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L'ABBIGLIAMENTO NEL MEDIOEVO

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Nel Medioevo ogni piccola regione doveva bastare a se stessa e trovare nel proprio territorio tutto il necessario alla vita, anche ad Ivrea l'economia era relativamente autosufficiente, tendeva a favorire l'agricoltura e le arti per rendere la vita autonoma da legami esterni. Così gli abitanti di Eporedia usavano indossare capi di lana, canapa e lino, perché erano prodotti tipici della zona.

Questi materiali subivano diversi trattamenti: la lana doveva essere lavata, e per questo veniva immersa nell'acqua in modo da togliere le impurità (acque della Dora e del Chiusella); la canapa ed il lino dovevano essere macerati, messi a lungo nella palude, ora piazza del mercato (Lago di Corseria o di Città).

Dopo un primo trattamento, questi prodotti venivano nuovamente lavorati, prima dai tessitori poi dai tintori ed infine dai sarti.     I vari passaggi di lavorazione erano severamente controllati da campari e consoli perché tutto venisse eseguito come stabilito negli statuti.

Dai tessitori i materiali venivano trasformati in tessuti, con i quali si confezionavano pezze di panno da 36 rasi (m 21,60). Le pezze venivano passate ai tintori, i quali le trasformavano in stoffe colorate. Queste poi venivano date ai sarti, che ultimavano il lavoro facendone dei vestiti.

Nell'Alto Medioevo i romani influenzarono il modo di vestire degli eporediesi, che indossavano vestiti molto semplici formati da una tela chiusa con uno spillo sulle spalle. Dopo l'anno mille, l'abito di base per tutto il popolo era la tunica, la quale veniva portata differentemente dall'uomo, dalla donna e dal militare. La tunica della donna era lunga fino alla caviglia e fermata alla vita da una cintura. Quella dell'uomo, era più corta e arrivava alle ginocchia, fermata anch'essa da una cintura o da cordone con fiocchi penduli. Invece, quella del militare era uguale a quella dell'uomo, ma la cintura era portata più bassa, perché doveva sostenere le armi.

Con la tunica gli ecclesiastici aggiunsero al loro vestito il cappuccio, e nello stesso tempo anche i militari incominciarono ad usarlo, però il materiale dell'abbigliamento militare consisteva nella maglia di ferro.

Comuni nei vestiti sia maschili che femminili erano le maniche, talora di colore diverso l'una dall'altra, attaccate al corpetto con lacci variopinti; essendo la parte più facilmente insudiciabile, potevano essere lavate a parte o sostituite, senza logorare il resto del vestito.

Nel XI e XII sec. si faceva sempre più uso della camicia e delle brache. Nel XII sec. si inventarono i bottoni, che consentirono di indossare vestiti aderenti e maniche strette.

Un altro capo indispensabile del vestire era il mantello, da usare sopra la tunica. I poveri avevano il mantello di agnello, o coniglio, comunque di lana, mentre i ricchi indossavano il mantello di volpe o marmotta fermato da un fermaglio.

Le calzature erano semplici, gli uomini calzavano zoccoli di legno con la tomaia in cuoio, mentre le donne calzavano babbuce in stoffa.