Massimo Cogliandro

 

 

De Natura Eonum

 

 

 

L

a principale critica mossa dagli eresiologi della Grande Chiesa alla dottrina gnostica valentiniana nel periodo compreso tra il II° e il IV° secolo ha preso le mosse da un raffronto sistematico della Metafisica degli Eoni di Valentino con la coeva metafisica pagana di derivazione platonica.

Gli Eoni sono stati visti dalla eresiologia cattolica ufficiale come una gerarchia di Dèi personali “emanati” in successione gli uni dagli altri e in ultima analisi dal Padre di Verità:

 

 

“Ma gli eretici quante supernità di luoghi sublimi abbiano sospeso, aperto, dilatato per formare il cantuccio in cui abita ciascuno dei loro dèi, è una cosa veramente straordinaria. Anche per il nostro creatore le stanze di Ennio sono state disposte in forma di appartamenti. Costruitivi sopra un piano dopo l’altro, piani distribuiti a ciascun loro dio per mezzo di tante scale quante sono le eresie, il mondo è diventata una pensione” (Tertulliano, Contro i Valentiniani, 7, 1-2).

 

 

In questo passo di Tertulliano, come in tutta la letteratura eresiologica coeva, c’è il tentativo di presentare le comunità gnostiche come delle comunità dal carattere sostanzialmente pagano.

La nascente burocrazia sacerdotale della Grande Chiesa intendeva così ridurre il pensiero gnostico ad un prodotto assolutamente marginale della cultura del tempo per poter emarginare le comunità cristiane che avevano sviluppato la metafisica gnostica degli Eoni.

In realtà, per Valentino ed i suoi seguaci, gli Eoni non sono degli dèi dal carattere antropomorfo simili agli dèi pagani, che si accoppiano in un matrimonio pneumatico per generare dei figli anch’essi dal carattere marcatamente antropomorfo. Lo stesso Tertulliano, impegnato a suo dire a combattere più i Valentiniani che lo stesso Valentino, ci ha lasciato una traccia importante di cosa significassero realmente gli Eoni nella metafisica del grande maestro gnostico:

 

 

“Voltosi a combattere la verità, Valentino si impossessò del seme di una certa antica dottrina  e tracciò la strada con il suo serpente. In quella strada entrò successivamente Tolomeo, avendo distinto i nomi e i numeri degli eoni col farne delle sostanze personali, determinate però fuori della divinità, mentre Valentino le aveva rinchiuse nel complesso della divinità stessa, come se fossero sentimenti e affetti e moti di essa” (Tertulliano, Contro i Valentiniani, 4, 2).

 

 

Tertulliano ci sta dicendo sostanzialmente che gli Eoni di Valentino non sono altro che il luogo in cui il Preprincipio, l’Unità Assoluta fuori dal tempo e dallo spazio, tramite il Logos si fa molteplicità, insieme di “sentimenti, affetti e moti”, che in un contesto sincronico e diacronico dà un ordine divino al Caos primigenio della materia e permette l’esistenza del Mondo Sensibile in quanto sistema ordinato di interrelazioni tra una molteplicità di realtà differenti:

 

 

“E tuttavia, danno a colui che vogliono che sia unico, una seconda persona in lui stesso e con lui stesso, il Pensiero (cioè il Logos) […]. E per caso è accaduto che in quella eccezionalissima quiete, esso abbia meditato di produrre una buona volta da se stesso l’inizio delle cose” (Tertulliano, Contro i Valentiniani, 7, 5)

 

 

In sostanza, il pensiero di Valentino e della sua scuola vede negli Eoni null’altro che degli attributi assunti dallo Spirito Divino al momento del suo ingresso nel tempo e nello spazio, cioè nella Storia, e del suo divenire allo stesso tempo Unità Assoluta che affonda le sue origini “in un passato infinito di secoli trascorso in una massima e profondissima quiete” (Tertulliano, Contro i Valentiniani, 7, 4) e principio ordinatore del cosmo in una molteplicità di enti.

Gli Eoni di Valentino rappresentano quell’elemento di “sintesi” metafisica che ci permette di ricondurre ad unità la “dialettica” tra l’Abisso primordiale e la molteplicità degli Enti del mondo sensibile. Il Regno di Dio, cioè il Pleroma, altro non è se non questa sintesi di Unità e Molteplicità, di sensibile e di soprasensibile. Per questo motivo troviamo scritto nell’Apocrifo di Giovanni che il Padre di Verità “non é corporeo né incorporeo”.

Contrariamente a quanto afferma Tertulliano, i Maestri Gnostici succeduti a Valentino non hanno abbandonato la tesi della unità sostanziale degli Eoni che costituiscono il Regno di Dio in favore di una teoria pagana che veda in ogni Eone un dio.

Troviamo una conferma della sostanziale continuità storica del pensiero delle Scuole Valentiniane sulla natura degli Eoni in alcuni passi dell’Adversus Valentinianos rivolti proprio contro i successori di Valentino:

 

 

“Pertanto tutti (gli Eoni) sono posti sullo stesso piano per quel che riguarda la loro forma e la loro conoscenza, ridotti tutti ad essere quello che è ciascuno. Nessuno è altro poiché tutti sono gli altri” (Tertulliano, Contro i Valentiniani, 12, 1).

 

“Tutti quanti (gli Eoni) sono oramai uguali anche per la forma, a maggior ragione per il pensiero […] e pongono in comune tutto quello di più buono e più bello in cui ciascuno eccelleva” (Tertulliano, Contro i Valentiniani, 12, 3).

 

“Tutti quanti (gli Eoni) mettevano insieme un unico bene, cioè quello che erano tutti quanti” (Tertulliano, Contro i Valentiniani, 12, 4).

 

 

Lo stesso Ireneo nega che gli Eoni di cui parlano i valentiniani siano degli dèi distinti dal Preprincipio e sottolinea con forza, anche se a fini polemici, il carattere unitario del Pleroma nella Metafisica Gnostica Valentiniana:

 

 

“Gli Eoni risultano tutti della stessa natura del Padre, solo quanto alla grandezza e non quanto alla natura differendo gli uni dagli altri poiché completano la grandezza del Padre come le dita completano la mano” (Ireneo di Lione, Contro le Eresie, II, 17, 6).

 

 

Parafrasando un passo del Credo di Nicea, che ha mutuato la propria concezione della natura di Cristo proprio dalla Metafisica Gnostica degli Eoni, si può dire che gli Eoni sono generati e non creati, della stessa sostanza del Padre.

In conclusione, tutte le scuole valentiniane sorte a cavallo tra il II° e il III° secolo p. Chr. n. - e non solo quella di Assionico di Antiochia come maliziosamente suggerito da Tertulliano - sono rimaste fedeli alla dottrina di Valentino secondo cui gli Eoni sono “distinti fra loro per nome ma non realmente per sostanza e individualità, perciò indicanti funzioni diverse più che individui distinti” (Simonetti, op. cit., p. 186, n. 178)

 

Roma, 1/11/02

 


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