Massimo Cogliandro

 

 

 

 

 

 

 

Vita di Simon Mago

 

 

 

 

 

 

 

I.

 

Chi era Simon Mago?

 

 

 

Le prime notizie su Simon Mago le troviamo negli Atti degli Apostoli:

 

 

«Or vi era un tale, di nome Simone, che già da tempo esercitava nella città le arti magiche, e faceva stupire la gente di Samaria, spacciandosi per un qualcosa di grande.

Tutti, dal più piccolo al più grande, gli davano ascolto, dicendo: Questi è la “potenza di Dio”, quella che è chiamata “la Grande”» (Atti degli Apostoli, 8, 9-10).

 

 

Da questo passo si traggono le seguenti conclusioni:

 

1)       Simone, ancora prima di essere battezzato da Filippo, annunciava un insegnamento dal carattere esoterico, secondo cui l’uomo iniziato ai misteri è “potenza di Dio”; il termine “potenza di Dio” attribuito a Simone e a quanti seguivano i suoi insegnamenti denota il carattere antropoteistico della sua dottrina: l’uomo, che partecipa della natura di Dio, diventa “potenza di Dio” quando viene iniziato ai sacri misteri.

2)       Simone dava un certo credito alle arti magiche.

 

Queste due caratteristiche, cioè il carattere esoterico della dottrina di Simone e l’uso delle arti magiche, ci fanno pensare che Simone fosse un “mago” nel senso più arcaico del termine, cioè uno degli ultimi sacerdoti dell’antico zoroastrismo ebraico. Troviamo una conferma di questa ipotesi nella Istoria di tutte le eresie di Giuseppe Lancisi (1737):

 

 

(Simon Mago) «aderiva in esso [cioè nel suo libro] a i Caldei circa la materia ingenita, ed eterna; impugnava, come i Saducei, la Resurrezione della carne; negava il libero arbitrio; diceva bastare la sola Fede per conseguire la salute; seguì Zoroaste nella distinzione de i due principj, dicendo il principio vizioso esser il Dio adorato dagli Ebrei, ed il buono il Dio, che fu Padre di Gesù Cristo, e creatore delle nostre anime. Al primo attribuì la generazione della carne, chiamandolo prima causa di tutti i mali […]. Soggiungeva il Vecchio Testamento dettato dal Dio cattivo per inganno degli Uomini; e conforme gli Ebrei veneravano il giorno del Sabbato, in cui Iddio compì l’opera del Mondo; egli, in odio del Dio cattivo, ordinò, che in quel giorno si digiunasse. »

(Istoria di tutte l'eresie descritta da Domenico Bernino. Compendiata ed accresciuta da Giuseppe Lancisi, Secolo I, Capitolo I, Venezia, 1737)

 

 

Troviamo in questo testo di Lancisi anche una importante precisazione circa la Cristologia di Simon Mago. Lancisi, infatti, riportando la notizia di S. Epifanio relativa a Simon Mago (fonte: S. Epiph. in Anaceph.), sostiene che per Simon Mago Gesù era figlio del Dio buono. Questa notizia non concorda con quella delle Recognitiones dello Pseudo-Clemente, dove Gesù viene rinnegato da Simon Mago e presentato di fronte alla gente che assiste al suo dibattito con San Pietro come un inviato del “Dio cattivo”, cioè del Demiurgo. Tutto questo dimostra come l’autore delle Recognitiones abbia cercato in ogni caso di presentare Simon Mago come un Apostata, che ha rinnegato la fede, piuttosto che come un eretico, che ha cercato a suo modo di correggerla.

 

 

II.

 

Simon Mago e l’Apostolo Filippo

 

 

Filippo, autore di un Vangelo gnostico recentemente ritrovato a Nag Hammadi, è giunto in Samaria a diffondere l’insegnamento esoterico di Gesù Barabba, un insegnamento molto simile a quello di Simon Mago anche se più maturo, proprio nello stesso periodo in cui Simone aveva iniziato a diffondere i propri insegnamenti. Simone si è reso conto immediatamente  della continuità esistente tra la tradizione di cui egli era portatore e gli insegnamenti di Gesù e ha deciso di abbracciare l’insegnamento salvifico proposta dalla Gnosi cristiana:

 

 

«Simone credette anche lui; e, dopo essere stato battezzato, stava sempre con Filippo» (Atti degli Apostoli).

