Massimo Cogliandro

 

 

 Saggi sulle radici storiche del monoteismo

 

 


 

Il faraone Akhenaton e la genesi della Gnosi ebraico-cristiana

 

 


1

Le tesi di Freud sulle origini del monoteismo 

 

L'origine egiziana della religione ebraica è stata affermata da numerosi autori antichi e moderni.
Tra questi assume una certa importanza S. Freud perché nel suo libro "Mosè e il monoteismo" ricostruisce in un quadro d'insieme le vicende che hanno portato alla nascita del monoteismo ebraico a partire dal fallimento della riforma religiosa, volta a introdurre il monoteismo in Egitto, varata dal faraone Akhenaton.
Freud afferma che:


Queste tesi di Freud sono vere, ma solo in parte.

Il culto di Aton in realtà non inizia con il faraone Akhenaton, ma è un culto esoterico sorto al tempo della costruzione delle piramidi, nell’Antico Regno. In quel tempo, si è formata accanto alla religione del popolo una particolare forma di culto solare, che vedeva nel dio Atum, il Sole, il simbolo stesso del Sole Divino che alberga nel cuore di ogni essere umano. 

Il viaggio del dio Atum negli inferi, secondo questo insegnamento segreto riservato a pochi iniziati della cerchia del Faraone, rappresenta il cammino iniziatico del neofita verso la liberazione del proprio pneuma divino dall’attaccamento psichico alla realtà del molteplice.

Tale insegnamento esoterico trova la sua massima espressione nel Libro Egizio degli Inferi.

Akhenaton non realizza semplicemente il passaggio dal politeismo ad una forma di monoteismo. Le raffigurazioni del dio Aton (il Sole), che invia i suoi benefici raggi non sul mondo in genere, ma solo sulle mani dell'Uomo, dimostrano che il culto solare del dio Aton è solo una metafora per esprimere il carattere divino dell'essere umano, per il quale è stato fatto non solo il più importante tra gli esseri fisici, il Sole , ma anche, come affermato tanto nel'Inno ad Aton del faraone Akhenaton, quanto nei frammenti autenticamente scritti da Tutmoses (Mosè) del Genesi, tutta la natura.
Il Genesi è un libro che, nonostante la presenza di una indubbia influenza javhista ed elhoista dovuta a tarde deformazioni, rivela in tutta la prima parte una indubbia origine atonista. Da dove, infatti, l'autore del Genesi può avere mai tratto frasi del tipo: "finchè tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere sei e in polvere tornerai!"? Una concezione del genere conduce direttamente alla negazione dell'esistenza dell'oltretomba. L'influsso del pensiero di Akhenaton, che, appunto, negava l'esistenza dell'oltretomba, in questo come in altri passi del Genesi, è evidente. Nessuna religione del mondo antico era mai arrivata a far pronunciare ai propri dèi simili affermazioni.
