Dott. Massimo Cogliandro

 

 

Archeologia Gnostica

 

Le pitture dell'Ipogeo di Aurelio Felicissimo

 

 

Roma, 20/3/2004

 

Cari fratelli nella Luce,

questa mattina verso le 9.30 per caso mi trovavo a passeggiare di fronte all’ingresso dell’Ipogeo degli Aureli e ho notato che vi era un gruppo di studenti con alcuni professori che si accingevano a visitare l’Ipogeo Naasseno degli Aureli. Si è trattata di un’occasione importante per me per visitare questo importante monumento della cultura gnostica in genere chiuso al grande pubblico.

Le pitture contenute nell’Ipogeo, già note per la loro importanza nella ricostruzione della Iconografia tipica del Cristianesimo Gnostico Naasseno, hanno superato ogni mia aspettativa per la loro importanza.

Il Mausoleo degli Aureli risale certamente ad una data successiva al 212 d.C, data di promulgazione della cosiddetta “Costitutio Antoniniana” dell’imperatore Caracalla, appartenente alla Famiglia degli Aureli. E’ proprio in questo periodo che si è diffuso l’uso, soprattutto tra i liberti che in qualche modo avevano usufruito dei nuovi diritti stabiliti dall Constitutio Antoniniana, di assumere il nome della Gens a cui appartenenva l’imperatore.

Il Mausoleo degli Aureli appartiene dunque ad una famiglia di liberti benestanti del III° secolo p. Chr. n., ed è stato edificato intorno al 220-230 p. Chr. n., quando il luogo si trovava al di fuori delle mura serviane in aperta campagna ed è stato abbandonato tra il 270 e il 280 p. Chr. n., successivamente al forte sviluppo urbanistico di Roma e alla costruzione delle mura Aureliane.

Ci troviamo di fronte a tre locali situati su due piani diversi. I due locali del piano inferiore si trovano comunque su due livelli diversi.

 

 

Nel locale superiore troviamo raffigurati Adamo ed Eva senza il “segno di vergogna” con il serpente (Naas) che sale sull’albero della Conoscenza. Il serpente (Naas) qui è visto come apportatore della Conoscenza (Gnosis), quindi non vi è motivo perché l’uomo e la donna sentano la necessità di celare le proprie vergogne di fronte al Demiurgo.

La Conoscenza (Gnosis) apportata da Naas è la Conoscenza del Bene e del Male cosmici , cioè una Conoscenza allo stesso tempo Etica e Ontologica.

Subito a lato della figura di Adamo ed Eva con il Serpente (Naas) sulla destra troviamo dipinta una figura di maestro con un rotolo in mano nell’atto di insegnare. Si tratta certamente di una figura di Maestro Gnostico, depositario dell’antica Conoscenza trasmessa da Naas ai nostri progenitori.

Sempre a lato della figura di Adamo ed Eva, ma questa volta alla sua sinistra troviamo raffigurata una figura grande di uomo con pallio con a lato una figura antropomorfica dalle dimensioni più piccole, che rappresenta il Demiurgo. La scena raffigura evidentemente l’atto della Creazione dell’Uomo ad opera del Demiurgo e vuole sottolineare la maggiore grandezza del Essere Umano “Creato” rispetto al proprio “Creatore”.

Siamo poi scesi nella prima delle due stanze del piano inferiore dell’Ipogeo e ci siamo trovati di fronte a tre arcosolii. Nel primo arcosolio, situato di fronte all’ingresso nel locale, vi sono raffigurati i dodici apostoli e sulla volta dell’arcosolio, in maniera un po’ nascosta e non immediatamente visibile, il Salvatore, circondato da una specie di corona con dei piccoli raggi, probabile figura iconografica solare, che rende questo dipinto la prima testimonianza archeologica dell’affiorare in ambito gnostico nella prima metà del III° secolo della concezione del Christos/Helios.

