"Alla ricerca di Beatrice"

"Dove è andato il tuo Diletto, o la più bella delle donne, dove si è diretto il tuo Diletto, perchè lo ricerchiamo con te?" (Dal Cantico dei Cantici 6,1)
La Storia. Il ritorno dell'antico e la venuta del nuovo.   Tutti i diritti riservati. Pulciko & Giannina

Due parole sui luoghi in oggetto

Presentiamo molto brevemente i paesi di cui stiamo trattando.

Baone
Baone è un paese in provincia di Padova, a pochi Km da Este: Calaone e Valle San Giorgio sono frazioni di Baone, caratterizzate da elementi storici e paesaggistici propri, e situate in mezzo ai colli Euganei.
Calaone è caratterizzato da tre monti di forma conica, il monte Castello ed il monte Cero; il monte Murale, a fianco dei due, ha una forma un po’ schiacciata.
Provenendo da Rovigo, questi tre colli si notano bene, e sono molto simili ai tre colli dipinti in un affresco nel monastero di Sant’Antonio in Polesine (si veda la parte dedicata al monastero di Sant’Antonio in Polesine). Lo stesso stemma del comune di Baone è rappresentato da tre colli.Il sito Internet del Comune di Baone offre informazioni molto interessanti riguardo la storia del paese ed alle sue caratteristiche.

Sul monte Castello sorgeva appunto il castello degli Estensi, in cui sono nate e/o vissute le nostre Beate.
Ora non vi è più nulla, se non, come si vede dalle foto del sito comunale, alcune pietre, poste a formare una sorta di muretto. Sulla cima del monte si erge una grande croce, forse a ricordo di qualche grazia ricevuta, o per scongiurare eventi infausti.
Il castello di Calaone sorgeva ai piede della torre, posta sopra al colle: il castello non era un semplice fortilizio, come riportato dal sito di Baone, ma un “vero castello”, centro di attività culturale per menestrelli provenzali. Perciò il fortilizio si trovava sul cono.
Non abbiamo informazioni sull’esistenza di un castello sul monte Cero.
Da Calaone, nei giorni limpidi, si intravvede la catena degli Appennini, appena sotto Bologna, ed in alcuni punti, se il vento soffia dal mare, sembra di sentirne il profumo.
Non sappiamo che clima vi fosse nel 1200, ma è ben comprensibile che i marchesi d’Este preferissero insediarsi in tale ambiente, certamente più sicuro da scorrerie, in particolare dopo la distruzione del castello di Este.

Località Salarola si trova a poche centinaia di metri dai piedi del monte Castello: fu il primo rifugio della Beata Beatrice I, che ivi fondò il suo monastero. Dopo poco tempo si spostò sul monte Gemmola, in località Valle San Giorgio.
Il Gemmola è ancora oggi una zona molto bella ed affascinante, è di proprietà della provincia di Padova: sembra il luogo ideale per un monastero, o comunque per chi cerca la pace, immerso nel verde e nel silenzio. Peccato che il monastero sia stato chiuso. Lo stessa frazione di Valle San Giorgio è immersa nel verde e nella quiete.
Il Gemmola si affaccia anche sulla zona di Cinto Euganeo, un paese collinare sempre in provincia di Padova, che ogni tanto fa capolino sui quotidiani, legato a strani culti di processioni di incappucciati, rituali, messe nere ed in ultima la sparizione (suicidio o disgrazia o altro) di un architetto di Monselice (PD).

Este
Este, sempre in provincia di Padova, è il paese dal quale la dinastia estense prende il nome dopo il 1170. In precedenza questa nobile famiglia non era legata ad un nome in particolare, discendeva dagli obertenghi, che originarono molte altre famiglie note, come i Malaspina e gli Hannover. Gli Este costruirono nella cittadina il loro castello, quando dalle zone della Lunigiana si trasferirono nel Veneto meridionale.
Il castello di Este non fu, in verità, molto abitato dai suoi marchesi: fu infatti distrutto e ricostruito più volte, per la presenza di Ezzelino da Romano, ma anche per il fatto che i cittadini di Padova non gradivano l’insediarsi di tali signori.
Presso il duomo di Santa Tecla in Este, si trova il corpo, tuttora incorrotto, della Beata Beatrice I. Gli abitanti di Este, nel 1957, hanno richiesto loro stessi il corpo della Beata, custodito in Santa Sofia a Padova. Este ha ancora il suo castello, ricostruito più volte, che viene adibito a museo e a scenario per manifestazioni medioevali, recentemente tornate molto in voga.

Monselice
Cittadina padovana, vicina ad Este, fu sede di molti incontri politici ed amministrativi notevoli. Infatti, sia nel 1100 che all’inizio del 1200 molti nobili, tra cui gli Estensi, vi svolgevano i loro affari amministrativi. Monselice fu abbastanza libera da particolari signorie, ed era più che altro gestita dalla sua stessa comunità, creando sapientemente sinergie con i vari marchesi di turno.
Anche Monselice ha il suo castello, detto Cà Marcello o Castello Cini, che sorge ai piedi di un  rilievo isolato, il colle della Rocca, collocato nella pianura a sud-est dei Colli Euganei . 
Il suo possesso fu oggetto di varie lotte. Il tiranno Ezzelino da Romano, vicario in Veneto dell’Imperatore Federico II, la governò dal 1249 al 1256. Sul colle della Rocca sono ancora oggi visibili i resti della struttura fortificata costruita proprio per volere di Federico II. 
Il castello, dopo la gestione dei Cà Marcello e dei Carraresi, passando di proprietario in proprietario, conobbe un lento declino. Finalmente, Vittorio Cini, conte di Monselice, attuò un impegnativo lavoro di restauro e di recupero, di ben 7 anni, dal 1935 al 1942, e che riportò il complesso ai suoi antichi splendori.
Il conte Cini fondò anche un’associazione culturale a Venezia, San Giorgio, e pubblicò il lavoro del zelante benedettino Mostardi su Beatrice II.