Nel Genesi, il più importante testo sacro della religione di Aton che ci sia rimasto, l'idea di un'origine divina dell'essere umano è ulteriormente esplicitata laddove è scritto che tutti gli elementi del cielo e della terra sono stati fatti per l'Uomo, un essere creato "a immagine e somiglianza di Dio", affermazione che probabilmente nell'originario testo egizio, che, nel più profondo ed esoterico del triplice significato di cui sono rivestiti i geroglifici egizi con cui erano scritti i testi sacri egiziani, come ci suggerisce Schurè con cognizione di causa, doveva suonare: "fatto della stessa natura di Dio".
A questo proposito, per inciso, si può fare tranquillamente l'affermazione che lo stesso Gesù, secoli più tardi, abbia tratto la propria concezione sul carattere divino della natura umana, per come ci appare nel 3° loghion del Vangelo di Tomaso, da qualche versione del Genesi meno rimaneggiata di quella giunta fino a noi, che probabilmente girava nella comunità essena in cui è cresciuto.
Non è inoltre vero che l'esodo dei seguaci di Aton sotto la guida di Mosè sia avvenuta in maniera pacifica: è probabile che nel testo biblico si rifletta un clima di guerra civile tra un capo, Mosè, probabilmente un generale rimasto fedele alla riforma religiosa di Akhenaton, e i suoi seguaci e quanti durante il regno di Tutankhaton e di Horembeb cercavano di restaurare gli antichi culti pagani. Probabilmente, il Faraone che ha inseguito gli Habiru (o Ebrei, cioè l'insieme delle tribù egiziane e semitiche rimaste fedeli a Mosè e al culto di Aton) fino al Mar Rosso, altri non era che il Faraone Horembeb.
In questo senso, aveva ragione Celso, che forse poteva ancora avere accesso a fonti storiche attendibili di origine egiziana sull'argomento, nel suo libro intitolato "Contro i cristiani", quando afferma che "gli Ebrei, Egiziani di stirpe, hanno lasciato l'Egitto perché si ribellarono allo Stato Egiziano e perché disprezzavano la consuetudine religiosa" egiziana. Ma, se erano egiziani anche gli Ebrei, avrebbero dovuto avere le stesse consuetudini religiose degli altri egiziani…
Questa frase di Celso ci indica che egli attingeva a fonti che oltre ad affermare l'origine egiziana degli Ebrei, affermavano che gli Ebrei in origine erano sì egiziani ma egiziani che avevano consuetudini religiose diverse da quelle degli altri egiziani, che disprezzavano le convinzioni religiose di questi ultimi e che, spinti da questo disprezzo si sono ribellati contro lo Stato Egiziano e la restaurata religione politeista.
Questa frase di Celso, quindi, allo stesso tempo conferma la tesi di Freud secondo cui la religione ebraica nasce dal culto monoteista di Aton e smentisce la tesi dello stesso autore secondo cui l'esodo sia avvenuta in maniera pacifica.





