ISTITUTO TECNICO COMMERCIALE PARCO NORD

Via Gorki, 100 - Cinisello Balsamo (MI)

PROGETTO ERICA

Tiziano Vecellio

Pieve di Cadore 1485 –Venezia 1576

 

La storia dell’arte cinquecentesca è costantemente accompagnata da periodi di travaglio legati a molteplici motivi: le guerre, le epidemie ricorrenti, i momenti di riflessione e frattura religiosa (basta pensare alla Riforma di Martin Lutero), le crisi dei traffici commerciali nel Mediterraneo.
Durante il XVI secolo l’arte italiana rimane punto di forza e riferimento sicuro per gli artisti di tutto il continente, lasciando scorgere all’orizzonte tutti i segnali di progresso che individueranno il Seicento come secolo di declino dell’Italia e “secolo d’oro” di altre nazioni. Sebbene gli artisti e le innovazioni pittoriche del XVI secolo siano molteplici, è possibile affermare che le esperienze di Michelangelo e Tiziano hanno segnato i mutamenti del secolo e le relative esperienze figurative.
Il percorso artistico di Tiziano si rivela lunghissimo, perché lunghissima è stata la sua vita, ma soprattutto contrassegnato da una costante voglia di ricerca, di mettersi alla prova, di sfidare la natura con i mezzi dell’arte.
Le prime opere dell’artista rivelano grazia ed armonia mentre gli ultimi lavori sviluppano esiti drammatici e questo a dimostrazione del fatto che seguendo lo sviluppo di Tiziano è possibile seguire l’andamento del secolo della pittura rinascimentale. Tiziano diventa esponente eccellente della scuola veneziana dopo essere stato allievo dei Bellini e di Giorgione. Dal 1516 viene riconosciuto pittore ufficiale della Serenissima ed inizia a destare entusiasmi e perplessità con la sua pittura ricca di colori ed estremamente dinamica nella composizione.
Ludovico Dolce, il primo biografo di Tiziano, ritrova nella pala dell’Assunta “la venustà di Raffaello, la terribilità di Michelangelo”. Dal 1518 Tiziano inizia la sua produzione per le corti, lavorando dapprima per gli Este, per i Gonzaga e poi per i della Rovere e i Farnese e sono moltissimi i ritratti che egli esegue per questi. Nel 1530 grazie all’appoggio di Pietro Aretino anche l’imperatore Carlo V diventa un suo committente. Il dinamismo dell’azione e del colore sono le due componenti che caratterizzano la pittura di Tiziano e i due punti fermi dell’arte che egli sostiene con veemenza al momento del confronto con Michelangelo a Roma nel 1945-46. A partire dal 1551 è possibile individuare due vettori nella produzione dell’artista: quello delle pale d’altare veneziane (Il martirio di S.Lorenzo, La Pietà) e quello dei dipinti mitologici (Diana e Atteone, il Ratto d’Europa, Perseo e Andromeda). Il colore diventa più denso, grumoso, la ricerca luministica espressionista e drammatica.
La fama di Tiziano è stata sempre affidata alla gloria della sua pittura: dai contemporanei come dai posteri egli è stato considerato il simbolo di quest'arte, attraverso la quale la sua personalità si è rivelata appieno. Diversamente dai pittori fiorentini e romani suoi contemporanei, Tiziano non ha lasciato un vasto corpus di disegni: se ne conoscono pochi e spesso di attribuzione discutibile.

Tuttavia noi intendiamo commemorare il quarto anniversario della sua morte, cercando di individuare i suoi raggiungimenti quale artista grafico, anzi come creatore di un nuovo linguaggio in questo campo. Tiziano infatti usò con la stessa potenza e creatività sia la penna che il pennello, e l'importanza che, grazie a lui, ha raggiunto la silografia è paragonabile al contributo che l'artista ha dato all'arte pittorica.

Fin dal Cinquecento si credette che Tiziano si dedicasse all'arte del disegno solo raramente, che il suo mezzo espressivo fosse la pittura e che egli desse secondaria importanza alla grafica. Il Vasari sostenne con l'autorità della sua critica l'opinione che i pittori veneziani, troppo legati all'uso del solo colore, non avessero mai conosciuto a fondo l'arte fondamentale del disegno, che gli artisti dell'Italia centrale invece definivano il «padre» di tutte le arti, dell'architettura, della scultura e della pittura.

