THE RING [THE RING, 2003]

Remake del giapponese Ringu, The Ring è la storia di una videocassetta: dopo averla vista si riceve una telefonata che ti avvisa che morirai tra sette giorni. Dopo diverse morti inspiegabili, una giornalista è decisa a risolvere il mistero della videocassetta e della bambina che vi compare, per salvare la propria vita e quelle del figlio e dell’ex marito.

Il regista Gore Verbinsky (con alle spalle già tre ottimi lavori quali Un Topolino Sotto Sfratto, The Mexican e La Maledizione della Prima Luna) dimostra di saper usare la macchina da presa e le tecniche cinematografiche classiche del genere horror. Cela la camera nelle scenografie gelide e artefatte, la posiziona in fondo a corridoi stretti e chiusi; geniale l’uso di analogie e simbolismi: la pioggia, la foresta, i sassi del mare, l’albero e, in particolare, l’uso dei colori: quasi sempre le sfumature del grigio-verde sono spezzate dall’utilizzo di un particolare di colore rosso - quasi una ferita sanguinante sulla gelida fotografia di Bojan Bazelli – o talvolta giallo.

Nella prima parte del film la storia, le ambientazioni e i personaggi sono quasi identici all’originale, ma nel procedere degli avvenimenti le vicende si fanno più semplici e ingenue puntando più sul semplice horror che sul thriller dell’originale giapponese.

Da sottolineare l’interpretazione di Naomi Watts ingenua e coraggiosa allo stesso tempo, un’attrice che rivedremo sicuramente almeno nelle prossime stagioni cinematografiche.

Versione occidentale del film che ha stregato l’oriente, The Ring supera di gran lunga la versione originale combinando tensione e suspence a spese del terrore vero e proprio.

 

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