 

2.

 

La lotta di classe nell'Egitto di Tutankhamon

 

 

Le affermazioni di Celso e il racconto biblico ci fanno intuire che la lotta religiosa nell'Egitto del dopo Akhenaton sia stata anche il frutto della lotta di classe tra gli strati più oppressi e sfruttati della popolazione egiziana e dei popoli semitici "ospiti" che, liberati da Akhenaton con la nazionalizzazione dei beni e, quindi, degli schiavi e dei servi di proprietà delle caste sacerdotali degli dèi pagani, non hanno accettato di ritornare alla loro condizione primitiva al momento della restituzione dei beni alle caste sacerdotali sotto Tutankhaton, figlio e successore di Akhenaton.

La riproduzione sintetica del Libro Egizio degli Inferi nella tomba di Tutankhaton dimostra tuttavia il persistente favore del nuovo faraone verso l’antico culto esoterico propugnato dal padre.

L’esodo dei seguaci della religione di Aton dall’Egitto è dunque successivo alla morte del giovane faraone Tutankhaton ed è avvenuta probabilmente sotto il regno del faraone Horembeb.





 

3.

 

L'esodo dei fedeli della religione esoterica di Aton

 

 

A Cades, i capi del nuovo popolo sorto dall'Esodo hanno deciso di fondere il culto di Aton, rimasto prerogativa dei Leviti - di origine egiziana - dopo la morte di Mosè, con il culto del dio pagano Javhè e degli altri dèi minori delle tribù semitiche che erano confluiti a costituire il popolo ebraico.
Si convenne non tanto di mantenere il rigido monoteismo universale Atonista, quanto di costituire un unico dio nazionale per tutto il popolo ebraico.
A questo periodo risale probabilmente la stesura della seconda parte dell'Esodo che riabilita la figura di Mosè e le leggi che egli ha dato al popolo ebraico. A conferma di questa ipotesi c'è la presenza nei passi in cui vengono riportati i comandamenti dell'appellativo "Dio Geloso" per definire il Dio Mosaico, che sta a indicare che per gli Ebrei non devono esistere altri dèi, ma non che non esistevano in assoluto.
Il nuovo Dio Adonai (Aton)-Jhavè-Elhoim nelle intenzioni dei capi politici delle tribù ebraiche più che un Dio unico doveva, quindi, diventare nulla più di un dio nazionale, che cementasse tribù e popolazioni di origine tanto diversa e tale in effetti divenne.
I Leviti di origine egiziana accettarono l'accordo, ma per lungo tempo continuarono a interpretare il dio della nuova religione secondo gli stessi canoni con cui in passato interpretavano i testi della religione atonista ed è probabile che per decenni continuarono a circolare tra di loro molti dei tasti sacri della religione di Aton, che si erano certamente portati con sé dall'Egitto, e che con ogni probabilità hanno costituito lo strumento base su cui si sono fondati l'interpretazione in senso monoteistico della nuova religione e il rigetto di qualsiasi rituale magico, che gradualmente sono diventati un patrimonio acquisito della cultura del popolo ebraico. Questa ipotesi trova un riscontro preciso nel salmo 103 (104) della Bibbia, risalente all'XI secolo a. C., che contiene l'Inno a Dio Creatore, che altro non è che una riformulazione dell'Inno ad Aton scritto dal Faraone Akhenaton.
Tra questi testi vanno annoverati indubbiamente anche frammenti dei libri che costituiscono il Pentateuco, scritti quasi certamente da Tutmoses (Mosè) o da persone a lui vicine.
Del culto javhista venne accettata nella nuova religione soprattutto la concezione antropomorfa di un Dio che premia e punisce e l'idea dell'esistenza di un oltretomba.

 

 

4.

L'influenza del culto solare di Aton sul Cristianesimo Gnostico

 

Gli gnostici del II° secolo d. C. sapevano benissimo che nell’Antico Testamento convivevano diverse tradizioni teologiche originate dal culto di diverse divinità orientali (Aton, Javhé ed Elhoim).

Lo stesso Ireneo, per confutare il tentativo gnostico di distinguere le diverse tradizioni teologiche che convivono nell’Antico Testamento, è costretto a scrivere:

 

Se qualcuno vuole obiettare che secondo l’ebraico vi sono nomi differenti nelle scritture, per esempio Sabaoth, Elhoim, Adonai e altri simili, cercando di arguire diverse potenze e divinità, imparino che tutte indicano e si riferiscono ad uno e identico (Dio) (Ireneo, Adversus Haereses, II, 35, 3).

 

Il fatto che per i Cristiani Gnostici il Padre di Verità non fosse altro che Aton è provato da un tardo testo gnostico intitolato: “Risposta di Abammone, suo maestro, alla lettera inviata da Porfirio ad Anebo, e spiegazione delle questioni che essa pone” (Pseuso-Giamblico, “De Mysteriis”), falsamente attribuito da Proclo e da Psello a Giamblico, dove troviamo scritto:

 

 

Ermete colloca al primo posto come capo degli dèi celesti il dio Emeph, che egli dice essere l’intelletto che pensa se stesso e volge verso se stesso i suoi pensieri. Avanti a questo egli colloca l’Uno indiviso e quello che egli chiama “primo parto” e a cui dà il nome di Ikton (cioè Aton/Adonai): in lui risiedono il primo intelligente e il primo intelligibile, il quale è venerato solamente con il silenzio (Pseuso-Giamblico, “De Mysteriis”, Libro Ottavo, 3).

 

 

E’ evidente che Ikton non è altro che il Dio Aton/Adonai, cioè il Padre di Verità, mentre il Dio Emeph non è altro che il nome gnostico egiziano dello Spirito Santo, da cui trarrà origine il Logos, cioè Cristo.

