CLOSER [CLOSER, 2004]

Tratto dalla commedia londinese di Patrick Marber, poi sbarcata a Broadway e in tutto il mondo; sceneggiato dallo stesso autore, diretto da Mike Nichols (Il Laureato), Closer si presenta come un film corale per poi evolversi invece in un groviglio di quattro storie, di quattro relazioni fatte di quattro persone che, come poli opposti, si attraggono, si respingono e si cercano. Più che il fato, a guidare le vite di Dan, Anna, Alice e Larry è la loro inerzia, la loro perseveranza nel trovare qualcuno da amare, la loro testarda convinzione nell’amore a prima vista. Ma come dice lo slogan del film, chi ama a prima vista tradisce ad ogni sguardo.

La storia procede - ma più che altro si rovescia, si trasforma, torna indietro, va avanti - a tappe di mesi. Dan (Jude Law) è un giornalista londinese che si imbatte per caso nell’americana Alice (Natalie Portman): è amore a prima vista. Mesi dopo Dan incontra Anna (Julia Roberts), fotografa, è amore al primo scatto: per lei è disposto a lasciare Alice, ma viene respinto; per vendicarsi, Dan organizza un incontro tra Anna e Larry (Clive Owen), uno sconosciuto adescato in una sexychat: è di nuovo amore a prima vista. E poi Dan e Anna, Larry e Alice, e ancora Dan e Alice, Larry ed Anna…

La presenza di Julie Roberts nel film e la trama fin troppo complessa, possono far dubitare sulla godibilità del film; invece Closer è una commedia acida e cattiva, che vanta di una forte e stabile sceneggiatura che non offre la possibilità allo spettatore di concentrarsi su altro se non sulle relazioni che intrattengono i quattro protagonisti. Ma ciò che è più apprezzabile, nella sceneggiatura di Patrick Marber sono i dialoghi graffianti e spudorati, fatti di battute ed espressioni volgari e sfacciate.

Vedendo Closer, ci si accorge della sua importanza e della sua essenzialità: lo spettatore vuole sentire quello che i personaggi pensano, vuole essere partecipe della rabbia di queste relazioni moderne, dilaniate dalle verità quanto dalle bugie, dalle certezze quanto dai dubbi, dai tradimenti quanto dalla fedeltà, dalla coppia stessa quanto da chi la circonda. Lo spettatore ride amareggiato di queste battute, e nel farlo si sente più vivo. Più vicino. Tutto ciò è aiutato da una regia sobria come quella di Nichols, da un montaggio ritmato e da una cast virtuoso e magnetico: Jude Law e Julia Roberts sono i migliori, ma Natalie Portman è amabilmente schietta e spontanea; chi è sempre fuori luogo è Clive Owen che dal canto suo non da niente al proprio personaggio, un dermatologo stupido, maschilista e presuntuoso, del quale tutti i meriti vanno alla sola sceneggiatura.

Quello che all’inizio si presenta come un opera corale è in realtà un film fatto di quattro persone differenti, nel quale tutti vivono lo propria vita e si incamminano verso un proprio finale. Closer. Più vicino. Sempre più vicino, mentre la camera si avvicina per ritrarre la violenza delle relazioni moderne. Ma anche più vicino alla realtà, una realtà dove pessimismo e realismo spesso combaciano, fatta di drammi e di dilemmi interminabili e crudeli.

 

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