 

 

La figura, un po’ nascosta del Salvatore, indica senz’altro il carattere segreto dell’insegnamento gnostico trasmesso dal Salvatore, che si può attingere soltanto guardandolo dal punto di vista degli Apostoli. Gli apostoli qui spesso sono raffigurati in atteggiamento magistrale con un rotolo nella mano. In un caso abbiamo addirittura un evangelista, probabilmente Giovanni, raffigurato con la mano contemporaneamente rivolta verso l’alto nell’atto di insegnare e verso il basso nell’atto di stringere un rotolo.

Sul soffitto troviamo dipinta una donna velata con due uomini ai lati, di cui uno con un bastone in mano rivolto verso il capo della donna. A questo proposito sono state avanzate diverse interpretazioni e una obiezione.

 

LA MIA INTERPRETAZIONE: La donna è la Maddalena, che viene iniziata alla Gnosi dal Salvatore e diviene sua sposa e assume il velo (nel Vangelo di Filippo la sposa pneumatica assume il velo per tenere segreta la propria bellezza al mondo e riservarla solo allo sposo, ai suoi parenti e all’amico più intimo dello sposo).

 

LA OBIEZIONE DEL PROF. VALENTINO PACE: La Maddalena in genere viene rappresentata sempre con i capelli sciolti, mai con il velo, e il Salvatore non porta mai i calzari.

 

LA INTERPRETAZIONE DI UNA VISITATRICE: I due uomini ai lati della donna sarebbero San Pietro e San Paolo (ipotesi che lascerebbe pensare che la donna rappresenterebbe la Chiesa degli Eletti).

 

LE CONSIDERAZIONI DEL PROF. BRENN: In genere la verga viene messa in mano a Mosè o a Gesù, il quale nell’iconografia a volte viene rappresentato con un'asta taumaturgica, ma non è possibile dare una risposta certa su chi siano i personaggi rappresentati nella scena; sembra si tratti della iniziazione di una fedele o di una credente.

 

 

A questo punto va precisato che nell’antica Roma solo le vergini potevano andare con i capelli scoperti, mentre le donne sposate in genere portavano il velo.

Nell’arcosolio di destra sono raffigurate 6 coppie di sposi (le donne sono velate…), per un totale di 12 persone (lo stesso numero degli apostoli), numero che richiama i 12 apostoli, cioè il numero dei membri originari della Chiesa della Luce. Si tratta con ogni probabilità di un ritratto dei membri della famiglia degli Aureli.

Il prof. Brenn ha messo in rilevo la notevole differenza stilistica tra le pitture conservate nell’Ipogeo degli Aureli e le coeve pitture paleocristiane conservate nelle catacombe, come se gli Aureli volessero marcare un distacco rispetto alle figure iconografiche tipiche della Grande Chiesa.

A mio giudizio, questo distacco dai canoni stilistici usati dai membri della grande Chiesa esprimeva la volontà della Comunità Naassena degli Aureli di marcare un distacco anche sul piano artistico tra la Ecclesia Lucis e la Ecclesia Psichica.

Lo stesso fatto che nell’arcosolio in cui sono raffigurati i 12 apostoli e Gesù, il Salvatore non sia stato disegnato in mezzo agli apostoli, ma con una figura di dimensioni più grandi, bensì in posizione seminascosta sulla volta dell’arcosolio, ma con le stesse dimensioni degli apostoli riflette un dato teologico. Il Salvatore è lo Gnostico che possiede un messaggio segreto rivolto all’umanità, la sua superiorità non è ontologica, ma è legata alla sua piena Conoscenza del Padre di Verità. Questo è il motivo della sua inaccessibilità, ma anche della sua uguaglianza sul piano delle proporzioni della raffigurazione iconografica con gli apostoli.

Passando dal primo al secondo locale del piano inferiore notiamo una piccola figura di uomo con tunica a pallio che indica una croce verde. E’ un particolare estremamente interessante perché la Grande Chiesa ha accolto la croce come simbolo iconografico della vittoria di Cristo sulla morte solo nella prima metà del IV° secolo d.C..

La presenza di questa rappresentazione della croce risalente alla metà del III° secolo indica che la comunità Naassena degli Aureli voleva marcare un netto distacco amche sul piano artistico oltre che teologico con la Chiesa Psichica.