Ikton/Aton/Padre di Verità, Emeph/Spirito Santo e il Logos/Cristo vanno quindi a formare la trinità cristiana gnostica, che trova la propria unità nell’Uno indiviso o Abisso. Le tre persone della trinità sono però qui disposte secondo una gerarchia ben precisa: Aton, cioè il Padre di Verità, precede Emeph, cioè l’Ennoia o Intelletto Pensante del Padre o Spirito Santo; Emeph precede il Verbo, cioè la Parola. L’Uno, cioè l’Abisso, a sua volta, riporta ad unità le tre persone della trinità al di fuori di qualsiasi prospettiva sincronica o diacronica.

Nella speculazione tardo gnostica del De Mysteriis troviamo quindi già tutti i principali temi del subordinazionismo ariano del Logos rispetto al Padre.

La comunità gnostica cristiana che ha espresso il De Mysteriis si ricollegava direttamente agli insegnamenti esoterici originari del Salvatore, che affondavano le proprie radici nella tarda tradizione atonista risalente al re Davide.

Il carattere Cristiano Gnostico del De Mysteriis è autorevolmente illustrato dal Sodano, che scrive:

 

 

Nel Trattato sui Misteri è delineata una gerarchia che pone, dopo gli dèi, i demoni, gli eroi e le anime. Essa rientra nella tradizione greca. Questa gerarchia, nel libro II, si moltiplica, inserendosi, fra gli dèi e i demoni, due ordini divini, e cioè gli arcangeli e gli angeli, e fra gli eroi e le anime altri due ordini, gli arconti cosmocratori o sublunari e gli arconti della materia. […] Occorre riconoscere che queste nuove classi divine, tra le quali la differenza spesso è segnata con notevole fatica, hanno pochissima eco nella speculazione neoplatonica e in quella dello stesso Giambico. Esse indirizzano piuttosto verso speculazioni cristiano-gnostiche e di tendenze popolari”.

 

 

In effetti, gli arcangeli, gli angeli, gli arconti cosmocratori o sublunari e gli arconti della materia appartengono a classi divine che fanno parte esclusivamente della tradizione gnostica cristiana e non hanno nulla a che fare con le coeve filosofie pagane, tanto meno con quelle neoplatoniche…

Lo stesso Agostino nella sua opera “Le eresie” ci parla di una Chiesa Gnostica, che si richiamava esplicitamente al Salmo 103 (104) della Bibbia, cioè ad una tarda versione dell’Inno ad Aton, risalente circa all’XI° secolo a. C.:

 

I Seleuciani o Ermiani, chiamati in questo modo dall’autorità di Seleuco o di Erma, […] negano che il Salvatore incarnato sieda alla destra del Padre, ma vogliono che Egli abbia deposto il suo corpo e collocato nel Sole, desumendo questa credenza dal Salmo dove si legge: “Ha posto nel Sole il suo tabernacolo” (Agostino, Le eresie, LIX).

 

 

A questo punto risulta evidente che la dottrina gnostica secondo cui tutte le cose sono state create per mezzo del Verbo (cfr. Prologo del Vangelo di Giovanni 1, 3) è nata dalla tendenza ad identificare il Verbo con la divinità solare di cui parla il Salmo 103 (104), espressione di Aton, il principio divino che permette l’esistenza e la vita di tutti gli esseri viventi.

Il legame esistente tra l’antico culto esoterico egiziano di Atum-Aton, la tradizione profetico-Qabbalistica che fa capo ad Adonai e il culto solare delle antiche comunità cristiane gnostiche trova un notevole riflesso simbolico nel Vangelo di Nicodemo e in altri Testi Sacri del Cristianesimo primitivo:

 

Pilato allora prese dell’acqua, si lavò le mani davanti al sole, dicendo: “Sono innocente del sangue di quest’uomo giusto. Vedetevela voi!” (Vangelo di Nicodemo, 9, 4)

 

A questo proposito vale la pena di ricordare che i romani, dopo la distruzione di Gerusalemme, hanno restituito a quella città il nome che essa aveva sotto Akhenaton, cioè Eliopoli, e che la stessa Grande Chiesa, sotto l’influsso della teologia gnostica Seleuciana ha fissato la nascita del Salvatore proprio il 25 dicembre, cioè il giorno della festa del Dio Sole (Helios-Atum-Aton).