Rovigo
Rovigo è sempre stata una tranquilla cittadina, anche al tempo degli Estensi, collocata nell’estremo veneto meridionale, e confinante con l’Emilia Romagna.
Gli Estensi convissero con i Carraresi, altra nobile famiglia, in buoni rapporti, e con accordi da ambo le parti. Gli Estensi vivevano saltuariamente anche a Rovigo, in cui detenevano un palazzo: in particolare vi si rifugiavano quando nel padovano le condizioni erano troppo pericolose, vedi nel 1236. A causa di Ezzelino da Romano vagabondarono tra Calaone e Rovigo (in Este il castello era andato distrutto nel 1213, Federico II ordinò fosse ricostruito, ma fu poi assediato nuovamente ed ancora distrutto).
Forse anche per desiderio di una maggiore stabilità se ne andarono dal Veneto, occuparono Ferrara e vi rimasero, fino alla loro triste cacciata.
Comunque mantennero i possedimenti in Veneto, nonostante le varie distruzioni, e le perdettero in seguito a lotte con Venezia, ed al mancato appoggio del papato. Anche Rovigo fu occupato da Venezia, senza opporre particolari resistenze.

Badia Polesine
Badia Polesine è una paese in provincia di Rovigo, dove era sorta l’abbazia di Vangadizza. Tra l’anno 1000 ed il 1200 sorsero e fiorirono numerose abbazie, in seguito a lasciti di varia natura: nacque un legame molto stretto tra chi elargiva i beni e l’abate stesso. Le abbazie divennero quasi delle cittadelle, che governavano territori, che gestivano i lavori agricoli, le tasse …. Gli estensi furono molto legati all’abazia di Vangadizza, ma non fu solo interesse politico, o territoriale, per la gestione della merce in transito sul Po’.
Vi era un forte legame spirituale, perché alcuni Estensi desiderarono essere seppelliti proprio in Vangadizza. Non dovrebbero esservi tanti Estensi seppelliti in Este, tranne la traslazione di Beata Beatrice I, presso il Duomo di Santa Tecla.
Gli altri Estensi, dopo l’occupazione di Ferrara, scelsero di essere seppelliti in Ferrara, presso il convento francescano, che allora curava il loro discernimento spirituale. Badia rimarrà per molto tempo una roccaforte estense.
Badia rappresenta, simbolicamente, il punto di partenza delle maggiori dinastie europee: in essa si trovano i sarcofaghi di Adalberto Azzo II e della moglie Cunizza.

Ferrara
Ferrara fu una città contesa da varie famiglie, tra le quali ricordiamo i Torelli, i Salinguerra e ovviamente gli Estensi. Questi ultimi furono designati con il titolo di “signori di Ferrara” già dall’inizio del 1200, anche se in sostanza ne possedevano qualche pezzo, od esercitavano alcuni privilegi, ma erano sempre in lite con le principali famiglie del luogo.
Possedevano ad esempio l’isola di San Lazzaro, in cui Beatrice II si ritirò per diventare monaca.
Qualcuno si chiederà come sia possibile avere un isola in centro a Ferrara: è da ricordare in tale città nel 1200 il fiume Po’ circolava liberamente, con varie ramificazioni, e vi erano molte zone paludose. Gli Estensi ci poterono vivere stabilmente solo dopo il 1240, e nel 1264 ne divennero realmente “signori” per circa tre secoli.
Per questo Ferrara è ricordata come città degli Estensi, e per questo ogni evento associato alla nobile famiglia viene inglobato dai ferraresi come loro soggetto, loro creatura, loro proprietà.
Questo atteggiamento è penetrato anche nella cultura di altre regioni, che identificano in Ferrara la culla della vita estense, e addirittura pongono Este e Calaone in provincia di Ferrara. Certamente non è per ignoranza geografica.
Anche in Ferrara gli Estensi costruirono il castello, attualmente esistente, grande e bello, e mai distrutto, oltre ad aver costruito altri palazzi e ad aver contribuito notevolmente alla vita culturale ed universitaria.

Modena
Modena è la città che divenne centro di vita e di affari degli Estensi, nella seconda metà del 1500, dopo la cacciata da Ferrara; per gli Estensi fu un po’ come tornare alle origini, perché la dinastia orbetenga, che diede origine agli Este, a partire da Adalberto Azzo II, aveva dimorato originariamente in queste zone. Infatti la una sorta di sarcofago in pietra appartenente ad Azzo, nel 1118, è presente nel sezione del museo lapidario estense in Modena; il sarcofago fu poi utilizzato dalla famiglia Boschetti, che impresse il suo nome sulla pietra. Nel 1118 gli estensi non avevano ancora questa denominazione: la prenderanno solo dopo aver posto dimora in Este, e tale denominazione rimarrà nei secoli.
Il fatto che il culto della Beata Beatrice III sia riservato a Modena, ci fa pensare che tale culto sia stato decretato proprio dopo che gli Estensi posero la loro vita in Modena.
Peccato che Modena non abbia molto amato gli Estensi, anzi, le deve aver cordialmente detestati, poichè non si dimostrarono illuminati signori della cittadini, e le condizioni di miseria erano notevoli. I Modenesi si sbarazzarono celermente delle antiche signorie, intravvedendo nell'unificazione del regno d'Italia nuovo impulso. Solo molto più tardi Modena deve aver cercato di salvare il salvabile.


Torna all'indice