Entrando nella seconda stanza del piano inferiore sulla sinistra si può osservare una rappresentazione pittorica della narrazione evangelica del discorso della montagna: Gesù, disegnato con i capelli incolti, proprio come poi lo rappresenterà gran parte dell’iconografia medievale e moderna, tiene aperto un rotolo tra le due mani, in cima ad una montagnola, e sta nell’atto di insegnare ad una moltitudine di pecore che si trovano nella montagna. Torna qui indubbiamente il tema evangelico del Buon Pastore.

Un po’ più in basso e in avanti troviamo una figura di uomo racchiuso in una cornice con sfondo giallastro, che rappresenta iconograficamente una nicchia, mentre entra a cavallo o su asino in città tra due gruppi di uomini, uno alla sua destra e uno alla sua sinistra. Forse tra queste persone sono ritratti i membri della famiglia degli Aureli.

Va segnalata l’interpretazione del Prof. Valentino Pace: “si tratta di Gesù che entra a Gerusalemme”. Il Prof. Valentino Pace ha fornito questa interpretazione mettendola in chiave ironica, io invece credo che vada presa sul serio e considerata attentamente.

Di fronte all’ingresso della stanza troviamo dipinta una domus con quadriportico nel cui cortile è rappresentato un Maestro Gnostico nell’atto di insegnare ad un fitto gruppo di discepoli che lo circonda da ogni parte. Probabilmente si trattava di un Maestro Gnostico della famiglia degli Aureli e la stessa domus rappresentata probabilmente era la casa degli Aureli.

Si vedono raffigurate anche delle persone che entrano liberamente nella domus, il che indica che le lezioni erano aperte a tutti (l’insegnamento gnostico è rivolto a tutti: sia agli psichici, sia agli pneumatici!).

Più in basso troviamo dipinte 11 gigantesche figure di apostoli in atteggiamento magistrale. La figura di un apostolo e quella di Cristo probabilmente sono state distrutte per fare spazio ad una porta risalente circa alla metà del III° secolo.

Sulla parete di destra rispetto all’ingresso nella seconda stanza troviamo una delle più antiche rappresentazioni iconografiche dell’Ultima Cena del Salvatore, con Gesù seduto in mezzo ai dodici Apostoli.

Non si tratta della rappresentazione di un semplice banchetto funebre, come affermato da alcuni professori, per la semplice considerazione che tra i partecipanti al banchetto non troviamo raffigurata nessuna donna…

Sempre sulla parete di destra rispetto all’entrata vediamo una scena di campagna con raffigurate delle case e 12 figure di animali, tutte diverse l’una dall’altra (il bue, l’asino, ecc…). Ora, il Prof. Brenn ha messo in rilievo come nessun pastore porterebbe con se dodici animali tutti diversi, ma semmai li dividerebbe per gruppi omogenei. Si tratta quindi probabilmente di una rappresentazione simbolica dei dodici popoli della terra presso cui sono stati inviati i dodici apostoli. Sarà utile ricordare che in altri Vangeli Gnostici, in Origine e in Isaia, il bue e l’asinello del presepe rappresentano il popolo degli pneumatici e il popolo degli psichici oppure il popolo dei gentili e il popolo eletto (gli ebrei).

Vediamo poi rappresentate due città: una sulla parte di sinistra rispetto all’ingresso e l’altra di fronte; all’interno di quest’ultima si trova la domus con il quadriportico con il Maestro Naasseno e i suoi discepoli. Probabilmente si tratta rispettivamente della Gerusalemme terrestre, che rappresenta l’umanità psichica, e della Gerusalemme celeste, che invece rappresenta l’umanità pneumatica. Le due città si trovano dipinte rispettivamente sulla parete di sinistra e sulla parete di fronte all’ingresso, ad angolo, come perdirci che il popolo pneumatico e il popolo psichico sono due realtà divise dall’invisibile barriera della conoscenza (l’angolo), ma pur sempre complementari.