La sua opinione fu seguita nei secoli successivi e nel Settecento venne ripresa da Sir Joshua Reynolds; secondo lui «Tiziano e tutta la scuola veneziana» erano debitori della loro fama al colore, ed avevano lasciato ai collezionisti ben pochi esempi dei loro disegni. «I disegni di Tiziano, Bassano, Veronese, Tintoretto», continua Reynolds, «sono trascurati e incerti; i loro schizzi sono grossolani rispetto ai loro dipinti, eccellenti per l'armonia dei colori». Il concetto vasariano del «buon disegno» era allora base dell'esperienza dei pittori dell'Italia centrale che si erano particolarmente dedicati all'arte dell'affresco: e questa estetica era in stretto rapporto con l'ideale grafico rappresentato dal fare grande dei disegni dei «cartoni» da trasferire sull'intonaco della parete.

La maniera veneziana era del tutto diversa: dipingendo di preferenza ad olio su tela, i veneziani del Cinquecento sfruttavano le qualità della materia pittorica e gli effetti che si potevano ottenere applicando il colore sul ruvido contesto della tela. Le possibilità espressive di questa maniera, che non si serviva della mediazione di un vero e proprio disegno preparatorio, ma piuttosto di rapidi abbozzi, furono dapprima intuite da Giorgione e poi sfruttate al massimo nello stile largo e aperto di Tiziano, specie negli ultimi anni della sua vita. Egli applicava i colori a rapidi tocchi e a larghe chiazze, lasciando trasparire il primo abbozzo; e lo stesso Vasari, superando i pregiudizi della sua scuola, ci ha dato la più commossa descrizione di quest'arte: paragonando le prime opere con gli ultimi dipinti di Tiziano, egli osservò che «le prime son condotte con una certa finezza e diligenza incredibile, e da essere vedute da presso e da lontano; e queste ultime, condotte di colpi, tirate via di grosso e con macchie, di maniera che da presso non si possano vedere, e di lontano appariscono perfette».

Sappiamo che l'artista, adottando una simile maniera, usò pennelli molto larghi per abbozzare le figure e che interveniva perfino sulla tela direttamente con le dita; è logico pertanto che, in questi casi, la forma possa essere solo suggerita e che si perda l'accuratezza dei contorni, la cui precisione, del resto, sarebbe stata interrotta dalla ruvida trama della tela oltre che dalla violenza della sua pennellata. Lo stile del disegno veneziano, specie quello di Tiziano, deve essere quindi considerato nel contesto dei modi e delle tecniche adottate nelle botteghe di quei pittori. Si capisce così come il segno aperto, in netto contrasto con i contorni chiusi dei disegnatori dell'Italia centrale, sia caratteristico a Venezia: il tratto a penna e a carboncino suggeriscono, più che definire la forma, allo stesso modo come la vigorosa pennellata dei pittori veneziani assume ogni volta valori suoi propri, pur partecipando alla costruzione di un più ampio contesto. Sono proprio questi valori estetici e i processi creativi che abbiamo ricordato a farci comprendere il precoce interesse di Tiziano per le possibilità espressive della silografia, specialmente in stretto rapporto con il concetto che egli aveva del disegno; così noi siamo in grado di misurare il vero significato e il valore dei raggiungimenti che egli ha ottenuto in questo campo.

Il numero di silografie direttamente legato all'arte di Tiziano è piuttosto esiguo, una ventina al massimo; quelle disegnate da lui, come modello per l'incisore, sono forse meno di dieci, e quasi nessuna reca la sua firma; ma subito, fin dai suoi tempi, si è diffusa la fama di quelle opere grafiche. Il più antico documento che riguarda le silografie di Tiziano è una lettera datata 13 marzo 1567, scritta al pittore da Domenico Lampsonio, nella quale l'umanista fiammingo, allora segretario dell'arcivescovo di Liegi, tesse le lodi di cinque delle sue incisioni su legno. Un anno dopo, nella seconda edizione delle Vite, anche il Vasari parlò di alcune sue silografie e descrisse il metodo da lui adottato nell'eseguirle: le citazioni del Lampsonio e del Vasari furono poi confermate ed aumentate nel secolo seguente da Carlo Ridolfi . L'arte incisoria di Tiziano, sia che si trattasse di incisioni su metallo come di intagli su legno, sia che le stampe traducessero disegni originali preparati esclusivamente a questo scopo, o riproducessero soggetti di sue pitture, subì mutamenti lungo le varie tappe della sua lunga carriera di artista.

L'incisione su legno, specie nei primissimi anni, ebbe straordinaria importanza per la sua formazione ed ebbe inoltre il compito di consolidare e di diffondere rapidamente la fama del giovane artista. Assai grande fu inoltre l'influsso esercitato dal suo esempio: egli infatti riuscì a creare a Venezia un vero e proprio nuovo stile di arte grafica, e divenne presto un caposcuola riconosciuto in tutta Italia, il protagonista dello sviluppo dell'arte silografica, anche a Roma, a Bologna, a Siena; nel secolo seguente, inoltre, Pietro Paolo Rubens volle far rivivere quell'arte, e divenne il grande erede del maestro veneziano.