 

 

La restante parte di questo passo degli Atti è costituito esclusivamente da una collezione di calunnie rivolte a Simon Mago e, indirettamente, a Filippo.

Queste calunnie sono espressione della lotta tra la comunità essena di Giacomo (la “Chiesa di Gerusalemme”), di cui Filippo - uno dei “superapostoli” di cui parla in maniera sprezzante Paolo - era uno dei principali eponenti, da un lato e Pietro e Paolo dall’altro.

 

 

 

III.

 

Simon Mago a Roma

 

 

 

Gli Atti di Pietro ci riferiscono che non molto tempo dopo questi fatti Simone si è recato a Roma, probabilmente mandato da Filippo e da Giacomo nel tentativo di allontanare l’eresia paolina dalla comunità cristiana di quella città.

I principali esponenti della comunità cristiana di Roma, in particolare il senatore Marcello, gli hanno prestato ascolto e, per un certo periodo di tempo, egli ha potuto tranquillamente diffondere l’insegnamento esoterico che aveva ricevuto dall’apostolo Filippo e che egli stesso aveva ulteriormente arricchito.

 

 

IV.

 

Nerone e la gnosi simoniana

 

 

 

Nerone è venuto a conoscenza degli insegnamenti di Simone, come di quelli di Paolo e Pietro, dal senatore Marcello e - come ci rivelano gli Atti di Pietro - finchè nella comunità cristiana è rimasto egemone l’insegnamento gnostico di Simone ha deciso di non intervenire.

Negli Atti di Pietro e Paolo è riportata una tradizione antichissima secondo cui Nerone, venuto a contatto con Simon Mago, avrebbe accolto il suo insegnamento gnostico. Naturalmente gli Atti, scritti più di cento anni dopo i fatti, riportano una tradizione che per lungo tempo è stata trasmessa solo per via orale all’interno della comunità cristiana di Roma e che quindi ha subìto notevoli deformazioni soprattutto legate all’intento di demonizzare Simone, i suoi seguaci e lo stesso Nerone. Questa tradizione, come tutte le tradizioni di questo genere, però, ha comunque un fondamento storico reale.

Ecco come gli Atti dei beati apostoli Pietro e Paolo attribuiti dalla tradizione al senatore Marcello ci descrivono l’incontro tra Nerone e Simon Mago:

 

 

«E così la parola giunse al Cesare Nerone il quale ordinò di condurre da lui Simone Mago.

[35] Entrato si pose davanti a lui e, essendogli complice il diavolo, cominciò a cambiare forma tanto che divenne improvvisamente un bambino, poi, dopo un poco un vecchio, e quindi un giovane. A tal vista Nerone ritenne che fosse davvero figlio di Dio» (Atti dei beati apostoli Pietro e Paolo, 34-35).

 

 

Da questo passo risulta evidente che Nerone riteneva che Simon Mago fosse portatore di un insegnamento divino rivolto a pochi uomini dotati di un cuore divino, i cosiddetti “eletti”.  Egli stesso  probabilmente sentiva di essere uno di questi uomini di cui parlava Simone portati per natura alla conoscenza del proprio cuore divino. In questo senso, Nerone riteneva che Simone, in quanto portatore di una nuova via alla conoscenza, “fosse davvero figlio di Dio”.

L’aristocrazia senatoria, però, ha visto in questa simpatia di Nerone per l’insegnamento esoterico di Simon Mago un tentativo dell’imperatore di affermare il carattere divino della propria natura spirituale. In effetti, una dottrina come quella di Simone, secondo cui certi uomini depositari di un insegnamento segreto - gli gnostici - partecipavano della natura divina, poteva apparire funzionale al rafforzamento del potere dell’imperatore.