Si tratta con ogni probabilità della prima formulazione allegorica in ambito gnostico del famoso tema che il Manicheo moderato Agostino di Ippona svilupperà nel secolo successivo. Non si capirebbe, infatti, altrimenti la presenza di una simile tema iconografico in una tomba come questa, dove nulla è lasciato al caso.

Vi saluto nel Signore,

 

Dott. Massimo Cogliandro – Moderator Ecclesiae Lucis

 

Appendice

 

----- Original Message -----

From: Sabato Scala <sabato.scala@libero.it>

To: <ASGV@yahoogroups.com>

Sent: Tuesday, March 23, 2004 3:51 PM

Subject: Re: [ASGV] L'Ipogeo degli Aurelii (versione completa)

 

 

APPUNTI DI Archeologia Gnostica

Caro Massimo,

davvero interessante e dettagliata la tua esposizione, ma avevo da porgerti alcune domande.
Procedo senza particolare ordine.
Nella foto dell'arcosolio che descrivi noto la presenza di un secondo arcosolio a pavimento, anche se in questo caso la definizione sarebbe scorretta poichè l'arcosolio, in generale, sovrasta una tomba e questo, invece, ne riempirebbe la parete longitudinale.
La mia impressione prospettica, ma corregimi se sbaglio, é che la profondità delll'arcosolio a paviemento impedisca alla struttura in cui é contenuto, d'essere una tomba.

Mi pare, ma ti chiedo se é solo un falso effetto prospettico, che la tomba sia pèiù una sorta di altare.

Vengo alla domanda: é una tomba davvero? O é un altare? Inoltre, l'arcosolio inferiore contiene qualche dipinto magari veterotestamentario?

Inoltre mi parli di altri tre arcosoli: hanno la medesima configurazione? In che posizioni sono disposti rispetto al primo?

Ti pongo queste domande per approfondire uno studio che stò copiendo di recente sulla Basilica palecristiana dei Martiri a CImitile(NA) che credo sia stata in origine una sinagoga forse riadattata da una comunità gnostico-cristiana prima dell'arrivo del Vescovo Paolino nel IV sec..

Altra questione: la presunta  Maddalena.

L'iconografia dellaMaddalena prevede una serie di parametri tipici: capelli lunghi e nudità (se rappresentata dopo la morte), vestito sacerdotale o regale (prima della morte), vaso d'alabastro, in un caso (Basilica dei Martiri a Cimitile, anche la corona) ed in generale é rappresentata nelle scene principali che la vedono partecipe nei Vangeli ed in nessuna appare con due uomini.

Con questo va anche detto che la datazione del sito non permette raffronti dato che parliamo di una iconografia consolidatasi dopo il VI secolo, ma del resto una donna velata non credo si possa associare alla Maddalena sebbene l'associazione dei due personaggi maschili a Pietro é Paolo potrebbe anche contemplare la tua proposta: bisogna vedere cosa ha in mano la donna per stabilirlo con certezza: hai una foto più chiara?

Ultima domanda relativa alla attribuzione alla gnosi Naassena.

Chi ha proposto questa attribuzione? Nel complesso (se si esclude la presenza del simbolo della vergogna per Adamo ed Eva) almeno dalle tue descrizioni non vedo elementi iconografici decisivi che mi sembrano segnalare chiaramente una presenza gnostica (ma ovviamente non conosco il sito e mi baso solo sulla tua descrizione).

Le due città non mi sembrano sufficienti a segnalare il dualismo gnostico: la Gerusalemme Celeste contrapposta a quella terrena é tematica cara anche al cristianeismo ortodosso, nelle Basiliceh di Cimtile ve ne é una molto interessante databile al IV secolo.

NEmmeno la rappresentazione di Adamo ed Eva mi sebra sufficiente per la sola assenza del segno della vergogna.

Sempre a Cimitile, nella Basiluca dei MArtiri, quella che stò studiando, ve ne é una datata al III secolo che alla mancanza della foglia aggiunge la mancanza dell'albero e del serpente marcata da uno spazio buoto tra i due.

A mio avviso e nella sottolineatura della assenza del peccato originale o della funzione salvifica del demonio con la rappresentazione non di uno ma di due alberi: quello della Vita e della conoscenza BEne e del Male che si può intravedere l'essenza della creazione demiurgica.