 

Aggiornamenti successivi alla prima redazione del testo: 17/2/2003 e 7/2/2005

 

 

 

 


 

Il crollo del culto gnostico di Aton-Adonai in Israele

 

 

 

1.

 

Introduzione

 

 

Nel Primo Libro di Samuele leggiamo la storia del crollo del culto monoteistico di Aton subito dopo l’avvento della monarchia in Israele (XI° secolo a.C.).

Il profeta Samuele, Giudice di Israele, fu l’ultimo Gran Sacerdote del culto di Aton.

Egli, spinto dalle pressioni dei notabili di Israele, fu costretto a procedere alla nomina di un sovrano. Saul venne consacrato re da Samuele con la stessa liturgia con cui furono incoronati gli immediati successori di Akhenaton, cioè con il sacramento dell’unzione, seguito dal bacio del Gran sacerdote di Aton-Adonai:

 

 

Samuele prese allora l’ampolla dell’olio e gliela versò sulla testa, poi lo baciò dicendo: “Ecco: il Signore ti ha unto capo sopra Israele suo popolo. Tu avrai potere sul popolo del Signore e tu lo libererai dalle mani dei nemici che gli stanno intorno” (I Samuele, 10, 1)

 

 

L’avvento della monarchia ebbe delle conseguenze immediate.

Saul, spinto dalle continue guerre con i popoli vicini e in particolare con i Filistei, si rese conto che l’antico culto di Aton-Adonai per il suo carattere universale e per il suo messaggio di amore e di pace non avrebbe mai potuto rendere compatto il popolo di Israele contro i nemici esterni.

A Saul serviva il culto di un Dio nazionale, simile a quello dei popoli circostanti. Ogni popolo del Medio Oriente osservava il culto di uno o più dèi, che avevano il copito di proteggere il popolo dalle guerre, dalle pestilenze e dalla carestia.

L’occhio di Saul cadde sul culto palestinese di Jhavè (Geova), ma sul momento non ebbe il coraggio di abbattere l’antico culto di Aton-Adonai grazie al quale aveva conquistato il trono.

 

 

2.

 

Il conflitto fra i sacerdoti di Aton-Adonai e il re Saul

 

 

Il Gran Sacerdote di Aton-Adonai, Samuele, comprese immediatamente il pericolo e decise di consacrare re un fanciullo della città di Betlemme di nome Davide, proveniente da una famiglia fedele all’antico culto di Aton-Adonai.

La consacrazione, come già era avvenuto per Saul, si tenne secondo l’antica liturgia atonista dell’unzione:

 

 

Disse il Signore: “Alzati e ungilo: è lui!”. Samuele prese il corno del’olio e lo consacrò con l’unzione in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore si posò su Davide da quel giorno in poi (I Samuele, 16, 12-13)

 

 

Trascorsi alcuni anni, Saul in qualche modo venne a conoscenza di quanto era stato preparato dai sacerdoti di Aton-Adonai e la sua ostilità nei confronti di Davide cresceva.

Quando il sospetto divenne una certezza, Saul decise di annientare l’intera casta sacerdotale di Aton in Israele:

 

 

Il re subito convocò il sacerdote Achimelec figlio di Achitub e tutti i sacerdoti della casa di suo padre che erano in Nob ed essi vennero tutti dal re. […] Il re disse ai corrieri che stavano attorno a lui: “Accostatevi e mettete a morte i sacerdoti del Signore, perché hanno prestato mano a Davide e non mi hanno avvertito pur sapendo che egli fuggiva”. Ma i ministri del re non vollero stendere le mani per colpire i sacerdoti del Signore. Allora il re disse a Doeg: “Accostati tu e colpisci i sacerdoti”. Doeg l’Idumeo si fece avanti e colpì di sua mano i sacerdoti e uccise in quel giorno ottantacinque uomini che portavano l’efod di lino. Saul passò a fil di spada Nob, la città dei sacerdoti: uomini e donne, fanciulli e lattanti; anche buoi, asini e pecore passò a fil di spada.

