Paolo Caliari, detto il Veronese

Verona 1528 – 1588

 

 

·        Veronese, a differenza di Tintoretto, esprime la stabilità politica, la prosperità economica, l’indipendenza della Repubblica e il suo laicismo. Uso della luce: luminosità diffusa condotta al massimo chiarore.

·        Formazione: Verona città veneta ma a contatto con le tradizioni emiliana (Correggio e Parmigianino) e lombarda. Uso del disegno per contornare zone di colore giustapposte, NO fusione e gradazione, SI reciproca esaltazione. Uso di colori complementari. Queste caratteristiche “esplodono” soprattutto dopo il trasferimento a Venezia (1553). Rapporto con Michele Sanmicheli, innovatore dell’architettura di Verona Þ capacità raffinatissima di fondere pittura e architettura (nei due sensi) Þ Villa Barbaro a Maser, che ha un precedente nella Villa Soranza a Treville di Sanmicheli.

·        Arriva a Venezia e subito lavora a Palazzo Ducale, 1555 nella chiesa di San Sebastiano (fino al 1570) e vince anche il premio fra gli autori del soffitto della Libreria Marciana (giudice Tiziano, che non lo considerava un pericoloso concorrente – a differenza di Tintoretto -, essendo un “foresto” e così diverso da lui). Veronese non figura neanche nelle opere dei critici d’arte veneziani del momento.

·        Quando arriva a Venezia, Veronese è un “manierista alla romana”: disegno, scenografia e scorci, colori squillanti accordati su gamme fredde Þ accensione coloristica non accordata a un tono “atmosferico” dominante, ma esaltata per contrasto come nei mosaici. Colori complementari, ombre colorate. Affinità spirituale con Palladio. Classicismo (equilibrio e chiarezza) e Anticlassicismo (scorci, illuminazione innaturale) convivono in lui. Sostanziale indifferenza al tema, espressione di una individualità che afferma con la pittura la propria libertà dalla Controriforma.

·        1560-62, Decorazione di Villa Maser (Treviso), finte logge ad archi, paggio e bambina da finte porte, finti balconi nella sala dell’Olimpo. Fra le più belle immagini del secolo, Giustiniana Giustiniani Barbaro con la nutrice. Pittura “compendiarla” o “impressionista”.

·        1573, processo per una Ultima Cena dipinta per il convento domenicano dei Santi Giovanni e Paolo problema eucaristico, poco riverente ÞNui pittori si pigliamo licentia che si pigliano i poeti e i mattiÞ cambia solo il titolo, Festino in casa di Levi; complesso organico in cui ogni elemento ha ragion d’essere in funzione dell’adiacente e dell’insieme. Partiture e orchestrazione.

·        Uno dei più grandi coloristi del secolo con Giorgine e Tiziano. Apre al Barocco. Bisognerà attendere Tiepolo, 2 secoli dopo, per trovare “un senso del colore così luminoso e splendente”.