Massimo Cogliandro
Il culto di Mitra nel manicheismo
Il problema della nascita di Gesù per come ci appare
nei Vangeli manichei dell'infanzia è centrale nella storia delle religioni del
Medio Oriente, perché è alla base della penetrazione e della diffusione anche
in Occidente , soprattutto tramite il cristianesimo gnostico e manicheo, che ne
hanno dato una interpretazione nuova e radicalmente diversa da quella del
passato per il suo carattere universale, di determinate ritualità iniziatorie
proprie degli antichi culti misterici orientali, che hanno avuto un ruolo
determinante nella disgregazione della società del mondo antico e hanno aperto
la strada ad un nuovo modo di concepire l'uomo ed il mondo.
Il Manicheismo, in particolare, come luogo di sintesi delle Gnosi delle
tre grandi religioni universali del tempo - Cristianesimo, Zoroastrismo e
Buddismo - assume ai fini della nostra ricerca un ruolo particolare.
Non è un caso che Mitra sia nato da una roccia di una grotta e che i
vangeli manichei ambientino la nascita di Gesù proprio in una grotta. Il
Manicheismo, infatti, ha ereditato il particolare, inteso come centrale nella
storia dell'umanità, della nascita di Gesù in una grotta dalla leggenda della
nascita di Mitra per come gli è stata tramandata dalla religione di Zoroastro -
ci si ricordi che nelle antiche religioni indo-europee gli dèi nascono in un
momento storico ben determinato successivo alla Creazione -, che, se da un lato
rappresenta una sorta di lontano ricordo, di matrice fiabesca, dei luoghi in
cui si svolgevano le più antiche ritualità iniziatorie nella società tribale,
dall'altro lato queste stesse ritualità e i luoghi in cui si svolgevano sono
diventati rispettivamente lo strumento ed il luogo di espressione e di
trasmissione dei nuovi saperi esoterici, legati alla nuova concezione dell'uomo
e della divinità, sorta con la riforma religiosa di Zarathustra.
Zarathustra diceva che avrebbe avuto tre "figli" o Salvatori
(Saoshyant), nati ciascuno da una vergine (guarda caso proprio come Buddha e
Gesù) uno per ognuna delle tre epoche cosmiche, che sarebbero giunti a mille
anni di distanza l'uno dall'altro. I manichei videro nel Buddha storico il
primo dei Salvatori di cui Zoroastro profetizzò la venuta, in Gesù il secondo,
in Mani il terzo ed ultimo.
Questa tesi trova un preciso riscontro in un importante testo manicheo dell’
VIII secolo, il Libro dell’Ape di Salomone di Bassora, che riporta la profezia
di Zarathustra sulla venuta del “Saoshyant” Gesù nel mondo:
“Profezia
del profeta Zarathustra sul Messia. Quando Zarathustra stava seduto alla
sorgente di acqua Glosa di Horin, dov’era fabbricato un bagno degli antichi re,
aprì la bocca e parlò ai suoi discepoli Gustasp, Sasan e mahman: Voglio dire a
voi, miei cari e figli, che ho nutriti della mia dottrina; udite, voglio
rivelarvi uno straordinario segreto sul grande re, che nel futuro verrà nel
mondo. Chè nella fine del tempo e nella distruzione finale sarà concepito,
sebbene nessun uomo gli si avvicini. Egli somiglierà ad un albero dai bei rami
e fruttifero, stante in luogo arido, e gli abitanti del luogo gli impediranno
la crescita e si sforzeranno di svellerlo dalla terra, ma non lo potranno.
Dipoi essi lo prenderanno e lo uccideranno sul legno, la terra e il cielo
saranno in lutto a causa della sua uccisione e su di lui lamenteranno le
famiglie dei popoli. Egli comincerà a discendere nella profondità della terra e
dalla profondità egli sarà innalzato verso l’alto. Quindi sarà veduto venire
coll’esercito della luce e portato su candide nubi; perché egli è un fanciullo,
che viene partorito per mezzo della parola, che dà nascita a tutte le nature.”
Nella
stessa opera, in linea con la tradizione manichea che tendeva a fondere
la gnosi zoroastriana e le gnosi cristiane in un’unica grande religione dell'Uomo, viene data una nuova versione dell’antico
mito secondo cui i Saoshyant sarebbero stati “figli” di Zarathustra. Nella
nuova versione del mito, che vede Gesù tra i Saoshyant dello Zoroastrismo
manicheo, si mette in rilievo che anche Gesù era uno dei figli di Zarathustra:
“Gustasp
rispose a Zarathustra: Questi di cui hai detto tutto ciò, da chi ha la sua
forza? E’ egli più grande di te o sei tu più grande di lui?
A lui
parlò Zarathustra: Egli sorgerà dalla mia famiglia e dalla mia schiatta. Io
sono lui, egli è me; egli è in me, io in lui.”
La tendenza a identificare la figura di Gesù
con quella di Mitra è provata anche dalla
tendenza a fare della stella che annuncia
la venuta di Cristo un simbolo solare a cui
vengono associati dei precisi significati
di carattere esoterico, come si evince da
un passo della profezia di Zarathustra riportata
dal Libro dell’Ape:
“Quando
apparirà il principio della mia venuta grandi segni saranno visti in cielo e si
vedrà una stella luminosa in mezzo al firmamento e la sua luce vincerà la luce
del sole. E ora, miei figlioli, voi siete il vivo seme, che è spuntato dal
tesoro della luce e dello spirito ed è stato seminato nella regione della luce
e dell’acqua; a voi si addice custodire e conservare queste cose, che vi ho
detto; aspettate il termine fisso, perché voi sarete i primi a notare la venuta
del gran re, che i prigionieri attendono per essere liberati.”