 

 

Davide, dopo la strage dei sacerdoti di Aton-Adonai, si rifugiò con i suoi seguaci nel territorio del Regno Filisteo di ACHIS, dove probabilmente è entrato in contatto con il culto locale del dio Jhavè. E’ in questo periodo che matura in Davide l’idea di fondere l’antico culto di Aton-Adonai, i cui sacerdoti lo avevano consacrato erede al trono di Israele, con il culto tradizionale palestinese di Jhavé.

In fondo, il progetto politico di Davide non era diverso da quello del Re Saul: sia Davide, sia Saul volevano creare una religione nazionale, un Dio nazionale. Davide però era contrario all’idea di Saul di cancellare completamente l’antica tradizione monoteistica della religione esoterica di Aton, che aveva caratterizzato per circa due secoli l’identità del popolo ebraico rispetto ai popoli pagani circostanti.

Davide, dopo la morte di Saul, divenuto re, restaurò il culto dell’antica divinità, che però venne fusa con il culto del dio Jhavè ed assunse il nome di Jhavè-Adonai, e creò una nuova casta sacerdotale.

La restaurazione del culto fu solo parziale, perché gran parte dei Testi Sacri del culto di Aton-Adonai furono distrutti durante la repressione voluta dal Re Saul. La nuova casta sacerdotale di fatto creò un nuovo culto e nuove formule liturgiche. Le tavole della legge, scritte in geroglifici egiziani dal triplice significato (cfr. Schurè, I grandi iniziati), il cui significato esoterico era stato tramandato segretamente dall’antica casta sacerdotale di Aton, non erano più penetrabili dai nuovi sacerdoti nominati dal Re Davide.

Il Re Davide, ormai l’unico in possesso degli antichi insegnamenti segreti del culto di Aton, trasmessigli dal Gran Sacerdote Samuele, per motivi politici decise di autorizzare la traduzione delle tavole della legge dall’egiziano all’ebraico.

Durante il Regno di Davide il culto esoterico di Aton si trasformò in maniera graduale ed impercettibile per i contemporanei nel culto essoterico di Jhavè, cioè nella religione ebraica per come la conosciamo oggi.

Il carattere nazionalista della nuova religione è stata il frutto dell’opera di coesione politica, culturale e religiosa messa in atto da Davide per unire il popolo ebraico contro la minaccia costante rappresentata dai Filistei e dagli altri popoli ostili circostanti.

In sostanza, Davide venne iniziato ai segreti della religione di Aton dal Gran Sacerdote Samuele e ne ha portato l’impronta per tutta la vita, ma la sorte ha voluto che la religione di Aton-Adonai morisse proprio con lui, che cercò inutilmente di difenderla e di restaurarla dopo la morte di Saul.

 

 

 

3.

 

L'iniziazione di Gesù alla Gnosi di Adonai

 

 

L’antica tradizione esoterica di Aton-Adonai riuscì a sopravvivere a fianco della nuova religione essoterica fino al tempo di Gesù soprattutto grazie ai profeti, fra i quali spiccarono Enoc e Giovanni Battista (non va dimenticato il carattere gnostico e solare della antica religione Mandea, che secondo la tradizione affonda le sue radici nell’insegnamento di San Giovanni Battista).

L’”unzione” di Gesù e la sua incoronazione a “Re dei Giudei” rappresenta simbolicamente l’iniziazione del Salvatore ai misteri della Gnosi di Aton-Adonai.

Per Giovanni Battista Gesù Barabba era l’erede spirituale del Re-Sacerdote Davide, cioè dell’ultimo sovrano iniziato al culto di Aton-Adonai, e avrebbe dovuto riportare alla sua purezza originaria il culto monoteista ed esoterico di Aton-Adonai; in una parola, per Giovanni Battista Gesù Barabba era il Messia che gli Eletti, cioè gli uomini spirituali, del popolo ebraico aspettavano da secoli.

