Studenti Bidoggia Davide e Bertocci Marco; Michele Merluzzi e Turello Sara 15.00.35 13/02/09

Poesia Provenzale e Petrarca


Introduzione


La poesia provenzale nacque nelle corti e nei castelli situati in Provenza dove ci si esprimeva in un roman chiamato lingua d'oc. Guglielmo IX duca d'Aquitania (1071-1127) è considerato l'iniziatore del genere lirico provenzale, con lui appare già formata la concezione dell'amor cortese che fu propria della poesia occitanica.

In seguito queste produzioni letterarie arrivarono anche nelle corti del Nord della Francia, in questo caso però ci si esprimeva in un roman chiamato lingua d'oil.

Da questa poesia presero spunto -tramite l'esperienza siciliana, ma non solo - anche due importanti poeti italiani: Dante e Petrarca. Tra la fine del XI secolo fino agli inizi del XIII secolo l'arte poetica provenzale fu la più raffinata d'Europa.

Questa poesia prendeva spunto da una metrica già esistente e molto usata; modificandola leggermente i trovatori ottennero delle opere estremamente raffinate.

I principali poeti di questo periodo furono: Arnaut Daniel, Bernard de Ventadorn, Bertran de Born e Jaufré Rudel.

Maria di Francia, una delle principali poetesse del Medioevo, forse una badessa, verso la metà del XII secolo scrisse brevi poesie contenenti importanti testimonianze sugli ideali cortesi.

Questa poesia è riuscita a cambiare il significato della parola nobiltà, infatti il termine non fu più legato alla ricchezza di beni materiali o al potere politico ma ad un concetto di ricchezza e di qualità dei sentimenti.

Con questa idea i poeti cortesi contestarono in parte la società feudale che concepiva il matrimonio -soprattutto a livello delle classi e dei ceti nobili- come elemento inserito in una dimensione politica ed economica più che affettiva.

Per la prima volta dopo la cultura classica e latina, l'amore profano riapparve nella poesia.

I poeti cortesi così si trovarono in certi casi in una posizione critica verso la Chiesa cattolica, a tal punto da essere a volte considerati eretici. Si trovarono a dover subire il clima culturale che portò alla crociata contro gli Albigesi, tenutasi tra il 1208 e il 1229. Molti trovatori in questa occasione dovettero emigrare dalla Provenza e si rifugiarono per lo più nel Nord Italia.

I poeti stilnovisti toscani e alcuni poeti siciliani adottarono volentieri questa nuova forma di poesia, appresa dai trovatori e menestrelli provenzali.

Questi poeti, infatti, scrissero moltissime poesie sull'amore, inteso come sentimento puro e idealizzato e come cardine del nuovo concetto di nobiltà d'animo.

Poeti provenzali

Jaufré Rudel (1125-1148), il suo comporre è caratterizzato dal delineare un “paradiso amoroso” tipico dei trovatori. Lui esprime ed elabora questa tematica come un amore inarrivabile, intoccabile. Dice, riferendosi alla dama, che è una fortezza inaccessibile, che ti degna soltanto di uno sguardo.




 

Bernard de Ventadorn (1130/1140-1190/1200), come Rudel sosteneva che la dama fosse inarrivabile. Pensava che la poesia fosse qualcosa che esce dal cuore, come il sentimento dell'amore.

 

 

 

 


Bertran de Born (1140 ca.-1215), ereditò da giovane il feudo del padre e subito venne coinvolto in numerosi conflitti.
Oltre alla sua vita politica scrisse, come poeta cortese. Dedicò molte sue poesie ad avversari ed alleati politici.
La sua opera più famosa fu il Sirventes, un tipo di canzone politica e satirica. Negli ultimi anni di vita si fece monaco cistercense.


 

 

 

Di Arnaut Daniel ci sono giunte pochissime informazioni, se non che fosse un carissimo amico di Bernart de Born.Le sue poesie si basavano su rime molto complicate, ma allo stesso tempo molto ricercate.Tutte le poesie che ci sono pervenute sono di argomento amoroso, tranne una, e sono composte con un lessico molto raro e complicato.

 

Francesco Petrarca

 

 

 

 

 

 

Da Arezzo ad Arquà in poco meno di 70 anni

Nacque ad Arezzo il 20 luglio 1304 da Eletta Canciani e dal notaio Ser Pietro di Parenzo (soprannominato Sre Petracco, noto nei documenti come Petraccolus o Petrarca, origine del cognome del figlio). Ser Petracco era un guelfo bianco-partito legato al Papa in contrapposizione ai guelfi neri:partito legato all'imperatore- che fu esiliato da Firenze nel 1302 per motivi politici legati all'arrivo di Carlo de Valois ed alle lotte tra guelfi bianchi e neri. Così Petrarca trascorse la sua infanzia in Toscana, ma per ragioni politico-economiche con il padre dovette spostarsi da una città all'altra. Già nel 1311 la famiglia (che nel frattempo era cresciuta con la nascita nel 1307 del fratello di Petrarca, Gherardo)si trasferì a Carpentras, vicino Avignone, dove Ser Petracco aspirava a incarichi a seguito della corte papale ( che là si era trasferita).Malgrado le preferenze letterarie, nate precocemente

 

 

 

 

 

 

dallo studio dei classici e in componimenti d'occasione, Francesco, dopo gli studi grammaticali, venne mandato- con il fratello a Montpellier e, in seguito a Bologna per studiare diritto civile.