Le connessioni del culto mitraico
con le scene presenti nei vangeli manichei dell’infanzia sulla nascita del
Salvatore trovano un riscontro preciso nelle raffigurazioni antiche dei magi e
di Zarathustra, che - fino al VI secolo - venivano rappresentati con il
cappello frigio di Mitra e dei suoi sacerdoti, e nell’ultimo passo della
profezia di Zarathustra riportata da Salomone di Bassora:
“E ora,
miei figlioli, custodite il segreto che vi ho rivelato; che sia scritto nei
vostri cuori e conservato nel tesoro delle anime vostre. E quando spunterà
la stella, di cui ho parlato, siano da voi inviati messaggeri, che portino
doni, ed essi lo devono adorare ed offrirglieli. E non lo disprezzate ,
perché egli non vi distrugga con la spada: perché egli è il re dei re e tutti
ricevono da lui la corona. Io e lui siamo uno.”
Il Manicheismo dunque tendeva ad
identificare la nascita del Buddha Maitreya, che era, secondo la corrente che
si rifaceva ad Asvaghosa, il Buddha del futuro, che sarebbe venuto dopo il
Buddha storico, con il ritorno di Mitra sulla terra e con la nascita di Gesù.
In realtà, Mitra, come afferma G. Dumézil, era un dio che faceva parte
della terna divina della primitiva religione indoeuropea (Mitra, Varuna e
Indra); da Mitra sono originate tutta una serie di "divinità":
Mitrashill per gli Ittiti e i Mitanni, il Mitra dei Rg Veda per l'antica
religione indiana e, infine, il Mitra dello Zoroastrismo.
Il Manicheismo, consapevole della unica origine di queste diverse
tradizioni, vide nel Buddha Maitreya, in Gesù e in Mitra la stessa persona e
tentò di sintetizzare in un'unica grande religione tante tradizioni che pur
nella loro diversità presentavano un' origine comune.
Il Buddha Maitreya, il Mitra dei Rg Veda e il dio Mitrashill hanno una
origine antropologica comune da riportare al culto di Mitra, cioè dello Spirito
del grano che, secondo Frazer, tale dio impersonava, tuttavia con il passare
dei secoli hanno acquisito un significato profondamente diverso, perché nel
primo caso Mitra è giunto al buddismo occidentale (Afghanistan e Persia
Orientale) dopo essere passato per la riforma religiosa di Zoroastro e aver
perso gran parte del suo carattere di dio nel senso tradizionale: per Zoroastro
solo Mazda delle tre delle tre grandi divinità iraniche (Mazda Varuna e Mitra)
è Dio nel vero e proprio senso del termine.
Non è un caso che Gesù e Mitra, secondo la tradizione di derivazione
manichea, nascano entrambi il 25/12 e che ambedue nascano in una grotta. Allo
stesso modo, non è un caso che il Mitra Zoroastriano-manicheo non sia più
propriamente un dio nel senso tradizionale del termine.
L'importanza del culto del Mitra manicheo nello gnosticismo anche
occidentale è testimoniato dalla sua coesistenza per lunghi anni nella Basilica
di S. Clemente con l'"anti-papa gnostico" Ippolito e con il suo
clero. La coesistenza in S. Clemente del culto cristiano di Ippolito (unico
anti-papa gnostico ad essere divenuto santo grazie al tardivo
"pentimento" e al martirio…) e del culto di Mitra, si spiega solo col
fatto che a Roma oltre ad un culto di Mitra di derivazione pagana, che era
stato trasmesso ai militari romani dai pirati cilici, era giunto anche un culto
mitraico di derivazione manicheo-zoroastriana, probabilmente diverso per il suo
carattere meno legato alle tradizioni militari e più esoterico, inserito ormai
in un contesto culturale che era quello proprio dello gnosticismo cristiano,
assolutamente predominante.
La tendenza a costruire mitrei dove si teneva il culto esoterico di
Mitra è legata non al culto di Mitra di origine "cilicia", ma al
culto di Mitra di derivazione manicheo-zoroastriana.
La matrice zoroastriana del culto esoterico di Mitra è messo
chiaramente in luce dalla presenza di un ritratto del profeta Zoroastro
presente in un affresco del Mitreo Duza Ezopos.
Quando Alarico giunse a Roma nel 410 e fece strage di quanti si davano
il culto mitraico, pose fine non tanto al mitraismo in sé, quanto alla versione
manichea del mitraismo e pose, quindi, fine al dominio culturale dello
gnosticismo nella Città eterna.
L'avventura manichea, che là dove si è tradotta in potere temporale ha
dato vita a formazioni sociali che oggi definiremmo di tipo comunista, mette
chiaramente in luce che la Rivoluzione sociale ed economica può essere solo il
frutto di un nuova concezione dell'Uomo e di una nuova religione universale,
che, come già fece lo gnosticismo manicheo, sia in grado di rovesciare le fondamenta
stessa di ogni religione alienante, cioè l'intolleranza e l'odio verso
l'alterità delle altre esperienze religiose, cercando in ogni cultura ed in
ogni esperienza la Via della Luce e della Liberazione.
Roma, 19/4/2000