Lo stesso particolare riportato nei Vangeli Gnostici della Natività del Salvatore di Maria che giunge a Betlemme a cavallo di un asino e il particolare evangelico di Gesù che entra a Gerusalemme sempre a cavallo di un’asina richiamano alla mente l’immagine di Saul, che, mandato a cercare le asine del padre (è inutile ricordare il parallelo con la parabola evangelica detta “del figlio divenuto guardiano di porci”), pur non riuscendo a trovarle, ottenne l’unzione a Re Sacerdote del popolo di Israele.

Le asine in fuga rappresentano la via che conduce alla Conoscenza di Dio. Saul, il re sacerdote psichico, non era in grado di seguire le asine, cioè la via della Conoscenza, cui si può giungere solo passando per la via dell’Umiltà.

Al contrario, Maria divenne degna di portare in grembo il Salvatore proprio per l’Umiltà e l’Amore che sono in lei. Gesù entrò a Gerusalemme (naturalmente si tratta della Gerusalemme Celeste, cioè del Pleroma) a cavallo di un’asina, cioè dopo aver fatto propria la Gnosi del’Abisso, che passa per la via dell’Umiltà e dell’Amore.

Naturalmente, vi è un parallelo tra la scena evangelica della strage degli innocenti operata dal re psichico Erode e la scena della strage di fanciulli e lattanti operata dal re psichico Saul a Nob, quando cercava il giovane Davide, cioè il precursore spirituale del Salvatore Gesù.

Giovanni Battista battezzando Gesù ripetè simbolicamente il gesto dell’unzione che il Gran Sacerdote Samuele fece quando iniziò ai misteri di Aton-Adonai il re psichico Saul e il Re Pneumatico Davide.

Giovanni Battista trasmise a Gesù la Tradizione dell’antico culto esoterico di Aton-Adonai, di cui egli era venuto a conoscenza dalle coeve tradizioni ebraiche “ereticali”, che erano sopravvissute fino ad allora. Come Samuele incoronò segretamente il Re Sacerdote Davide, quando ancora regnava Saul, così Giovanni Battista ha incoronato segretamente il Re Sacerdote Gesù, quando ancora regnava il re psichico Erode.

Tuttavia, come Davide con il sacramento dell’unzione divenne prima di tutto il nuovo Sacerdote Supremo di Aton-Adonai e solo secondariamente il re politico di Israele, allo stesso modo Gesù con il sacramento del Battesimo divenne essenzialmente il nuovo Sacerdote Supremo di Aton-Adonai, cioè il Re Spirituale dei Giudei.

Erode temeva che Gesù come Davide da Guida Spirituale potesse presto diventare una guida politica e che potesse scalzarlo proprio come Davide fece con il re Saul… A questo proposito, non va dimenticato che Gesù disse “il mio regno non è di questo mondo”, esattamente come fece Davide rivolto a Saul, dopo avergli dimostrato che pur potendo ucciderlo nella grotta non volle farlo, perché “il suo Regno non era di questo mondo”.

L’insegnamento di Gesù, riportando alla sua purezza originaria l’antico culto di Aton-Adonai, non poteva tollerare il carattere nazionalista della religione essoterica ebraica, sorta ai tempi del Regno di Saul.

Questo è il motivo per cui il messaggio di Gesù è rivolto a tutti i popoli e, in particolare, ai Gentili.

Tutto questo spiega anche perché gli gnostici antichi rifiutavano gran parte dell’Antico Testamento, ma non gli Scritti del Re Davide, cioè dell’ultimo Gran Sacerdote del culto esoterico  di Aton-Adonai prima dell’avvento del Salvatore (vedi l’importanza attribuita agli scritti di Davide in Pistis Sophia).

 

Lavoro inziato a Roma il 10/4/2004 – Sabato Santo

 



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