La calunnia rivolta dalla aristocrazia senatoria a Nerone, secondo cui egli si considerava un Dio, affondava le proprie radici nello sgomento che aveva colpito i senatori, quando hanno preso coscienza che l’imperatore aveva abbracciato un insegnamento segreto, la gnosi simoniana, che affermava la natura divina dell’essere umano. Per gli aristocratici, dunque, Nerone vedeva nella dottrina di Simone secondo cui gli uomini pneumatici partecipano della natura divina un modo per affermare la natura divina dell’imperatore, l’”uomo pneumatico” per eccellenza, e una giustificazione teologica del carattere divino del proprio genio. In conclusione, i senatori temevano che Nerone abbracciando la dottrina di Simone giungesse ad affermare che il proprio potere era strettamente legato al carattere divino della propria natura.

In realtà si trattava solo di calunnie: Nerone, un imperatore estremamente moderno per i suoi tempi, si dimostrava semplicemente molto attento ai cambiamenti culturali in atto nella società romana, in cui si stavano diffondendo numerosi culti misterici di origine orientale, diffusi soprattutto tra i militari (si pensi al culto di Mitra) e le classi sociali subalterne. Gli aristocratici vedevano in questi culti un pericolo per i valori tradizionali della società romana e per la propria stessa esistenza in quanto classe sociale dominante.

 

 

V.

 

La morte di Simon Mago

 

 

 

Simon Mago nel periodo in cui stava a Roma risiedeva nella casa del senatore Marcello, che in un primo momento era entrato a far parte della comunità cristiana e con ogni probabilità teneva informato Nerone su quanto avveniva all’interno di quella setta, mentre in un secondo momento, sotto la spinta dell’ammirazione dell’imperatore per le idee della Gnosi Simoniana, era entrato a far parte del gruppo gnostico che faceva capo a Simon Mago.

Ora, Marcello, in un momento di alta tensione politica tra l’aristocrazia senatoria, di cui egli era un importante esponente, e l’imperatore, il cui potere era sempre più vacillante, con l’intento di colpire l’uomo che aveva permesso, a giudizio degli aristocratici, a Nerone di affermare l’origine divina del proprio spirito e del proprio potere, ha fatto bastonare Simon Mago e lo ha consegnato ai cristiani che facevano capo a Pietro e Paolo, che per ordine di Pietro lo hanno buttato giù da una torre:

 

 

«E cadde dall'aria spezzandosi una gamba in tre punti. Allora gli tirarono addosso delle pietre e ciascuno se ne ritornò a casa sua; e tutti ormai credettero in Dio.
[3] Uno degli amici di Simone, il cui nome era Gemello, che aveva una moglie greca e dal quale Simone aveva ricevuto molto, sopraggiunse poco dopo da un viaggio e, vedendolo con una gamba spezzata, gli disse: “Simone, se la forza di Dio è spezzata, lo stesso Dio del quale tu sei la forza non sarà forse un'illusione?”.
Ed anche Gemello corse al seguito di Pietro, dicendogli: “Anch'io ti supplico di essere tra coloro che credono in Cristo”. Pietro rispose: “E chi sarà contrario, fratello mio? Vieni e prendi posto tra noi”.
[4] Simone, nella sua sciagura, trovò uomini che lo portarono, su di una lettiga, da Roma ad Ariccia, ove soggiornò e donde fu poi condotto a Terracina presso un certo Castore, che era stato bandito da Roma sotto accusa di magia: qui fu amputato, e qui trovò la sua fine Simone, angelo del diavolo» (Atti di Pietro – Ms. di Vercelli).

 

 

La notizia della morte di Simon Mago ha sconvolto Nerone, che ha fatto conservare per alcuni giorni il corpo del grande maestro gnostico in modo tale da potergli rendere le dovute onoranze funebri:

 

 

«Nerone […] ordinò di conservare con cura per tre giorni il corpo di Simone» (Atti dei beati apostoli Pietro e Paolo).

 

 

VI.

 

La morte di Pietro

 

 

La cosa più importante, però, è che dagli Atti dei beati apostoli Pietro e Paolo traspare il motivo della condanna a morte di Pietro.

Nerone ha riconosciuto in Pietro il mandante dell’omicidio di Simon Mago:

 

 

«Nerone gli domandò: "Chi ti ha permesso di compiere un tale misfatto?". Pietro rispose: "La sua contenzione, la sua mentalità malvagia e le sue bestemmie lo hanno condotto alla rovina". Nerone disse: "Mi siete persone sospette, perciò vi farò perire malamente". Pietro rispose: "Ciò che avviene non è quanto tu desideri, bensì è necessario che si adempia quanto ci ha promesso Cristo."» (Atti dei beati apostoli Pietro e Paolo).