Mi lascia perplessa anche la raffigurazione del l'uomo alto vestito con la figura antropomorfica al suo fianco che campeggia nella scena di Adamo ed Eva.

Non credo che si sia voluto rappresentare il Nouscne nella gnosi Valentiniana ma nelle diverse forme di gnosi non ha alcun ruolo nella creazione, e del resto non può essere il Demiurgo, poichè lo si sarebbe rappresentato in forma mostruosa o risibile.

Restando in ambito gnostico non credo nemmeno alla rappresentazione che proponi (se ho capito bene) dell Adam primordiale che, in quanto tale, non appartiene alla creazione del mondo.

Se fosse una rappresentazione ortodossa ci dovremmo aspettare un dito non di più poichè Dio non lo si rappresenta, ed é ciò che avviene nella sinagoga di Dura Europos proprio nello stesso periodo di questo sito.

Potrebbe essere una eccezione ed una rappresentazione di Dio, ma a questo punto chi é la seconda figura piccola?

Credo, quindi, che le due figure ai due fianchi l'uomo col rotolo e quello con l'accompagantore antropomorfo, vadano interpetrate congiuntamente, ma é davvero arduo senza termini di confronto poichè potrebbero avere mero valore simbolico visto che, se siamo alle origini del mondo, i protagonisti sono solo 4 Adamo, Eva, il Demiurgo (o Dio) ed il Demonio (ma é generalmente un serpente).

Insomma non capisco attraverso quale elemento si é pervenuti, non solo alla identificazione gnostica, ma addirittura alla qualificazione della tipologia di corrente specifica.

Grazie in anticipo per la risposte e per l'interessantissima trattazione,

Sabato Scala
http://www.iltredicesimoapostolo.3000.it


----- Original Message -----

From: Dott. Massimo Cogliandro

To: ASGV@yahoogroups.com

Cc: gnosticismo@domeus.it

Sent: Wednesday, March 24, 2004 12:27 AM

Subject: R: [ASGV] L'Ipogeo degli Aurelii (versione completa)

 

Ciao Sabato,

in origine non vi erano tombe sui due arcosoli cui fai riferimento; sono state aggiunte solo successivamente, come dimostra il fatto che, per ricavare una tomba dall'arcosolio superiore che si trova di fronte all'ingresso, i padroni dell'Ipogeo hanno dovuto distruggere la parte della pittura che conteneva i piedi degli apostoli e quasi tutta la linea di terra disegnata con colore azzurrognolo. Potrebbe anche trattarsi di un altare, ma la struttura è troppo alta per un uso maneggevole da parte degli uomini dell'epoca, che avevano un'altezza media inferiore alla nostra.

L'arcosolio inferiore (chiamiamolo così) attualmente non contiene alcuna scena vetero-testamentaria, ma dal momento che successivamente vi sono stati deposti dei defunti, non è da escludere che le esalazioni provenienti da questi ultimi abbiano distrutto qualche pittura preesistente.

Gli arcosoli superiori sono tre in tutto, i restanti due sono disposti uno a destra e uno a sinistra del primo, in ambedue sono raffigurati gruppi di dodici persone; in uno se ben ricordo le figure sono tutte maschili (manca però la figura di Cristo), nell'altro ci sono sei coppie di sposi.

La seconda stanza del piano inferiore contiene sul soffitto una comunicazione con l'esterno, che permetteva la penetrazione di luce dall'esterno. Questo può far pensare che effettivamente in origine l'ipogeo fosse anche un luogo di incontro dei Cristiani Gnostici. Tuttavia, la destinazione sepolcrale della struttura è indubitabile per i seguenti motivi:

  1. l'ipogeo è stato costruito al di fuori delle mura serviane, in un luogo che a quel tempo era aperta campagna e sulla direttrice in cui si trovano i resti di altri monumenti sepolcrali coevi;
  2. la pittura della domus con quadriportico dimostra con certezza che l'insegnamento cristiano gnostico avveniva in pubblico in città e che gli gnostici non sentivano la necessità di nascondersi in una specie di chiesetta fuori città: gli gnostici del III° secolo, infatti, erano più tollerati dalle autorità pagane rispetto ai membri della Grande Chiesa (mai le autorità pagane del tempo avrebbero permesso a "cristiani dell'ortodossia" di costruire un monumento sepolcrale che a quel tempo era alto ben cinque metri fuori terra).
  3. al di sotto delle due stanze del piano inferiore vi è una vera e propria piccola catacomba, cioè l'ipogeo vero e proprio, costruita intorno al 240 d.C..

