ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE PARCO NORD
Via Gorki, 100 - Cinisello Balsamo (MI)
PROGETTO ERICA
La
storia dell’arte cinquecentesca è costantemente accompagnata da periodi di
travaglio legati a molteplici motivi: le guerre, le epidemie ricorrenti, i
momenti di riflessione e frattura religiosa (basta pensare alla Riforma di
Martin Lutero), le crisi dei traffici commerciali nel Mediterraneo.
Durante il XVI secolo l’arte italiana rimane punto di forza e riferimento
sicuro per gli artisti di tutto il continente, lasciando scorgere all’orizzonte
tutti i segnali di progresso che individueranno il Seicento come secolo di
declino dell’Italia e “secolo d’oro” di altre nazioni. Sebbene gli artisti e le
innovazioni pittoriche del XVI secolo siano molteplici, è possibile affermare
che le esperienze di Michelangelo e Tiziano hanno segnato i mutamenti del
secolo e le relative esperienze figurative.
Il percorso artistico di Tiziano si rivela lunghissimo, perché lunghissima è
stata la sua vita, ma soprattutto contrassegnato da una costante voglia di
ricerca, di mettersi alla prova, di sfidare la natura con i mezzi dell’arte.
Le prime opere dell’artista rivelano grazia ed armonia mentre gli ultimi lavori
sviluppano esiti drammatici e questo a dimostrazione del fatto che seguendo lo
sviluppo di Tiziano è possibile seguire l’andamento del secolo della pittura
rinascimentale. Tiziano diventa esponente eccellente della scuola veneziana
dopo essere stato allievo dei Bellini e di Giorgione. Dal 1516 viene
riconosciuto pittore ufficiale della Serenissima ed inizia a destare entusiasmi
e perplessità con la sua pittura ricca di colori ed estremamente dinamica nella
composizione.
Ludovico Dolce, il primo biografo di Tiziano, ritrova nella pala dell’Assunta
“la venustà di Raffaello, la terribilità di Michelangelo”. Dal 1518 Tiziano
inizia la sua produzione per le corti, lavorando dapprima per gli Este, per i
Gonzaga e poi per i della Rovere e i Farnese e sono moltissimi i ritratti che
egli esegue per questi. Nel 1530 grazie all’appoggio di Pietro Aretino anche
l’imperatore Carlo V diventa un suo committente. Il dinamismo dell’azione e del
colore sono le due componenti che caratterizzano la pittura di Tiziano e i due
punti fermi dell’arte che egli sostiene con veemenza al momento del confronto
con Michelangelo a Roma nel 1945-46. A partire dal 1551 è possibile individuare
due vettori nella produzione dell’artista: quello delle pale d’altare veneziane
(Il martirio di S.Lorenzo, La Pietà) e quello dei dipinti mitologici (Diana
e Atteone, il Ratto d’Europa, Perseo e Andromeda). Il colore diventa più
denso, grumoso, la ricerca luministica espressionista e drammatica. La
fama di Tiziano è stata sempre affidata alla gloria della sua pittura: dai contemporanei
come dai posteri egli è stato considerato il simbolo di quest'arte, attraverso
la quale la sua personalità si è rivelata appieno. Diversamente dai pittori
fiorentini e romani suoi contemporanei, Tiziano non ha lasciato un vasto corpus
di disegni: se ne conoscono pochi e spesso di attribuzione discutibile.
Tuttavia noi intendiamo commemorare il quarto anniversario
della sua morte, cercando di individuare i suoi raggiungimenti quale artista
grafico, anzi come creatore di un nuovo linguaggio in questo campo. Tiziano
infatti usò con la stessa potenza e creatività sia la penna che il pennello, e
l'importanza che, grazie a lui, ha raggiunto la silografia è paragonabile al
contributo che l'artista ha dato all'arte pittorica.
Fin dal Cinquecento si credette che Tiziano si dedicasse
all'arte del disegno solo raramente, che il suo mezzo espressivo fosse la
pittura e che egli desse secondaria importanza alla grafica. Il Vasari sostenne
con l'autorità della sua critica l'opinione che i pittori veneziani, troppo
legati all'uso del solo colore, non avessero mai conosciuto a fondo l'arte
fondamentale del disegno, che gli artisti dell'Italia centrale invece
definivano il «padre» di tutte le arti, dell'architettura, della scultura e
della pittura.
La sua opinione fu seguita nei secoli successivi e nel
Settecento venne ripresa da Sir Joshua Reynolds; secondo lui «Tiziano e tutta
la scuola veneziana» erano debitori della loro fama al colore, ed avevano
lasciato ai collezionisti ben pochi esempi dei loro disegni. «I disegni di
Tiziano, Bassano, Veronese, Tintoretto», continua Reynolds, «sono trascurati e
incerti; i loro schizzi sono grossolani rispetto ai loro dipinti, eccellenti
per l'armonia dei colori». Il concetto vasariano del «buon disegno» era allora
base dell'esperienza dei pittori dell'Italia centrale che si erano
particolarmente dedicati all'arte dell'affresco: e questa estetica era in
stretto rapporto con l'ideale grafico rappresentato dal fare grande dei disegni
dei «cartoni» da trasferire sull'intonaco della parete.
