SHREK [SHREK, 2001]

Shrek, il cartone che ha rivoluzionato il modo di fare film d’animazione, stilisticamente e tecnicamente.

Shrek è un orco brutto, cattivo, puzzolente e verde che vive solo e in pace nella sua amata palude: lui fa la doccia con il fango, fabbrica le candele col proprio cerume e usa i libri di fiabe come carta igienica, fino a che un giorno la palude è invasa da una folla di personaggi fiabeschi che sono stati sfrattati da Lord Farquaad dal regno di Duloc. Giunto al castello del Principe, e deciso ad affrontarlo, si farà invece carico di un’ennesima missione: liberare la principessa Fiona che giace in una torre sorvegliata da un drago sputafuoco per consegnarla a Farquaad sana e salva. Durante tutte queste avventure, l’orco è accompagnato da Ciuchino, un mulo (fin troppo) parlante.

Un’anti-favola sgraziata e irriverente che riarrangia e corregge gli stereotipi della fiaba comune, ma che mantiene, nell’essenza e nello stupendo e magico finale, tutta la magia e lo stupore di un racconto incantato. In Shrek, Pinocchio è definito «giocattolo indemoniato», Cenerentola e Biancaneve sono zitelle che si contendono un bouquet, lo specchio incantato è facilmente corrompibile, il lupo non vuole essere disturbato mentre dorme, il drago sputafuoco è in realtà una dragonessa dolce e sensibile in cerca del vero amore e il regno di Duloc sembra un parco tematico dove i parcheggi sono suddivisi in settori con i nomi dei personaggi delle favole, per entrare bisogna fare la coda alle transenne ed è persino possibile ricevere in omaggio una foto. Non mancano anche le parodie e le citazioni di film come Matrix e Il Re Leone. Oltre che una forte provocazione nei confronti degli studi Disney (il produttore, Jeffrey Katzenberg, che ha prodotto per la Disney film come La Bella e la Bestia, Aladdin, e Il Re Leone, fu licenziato dalla major nel 1994. Nello stesso anno, insieme a Steven Spielberg e David Geffen fondò la DreamWorks SKG), anche una visione moderna e disincantata dei comuni film d’animazione.

Ma ciò che più colpisce e che non si può fare a meno di menzionare in Shrek non è solo l’innovazione concettuale, ma anche l’innovazione tecnologica che permette di raggiungere un livello di realismo mai visto prima in un cartone. Sono passati sei anni da quando Toy Story ci stupiva e ci spaventava allo stesso tempo, ma poi sono arrivati film come Z la Formica e Shrek che, grazie ad una tecnica che permette di ottenere i movimenti e le espressioni umane attraverso stratificazioni di ossa, muscoli carne e pelle, hanno reso l’animazione mai così realistica. E poco importa se questa va a scapito della vecchia animazione a due dimensioni; dopotutto, lo spirito dei cartoni, sin dalla nascita della Disney, non è stata anche l’innovazione?

Sempre meno infantili e sempre più adulti, i nuovi cartoni (specialmente quelli DreamWorks) riuniscono anche un cast di attori che prestano le loro voci e le loro movenze, perché ormai anche questa è l’animazione. Così a dare la voce all’orco verde troviamo Mike Meyers, la Principessa Fiona è Cameron Diaz e Eddy Murphy è esilarante come Ciuchino, uno dei personaggi più brillanti e divertenti degli ultimi anni.

Accanto alle musiche originali e al tema medievale composti da Harry Gregson-Williams e John Powell, anche numerose canzoni contemporanee non proprio in stile disneyano che accompagnano momenti euforici come il karaoke finale sulle note di I’m A Believer rifatta dagli Smash Mouth, oppure la malinconia e la bellezza del montaggio di Shrek e Fiona accompagnato da Hallelujah.

Ma tutto questo servirebbe a poco senza un pizzico di giusta morale; in fondo, cos’è una favola senza morale? Shrek, col suo orripilante aspetto, ci insegna a non fermarsi all’apparenza perché, come le cipolle, anche gli orchi sono a strati e, in fondo in fondo, non è difficile trovare un po’ di bellezza nelle cose che a prima vista ci disgustano. Ah, e un'altra cosa: ciò che non è bello agli occhi di qualcuno, può sembrare stupendo agi occhi di altri.

 

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