Massimo
Cogliandro
Il femminismo gnostico
Premessa
Ogni organizzazione sociale che si propone di
cambiare il modo di vivere degli esseri umani si dota di quella che si potrebbe
definire una “teologia politica”, cioè una concezione di Dio e dell’uomo che ne
giustifichi l’azione politica, a prescindere dal carattere reazionario o
progressista di tale azione.
Tutte le organizzazioni sociali, anche i
partiti moderni che si dicono “laici” od “atei”, si dotano di una teologia
politica: si pensi, ad esempio, a quella particolare “religione dell’ateismo e
dell’Uomo Nuovo”, che serviva a giustificare l’azione politica persecutoria
operata dalla burocrazia politica sovietica dei tempi di Stalin.
Il liberalcomunismo sa bene che non esiste
una alternativa alla dialettica tra le religioni alienanti (tra le quali, come
ci insegna Marx, va annoverato l’ateismo) e l’unica grande, autentica Religione
dell’Uomo e ha deciso di fare una scelta ben precisa in favore di quest’ultima
e di ispirare la propria teologia politica ai grandi valori espressi dai
maggiori maestri gnostici antichi e moderni.
Questo saggio ha lo scopo principale di
illustrare come la Religione dell’Uomo nella storia abbia teso costantemente a
spezzare le catene create dalla società patriarcale e che inchiodavano la donna
ad un destino di obbedienza e di servitù nei confronti dell’uomo.
Il liberalcomunismo, che è essenzialmente un
comunismo di tipo gnostico, si propone di continuare questa millenaria lotta
contro le forze dell’oscurantismo teologico, politico ed ideologico, che hanno
ridotto in schiavitù per molti secoli metà del genere umano.
Il ruolo della donna nel Cristianesimo antico
Nel
Cristianesimo antico il problema relativo al ruolo della donna è stato
affrontato in maniera diversa a seconda della particolare teologia politica
adottata da ogni singola comunità cristiana. In genere, da come è stato
affrontato e risolto il problema femminile ci si può rendere conto del
carattere “reazionario” o “rivoluzionario” di ogni singola setta cristiana
antica.
In
linea di massima, si può tracciare una distinzione abbastanza netta tra la
posizione assunta dalla Setta degli Apostolici fondata da Paolo di Tarso e
quella assunta dalle comunità cristiane gnostiche: la setta fondata da Paolo riproduceva
in ogni aspetto della sua teologia politica le formazioni ideologiche, la
mentalità e i pregiudizi tipici del mondo antico, mentre le comunità gnostiche,
come dimostrato dal loro rifiuto del Dio e dei profeti dell’Antico Testamento,
intendevano rompere proprio con questo genere di mentalità e di pregiudizi.
Non
è un caso che lo scontro a livello teologico-politico tra le sette cristiane
dei primi due secoli si sia giocato sul problema della accettazione o meno
dell’Antico Testamento. E’ proprio nell’Antico Testamento, una raccolta di
libri che si configura come una delle principali espressioni sovrastrutturali
della società patriarcale ebraica antica, che sono stati affrontati in ambito ebraico tutti i problemi
cruciali, come appunto quello della donna, che sono dirimenti per capire il
carattere reale di una determinata formazione od organizzazione sociale. Ora,
nell’Antico Testamento, la donna era vista in maniera molto negativa come
dimostrato da passi come Qo 7, 26; Sir 47, 21; Pro 11, 22.
La donna nella patristica
La Chiesa Cattolica da sempre ha assunto una
posizione negativa nei confronti della donna e questo per il carattere
assolutamente reazionario della teologia politica, che ha espresso sin dal
momento della sua nascita.
Già Paolo di Tarso nella prima lettera a Timoteo
(2,12-14) aveva assunto una posizione ben precisa - estremamente negativa - nei
confronti della donna:
“Non
permetto alla donna di insegnare, né di avere autorità sull’uomo, ma di stare
in silenzio. Adamo, infatti, fu creato per primo, poi Eva. E non fu Adamo ad
essere sedotto, ma fu la donna a essere sedotta nella trasgressione.”
La donna per Paolo di Tarso non ha lo stesso
valore dell’uomo perché Eva, la prima donna, si è lasciata “sedurre” dal demonio
e ha trascinato anche l’uomo nel peccato.
Questo tema è stato sviluppato da tutta la
patristica successiva.
Ireneo nell’Adversus Haereses, l’opera scritta
contro i maestri gnostici del II° sec., afferma:
“Eva
si dimostra disubbidiente: in effetti non ha obbedito, quando era ancora
vergine. Come questa è stata causa, per sé e per tutto il genere umano, della
morte, così Maria, con la sua obbedienza, ha causato la propria salvezza e
quella di tutto il genere umano” (Adv. Haer. III, 22, 4).
Allo stesso modo, Tertulliano nel De cultu feminarum
definisce la donna “porta del diavolo” e Gerolamo addirittura “strumento del
diavolo”.
La donna, dunque, per i cattolici è un essere
diabolico e come afferma Pietro nel Vangelo di Tomaso “non degno della vita”.