Poco dopo la morte del padre( avvenuta prima del ritorno in Provenza del 1326), Petrarca il 6 aprile del 1327, nella chiesa di S. Chiara in Avignone,incontrò Laura e se ne innamorò. Il rifiuto di questo amore comparve tra i motivi principali dell'esperienza umana e poetica dello scrittore. La storia identifica la figura di Laura con Laura de Noves, coniugata con Ugo de Sade. Attorno al 1330, Petrarca si avviò alla carriera

ecclesiastica. In tale veste fu assunto come cappellano dal vescovo Giovanni Colonna( poi vescovo di Lombez). Appoggiato a questa potente famiglia romana, Petrarca partì per numerosi viaggi in Europa, spinto dal desiderio di conoscenza umana e culturale (andò a Parigi, Gand, Liegi , Aquisgrana, Colonia e Lione). Nel periodo che va dal 1336 al 1337, Petrarca si trasferì da Avignone a Valchiusa (attualmente Fontaine- de- Valcluse), dove nacque il figlio naturale Giovanni (morto in tenera età). All'anno successivo risale il progetto delle opere umanistiche più impegnate. La parziale stesura dell'Africa, in particolare, gli procurò tanta fama che il 1°settembre 1340 giunse da Parigi a Roma l'invito per un importante riconoscimento letterario quale l'incoronazione a poeta. Inoltre, l'8 aprile 1341, per opera del senatore Orso dell'Anguillara venne incoronato magnus poeta et historicus (ovvero massimo poeta e storico) ed ottenne il privilegium laureae. Questo altissimo riconoscimento, che fu il centro del pensiero di Petrarca per il rinnovamento umanistico della cultura, lo confortò e lo spinse a proseguire la stesura dell'Africa fino al 1342.

Nel 1343 viaggiò da Napoli a Parma (dove si fermò dopo il passaggio e la breve permanenza a Verona e a Valchiusa). Si trovava a Roma quando gli giunse notizia della morte di Laura (a causa dalla peste). Dopo alcuni viaggi in altre città, Petrarca si fermò a Firenze, ove rafforzò la sua amicizia con Giovanni Boccaccio, fino al 1351; rientrò quindi in Provenza (dove scrisse le prime epistole a Carlo IV di Boemia,

perché scendesse in Italia a sedare le rivolte cittadine).

Nel giugno del 1353, causa polemiche con l'ambiente ecclesiastico di Avignone, Petrarca-accogliendo l'offerta dell'arcivescovo Giovanni Visconti- lasciò la Provenza e si trasferì a Milano, a Padova e a Venezia (per sfuggire alla peste); fino a quando a quando nel 1370 si trasferì finalmente ad Arquà, dove, colpito da una sincope, morì nella notte tra il 18 e il 19 luglio del 1374, mentre esaminava un testo di Virgilio. A questo proposito, egli in una lettera scrisse che gli sarebbe piaciuto morire durante la lettura o la scrittura, si può dire che il suo ultimo desiderio sia stato esaudito.

Petrarca, nonostante si considerasse soprattutto, come tutti gli eruditi del suo tempo, un autore di lingua latina, ebbe un ruolo di primo piano per lo sviluppo della poesia italiana in lingua volgare. L'opera lirica di Petrarca somma infatti in sé tutte le esperienze della poesia italiana delle origini, compiendo tuttavia una selezione dal punto di vista della metrica (creando ad esempio regole precise sull'accentazione negli endecasillabi). Il fenomeno del petrarchismo costituisce uno dei capitoli più complessi nella storia delle tradizioni letterarie europee.

Nell'arco della sua vita, Petrarca scrisse numerose opere che tuttora ricordiamo. Tra le più importanti scritte in versi ricordiamo Africa e le Epistole metricae, mentre in prosa ricordiamo principalmente il De virus illustribus, il Rarum memorandorum libri e l'Itinerarium ad sepulcrum domini. La sua opera più grandiosa è senza dubbio Il Canzoniere(un'intera opera scritta in volgare), in cui descrive la storia poetica della sua vita interiore.

In conclusione, Francesco Petrarca è stato uno scrittore, poeta ed umanista che sarà sempre ricordato come uno dei più illustri poeti che hanno segnato la storia della letteratura italiana.


Il fiume Sorga che ispirò Petrarca, nel Comune di Fontaine-de-Vaucluse in Provenza.

 

 

 

 

 

 

Foto originale

Chiare, fresche e dolci acque è la canzone numero 126 del Canzoniere di Francesco Petrarca. Fu scritta molto probabilmente tra il 1344 e il 1345.



Chiare fresche e dolci acque
ove le belle membra
pose colei che sola a me par donna;
gentil ramo, ove piacque,
(con sospir mi rimembra)
a lei di fare al bel fianco colonna;
erba e fior che la gonna
leggiadra ricoverse con l'angelico seno;
aere sacro sereno
ove Amor co' begli occhi il cor m'aperse:
date udienza insieme
a le dolenti mie parole estreme.

(...)




Uno dei più importanti canzonieri provenzali, in pergamena è il “Canzoniere provenzale P”, fu copiato in Italia nel 1310 da "Petrus Berzoli" di Gubbio, ed è oggi conservato a Firenze, nella Biblioteca Medicea Laurenziana. Si tratta di un testo rappresentativo della cosiddetta "terza tradizione" trobadorica da cui si suppone che Dante abbia ricavato le informazioni sulla poesia provenzale che compaiono nel De vulgari eloquentia, opera in cui Dante difende il valore del volgare come lingua illustre, cioè adatta per la composizione di opere letterarie.

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