La maniera veneziana era del tutto diversa: dipingendo di
preferenza ad olio su tela, i veneziani del Cinquecento sfruttavano le qualità
della materia pittorica e gli effetti che si potevano ottenere applicando il
colore sul ruvido contesto della tela. Le possibilità espressive di questa
maniera, che non si serviva della mediazione di un vero e proprio disegno
preparatorio, ma piuttosto di rapidi abbozzi, furono dapprima intuite da
Giorgione e poi sfruttate al massimo nello stile largo e aperto di Tiziano,
specie negli ultimi anni della sua vita. Egli applicava i colori a rapidi
tocchi e a larghe chiazze, lasciando trasparire il primo abbozzo; e lo stesso
Vasari, superando i pregiudizi della sua scuola, ci ha dato la più commossa
descrizione di quest'arte: paragonando le prime opere con gli ultimi dipinti di
Tiziano, egli osservò che «le prime son condotte con una certa finezza e
diligenza incredibile, e da essere vedute da presso e da lontano; e queste
ultime, condotte di colpi, tirate via di grosso e con macchie, di maniera che
da presso non si possano vedere, e di lontano appariscono perfette».
Sappiamo che l'artista, adottando una simile maniera, usò
pennelli molto larghi per abbozzare le figure e che interveniva perfino sulla
tela direttamente con le dita; è logico pertanto che, in questi casi, la forma
possa essere solo suggerita e che si perda l'accuratezza dei contorni, la cui
precisione, del resto, sarebbe stata interrotta dalla ruvida trama della tela
oltre che dalla violenza della sua pennellata. Lo stile del disegno veneziano,
specie quello di Tiziano, deve essere quindi considerato nel contesto dei modi
e delle tecniche adottate nelle botteghe di quei pittori. Si capisce così come
il segno aperto, in netto contrasto con i contorni chiusi dei disegnatori
dell'Italia centrale, sia caratteristico a Venezia: il tratto a penna e a
carboncino suggeriscono, più che definire la forma, allo stesso modo come la
vigorosa pennellata dei pittori veneziani assume ogni volta valori suoi propri,
pur partecipando alla costruzione di un più ampio contesto. Sono proprio questi
valori estetici e i processi creativi che abbiamo ricordato a farci comprendere
il precoce interesse di Tiziano per le possibilità espressive della silografia,
specialmente in stretto rapporto con il concetto che egli aveva del disegno;
così noi siamo in grado di misurare il vero significato e il valore dei
raggiungimenti che egli ha ottenuto in questo campo.
Il numero di silografie direttamente legato all'arte di
Tiziano è piuttosto esiguo, una ventina al massimo; quelle disegnate da lui,
come modello per l'incisore, sono forse meno di dieci, e quasi nessuna reca la
sua firma; ma subito, fin dai suoi tempi, si è diffusa la fama di quelle opere
grafiche. Il più antico documento che riguarda le silografie di Tiziano è una
lettera datata 13 marzo 1567, scritta al pittore da Domenico Lampsonio, nella
quale l'umanista fiammingo, allora segretario dell'arcivescovo di Liegi, tesse
le lodi di cinque delle sue incisioni su legno. Un anno dopo, nella seconda
edizione delle Vite, anche il Vasari parlò di alcune sue silografie e descrisse
il metodo da lui adottato nell'eseguirle: le citazioni del Lampsonio e del
Vasari furono poi confermate ed aumentate nel secolo seguente da Carlo Ridolfi
. L'arte incisoria di Tiziano, sia che si trattasse di incisioni su metallo
come di intagli su legno, sia che le stampe traducessero disegni originali
preparati esclusivamente a questo scopo, o riproducessero soggetti di sue
pitture, subì mutamenti lungo le varie tappe della sua lunga carriera di
artista.
L'incisione su legno, specie nei primissimi anni, ebbe
straordinaria importanza per la sua formazione ed ebbe inoltre il compito di
consolidare e di diffondere rapidamente la fama del giovane artista. Assai
grande fu inoltre l'influsso esercitato dal suo esempio: egli infatti riuscì a
creare a Venezia un vero e proprio nuovo stile di arte grafica, e divenne
presto un caposcuola riconosciuto in tutta Italia, il protagonista dello
sviluppo dell'arte silografica, anche a Roma, a Bologna, a Siena; nel secolo
seguente, inoltre, Pietro Paolo Rubens volle far rivivere quell'arte, e divenne
il grande erede del maestro veneziano.