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Veronese,
a differenza di Tintoretto, esprime la stabilità politica, la prosperità
economica, l’indipendenza della Repubblica e il suo laicismo. Uso della luce:
luminosità diffusa condotta al massimo chiarore.
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Formazione:
Verona città veneta ma a contatto con le tradizioni emiliana (Correggio e
Parmigianino) e lombarda. Uso del disegno per contornare zone di colore
giustapposte, NO fusione e gradazione, SI reciproca esaltazione. Uso di colori
complementari. Queste caratteristiche “esplodono” soprattutto dopo il
trasferimento a Venezia (1553). Rapporto con Michele Sanmicheli, innovatore
dell’architettura di Verona Þ capacità raffinatissima di
fondere pittura e architettura (nei due sensi) Þ Villa Barbaro a
Maser, che ha un precedente nella Villa Soranza a Treville di
Sanmicheli.
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Arriva
a Venezia e subito lavora a Palazzo Ducale, 1555 nella chiesa di San
Sebastiano (fino al 1570) e vince anche il premio fra gli autori del soffitto
della Libreria Marciana (giudice Tiziano, che non lo considerava un
pericoloso concorrente – a differenza di Tintoretto -, essendo un “foresto” e
così diverso da lui). Veronese non figura neanche nelle opere dei critici
d’arte veneziani del momento.
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Quando
arriva a Venezia, Veronese è un “manierista alla romana”: disegno, scenografia
e scorci, colori squillanti accordati su gamme fredde Þ accensione coloristica non accordata a un
tono “atmosferico” dominante, ma esaltata per contrasto come nei mosaici.
Colori complementari, ombre colorate. Affinità spirituale con Palladio.
Classicismo (equilibrio e chiarezza) e Anticlassicismo (scorci, illuminazione
innaturale) convivono in lui. Sostanziale indifferenza al tema, espressione di
una individualità che afferma con la pittura la propria libertà dalla
Controriforma.
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1560-62,
Decorazione di Villa Maser (Treviso), finte logge ad archi, paggio e
bambina da finte porte, finti balconi nella sala dell’Olimpo. Fra le più belle
immagini del secolo, Giustiniana Giustiniani Barbaro con la nutrice. Pittura
“compendiarla” o “impressionista”.
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1573,
processo per una Ultima Cena dipinta per il convento domenicano dei
Santi Giovanni e Paolo problema eucaristico, poco riverente Þ “Nui pittori si pigliamo licentia che si
pigliano i poeti e i matti” Þ cambia solo il titolo, Festino
in casa di Levi; complesso organico in cui ogni elemento ha ragion d’essere
in funzione dell’adiacente e dell’insieme. Partiture e orchestrazione.
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Uno
dei più grandi coloristi del secolo con Giorgine e Tiziano. Apre al Barocco.
Bisognerà attendere Tiepolo, 2 secoli dopo, per trovare “un senso del colore
così luminoso e splendente”.