L'estate passava felice per la cicala che si godeva il sole sulle
foglie degli alberi e cantava, cantava, cantava.
Venne il freddo e la cicala imprevidente si trovò senza un rifugio e
senza cibo.
Si ricordò che la formica per tutta l'estate aveva accumulato
provviste nella sua calda casina sotto terra. Andò a bussare alla
porta della formica.
La formica si fece sulla porta reggendo una vecchia lampada ad olio.
- Cosa vuoi? - chiese con aria infastidita.
- Ho freddo, ho fame!- balbettò la cicala. Dietro di lei si vedeva
la campagna innevata. Anche il cappello della cicala ed il violino
erano pieni di neve.
- Ma davvero? - brontolò la formica - lo ho lavorato tutta l'estate
per accumulare il cibo per l'inverno. Tu che cosa hai fatto in
quelle giornate di sole?
- Io ho cantato!
- Hai cantato? - Bene! Adesso balla!
La formica richiuse la porta e tornò al calduccio della sua casetta,
mentre la cicala, con il cappello ed il violino coperti di neve, si
allontanava, ad ali basse, nella campagna.
Jean de La Fontaine |