Inizialmente si trattava di una tomba per pochi (le 5-6 persone indicate in un mosaico presente sul pavimento della 2^ stanza), successivamente è diventata una tomba per parecchi membri della famiglia e forse anche per alcuni dei discepoli gnostici di Aurelio Felicissimo.

L'attribuzione ai Naasseni delle pitture di questo ipogeo l'ho trovata in diverse note presenti in alcuni testi sullo gnosticismo che ho studiato in passato. A suo tempo non mi ci sono soffermato più di tanto, perchè non credevo che l'Ipogeo degli Aureli contenesse pitture tanto importanti.

Hai ragione quando dici che da sola la scena di Adamo ed Eva con il Serpente non basta a giustificare l'attribuzione di ipogeo "Naasseno" all'Ipogeo degli Aureli, ma se guardiamo da sinistra a destra tutte le scene della stanza superiore e le consideriamo in maniera unitaria, non può non stupire il fatto che la scena di Adamo ed Eva sia affiancata a figure megistrali da un lato e alla rappresentazione demiurgica della creazione del mondo dall'altro lato in una sorta di successione continua.

L'uomo nudo, cioè privo della Gnosis, creato dal Demiurgo diventa come per incanto una figura magistrale, dopo però che il Serpente ha permesso all'uomo di mangiare dall'albero della Gnosis: l'uomo nudo per l'ignoranza della propria origine appena creato dal Demiurgo diventa all'improvviso l'uomo saggio e attempato vestito con tunica a pallio che impugna un rotolo, simbolo iconografico tipico della Gnosis.

E'interessante notare come la scena della creazione demiurgica si noti alla sinistra rispetto alla scena di Adamo ed Eva che mangiano del frutto dell'Albero della Gnosis, mentre la figura magistrale con il rotolo in mano si trova alla sua destra. Per gli Gnostici infatti la destra rappresenta metaforicamente il Regno della Luce, mentre la sinistra rappresenta il Regno delle Tenebre.

Le prove più schiaccianti del carattere gnostico delle pitture di questo ipogeo secondo me sono:

  1. la presenza di motivi decorativi costituiti da disegni di figure mitologiche mutuate dall'immaginario pagano e NON dall'Antico Testamento;
  2. l'assenza totale di una qualsiasi forma di rappresentazione iconografica dell'”ikhthỳs", cioè del pesce, simbolo di Cristo presso la Grande Chiesa;
  3. il fatto che gli apostoli siano raffigurati sempre come figure magistrali, cioe come coloro che sono portatori di un messaggio iniziatico non immediatamente trasmissibile a tutti;
  4. la scena del Maestro Gnostico che insegna ai propri discepoli nella domus con il quadriportico... Non credo che riuscirai a trovare una rappresentazione analoga nell'arte palocristiana espressa dall'ortodossia della Grande Chiesa.

La donna velata tra i due uomini della prima stanza non ha nulla in mano. Non ci sono quindi elementi sufficienti per dire con certezza se si tratti della Maddalena, sposa spirituale di Cristo e quindi velata, o se si tratti invece della rappresentazione simbolica della iniziazione alla Gnosi di una neofita. In ambedue i casi il messaggio che Aurelio Felicissimo ci ha voluto trasmettere resterebbe lo stesso: si è voluto marcare il ruolo centrale della donna all'interno delle comunità gnostiche, in aperta polemica con l'ideologia dominante nella Grande Chiesa.

Ciao,

 

Dott. Massimo Cogliandro - Moderator Ecclesiae Lucis

 


 

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