SEVEN [SE7EN, 1995]
Due detective si trovano davanti ad una serie di omicidi le cui vittime sono scelte in base ai sette
peccati capitali: gola, avarizia, accidia, orgoglio, ira, vendetta, invidia.
Per Mills è il primo vero caso, mentre per Somerset sarà l’ultimo prima del pensionamento.
Geniale opera di David Fincher, Seven anticipa la
caratteristica del regista di concentrarsi sull’impatto visivo, tanto
sviluppata in Fight Club e Panic Room; non si limita comunque solo a
rappresentare una storia, ma entra nelle vite dei personaggi, li analizza e
studia le relazioni e i rapporti che si sviluppano tra tutti.
Il detective David Mills (Brad Pitt) è giovane, ambizioso,
fiero e cocciuto e non accetta insegnamenti e trattamenti speciali dal più
vecchio William Somerset (Morgan
Freeman), in procinto di
lasciare il servizio. Un altro rapporto è quello che nasce e si sospende tra Somerset e Tracy, moglie di Mills, che condividono il loro
odio e rancore per una Città sola e inerte, prostrata al crimine. Una Città
della quale non si fa mai il nome, ma che sembra la Philadelphia
di Jonathan Demme.
Un thriller elaborato - sofisticato
e sporco – che attinge alle regole più classiche del genere e preferisce
ispirarsi più ai geni contemporanei che ai vecchi maestri. E sono appunto tanti
i riferimenti al cinema di Demme: la casa di John Doe (Kevin
Spacey), l’assassino, sembra quella di Buffalo Bill de Il Silenzio degli Innocenti, ma senza
coleotteri; il serial killer interpretato sublimemente da Kevin
Spacey rappresenta quel sottilissimo confine tra
sconfinata pazzia e infinite ragione e cultura portate
al mito da Anthony Hopkins/Hannibal Lecter; questi e tanti
altri i riferimenti, espliciti o meno, a Il
Silenzio degli Innocenti.
Il film è ottimamente ricercato: le scenografie e la
fotografia sono sporche e sembra di sentire il lezzo del vomito, della
decomposizione, l’odore del vino, dei mozziconi di sigaretta, del caffè, a seconda dei momenti.
Sofisticata la scena delle ricerche separate
dei due detective, sulle note di Bach. Grandioso l’inseguimento fallito nel condominio, impeccabile la
conversazione tra Mills e Doe,
che sembra quasi scagionare l’assassino. Spiazzante e
imprevedibile il finale, con un Brad Pitt stizzoso che raggiunge la perfezione recitativa nella
sua rabbia. E, come sempre, originali i titoli
di testa e di coda.
Forse il film migliore film di uno dei migliori registi
contemporanei, Seven,
pur rimanendo ancorato ai prototipi del genere, conserva comunque
una storia originale e fantastiche interpretazioni.
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