Di qui le note posizioni della Chiesa Cattolica
sull’indissolubilità del matrimonio e sull’aborto, che presuppongono una
visione della donna in chiave esclusivamente riproduttiva.
Tertulliano nel De
virginibus velandis è giunto addirittura ad affermare la necessità che le
vergini portino il velo... E' evidente il carattere sessuo-repressivo e
liberticida di questa e di altre misure del genere proposte dai principali
esponenti della teologia politica cattolica del tempo.
Quasi tutte le comunità gnostiche antiche
rifiutavano l’Antico Testamento e l’ideologia reazionaria di tipo patriarcale
che esso esprime con la conseguente affermazione in maniera forte ed
inequivocabile del ruolo della donna nella società, al punto che essi giunsero
ad attribuire ad una donna, Maria Maddalena, uno dei loro principali vangeli.
Elena Giannarelli in un suo scritto ha affermato
giustamente che “nel mondo antico la donna era considerata, per natura,
inferiore all’uomo: per esempio, il sostantivo latino mulier (donna,
appunto) è messo etimologicamente in relazione con mollities
(debolezza); vir (uomo) trova spiegazione nel fatto che il maschio è
dotato di maggior forza (vis) della femmina; a questa definizione si lega
il nome virtus (virtù), dote tipica del sesso forte” e che “la donna
eccezionale […] non può che connotarsi come 'virile': perché le sue azioni
possano essere valutate in maniera positiva, deve diventare uomo”.
Lo gnosticismo antico ha ripreso proprio il tema
della possibilità per la donna di trasformarsi in uomo e lo ha usato contro la
mentalità reazionaria di cui tale topos era espressione. A questo proposito, è
significativo il loghion 114 del Vangelo di Tomaso, che così recita:
Simon Pietro disse loro:
“Maria deve andare via da noi! Perché le femmine non sono degne della vita”.
Gesù disse: “Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella
diventi uno spirito vivo uguale a voi maschi. Poiché ogni femmina che si fa
maschio entrerà nel regno dei cieli”.
Gesù
ben Pantera, rompendo con la tradizione, ha affermato per la prima volta nella
storia la totale uguaglianza tra l’uomo e la donna.
Il
suo insegnamento sarà ripreso pienamente dai maestri gnostici, che, in polemica
con i fondatori della Setta degli Apostolici, cioè Pietro e Paolo, strettamente
legati alla concezione giudaica tradizionale della donna, hanno affidato sempre
nei loro scritti un ruolo di primo piano proprio a quella donna che Pietro
voleva cacciare dalla cerchia di Gesù per il fatto stesso di essere una donna.
Questa
posizione è diventata ancora più esplicita nel Vangelo di Maria:
Levi
replicò a Pietro dicendo: “Tu sei sempre irruente, Pietro! Ora io vedo che ti
scagli contro la donna come (fanno) gli avversari. Se il Salvatore l’ha resa
degna, chi sei tu che la respingi?”
La
violenza dell’attacco di Levi a Simon Pietro sul problema della donna riportato
dal Vangelo di Maria può indicare, infatti, soltanto l’esistenza di una forte
polemica tra la comunità gnostica di cui questo vangelo era espressione da un
lato e la gerarchia della Setta degli Apostolici – la futura “Grande Chiesa” –
e i pagani (“gli avversari”) dall’altro lato.
D’altra
parte, lo stesso Tertulliano nel De præscriptione hæreticorum ha messo in evidenza
la netta differenza tra il ruolo della donna all’interno delle comunità
gnostiche del tempo e il ruolo della donna nella Grande Chiesa:
“Le
stesse donne eretiche, come sono sfacciate! Osano insegnare, disputare,
compiere esorcismi, promettere guarigioni, forse anche battezzare.” (De præscr.
41, 2-6).
Anche
i valentiniani affidavano alla donna un ruolo centrale nella missione salvifica
della Chiesa, come dimostra il seguente passo riportato nel Commento al vangelo
di Giovanni scritto dallo gnostico valentiniano Eracleone nel punto in cui
tratta della figura della samaritana: "La donna [...] si volse al mondo
per annunciare ai chiamati la presenza di Cristo: infatti per mezzo dello
Spirito e dallo Spirito l'anima è condotta al Salvatore".
E' interessante notare la violenza con cui Origene, in quel momento strenuo
difensore dell' "ortodossia cattolica", ha tentato di confutare nel
suo Commento a Giovanni le idee sul ruolo della donna all'interno della Chiesa
riportate in questo passo di Eracleone. Per Origene la donna ha
"abbandonato la disposizione a ricevere la vita e la nozione della potenza
e la nozione della potenza che è nel Salvatore" e non può in alcun modo
"annunciare ai chiamati la presenza di Cristo".
Conclusioni
Il
comunismo liberale, che affonda le proprie radici nell’umanesimo gnostico
antico e moderno, lotta per l’emancipazione della donna e per l’affermazione
dei suoi diritti in ogni campo della vita materiale e spirituale, rifacendosi
al vero insegnamento di quello stesso Gesù in nome del quale per secoli la
donna è stata condannata ad un ruolo sociale assolutamente subordinato.
Roma,
29/7/2000