici sia regolato, nel suo insieme, dalle
condizioni dell'SNV
(Sistema Neurovegetativo); mentre le esperienze di psicoterapia
funzionale hanno a loro volta dimostrato che agendo in un ben
determinato e particolare modo sulla respirazione e sulla struttura
muscolare dell'organismo, si è in grado di influire profondamente
sull'equilibrio dell'SNV.
Le ricerche dei fattori di regolazione sono estremamente attuali, sia
nella biologia, sia negli studi psicobiologici. L'importanza della
scoperta di questi tre fattori, da parte della psicoterapia funzionale
(respirazione diaframmatica originaria - tono muscolare di base -
allentamento delle posture) consiste nell'aver individuato elementi
facilmente accessibili dall'esterno, e dunque nell'aver aperto una
strada estremamente fertile e ricca di prospettive. A differenza delle
ricerche di biologia, in questo caso non si tratta di una scoperta di
fattori genetici (peraltro estremamente delicati e difficili da
raggiungere), ma di fattori fisiologici, muscolari e posturali, di ben
più facile accesso.
Attraverso i fattori di regolazione è possibile non solo studiare su
più livelli i meccanismi dello stress, ma soprattutto riuscire ad
intervenire per modificarli efficacemente e profondamente. Si tratta di
arrivare a interrompere i cortocircuiti che si sono formati e allentare
il controllo automatico e ripetitivo; ma anche di permettere al mondo
emozionale di aprirsi ed esprimersi, di trasformare i filtri corticali,
di smuovere le rigidità e l'immobilità, di evitare il perdurare di una
pericolosa e stratificata tendenza a trattenere.
L'importanza della respirazione
Tra i fattori di regolazione generale, uno dei primi a dover essere
ulteriormente studiato, nel progetto antistress, per la sua importanza
è senza dubbio quello della respirazione diaframmatica
originaria profonda; un tipo di respirazione che le persone hanno, sin
dall'inizio, in condizioni di non allarme, di serenità, di benessere, e
che spesso perdono per effetto di alterazioni del fisiologico, e
dell'intero quadro del Sé.
Quando viene reinstaurata questa respirazione durante una seduta di
terapia funzionale, la frequenza del battito cardiaco scende, sempre, e
notevolmente. A tal proposito si può notare come gli effetti di un
drastico abbassamento della frequenza cardiaca si producono non solo
nel caso di persone con una lunga terapia alle spalle, ma anche dopo
non molte sedute dall'inizio del trattamento.
Un altro elemento importante che si rileva è che, alla fine di una
seduta nella quale si raggiunga uno stato profondo di benessere
(attraverso fondamentalmente la respirazione originaria diaframmatica),
si ha sempre un abbassamento della frequenza cardiaca, una diminuzione
della sudorazione, e un innalzamento della temperatura periferica. Ciò
sembra dimostrare che attraverso la terapia funzionale e la
respirazione diaframmatica si riesca, infine, sempre a realizzare
modificazioni che da uno stato più o meno simpaticotonico vanno verso
uno stato con prevalenza vagotonica. Questo effetto di allentamento
verso la vagotonia è osservabile sia direttamente (tramite la lettura
degli indicatori del sistema neurovegetativo), sia attraverso le
sensazioni del soggetto, di ammorbidimento, di tranquillità, di
benessere, sia infine tramite le percezioni del terapeuta, che vede nel
paziente letteralmente modificarsi e spianarsi i tratti del volto,
fermarsi i movimenti di agitazione, allentarsi tensioni e rigidità.
fig.4
La figura 4 mostra l'andamento nel tempo di un intero ciclo
respiratorio, nel caso di respirazione diaframmatica profonda. Si noti
la fase inspiratoria più lunga di quella espiratoria, poiché
quest'ultima è soltanto un lasciare tutti i muscoli e permettere che
l'aria esca da sola, senza sforzo, e senza, però, neppure trattenerla.
Importanti sono anche le durate della pausa dopo l'inspirazione, molto
breve, e di quella dopo l'espirazione, molto più lunga. E' stato
possibile infatti verificare che nella prima si ha una crescita verso
la simpaticotonia e che nella seconda si produce un abbassamento verso
la vagotonia.
Risulta dunque chiaro che se i tempi delle pause fossero invertiti
(come accade in una respirazione toracica e trattenuta), si avrebbe una
continua crescita della stimolazione simpatica. Ed infatti questo tipo
di respirazione viene adottato naturalmente dalle persone, quando
devono rispondere ad una situazione di stress acuto: sopportare il
dolore, affrontare un pericolo, realizzare concentrazione e vigilanza,
e così via.
Nasce da tutto ciò la consapevolezza della necessità di studiare,
comprendere e modificare la respirazione come uno dei più importanti
fattori di regolazione generale, e uno dei più importanti indicatori e
fattori di regolazione in particolare del fenomeno stress.