 

 

La conferma finale del fatto che Pietro è stato condannato per omicidio ci viene dalle parole del prefetto Agrippa:

 

 

«Il prefetto Agrippa rispose: "A quanto mi pare, ritengo giusto che a Paolo sia recisa la testa come irreligioso, mentre Pietro, che è anche reo di omicidio, sia innalzato in croce". Nerone rispose: "Hai giudicato egregiamente"» (Atti dei beati apostoli Pietro e Paolo).

 

Da un punto di vista politico, per l’aristocrazia senatoria, che aveva consegnato Simon Mago in mano ai cristiani, il linciaggio di Simone rappresentava un attacco all’idea stessa che un uomo, in questo caso l’imperatore, potesse partecipare della natura divina.
Per Nerone il linciaggio di Simone, per i motivi che lo hanno indotto,  rappresentava una rivolta contro lo Stato, che doveva essere repressa con la massima durezza. L’importanza che Nerone dava all’insegnamento di Simon Mago e degli Gnostici sul piano religioso, ma anche sul piano politico, è descritta in maniera esemplare nel primo libro delle Memorie Apostoliche di Abdia nel passo in cui si parla della reazione dell’Imperatore alla notizia della morte del Maestro Gnostico:

 

«Quando venne riferito ciò a Nerone, mentre si rammaricava di essere stato ingannato e deluso, indignato perché era stato tolto un uomo utile e necessario allo Stato, cominciò a ricercare dei motivi per uccidere Pietro» (Memorie Apostoliche di Abdia – I,18)

 

Nerone si è sentito «ingannato e deluso» da Simon Mago…
Ci troviamo di fronte ad una frase che rivela l’atteggiamento psicologico di Nerone nei confronti di Simone e della sua Gnosi: l’imperatore credeva nell’insegnamento gnostico di Simon Mago, ma per la sua mentalità tipicamente romana e scarsamente incline al misticismo chi sta nella verità non può perdere!

La delusione di Nerone per la morte ingloriosa del maestro gnostico non lenisce la sua rabbia nei confronti di Pietro, perché in ogni caso “era stato tolto di mezzo un uomo utile e necessario allo Stato”:

 

«A questo dire Simone precipitò in terra, onde finì il suo vivere. […] Tuttavia Nerone Imperadore in quel tempo, stimando di purgar l’offesa del Reo [Simon Mago], con la morte del Santo [S. Pietro], lo fece tenere tra ceppi per nove mesi, e poi fecelo crucifiggere nel Monte Aureo, detto presentemente Montorio. »

(Istoria di tutte l'eresie descritta da Domenico Bernino. Compendiata ed accresciuta da Giuseppe Lancisi, Secolo I, Capitolo I, Venezia, 1737)

 


Lo studio attento delle tradizioni cristiane più antiche riportate negli Atti apocrifi però ci fa trarre la conclusione che la cosiddetta persecuzione dei cristiani realizzata da Nerone sia consistita solo nell’esecuzione di quanti hanno partecipato al linciaggio di Simon Mago, come attestato anche dal seguente passo:

 

 

«[2] Ma nella notte vide un uomo che lo fustigava dicendo: "Nerone, tu non puoi ora perseguitare o fare perire i servi di Cristo! Astieniti dunque dallo stendere la mano contro di essi". Spaventato da una tale visione, Nerone lasciò stare i fratelli anche nel tempo in cui Pietro aveva abbandonato la vita» (dal Martirio di Pietro).

 

La crocifissione a testa in giù di Pietro, ci fa pensare che Nerone lo abbia condannato ad un supplizio degno di uno che capovolge la verità, cioè di un eretico. In effetti, per gli esseni di Giacomo come per gli gnostici di Simon Mago, Pietro era nulla più che un eretico.

 

Roma, 29/10/2000 



Mosaici di Monreale – Scene tratte dagli Atti dei beati apostoli Pietro e Paolo

 


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